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ARDS/MEMB.IALINE/ DANNO AVEOLARE DIFFUSO
Il termine danno alveolare diffuso indica una sequenza non specifica di
eventi patologici secondari a diversi insulti polmonari acuti. La severità
del danno e le sue sequele dipendono dalla natura dell’insulto dalla sua
intensità e durata. Il Danno alveolare diffuso, si può osservare nei neonati
come malattia a MEMBRANE IALINE e successiva evoluzione in displasia
broncopolmonare. La nascita pretermine si accompagna ad immaturità
polmonare da un punto di vista anatomico e funzionale. La principale
alterazione funzionale è la carenza (o in casi di prematurità estrema
l'assenza) del surfattante (o tensioattivo polmonare), sostanza
lipoproteica prodotta dai pneumociti di II tipo a livello alveolare a partire
dalla trentesima settimana d'età gestazionale circa. La principale funzione
del surfattante è diminuire la tensione superficiale garantendo
l'espansione alveolare durante gli atti respiratori, una sua assenza
pertanto si accompagna a ridotta espansione alveolare e tendenza alla
chiusura con compromissione degli scambi gassosi.La carenza o assenza
del tensiottivo polmonare può essere causata, oltre che dalla
prematurità, anche da mutazioni ad uno o più geni codificanti per le
[3]
proteine del surfattante , alla sindrome da aspirazione di meconio e
sepsi. Si manifesta negli adulti in numerose condizioni e costituisce e
costituisce la base morfologica della sindrome da distress respiratorio
dell’adulto (ARDS), sindrome clinica associata ad elevata mortalità(60%) e
caratterizzata da insorgenza acuta di dispnea e da infiltrati polmonari
diffusi, all'auscultazione polmonare si rivela suono chiaro polmonare o
rantoli sparsi. La sindrome è dovuta a una qualsiasi causa, che fa
diminuire la concentrazione di ossigeno nel sangue, la quale non sale ("è
refrattaria") neanche somministrando direttamente ossigeno al paziente .
La si può osservare nel 2,5-3% dei bambini ricoverati in Unità di Cure
Intensive. Pediatriche. L'incidenza è inversamente proporzionale all'età
gestazionale ed al peso alla nascita. Il distress neonatale è caratterizzato
da ipossia, infiltrati polmonari diffusi alla radiografia del torace, pressione
di occlusione in arteria polmonare, funzione cardiaca normale. Si
verifica cianosi Se i movimenti respiratori sono fatti a bocca chiusa si
.
deve sospettare ostruzioni alte: la bocca dev'essere aperta e le cavità
orofaringee ripulite dalle secrezioni con un'aspirazione delicata. Molto
importante è la prevenzione della prematurità (compresa la non
esecuzione di un taglio cesareo non necessario o intempestivo), la
gestione appropriata della gravidanza e del travaglio ad alto rischio e la
previsione e il possibile trattamento in utero dell'immaturità polmonare.
Istologicamente varia a seconda del tempo trascorso tra l’inizio dei
sintomi e l’osservazione morfologica, si riconoscono 2 stati evolutivi: 1. Lo
stadio essudativo acuto, che si osserva entro la prima settimana ed è
caratterizzato da edema e formazione di membrane ialine. 2. Lo stadio
proliferativo che compare dopo 1-2 settimane in cui i processi di
organizzazione dell’essudato con evoluzione in fibrosi prevalgono. Le
cellule endoteliali e i pneumociti tipo 1, che sono gli elementi cellulari
principali della barriera alveolo-capillare sono, per il loro lento turnover,
vulnerabili all’azione tossica di diversi agenti eziologici. Il danno arrecato
ad entrambi i tipi cellulari determina da una parte alterazione della
permeabilità con passaggio di liquido e grosse molecole proteiche
nell’interstizio e negli spazi alveolari, dando luogi ad edema interstiziale
ed alveolare, dall’altra causano necrosi con distaccol delle cell. epiteliali
alveolari e denudamento della memb. basale. L’essudato siero-fibrinoso
endoalveolare assieme ai detriti cellulari, derivati dalla necrosi dei
pneumociti tipo1, formano le membrane ialine che costituiscono
l’elemento caratteristico e diagnostico della fase acuta. Esse hanno la loro
massima evidenza tra il 2°-6° gg dall’inizio del processo. Al m.e., la fase
essudativa si caratterizza per alterazioni degenerative sia delle cell.
