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Estratto del documento

Nel consumo:

- infrastrutture, investimenti pubblici - altri servizi (difesa, scuole, ospedali)

- regolamentazione

- sussidi (diretti o indiretti) - attività di finanziamento - servizi pubblici

- spese per la ridistribuzione - spese per l’acquisto di beni

A seconda del livello di interventismo dello stato nella sua attività economica,

abbiamo diversi modelli di stato.

Il ruolo dello Stato: quanto vale?

Per misurare le dimensioni del settore pubblico, l’indicatore più utilizzato, per

facilità di misurazione e per praticitàà̀ di confronti internazionali e

intertemporali, è il rapporto tra la spesa pubblica e il PIL.

Sono diffuse e possibili misurazioni anche relativamente ad altre voci del

bilancio pubblico

Quanto vale in media rapporto tra spesa pubblica e pil negli ultimi anni è 52,1% e in valore assoluto

in miliardi di euro 100miliardi di euro.

Definizioni essenziali

Spesa primaria: spesa totale al netto della spesa per

interessi passivi. La spesa per interessi passivi è il servizio a debito, ossia

quanto paga il nostro paese ogni anno per rimborsare il debito pubblico

Pressione tributaria: rapporto tra imposte dirette + imposte indirette e PIL.

Indicatori

Pressione fiscale: rapporto tra imposte dirette + imposte indirette +

contributi sociali e PIL. Percentuale che esprime il rapporto tra tributi e pil.

Il saldo di bilancio è dato dalla differenza tra entrate e uscite. Quando il saldo

è positivo si ha un avanzo, quando è negativo si ha un deficit o disavanzo.

Infine, il debito pubblico corrisponde allo stock aggregato dei deficit.

Tra anni 60 e 90 io ruolo dello stato è raddoppiato, dagli anni 90 in poi la spesa

pubblica è diminuita. Tra 2008-13 c’è stata un’impennata della spesa pubblica,

causa recessione, aspettandoci che lo stato aumenti la spesa pubblica.

La distanza tra spesa primaria e pubblica, è la spesa per interessi.

Se aumentano le spese aumentano anche le entrate

Nel 1997 l’Italia entra nell’unione europea, i paesi devono rispettare una serie

di vincoli:

- Rapporto deficit su pil inferiore uguale al 3%

- Rapporto deficit su debito pubblico intorno al 60%

SE PRESSIONE FISCALE E TRIBUTARIA SI MUOVONO ASSIEME

L’«Economia del benessere»

Che lo Stato intervenga in economia è quindi un dato di fatto. Le dimensioni

dell’intervento pubblico, come già illustrato, sono notevoli (esercizio: ricordare

almeno tre misure di dimensione dell’intervento pubblico in economia e i loro

valori).

Ma è possibile definire ragioni teoriche forti e convincenti che giustifichino tale

intervento pubblico?

La risposta è fornita dai due teoremi dell’economia del benessere.

Arthur Cecil Pigou (1877-1959) e l’economia del benessere

ll principale contributo di Pigou all’economia del benessere è contenuto in

quattro opere:

«Ricchezza e benessere» (1912)

«L’economia del benessere» (1920)

«Fluttuazioni industriali» (1927)

«Uno studio di finanza pubblica» (1928).

Ne «L’economia del benessere», egli scrive a proposito degli economisti: «le

[loro, NdA] complicate analisi [...] non sono semplici esercizi di ginnastica

mentale. Sono strumenti per il miglioramento della vita umana»

Individua le condizioni di efficienza economica (ottimo paretiano) partendo da

una data distribuzione iniziale di risorse.

Questa ricerca di solito non consente di individuare un solo ottimo sociale, ma

infiniti. Interviene allora un principio di equità sulla base del quale è possibile

pervenire a una scelta

Primo Teorema dell’Economia del benessere

Ogni equilibrio di mercato concorrenziale è pareto-efficiente

Ma allora come si giustifica l’intervento pubblico in economia?

Il primo teorema dell’Economia del benessere (PTEB) afferma che in

concorrenza perfetta il sistema economico è sempre efficiente e non sono

possibili sprechi.

L’intervento dello Stato può essere giustificato dall’esigenza di correggere

l’esito spontaneo del mercato per avvicinarlo alla condizione di concorrenza

perfetta.

L’intervento dello Stato è quindi giustificato quando il mercato «fallisce».

I «fallimenti del mercato»: monopolio naturale, beni pubblici, esternalità,

asimmetrie informative

Il Secondo Teorema dell’Economia del benessere

Se le preferenze di tutti gli individui nel mercato sono convesse, allora ogni

allocazione pareto-efficiente è ottenibile come equilibrio di mercato a partire da

opportune e non distorsive redistribuzioni iniziali delle risorse.

Che significa? Il PTEB afferma che il mercato conduce ad allocazioni efficienti.

Ma nel mercato sono possibili infinite allocazioni efficienti e non è possibile

stabilire quale tra queste sia preferibile o, in altri termini, sia più equa

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Publisher
A.A. 2023-2024
8 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/03 Scienza delle finanze

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher chiari1234345 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Scienza delle finanze e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Balduzzi Paolo.