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IL RISCHIO DI CREDITO: VALUTAZIONE
• Probabilità di default (PD = Probability of Default). Viene valutata dalle banche per
ogni cliente
• Perdita in caso di default (LGD = Loss Given Default) es. se è 70%: se ti presto
100, riesco a recuperare solo 30
• Esposizione al default (EAD): quanto ho effettivamente prestato all’insolvente
Perdita attesa = EAD x PD x LGD
Es. perdita attesa = 100.000 x 3% x 70% = 2100. Questa informazione va utilizzata per
determinare il prezzo del finanziamento, cioè il tasso di interesse. In questo caso perdita
attesa / prestito = 2.100 / 100.000 = 2,1%. Quando concedo il finanziamento (dopo aver
valutato il cliente), so che il cliente ha questo determinato rischio (2,1%). Quando devo
decidere il tasso sul finanziamento, questo è composto da un tasso base (es. rendimento
su un BOT 1%) + uno spread che è il rischio che sto assumendo (2,1%). Se tutto va bene,
incasso il 3,1%.
Per rating si fa riferimento a una valutazione sintetica che le agenzie di rating fanno nei
confronti delle società, guardando soprattutto la situazione creditizia e poi stilando una
graduatoria di qualità degli emittenti. Moody’s e Standard & Poors classificano gli emittenti
a partire dagli Stati sovrani, e questo fa la differenza per la qualità attribuita all’emittente
anche in termini di costo delle emissioni degli emittenti (es. Germania emette a tassi bassi
perché ha rating AAA, Italia ha rating BBB quindi emette a tassi più alti). Qualità buona
(fino a Baa3/BBB- a seconda dell’agenzia) sezione investment grade; qualità cattiva (da
Ba1/BB+ in giù sezione non-investment grade (categoria speculativa).
C’è un problema di conflitto di interessi riguardo alle agenzie di rating, perché sono società
private a scopo di lucro e le società pagano per farsi valutare da loro.
RISCHIO DI LIQUIDITA’
Le banche svolgono una funzione di liquidità, dando disponibilità di moneta bancaria
(attraverso i depositi in c/c) che ha appunto caratteristiche di elevata liquidità (facilità di
trasformarsi in base monetaria). Collegata a questa componente liquida di raccolta
bancaria c’è un rischio di liquidità, cioè la capacità di far fronte tempestivamente alle
richieste dei depositanti di trasformare la moneta bancaria in moneta legale (base
monetaria). Molte crisi nascono inizialmente come crisi di liquidità che portano a crisi delle
banche che devono vendere attività finanziarie per ottenere liquidità.
• Market liquidity risk: ho attività finanziarie non liquide che devo vendere sul
mercato per far fronte alle richieste di liquidità, quindi devo svalutarle per riuscire a
venderle. Non ho un mercato che riesca ad assorbire tempestivamente le attività
finanziarie che metto in vendita. Alternativa alla vendita di attività finanziarie è
ricorrere a nuovi finanziamenti
• Funding liquidity risk: rischio di una liquidità che mi può derivare da finanziamenti
ulteriori, quindi le difficoltà che posso avere sul mercato interbancario a raccogliere
da altre banche nuove finanziamenti (per crisi di fiducia, difficoltà di tutte le banche
ecc.). Per questa interconnessione nei finanziamenti tra banche, le difficoltà di una
banca si trasferiscono anche alle altre
• Banking liquidity risk
RISCHIO DI VARIAZIONE DEI PREZZI (delle attività finanziarie)
• Rischio di mercato: è il rischio di variabilità dei prezzi con riferimento soprattutto
alle azioni
• Rischio di interesse: rischio di variazione dei prezzi al variare dei tassi di interesse
di mercato
• Rischio di cambio: collegato all’investimento/finanziamento in strumenti finanziari
denominati in valuta diversa rispetto a quella dell’operatore
Esempio di rischio di interesse
P=V/(1+r) acquisto oggi a un prezzo p, vengo rimborsato tra un anno col valore del
capitale V
95,2=100/(1+5%) pago il BOT annuale 95,2 e mi rimborsano 100. Gli interessi sono la
differenza tra 100 e 95,2. Il prezzo di 95,2 riflette i rendimenti che il mercato si attende in
un determinato momento. Oggi p=95,2 perché il mercato in quel dato momento richiede
come rendimento su quel titolo il 5%. Il 5% può essere interpretato come TIR ma anche
come rendimento che il mercato richiede per un investimento a un anno di uno zero
coupon. Se il rendimento richiesto passa dal 5 al 6% perché gli operatori cambiano le
aspettative, il prezzo del titolo immediatamente riflette questa nuova aspettativa degli
operatori, e quindi passa da 95,2 a 94,3 e questo diventa il nuovo prezzo di mercato:
Variazione tasso di interesse Var r = +1%
94,3=100/(1+6%)
Variazione % prezzo = (94,3 – 95,2)/95,2= -0,01= -1%. Questo è il rischio di interesse,
cioè per questo titolo con queste caratteristiche alla variazione dell’1% dei tassi ho una
variazione % pari al -1%. Se vendo il titolo prima della scadenza, realizzo una perdita
dell’1%, se lo tengo fino a scadenza il rischio è dato dal fatto che mi sono immobilizzato
per un anno su un titolo che mi rende il 5% quando ci sono altri titoli che rendono il 6%,
quindi questo è un costo-opportunità, cioè un costo di mancato rendimento. Quindi che io
lo venda o che io lo detenga il rischio di interesse c’è in ogni caso (o perdita in conto
capitale, o mancato guadagno).
