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I PRIMI ANNI DEL ‘900: ALBERTINI, FRASSATI E BERGAMINI
Nel corso dei primi anni del 900 c’è processo di svecchiamento del giornalismo e del modello di
quotidiano grazie a giornalisti come papa, russi, torelli che avevano creato modelli moderni nuovi di
giornale. Tutti a prescindere dalle tendenze politiche avevano lavorato molto sulla libertà di
espressione e sul valore del giornale come organo di informazione e di opinione attento ai problemi
del paese e alla sua trasformazione, avevano lavorato sulla fondazione di un’azienda giornalistica
dalle basi solide dal punto di vista dei finanziamenti e della struttura stessa del giornale. Da inizio
900 questo processo giunge a maturazione, c’è editoria moderna su basi industriali e il periodico in
generale si avvia a divenire la voce più importante per l’informazione per alcuni segmenti della
popolazione, cioè, oltre alle classi alte, anche le classi medie e popolari alfabetizzate. Di questa
evoluzione si rendono conto anche i contemporanei, un avvocato luigi cesare gasca che nel 1905
mandò alle stampe uno dei libri più importanti sul giornalismo, Diritti e doveri della stampa: si
concentra sul giornalismo in Italia e dice che è ormai alle spalle il modello di giornale
risorgimentale e che si era configurato dopo l’Unità. Era un modello esclusivamente politico, con
toni retorici con intenti di missione, molto pesante, dottrinario, ed è superato anche quello
affermatosi negli anni 80, cioè quello con la bella forma che suppliva allo scarso carico di
informazione (es. sommaruga). Si sta affermando, dice, un nuovo tipo, il giornale attuale è
autorevole, influente, non succube o strumento del potere politico ma capace di esercitare pressioni
sul potere politico, si rafforza il ruolo del quarto stato, il quarto potere, termine comparso già in un
testo di un avvocato milanese negli anni ’80 dell’800. Il giornale è diventato organo della pubblica
opinione: potere regio, legislativo e esecutivo MA il giornale quotidiano ha assunto un’influenza
sociale tale da essere riconosciuto anche dal clero che aveva stigmatizzato la stampa si è persuasa
che per non perdere influenza del mondo bisogna valersi del pulpito moderno della pubblicità.
I giornali più grandi ora si dotavano di basi finanziarie più solide in un tempo grazie alle
formazione di società anonime, si costituiscono le spa, vere e proprie aziende, le principali aziende
giornalistiche si trasformano in imprese economiche, commerciali, non più solo politico-culturali,
ora hanno tipografia sociale, stampano in proprio il giornale, una redazione nutrita e articolata,
sistemi di vendita diretta non solo più per abbonamento, e quasi tutti seguono il modello che per
primo aveva inaugurato Il Secolo sulla pubblicità, cioè la gestiscono parzialmente o totalmente da
sé. La tiratura diventa un obiettivo per tutti i giornali, anche per quelli di partito, non è più ora un
obiettivo auspicabile ma imprescindibile.
Il giornale va venduto si affacciano esigenze sottovalutate un tempo se non dal secolo,
generalmente poco avvertite e che ora diventano essenziali: la tempestività delle notizie, il
quotidiano dà notizie giornaliere e il più possibile tempestive, poi la completezza dell’informazione,
che diventa ora una prassi comune. Il giornalista deve andarle a cercare le notizie, a scovarle. Terzo
elemento è la chiarezza di un giornale, la sua leggibilità. Se prima erano giornali caotici, con titoli
quasi incomprensibili, si impone esigenza di avere architettura interna più curata, efficace, chiara,
perspicua, i titoli devono essere più evidenti, più esplicativi; il lettore vuole seguire un ordine nel
giornale, e adesso tutto il giornale risponde a questa logica (prima solo alcune notizie); quarto,
maggiore seduttività dell’impaginazione, c’è ora una cura per la leggibilità dal punto di vista del
modo in cui il materiale è distribuito sulla pagina, e poi c’è un altro importantissimo principio che si
afferma, cioè la presenza di firme di prestigio: nei primi anni del 900 si scatena gara tra i giornali
per assicurarsi le firme più autorevoli. C’era necessità di dotarsi di strumenti all’avanguardia:
importantissimo fu il ruolo del telefono: tra il 1902 e il 1903 furono installate le prime linee tra
Milano e Torino e Roma, e Roma e Parigi, da allora si infittirono i collegamenti fra le città, l’uso del
telefono diventò subito fondamentale per le redazioni, disposte a spendere pur di avere la
tempestività delle notizie che si verificava grazie all’uso del telefono figura dello stenografo:
raccoglieva 100-120 parole al minuto da conversazione telefonica e poteva trasmettere un’intera
colonna di un giornale.
Il giornalismo italiano poté fare forme di coordinamento europeo con la stampa europea, con la
quale si crearono stabili collegamenti. Le notizie ricevute dai principali quotidiani londinesi e
parigini venivano date in contemporanea dal Corsera, e a loro volta i giornali esteri davano
contemporaneamente le notizie del Corsera. Era un servizio costoso perché c’era il diritto d’autore,
ma era comunque un vantaggio enorme al di là dei costi. Dal punto di vista tecnologico, novità
tecnologica delle macchine compositrice linotypes che trasformavano 10 ore di lavoro di uno
stenografo in un’ora della macchine.
