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CULTURA LETTERARIA NELLA FIRENZE MEDICEA

Nell’età di Cosimo il vecchio avviene un'opposizione tra la cultura umanistica e la cultura volgare

(in cui si riconoscono le famiglie oligarchiche ostili al potere mediceo).

Nel 1462 Cosimo dona al filosofo Marsilio Ficino la villa di Careggi, che diventa sede

dell’Accademia platonica fiorentina. Marsilio traduce molte opere di Platone, il Corpus

Hermeticum, Plotino, compone la Theologia platonica.

Prima età laurenziana: rivalutazione della tradizione in volgare e in particolare di quella

popolareggiante, come attesta sia la produzione dello stesso Lorenzo sia quella di Luigi Pulci

(autore del Morgante).

1476: Lorenzo dona a Federico d’Aragona, figlio di Ferdinando re di Napoli, la cosiddetta

«Raccolta Aragonese», con lettera prefatoria stesa probabilmente da Poliziano.

La crescita di influenza di Marsilio comporta un allontanamento della cultura fiorentina da una

letteratura di carattere popolare e comico emarginazione di Pulci (vedi credo di Margutte:

visione dell’esistenza totalmente materiale.

Pag.47 Margutte (mezzo gigante) quando incontra morgante pronuncia parole quasi blasfeme, al

posto della trinità mette delle cose terrene, in particolare il cibo. È un credo tutto distorto nella

quale si inseriscono tutti i peccati capitali, è un personaggio che brilla d'una luce quasi luciferina. ).

Luigi Pulci, scrisse un poema ‘il Morgante’ nella quale si nota l’espressione di una corporalità molto

marcata. È un poema che racconta delle storie, nelle quale troviamo un enorme intreccio tra filoni e

generi narrativi. LORENZO DE MEDICI

Lorenzo de Medici nacque nel 1449 da Piero de Medici e Lucrezia Tornabuoni. Egli fu anzitutto un

politico, un uomo di Stato, signore assoluto di Firenze e arbitro della vita politica italiana. Si

preoccupò di conservare alla città di Firenze l'egemonia sull'intera Toscana. Scampato alla congiura

che la famiglia dei Pazzi aveva ordito contro di lui, impresse una svolta decisamente autoritaria al

suo governo, e fu così spietata la vendetta del suo partito sugli avversari che il papato e il regno

napoletano pensarono di approfittarne per coalizzarsi in una guerra contro Firenze. Ma il

Magnifico riuscì a convincere il re di Napoli a staccarsi dall'alleanza col papa, ottenendo così la

possibilità di accrescere il prestigio di Firenze. A partire da questo momento, Lorenzo per 11 anni

sarà il realizzatore di un accorto programma di equilibrio e di pace fra i vari Stati della penisola.

Solo dopo la sua morte si riaccenderanno forti discordie fra i prìncipi: cosa che favorirà le invasioni

straniere di Francia e Spagna.

La formazione di Lorenzo de Medici fu all’inizio condizionata dal poeta Luigi Pulci, suo compagno

di brigata. E infatti nella prima fase della sua produzione, accanto a rime di ispirazione

petrarchesca si avverte soprattutto l’influenza del registro comico e burlesco, caro a Pulci. Spicca

infatti in questa prima fase la Nencia di Barberino un poemetto rusticate scritto in età giovanile in

un linguaggio che sembra fare il verso a quello dei contadini.

Segue poi una seconda fase in cui la produzione di Lorenzo è prevalentemente lirica, spinto da

Marsilio Picino e da Poliziano, Lorenzo che sino ad allora aveva scritto rime d’ispirazione

petrarchesca, si avvicina al modello stilnovistico della Vita Nova di Dante unendo i propri sonetti

d’amore in uno scritto in prosa che ne spiga la genesi e il significato: il Comento ad alcuni sonetti

d’amore. Nei sonetti Lorenzo racconta la morte di una donna Simonetta Cattaneo, che ha le stesse

doti divine di Beatrice, e il suo successivo innamoramento per una fanciulla (identificabile in

Lucrezia Donati) che ha la stessa funzione della donna gentile della Vita Nova.

53

L’ultimo periodo della produzione di Lorenzo è caratterizzato da un lato dal classicismo

umanistico di Poliziano, dall’altro dall’affiorare di una tematica religiosa. La personalità di

Lorenzo risulta nuovamente scissa fra la tendenza pagana a sfondo naturalistico e sensuale, e una

devota in cui si avverte un senso di precarietà personale e politica. Il componimento più importante

di questa sua ultima fase è la Canzona di Bacco, scritta per il carnevale del 1490. Si tratta di un

trionfo, vale a dire di un testo fatto per essere cantano ad un corteo di maschere ispirate a soggetti

mitologici.i trionfi si distinguevano rispetto agli altri canti carnacialeschi perché erano di

argomento mitologico e restano lontani da un’eccessiva volgarità.lo sperimentalismo di Lorenzo è

dunque manifestazione di una reale inquietudine e di una interna conflittualità che riflettono

tensioni culturali e morali di un periodo storico preciso.

Lorenzo accolse nella sua corte filosofi, letterati e artisti, realizzando nella sua persona la figura

ideale del principe rinascimentale. Diede nuovo impulso al volgare, rivalutando la tradizione

stilnovistica e trecentesca di Firenze, e sostenendo la superiorità del toscano sugli altri volgari. Il

fine era anche quello di accrescere il proprio peso politico in Italia attraverso il primato culturale-

linguistico di Firenze.