Esempio di rischio di cambio
• Titolo zero coupon in $
• Prezzo $95,2=$100/(1+r)
• r (rendimento) in $ = (100$-95,2$)/95,2$ = 0,05 = 5%
• Tasso di cambio C = 1,5€/$ (1,5 dollari per 1 euro)
0
• Valutazione in €: 95,2$/1,5€/$ = 63,5€ è l’importo in euro che mi serve per
comprare i titoli a 95,2$
• Se al tempo 1 (alla scadenza) il tasso di cambio rimane costante:
valutazione in € 100$/1,5€/$ = 66,7 e r in $ è uguale a r in € (facendo (66,7-
63,5)/63,5)
• Se al tempo 1 (alla scadenza) il tasso di cambio C = 1,7€/$
1
Valore di rimborso in euro 100$/1,7€/$ = 58,8€
r in euro = (58,8€-63,5€)/63,5€ = -0,074 = -7,4% quindi ho perso rispetto alla mia
attesa di avere un rendimento del 5%
RISCHIO OPERATIVO: è collegato all’operatività e ad es. è il rischio di frode. Sono rischi
collegati a comportamenti non corretti nella gestione di un intermediario creditizio o di una
banca. Es. Bering Bank che è fallita perché un trader speculava sui mercati asiatici e tra il
1992 e il 1995 ha iniziato ad accumulare delle perdite che nascondeva in un conto, le
perdite sono arrivate a 1 mld di sterline e ha dovuto confessare, poi la banca ha azzerato il
capitale.
FUNZIONI DEGLI INTERMEDIARI FINANZIARI
Il vantaggio principale che deriva dall’attività degli intermediari finanziari sono le economie
di scala che realizzano dall’intermediazione.
Riducono i costi di transazione relativi alla produzione e distribuzione dei prodotti e
servizi finanziari.
Costi di divisibilità ridotti grazie alla possibilità di gestire milioni di clienti.
1. Economia nella ricerca della controparte nel senso che gli intermediari riescono a
2. mettere in collegamento imprese e depositanti in modo indiretto.
Lo stesso vale per i contratti nel senso che la banca definisce contratti specifici per
3. ogni depositante al contrario ad es. di un’emissione di obbligazioni che è
standardizzata.
Costi informativi: gli intermediari hanno un vantaggio nell’acquisire ed elaborare
4. l’informazione perché conoscono i mercati. L’insieme di questi costi di transazione
Diversificano e trasformano i rischi finanziari
Frazionamento rischi: quanto più riesco a diversificare il portafoglio, tanto più riduco
1. il rischio (è un principio base della finanza). La banca si avvantaggia della
diversificazione perché fa tanti prestiti a imprese che appartengono a settori
differenti. Lo stesso vale per i gestori di portafoglio (fondi comuni) che possono
gestire collettivamente i risparmi di tantissimi investitori
Gestione sfasamento entrate e uscite. Riguarda in particolare le banche, quindi
2. attività collegata alla gestione della liquidità. Gli intermediari bancari sono in grado
di dare liquidità dal lato del passivo e di dare finanziamenti dal lato dell’attivo.
Quindi trasforma le preferenze che i risparmiatori hanno per gli strumenti liquidi e
utilizza questa disponibilità per imprese che hanno esigenze di finanziamenti a
lungo termine. Questo comporta uno sfasamento tra entrate (rimborso prestiti) e
uscite (rimborso depositi). Questa necessità di armonizzare esigenze diverse non è
gestibile attraverso i mercati, bensì attraverso una banca che riesca a farlo (Asset-
Liability Management = ALM)
Stabilizzazione della redditività. Se io riesco a gestire in modo adeguato e
3. diversificato i miei investimenti riesco a stabilizzare la redditività che ottengo dalla
mia attività di intermediazione
Realizzano economie informative nell’attività di selezione e controllo dei debitori
Selezione avversa (adverse selection): quando non riesco a valutare adeguatamente i
miei prenditori e quindi vado a definire dei tassi di interesse medi che non sono in grado di
discriminare la clientela, mi domanderanno sempre più prestiti i clienti peggiori. Se io non
voglio correre troppi rischi devo essere in grado di valutare attentamente la mia clientela
(prenditori) e fare investimenti sulla valutazione. Un intermediario ha delle economie di
scala nella gestione dell’informazione perché servo milioni di imprese e valuto nel tempo
come si sono comportate.
Azzardo morale (moral hazard): ti concedo il finanziamento perché tu faccia degli
investimenti, e poi in realtà questo finanziamento lo usi per distribuire utili. Se non sono in
grado di monitorare il finanziamento, sono esposto al rischio di moral hazard. Come si
supera una situazione di moral hazard? Con un’attività di controllo e monitoraggio, che
significa che il rapporto banca-finanziatore continua nel tempo in termini di valutazione
continuativa del prenditore aggiungendo delle informazioni sul rapporto che ho con questa
impresa.
INTERMEDIARI FINANZIARI NEL CIRCUITO INDIRETTO
Questa distinzione fa riferimento alle tipologie contrattuali che contraddistinguono il
bilancio di questi intermediari:
• Intermediari creditizi contratti di debito e credito es. prestiti. Si distinguono in
intermediari di tipo bancario e non bancario. Tipo bancario: svolgo 2 attività
congiuntamente cioè raccolta del risparmio con vincolo di restituzione nei confronti
del pubblico e esercizio del credito. Non bancario: svolgono una