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LA MEDIAZIONE DEL PENSIERO RIFLESSIVO NELLA CONOSCENZA
Che cos’è la Il pensiero riflessivo. Quand’è che le ipotesi sono fruttuose?
mediazione?
• Ci deve essere alla base il problema.
• Sono garantite da una conoscenza già raggiunta: l’indagine per Dewey si conclude quando le
ipotesi hanno un’asseribilità giustificata
• E infine sono comprovate dalle conseguenze delle operazioni da esse suscitate.
La mediazione:
• da una parte è accettazione della contingenza, accetta la realtà complessa
• e dall’altra è anche un fuggire da questa contingenza.
È accettazione della contingenza perché si vuole risolvere il problema di adesso attraverso tutte le
conoscenze che possiedo. Allo stesso tempo si cerca di risolverla non adeguandosi alla situazione,
ma trasformandola. Qual è il (nel senso di riflessivo)?
PROCESSO MEDIATIVO
1. Sospensione dell’azione, ovvero sospendere quei flussi di pensiero che ci vengono in mente,
non ci si mette immediatamente ad operare. Senza sospensione non c’è il pensiero riflessivo.
2. Riflessione del pensiero: ripercorre le esperienze già vissute e i propri saperi
3. Infine la scelta
Bisogna distaccarsi per cercare di vedere meglio. Per pensare è indispensabile un’inibizione del
pensiero (Dewey). Cos’è la Blocco all’azione e al pensiero immediato. Lo stato di
SOSPENSIONE?
sospensione ci porta come a salire su un albero per avere un diverso punto di vista. Riflettere vuol
dire anche mettersi nel punto di vista di altri, ossia cambiare punto di vista per poter esaminare
meglio i fatti. La mediazione del pensiero è lo strumento cardine secondo Dewey, il pensiero
riflessivo è lo strumento cardine della ricerca-azione Esso permette di intraprendere una ricerca
che porti verso una scelta non casuale:
• scelta del materiale esistenziale, tramite l’osservazione,
• e scelta del materiale concettuale idoneo.
Il primo atto essenziale all’avvio dell’indagine è sospensione dell’impulso, ovvero bloccare la routine
e l’istinto. La routine tende a ottundere= annebbiare l’indagine scientifica: sbarra la strada alla
scoperta e al lavoro scientifico attivo (Dewey).
Le sensazioni non si comprendono dal punto di vista logico, è la mediazione, ovvero l’attività
riflessiva, che dà alla conoscenza un valore strettamente logico.
Il pensiero deve avere un’aderenza alla realtà perché il pensiero nell’indagine non è costruzione
filosofica o matematica, è un pensiero che si esplica sul reale che trova delle operazioni da fare per
trasformare la realtà, quel materiale, per divenire significativo, e quindi conosciuto, deve essere
intenzionalmente trasformato mediante operazioni relazionali dal pensiero logico astratto,
generale. Il ruolo della riflessione è, allora, proprio quello di vagliare e trascegliere quel materiale
esistenziale alla luce della concettualità astratta del pensiero e, nello stesso tempo, vagliare
criticamente quella stessa concettualità speculativa rispetto alla specifica situazione. 24
Appunti di logica – prof.ssa Marani | scienze della formazione primaria IV
La mediazione è pensiero in azione (Dewey) e corrisponde alla ricerca-azione: non è un pensiero
che si applica, è un pensiero riflessivo che ha bisogno della trasformazione per essere validato.
Questi sono i punti cardine per dire che la ricerca-azione è la ricerca principale della pedagogia
perché riesce ad essere aderente alla realtà, fedele alla ragione ed è sempre aperta alla revisione
critica (=evolve). In fondo si dice che la ricerca-azione è riflessione sull’azione seguita da azione sulla
riflessione (= per conoscere è necessario trasformare e quella trasformazione dà validità a
quell’interpretazione). Altra caratteristica della ricerca-azione è il riesame riflessivo sistematico
poiché la ricerca-azione è guidata dal problema e non dall’obiettivo. È ricorsiva nel senso che ogni
volta ci possono essere delle svolte per tornare indietro a individuare nuove ipotesi, nuovi dati e
nuove verifiche questo perché è il problema che dirige la ricerca-azione Infatti il primo passo
dell’indagine è circoscrivere il problema.
Apprendere dall’esperienza significa dominare, attraverso il pensiero, l’esperienza stessa
allontanandosi da questa per riflettere, per sottoporla alla decantazione del pensiero. Come si fa a
riflettere? Sospendo e organizzo i pensieri alla luce del pensiero e scelgo delle ipotesi probabili
perché sarà la realtà che dà validità all’ipotesi.
Le conclusioni della ricerca hanno un certo coefficiente di probabilità
LA VERITÀ NELLA RICERCA
La conoscenza è sempre relativa a un determinato tempo e luogo, asseribile, legata all’attività
umana. Popper: la conoscenza è come un faro da manovrare in quanto c’è un’indagine e con il faro
illumino la realtà con un tipo di luce = le esperienze pregresse che abbiamo. La ricerca-azione è vero
che è caduta nel soggettivismo. L’oggettività per Dewey è sempre relativa perché l’oggettivo di oggi
è relativo a quello che abbiamo oggi, agli strumenti che si posseggono oggi. Putman e Rorty
affermano che non vi è contraddizione tra relatività e oggettività. Piuttosto la relatività è contraria
all’assolutezza. Le leggi assolute sono quelle legate alla fede, la fedeltà è assolutezza.