epiteliali alveolari che delle cell. endoteliali e per la presenza di fibrina e
di detriti cellulari aderenti alla memb.basale. i setti alveolari sono
collassati ed edematosi con presenza di liquido ad alto contenuto
proteico che separa le cell. epiteliali dalle memb.basali endoteliali. Trombi
di fibrina delle piccole arterie e dei capillari in vario stadio di
organizzazione e un infiltrato infiammatorio composto da linfociti,
plasmacellule e macrofagi accompagnano costantemente le modificazioni
alveolari acute. A partire dal 3° gg si osserva iperplasia rigenerativa dei
pneumociti tipo 2 che si estendono lungo le pareti dei setti alveolari. Le
cll. Di forma cuboidale protundono negli spazi aerei e mostrano nuclei
voluminosi con grossi nucleoili eosinofili e marcato pleomorfismo con
figure mitotiche. L’iperplasia dei pneumociti tipo 2 rappesenta l’esordio
del processo di riparazione del danno alveolare diffuso caratterizzato
dalla proliferazione fibroblastica interstiziale ed intraalveolare con dpositi
di collagene e fibrosi. Infiltrati infiammatori coronici cin presenza di
macrofagi fagocitanti le memb. ialine residue sono reperti comuni, così
come la presenza di lesioni necrotiche con associati apsetti rigenerativi e
di metaplasia squamosa dell’epitelio bronchiolare. Macroscopicamente, i
polmoni, nella fase essudativa, sono aumentati di peso, congesti e
compatti; a differenza dell’edema polmonare, la superficie di taglio
appare asciutta con scarsa fuoriuscita di liquido alla pressione e ciò è
dovuto alla coagulazione del liquido endoalveolare ad alto contenuto
proteico. Nelle fasi avanzate, col predominare della fibrosi, i polmoni
assumono un aspetto di tipo spugnoso a nido d’api. CAUSE- il
meccanismo è poco conosciuto, le cause possono essere di natura
infettiva o non. Le manifestazioni del danno alveoare diffuso in corso di
processi infettivi virali possono essere date dal micoplasma o dal
piogenes. Le cause non infettive sono riferibili allo shock, all’inalazione da
gas tossici, all’ingestione di sostanze chimiche, alle radiazioni,
all’aspirazione di liquido gastrico. Lo sviluppo di insuff. Respiratoria come
complicanza di un trauma extra polmonare e shock fu definito Polmonite
di Da Nang. Una sindrome analoga si manifesta nello shock non
traumatico secondario ad ipovolemia post-emorragica, sepsi o ad insuff.
Cardiaca. La patogenesi del danno alveolare diffuso in pz con shock non è
ben definita: la necrosi tissutale periferica o un rallentamento del flusso
ematico con stasi nel letto capillare si accompagnano alla formazione di
microemboli fibrinoleucocitari circolanti e microtrombi con ostruzione del
letto capillare distale e rilascio di enzimi leucocitari, che giocano un ruolo
determinante nell’iniziare il DAD. Accanto ai microemboli, un ruolo
importante è l’acidosi metabolica nell’ipotensione prolungata, mentre la
sepsi e le manovre rianimatorie per lo shock possono aggravare il danno
polmonare. Il meccanismo del DAD nin questi casi è dovuto alla
liberazione di radicali di ossigeno ed enzimi, da parte dei neutrofili. Questi
degradano i costituenti proteici delle pareti alveolari. Le cell. danneggiate
rilasciano prodotti di degradazione come le prostaglandine e il
tormebexano che modificano la permeabilità vascolare. Altra causa non
infettiva è l’inalazione di gas tossici. La somministrazione ad alte pressioni
e basse frequenze di ossigeno al 100% con la ventilazione meccanica
contribuisce alla comparsa e al mantenimento del danno alveolare. La
tossicità dell’O si ritiene dovuta alla formazione di ROS ed altri prodotti
2
tossici come il perossido di idrogeno, radicali idrossilici, anione
superossido, che disattivando gli enzimi solfidrici, danneggiano il DNA e