Egli stesso si compiace di descriversi come un raffinato dilettante, incline a intendere l'esercizio

letterario come evasione dalle faccende politiche quotidiane. Questo carattere sperimentalistico

della sua produzione è in realtà tipico di tutto il '400, specialmente di quegli scrittori che

preferivano scrivere in volgare. Lorenzo, nelle sue opere, si appropria del mondo degli interessi e

dei gusti di tutte le classi sociali che compongono il dominio della sua signoria: contadini, ceto

borghese, intellettuali e aristocratici. Per ognuna di queste classi egli mostra di avere la giusta

considerazione, rafforzando il proprio prestigio di signore preoccupato del bene dei sudditi.

Lorenzo è autore di una variegata produzione in volgare in cui troviamo ad esempio:

1. Testi di carattere comico (il Simposio, L’Uccellagione di starne, la Nencia da Barberino).

2. Testi di ispirazione petrarchesca e stilnovistica (il Canzoniere e il Comento)

3. Testi di impronta neoplatonica e ficiniana (De Sommo Bono, sempre il Comento)

4. Testi di carattere religioso (laude, rappresentazione sacra)

A Lorenzo si deve un importante ruolo nel proseguire ciò che aveva fatto Alberti,

sulla spinta di idee e necessità diverse Lorenzo diviene un promotore importante

della cultura letteraria in volgare. In questo momento storico favorire la cultura volgare

significa promuovere un tipo di letteratura che appare molto vicina al popolo, in contrasto

all’aristocrazia antimedicea. La letteratura in volgare prodotta in quest’epoca è prodotta da

personaggi di grande livello che però deve raggiungere il popolo (nonostante si tratti di testi scritti

dotati di grande cultura).

Si passa da un cultura umanistica ad una cultura volgare che fa della poesia umanistica una sua

parte.

Un evento importante della Firenze dell’epoca è il Carnevale. Lorenzo scrisse molti canti che

dovevano accompagnare il Carnevale. Gran parte dei Canti Carnascialeschi di Lorenzo è costruito

dalla presenza di doppi sensi osceni. Il carnevale era un evento nel quale potevano trovare sede

nelle poesia, caratteri dal punto di vista osceno.

LA CANZONA DI BACCO p.46

Il testo venne ridotto per il carnevale del 1490. La canzona di Bacco non ha il carattere del doppio

senso osceno (è stata composta da Lorenzo due anni prima della sua morte), e anzi ha

un’intenzione molto più seria di quello che appare a prima vista.

È scritta in versi ottonari, con un accento fisso sull’ottava sillaba (con un’impronta ritmica molto

ricorrente). Questo testo è una ballata, oppure chiamata in termine tecnico: Barzelletta. Testo

fatto apposta per essere accompagnata dalla musica. La Ballata solitamente ha un ritornello, un

pezzo che deve essere ripetuto. La ripresa si trova all’inizio della Ballata che verrà ripreso alla fine

dell’opera. La ripresa della stanza è inserita all’interno della stanza, gli ultimi tre versi finali

riprendono tre versi all’interno della ballata ‘Chi vuol essere lieto, sia, di doman non c’è

certezza’. La parte finale della ripresa solitamente è in rima con l’ultimo verso della stanza.

Questa forma è utilizzata anche per un altro genere di poesia musicale, ovvero la Lauda religiosa.

Spesso c’è una corrispondenza tra ballate profane e ballate religiose. Si prende un testo profano

convertendolo in un testo religioso.

Questo inno è un invito a godere dei piaceri della giovinezza che però passa in fretta. Questo è come

se il poeta rappresentasse i personaggi presenti sul carro di Carnevale. Arianna colei che aveva

aiutato Teseo a fuggire dal labirinto di Creta e che fugge con quest’ultimo, abbandonata però su

una spiaggia dove Bacco la raggiunge prendendola in moglie. Il matrimonio tra Bacco e Arianna

54

rappresenta simbolicamente l’unione dell’anima terrena con la divinità. Bacco infatti trasformerà

Arianna in una stella rendendola immorale.

Questa canzone a ballo è una celebrazione della giovinezza e dei piaceri della vita,

nonché un invito a godere dell'amore e delle altre gioie terrene quando ve ne è

ancora la possibilità, secondo la linea ampiamente sviluppata dalla letteratura

umanistica: l'autore sfrutta in tal senso l'allegoria del corteo di Bacco e Arianna e

degli altri personaggi citati, che diventano un inno all'amore (rappresentato dai due

protagonisti della sfilata) e ai piaceri mondani tra cui il vino e il cibo, specie attraverso le figure di

Bacco stesso e del satiro Sileno. Il testo riflette una prospettiva complessivamente positiva e

ottimistica, benché l'accenno all'incertezza del futuro veli con una certa malinconia la

spensieratezza dei versi (in Lorenzo manca forse l'abbandono sereno alle gioie della vita presente

invece nelle liriche di Poliziano). se non gente rozze e ingrate:

ora, insieme mescolate,

Quant’è bella giovinezza, suonon, canton tuttavia.

che si fugge tuttavia! Chi vuol esser lieto, sia:

chi vuol esser lieto, sia: di doman non c’è certezza.

di doman non c’è certezza. Questa soma, che vien drieto

Quest’è Bacco e Arïanna, sopra l’asino, è Sileno:

belli, e l’un dell’altro ardenti: così vecchio, è ebbro e lieto,

perché ’l tempo fugge e inganna, già di carne e d’anni pieno;

sempre insieme stan contenti. se non può star ritto, almeno

Queste ninfe ed altre genti ride e gode tuttavia.

sono allegre tuttavia. Chi vuol esser lieto, sia:

Chi vuol e

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A.A. 2018-2019
185 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Giadaa98 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura Italiana dal 1200 al 1800 e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Baldassarri Gabriele.