Qual è l’oggettività che può raggiungere la ricerca = indagine? Quella dell’asseribilità garantita. La
ricerca della verità corrisponde all’indagine che non arriva mai alla certezza, ma all’oggettività
possibile dell’esistenza concreta, quello che si può raggiungere, soprattutto il nostro operare. Con
l’indagine scientifica la prova della validità dei concetti sviluppati nel discorso razionale si trova non
nell’intrinseca corretta formulazione, ma nella loro applicabilità nell’evento reale. Lo status, il valore
degli oggetti è dato dalla pertinenza e dalla loro applicabilità, ovvero che può trasformare la realtà.
Dewey afferma che le idee hanno sempre un aspetto provvisorio ed interrogativo: nell’indagine le
proposizioni precedenti, già asseribili in altre ricerche, vengono prese come per vere per vedere se
possono trasformare la ricerca. Si ipotizza che quelle proposizioni siano le più valide.
Non sono allora vere nella loro “indipendenza”, “auto-sufficienza e “auto-attività”, non sono
legittimate astrattamente, ma divengono vere in quanto, e solo in quanto, se ne verifichi:
La verità nella ricerca non è data dalle proposizioni, ma:
• dalla loro pertinenza
• dalla loro portata
• dalla loro applicabilità
In Dewey cos’è la verità nell’indagine? È l’asseribilità garantita, per distanziare il processo di
conoscenza che avviene, per e nell’indagine, da ogni forma di credenza che ipotizzi una conoscenza-
verità preesistente. Con tale espressione il suo intento è anche quello di rimarcare che ogni
affermazione, la quale possa considerarsi vera, sta a rappresentare la conclusione positiva e quindi
giustificata di un’indagine realmente esperita. 25
Appunti di logica – prof.ssa Marani | scienze della formazione primaria IV
Il giudizio in Dewey è la conclusione di un’indagine, è considerato come una verità stabilita,
verificata empiricamente.
Tra realtà e pensiero la correlazione è di tipo ipotetico. Qualsiasi correlazione tra realtà e pensiero
viene sperimentata sulla base del ruolo e della funzione che le idee hanno come ipotesi (e solo come
ipotesi) all’interno dei processi conoscitivi e cioè sulla loro capacità di far progredire l’indagine e di
concluderne positivamente il processo. Non esiste nessun criterio teorico di pensiero e conoscenza
già dato come vero, valido, oggettivo; il criterio di cui avvalersi è quello operativo e sperimentale
che affida alla prassi, alla commisurazione nel processo e alla luce dei risultati ottenuti, l’incarico di
vagliare le nostre convinzioni. Le forme dei concetti non sono schemi da applicare, ma sono
funzionali = la loro capacità di trasformazione, operativa, pronte a ridefinirsi. Tutti i nostri schemi
concettuali devono essere sempre pronti a ridefinirsi. L’ipotesi ha un carattere prospettico, ovvero
prevede cosa succederà in base alle azioni, quindi ha un carattere di probabilità, mai di certezza. Le
idee hanno valore strumentale, ovvero hanno una funzione regolativa e non costitutiva della realtà,
sono operative, congrue o non congrue. Non ci dice come la realtà è ma cosa posso fare rispetto a
quella realtà.
Da cosa è data la più o meno dell’ipotesi? Le osservazioni che circoscrivono
probabilità di validità
e più quella teoria è rispondente a quel contesto, è applicabile e ha più argomentazioni di quel
contesto. La validità è sempre riflessiva-teorico. È sempre la riflessione, la logica e la razionalità che
danno validità scientifica alla ricerca-azione.
La ricerca-azione è oggettiva, relativa, non relativistica. È relativa perché riguarda un certo tempo
e un certo contesto. Non può essere universale, ovvero valida per tutti, ma è una ricerca che posso
legittimare, giustificandola sia a livello razionale e empirico.
[non chiede] L’accordo che si raggiunge nella ricerca è un accordo di tipo intersoggettivo, dipende
dai soggetti più che dai saperi che dalle osservazioni. C’è un accordo non conversazionale, ma
operativo. La scelta di quell’ipotesi va verificata, si prende come vera, ma va verificata.
Per Dewey non esiste solo l’oggettivo o il soggettivo. La ricerca-azione è stata confinata nel
soggettivo e per questo trascurata. Il soggetto che Dewey valorizza è il soggetto logico-razionale:
l’autore della ricerca è il soggetto, ma è razionale, cioè utilizza conoscenza logico-razionale per
trasformare la realtà. Per Dewey: essere vero = riconosciuto come vero dall’indagine che è riuscita.
Le affermazioni, le ipotesi vengono prese come vere dall’affidabilità, del continuum della ricerca.
Che vuol dire che è più performativa che normativa? Performativa = si forma mentre
l’idea di verità
si fa, non è