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luogo in cui nasce non deve essere chiamato Assisi ma Oriente, ed egli nasce particolarmente
splendente e luminoso, come quando l’astro diurno sorge nell’equinozio di primavera dal Gange, cioè
nel punto più orientale conosciuto fino ad allora. Tra l’altro Assisi si torva proprio a est di Perugia, e
quindi dirimpetto a quella Porta Sole che sembra anticipare la metafora solare riferita al santo. La
medesima metafora è tipica anche della leggenda francescana e trova rispondenza in un passo
dell’Apocalisse, in cui si descrive un angelo che saliva da Oriente “con le insegne di Dio vivo”.
L’angelo viene identificato ovviamente con Francesco. Il tema della salita, ripreso implicitamente
tramite il toponimo “Ascesi”, che indica Assisi, è fondamentale in questo canto, e sarà ripreso dal
santo stesso alla fine della sua vita con la salita al cielo.
La peculiarità del san Francesco di Dante: la povertà
A questo punto, il panegirico dantesco si sgancia dalla tradizione agiografica per assumere un’identità
particolare. Non c’è traccia infatti, nella biografia dantesca del santo, della sua celebrata umiltà, della
sua sottomissione alla Chiesa, degli aneddoti di cui si nutre la tradizione agiografica contemporanea
a Dante quali miracoli o visioni. Dante introduce e sviluppa sostanzialmente un unico motivo, quello
della povertà. La povertà assume le sembianze di una donna di cui Francesco si innamora
appassionatamente. Poi la povertà diviene la sposa di Cristo, suo primo marito, e infine sposa di
Francesco. Per lei Francesco non esita a interrompere i legami familiari e a guastare definitivamente
i rapporti col padre, fino alla rinuncia pubblica dei beni paterni davanti al tribunale ecclesiastico. La
centralità del motivo della povertà è ribadita dal fatto che essa viene menzionata come l’attributo
essenziale di Cristo e che nei suoi riguardi, occupa un posto più importante della Madonna. Cristo
morì nudo, quindi in assoluta povertà. Nella personificazione la povertà sarebbe salita quindi sulla
croce insieme a Cristo, mentre la Madonna rimase ai piedi di essa. Da ciò deriva l’equazione
Francesco = Cristo, in quanto entrambi sposi della povertà; ai versi 32-33, poi, Cristo è definito sposo
indispensabile per comprendere l’interpretazione che Dante
della Chiesa, quindi tra Chiesa e Povertà, più i connotati dell’épos
ha inteso dare alla figura del santo. Successivamente la biografia poi sempre
cioè della narrazione poetica di imprese memorabili, in questo caso dal punto di vista religioso. San
Francesco è l’eroe che fa proseliti, molti non esitano a farsi suoi seguaci. Le azioni si fanno rapide,
L’insistenza su quella significativa azione dello scalzarsi e del procedere
rese con un ritmo incalzante.
a piedi nudi richiama la corrispondente affermazione evangelica secondo cui occorreva pregare il
Regno dei cieli senza avere con sé né oro né argento, né bisacce, né tuniche, né sandali, che Francesco
assunse pienamente come suo programma. Francesco è animato dal coraggio e non si cura
dell’opinione comune, ma persegue tenacemente l’obbiettivo di fondare il suo ordine, previa
approvazione della regola. Da Innocenzo III viene il primo riconoscimento ufficiale, seppure solo
verbale, della regola. Sarà Onorio III a concedere l’approvazione scritta, ma agisce come puro
strumento dello Spirito Santo, mentre il riconoscimento assume la forma metaforica di una corona
che recinge la testa del santo, definito solennemente con un grecismo di sottocodice religioso
“archimandrita”, cioè fondatore di un ordine religioso. Ma l’operosità del fraticello non conosce
ostacoli, nemmeno di natura geografica: si reca allora con alcuni compagni in Terra Santa per cercare
di convertire, ma vanamente, il Sultano, per cui ritorna in Italia al fine di mettere a frutto la sua
predicazione e il suo esempio e stabilisce alla Verna, che si erge sopra Bibbiena, tra il Tevere e l’Arno.
un “crudo sasso”, perché un paesaggio aspro e severo fatto per la
In questa regione, definita
meditazione e la preghiera, Francesco riceve da ultimo le stimmate, la terza e conclusiva sanzione del
suo apostolato, con l’autorevole intervento di Cristo stesso.