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INDICATORI DELLA LIQUIDITA' ARTIFICIALE

La forma organizzativa: modalità con i quali si intrecciano i soggetti, le procedure e gli strumenti nelle fasi del trading e del post trading e si traducono nelle due principali tipologie rappresentate dai mercati order driven, solitamente funzionanti attraverso il sistema dell'asta continua o dell'asta a chiamata, e dai mercati quote driven, tradizionalmente centrati sulla struttura dei dealers o dei dealers market makers.

Mercati secondari quote driven > liquidità rispetto ai mercati secondari order driven e ciò grazie appunto alla presenza dei dealers. Questi ultimi, soprattutto se operanti come dealers market makers, assicurano la presenza costante di proposte di acquisto e di vendita a prezzi prefissati, circostanza che non si verifica nei mercati order driven dove si presuppone il reciproco combinarsi delle proposte di acquisto e di vendita formulate a prezzi necessariamente diversi e in tempi spesso non

coincidenti. Anche nei mercati quote driven, comunque, la liquidità può essere resa problematica dall'ampiezza degli spread tra i prezzi delle proposte di vendita e di acquisto.

Efficienza, valutata con riferimento ai costi che la struttura dei mercati comporta per gli operatori (efficienza operativa) oppure in rapporto alla capacità dei prezzi di riflettere le informazioni (efficienza informativa). Entrambe le efficienze, favoriscono buone liquidità.

Spessore: la quantità degli ordini di acquisto e di vendita dei titoli a prezzi vicini a quelli ai quali gli stessi titoli sono scambiati. Se ordini numerosi mercati spessi o profondi (> liquidità); se ordini ridotti mercati non spessi o non profondi.

Ampiezza: entità degli ordini di acquisto e di vendita dei titoli. Se ordini di importo elevato mercati ampi (> liquidità); se ordini di importo ridotto mercati sottili.

Elasticità:

velocità e intensità di reazione degli ordini alla dinamica dei prezzi. Se adeguamento rapido e consistente della quantità degli ordini ai cambiamenti dei prezzi, i mercati sono considerati elastici (alta liquidità); se l'adeguamento è lento e limitato, i mercati sono considerati rigidi. I criteri di valutazione e gli indicatori del rischio dei titoli obbligazionari. CONCETTO: IL RISCHIO è inteso come la variabilità del risultato dell'investimento obbligazionario. Vi è una diversa possibile accezione del concetto di rischio in termini di rischio ex ante e, rispettivamente, di rischio ex post. - EX ANTE: "possibile" variabilità dei risultati ottenibili dall'investimento obbligazionario a seguito del manifestarsi di diversi fattori di aleatorietà. - EX POST: "accertata" variabilità dei risultati passati come comprovato dallo scostamento tra risultato conseguito e atteso, o dispersione.

valoriTIPOLOGIE: Nel caso dei titoli obbligazionari si possono distinguere le seguenti due principali categorie di rischio:

  • Il rischio di credito attiene la solvibilità dell’emittente: capacità o meno di assicurare il pagamento delle cedole per gli importi dovuti e nei tempi programmati e il rimborso del capitale per l’intero e alle scadenze previste determinanti date da situazione economica, finanziaria e patrimoniale
  • Il rischio di mercato riguarda l’andamento e funzionamento del mercato obbligazionario: la variabilità dei prezzi finanziari, la fluidità dell’ esecuzio-ne degli scambi e i mutamenti dello scenario di riferimento per la parte che può interessare il mercato stesso. rischi di mercato in senso stretto conseguenti al fatto che l’investimento in obbligazioni comporta quella che normalmente si definisce «l’assunzione di una posizione in titoli»: incertezze riguardanti

L'andamento futuro delle variabili di prezzo del mercato è rappresentato dai tassi d'interesse e dai tassi di cambio.

Il rischio d'interesse riguarda l'impatto sulle posizioni in titoli prodotto dalle variazioni dei tassi d'interesse e il loro andamento.

Il rischio di cambio concerne l'impatto sulle posizioni in titoli (solo per obbligazioni in valuta) e l'andamento dei tassi di cambio.

I rischi di mercato in senso lato sono legati all'assunzione di una posizione in titoli, alla sua costituzione e alla sua movimentazione. Sono rischi conseguenti al procedere più o meno fluido degli scambi, ma rappresentativi anche di fattori di incertezza di ordine più generale.

