Liber. Il grammatico Diomede, rievoca il capro e le feste
del Pater Liber, riproponendo una correlazione tra la
tragedia e il τράγος, collegandolo al praemium cantus che
altro non sarebbe che l’animale sacrificato a Bacco, in
quanto – ut Varro ait – i caproni «si cibano della vite».
Un'altra testimonianza è quella di Servio (IV secolo
d.C.); egli, nel commento ad un passo delle Georgiche,
colga i primi ludi theatrales con le feste in onore di Libero,
identificando i veteres ludi alle Dionisie.
Altre fonti negano la connessione del teatro con i riti
dionisiaci; un esempio è il proverbio riportato nella
Suda:“ nulla a che fare con Dioniso”; secondo la Suda,
nel passaggio dal satyrikon alla tragedia sarebbe andata
smarrita l’originaria ispirazione dionisiaca. Plutarco
riporta un’altra versione del detto affermando che
Frinico ed Eschilo avevano lasciato Dioniso per
dedicarsi a “storie ed eventi”. Quindi viene meno
l'ipotesi ritualistica sull'origine del teatro greco; le feste in
onore del dio rappresenterebbero solo il contesto di
incubazione dei generi teatrali. Il teatro (e la tragedia in
particolare), si distacca dal rito perché tratta di “miti”,
trame di vita e di azioni, storie ed eventi e si assiste ad
una rottura rispetto ai temi dionisiaci che costituivano il
repertorio dei satirikà.
Gli elementi che ci permettono di seguire le tappe della
formazione della tragedia a cavallo tra il VI e il V secolo
a.C. – come l’analisi delle grandi opere di Eschilo,
Sofocle, Euripide – mostrano con evidenza che la
tragedia è stata, nell’accezione più forte del termine,
un’invenzione. n Volendo comprenderla, non bisogna
rivolgersi alle sue origini se non per meglio valutare ciò
che essa ha apportato come innovazione, le discontinuità
e le rotture che essa rappresenta tanto in relazione alle
pratiche religiose quanto alle forme poetiche antiche.
Ad Atene teatro, assembla popolare e tribunali
rappresentavano i tre pilastri portanti della comunità.
Nel 535 a.C., epoca della tirannide di Pisistrato, vennero
istituiti gli agoni tragici a cui seguirono, nel 508, gli
agoni ditirambici e dal 486 gli agoni comici. Le
rappresentazioni teatrali erano concentrate nel periodo
delle festività dionisiache, le Lenee, le Piccole Dionise e
le Grandi Dionise; le Lenee, destinate esclusivamente
agli ateniesi, si svolgevano nel mese di Gamelione
(gennaio- febbraio ) per un periodo di tre-quattro giorni.
Le Dionisie cittadine o Grandi Dionisie si svolgevano in
primavera , nel mese di Elafebolione e vennero indette
nella seconda metà del VI secolo da Pisistrato. Le grandi
Dionisie rappresentavano uno dei momenti più
importanti della vita comunitaria della polis ed erano
aperte anche ad un pubblico forestiero. Le Piccole
Dionisie o Dionisie rurali, infine, si svolgevano all’inizio
dell’estate.
Nella seconda metà del V secolo, le gare
poetiche delle Dionisie Cittadine si
svolgevano solitamente in un arco di cinque giorni. Un
giorno era interamente dedicato all’agone
ditirambico, che si articolava in due categorie: dieci
cori formati da 50 ragazzi e dieci cori di 50 adulti,
ciascuno rappresentante delle dieci tribù. I successivi tre
giorni erano riservati all’agone tragico, durante il quale si
sfidavano tre concorrenti, presentando ogni giorno la
tetralogia di un singolo autore. Infine, un giorno era
riservato all’agone comico, al quale ogni poeta
in gara, che poteva variare da tre a cinque a
seconda dell'epoca, partecipava con una
commedia. Poiché si trattava di una competizione, non
era consentito a un autore di riproporre lo stesso
dramma in scena; le repliche erano ammesse solo
in contesti teatrali minori, come nei demi rurali. A partire
dal IV secolo, si possono osservare
alcuni cambiamenti significativi, seppur all’interno di una
sostanziale continuità. Gli agoni continuarono a svolgersi
con grande entusiasmo, accompagnati da nuove opere e
allestimenti. Tuttavia, a partire dal 386 a. C. , vennero
introdotte riprese di drammi del V secolo, le
quali richiedevano un’interpretazione
registica specifica. Inoltre, la moda degli spettacoli
teatrali attici cominciò a diffondersi anche al di fuori di
Atene, nel resto del mondo greco. Sotto il
profilo drammaturgico, gli attori assunsero un ruolo
preponderante, caratterizzati da un protagonismo
istrionico e da un virtuosismo registico che mirava a
catturare l’attenzione attraverso effetti
scenici e visivi di grande impatto. Al contrario, gli
interventi corali vennero ridotti a semplici intermezzi,
ormai scollegati dall'azione drammatica principale. Un
altro aspetto importante che influenzò il testo
teatrale fu l’espansione della pratica della lettura e del
mercato librario. Segni di una fruizione privata dei testi
teatrali iniziarono a manifestarsi già dalla fine del V
secolo, e ciò fu probabilmente favorito dall’uso di copie
“di lavoro” (copioni) da parte di registi e interpreti, che
costituivano il punto di partenza per la
realizzazione di edizioni “commerciali”, accessibili a un
pubblico sempre più ampio di appassionati.
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