Nel 1906 in Italia già erano in funzione una novantina di macchine compositrici linotypes, al
Corsera fu acquistata la prima rotativa americana che era chiamata Hoe, che stampava, piegava,
piegava e depositava migliaia di copie all’ora in mucchi da 50-100 pronti ad essere distribuiti. Le
pagine dei quotidiani aumentano: da 4 a 6 fino a 8; l’ampliamento dei giornali diede la possibilità di
articolare meglio le notizie all’interno del giornale, di creare nuove rubriche originali, aumentare
spazio per le corrispondenze dall’estero, spazio per la cronaca, delle notizie varie, è evidente cioè
che diminuì lo spazio dedicato alla politica interna e aumentarono rubriche piacevoli, si affacciano
le rubriche sportive, in questo contesto aumenta la sua importanza la terza pagina: la cultura era
sempre stata presente, c’era sempre stato un momento evasivo dedicato alla letteratura: adesso
questa pagina viene istituzionalizzata. Il Giornale d’Italia di Alberto Bergamini si auto-attribuì
l’invenzione della terza pagina, ma in realtà non fu proprio così: lui finì per affermare il modello e
renderlo continuo. A prescindere dal ruolo di Bergamini, tutti i quotidiani nel corso del primo
decennio del 900 andavano costituendo una pagina letteraria in terza che rimarrà intoccata fino al
‘56 del Giorno, che fu il primo a non mettere la cultura in terza pagina.
La terza pagina fu adottata da tutti i quotidiani italiani per 50 anni.
Non si sa moltissimo delle terze pagine dei giornali: per quanto riguarda i primi anni si può dire che
è abbastanza diversa a seconda della matrice geografica: si fa distinzione fra i giornali del sud e
romani e i giornali del centro-nord. Nel primo caso, la terza pagina è espressione tipica del
giornalismo meridionale, è molto letteraria, umanistica, non ci sono temi scientifici economici,
sociologici, e anche i toni che la caratterizzavano erano cartellistici, si oscilla fra articoli molto
accademici da una parte e dall’altra un registro molto più leggero, un eclettismo evidente, cioè ci
sono moltissime spigolature, curiosità. Invece, la stampa del nord aveva pagine molto diverse:
esistevano articoli letterari ma si aprivano a temi diversi, ci sono articoli economici, storici, oltre
che letterari-artistici, ci sono molti articoli con intento civile e etico-politico. Il ruolo del Corsera fu
importante, che lavorò sulla terza pagina. la sua importanza, al di là delle tipologie diverse,
importante fu il ricorso a firme autorevoli.
Tutti i più grandi scrittori iniziarono a essere contattati per scrivere su pagine dei giornali.
Per quanto riguarda la struttura all’interno delle redazioni, esse cambiarono volto completamente
rispetto al passato, che videro un ampliamento dei propri organici, una diversificazione delle
mansioni dei giornalisti, nacquero le prime specializzazioni. Nasce anche un gerarchia all’interno
delle redazioni, più rigida selezione professionale, prima si entrava nel giornale per amicizia, adesso
l’organizzazione cambia, viene introdotto il tirocinio istituzionalizzato, la pratica, un inter
professionale e infine l’acquisizione del ruolo di giornalista. Vengono introdotti i primi rapporti
contrattuali, fa passi avanti anche la categoria dei giornalisti e le associazioni, unione editori di
quotidiani nasce nel 1910, negli anni successivi si ebbero primi accordi sindacali e assunse sempre
più rilievo la figura del direttore, che diventa più forte all’interno del giornale. Si fa strada anche
l’uso da parte dei direttori di comprare il giornale: è questo il caso di Luigi Albertini per il Corsera,
e Bergamini comproprietario del giornale d’Italia. Questo fatto darà filo da torcere al governo
fascista quando si tratterà di fascistizzare le testate. Tutto questo comportò costi crescenti per le
aziende giornalistiche bisogno di più finanziamenti. Aumentano le tirature, all’inizio del 900
aumenta il ricorso alla pubblicità commerciale, che diventa colonna portante, e si vede che la
pubblicità conta più delle tirature a livello di bilancio anche perché non cambio il prezzo dei
giornali che rimase sempre più o meno di 5 cent, e proprio per questo aumentò di 1/3 la pubblicità
nei primi del 900. Non bastò ad alcuni giornali per coprire tutti i costi, e per questo alcuni giornali
progettavano un passivo pianificato. C’è in questo momento declino della stampa minore e locale.
Fino al 1908-1910 le cose andarono bene, dopo di che le cose cambiarono in peggio, perché nel
1907-08 si affacciò una crisi economica importante, e ci fu una contrazione dei redditi pro capite, si
profilò una crisi finanziaria che riguardò alcune aziende, fra cui quelle giornalistiche. Ci fu una
contrazione delle pubblicità che mise in crisi diversi giornali. È in questo momento che fa il suo
ingresso nella stampa in maniera massiccia la grande industria. Le aziende giornalistiche hanno
bisogno di capitale che gli viene fornito dagli industriali. Ora la grande industria assume significato
più profondo rispetto al passato, ma perché decide di investire sulla stampa? In realtà è un certo
segmento a investire, cioè quella che necessitava di maggiori aiuti governativi, come i tes