Il rischio di insolvenza comprende il rischio di controparte, ovvero l'eventualità che i soggetti in contropartita non siano in grado di consegnare titoli o denaro, e il rischio di regolamento, che è una possibile inadempienza delle controparti, dipendente non da aspetti soggettivi, ma oggettivi come difficoltà operative.

rischio di liquidità: possibilità di smobilizzare le obbligazioni prima della scadenza nel mercato secondario in tempi necessari e a costi inferiori. rischio monetario: possibile perdita di potere d'acquisto del capitale destinato all'investimento in obbligazioni a seguito dell'eventualità di una sua remunerazione negativa in termini reali. rischio paese: concerne l'eventualità del deterioramento della situazione complessiva di uno Stato fino al punto in cui si può venire a determinare una generalizzata insolvenza che interessa sia gli emittenti pubblici, sia gli emittenti privati. IL RISCHIO DI INTERESSE (2 componenti: rischio di volatilità e rischio di reinvestimento) Insieme degli effetti prodotti sui titoli obbligazionari a seguito della variazione dei tassi d'interesse sul mercato. - Il rischio di volatilità riguarda la variazione del prezzo dei titoli obbligazionari al variare dei tassi d'interesse. Data la natura

La relazione inversa che lega i prezzi e i tassi d'interesse è la seguente:

Prezzi ↑ se ↓ tassi d'interesse rischio in positivo→Prezzi ↓ se ↑ tassi d'interesse rischio in positivo

Il rischio di reinvestimento riguarda il mutamento delle condizioni di reimpiego dei frutti al variare dei tassi d'interesse. Il rischio è in positivo se c'è un miglioramento delle condizioni di reimpiego e i tassi d'interesse sono in aumento, mentre è in negativo se c'è un peggioramento delle condizioni di reimpiego e i tassi d'interesse sono in diminuzione.

Le modalità di manifestazione del rischio di volatilità e del rischio di reinvestimento dipendono da fattori comuni e si manifestano in maniera e in misura differenti in funzione di:

  • Il titolo obbligazionario considerato (a tasso fisso, a tasso variabile, senza cedola)
  • Il livello delle cedole e della loro frequenza, con riferimento alle obbligazioni a tasso fisso
  • La durata delle obbligazioni

obbligazioni.Durata Holding period: < durata investimento ↑ rischio volatilità ↓ rischio reinvestimento> durata investimento ↓ rischio volatilità ↑ rischio reinvestimento

IL RISCHIO DI VOLATILITA’E’ la variazione percentuale istantanea del prezzo tel quel delle obbligazioni originata da una variazione dei tassi d’interesse di mercato, identifi-cando questi ultimi con i tassi di rendimento delle medesime obbligazioni posto che il livello di tali tassi deve essere immaginato sistematicamenteallineato al livello dei tassi d’interesse di mercato di pari durata. →- obbligazioni con cedola fissa; ↑ tassi di interessi ↓ prezzo di mercato Δ assoluta = Ptel quel(t1) – Ptelquel(t0) espresso in %→ Δ relativa= [Ptelquel(t1) – Ptelquel(t0)] / Ptelquel(t1)→ – Ptelquel%→↓ tassi di interessi ↑ prezzo di mercato Δ assoluta = Ptel quel(t1) – Ptelquel(t0)

espresso in %→ Δ relativa= [Ptelquel(t1) – Ptelquel(t0)] / Ptelquel(t1)→ + Ptelquel%

il rischio è più alto per obbligazioni a tasso fisso rispetto a variabile- obbligazioni con cedola variabile: sono soggette al rischio di volatilità e il rischio dipende dall’efficacia del meccanismo di variabilità delle cedole→cioè: più il meccanismo recupera la variazione dei tassi d’interesse con tempestività e completezza < rischio.

l’unica obblig che non ha rischio, ha meccanismo di variabilità cedole che recupera la variazione istantaneamente- se con aumento tassi sono preferibili, con diminuzione tassi non lo sono, perché non c’è + una certa protezione→ quindi x entrambe cedole : ↑ tassi di interessi ↓ volatilità (volatilità in negativo)↓ tassi di interessi ↑ volatilità (volatilità in positivo)- comportamento difforme dei

[Ptelquel(t1) – Ptelquel(t0)] / Ptelquel(t1) → – Ptelquel% → ↓ tassi di interessi ↑ prezzo di mercato Δ assoluta = Ptel quel(t1) – Ptelquel(t0) espresso in % → Δ relativa = [Ptelquel(t1) – Ptelquel(t0)] / Ptelquel(t1) → + Ptelquel% > rischiosità: il rischio di volatilità risulta più elevato, nei titoli senza cedola rispetto a quelli con cedola, poiché titoli senzacedola non hanno frutti intermedi → composizione del rendimento è determinata da componente per capitale. Es. CaJcoIo delle variazioni di prezzo di due obbligazioni a tasso fisso con ≠ durata residua e con Δ livello dei tassi in ↑ o ↓ → > durata residua (DR) > rischio di volatilità x tempo > di maturazione dei flussi di cassa, circostanza che comporta, se vi è variazione dei tassid’interesse, a una > oscillazione del valore attualizzato dei flussi più lontani e, quindi,

dei prezzi;→> oscillazione prezzi se tassi di mercato ↑ > perdita ; se tassi di mercato ↓ > guadagno

Es. Calcolo delle variazioni di prezzo di due obbligazioni a tasso fisso con ≠ livello della cedola e con Δ livello dei tassi in ↑ o ↓→cedola più

Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
18 pagine
1 download
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/11 Economia degli intermediari finanziari

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher GiaBrin di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia del mercato mobiliare e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bergamo o del prof Zanotti Giovanna.