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Le sue creazioni erano una forma di protesta contro la produzione di massa e la
standardizzazione tipica della rivoluzione industriale.
Morris sosteneva che l'arte dovesse migliorare la vita delle persone, e che l'artigianato
rappresentasse una forma di resistenza contro l'alienazione del lavoro industriale. Le sue carte
da parati, con i loro intricati dettagli e la bellezza naturale, rappresentavano un ritorno ai valori
del passato e un rifiuto delle brutture dell'industrializzazione.
Owen Jones -> The grammar of ornaments:
"The Grammar of Ornament" nacque dalla sua volontà di catalogare e codificare i principi
decorativi universali che si possono riscontrare in diverse tradizioni artistiche e architettoniche.
Il libro fu pensato per educare designer, architetti e artisti, fornendo una raccolta di stili
decorativi che potessero essere usati come fonte di ispirazione per nuove creazioni, sempre
però rispettando l'autenticità culturale delle fonti originali.
"The Grammar of Ornament" contiene 37 capitoli, ciascuno dedicato a una specifica cultura o
tradizione ornamentale, e presenta 100 tavole a colori di illustrazioni dettagliate.
Jones, nel suo lavoro, cercava di stabilire dei principi universali di ornamento che potessero
essere applicati in modo creativo, ma che mantenessero sempre un rispetto per l'origine
culturale. Alcuni dei suoi principi principali includono:
- L'ornamento deve essere appropriato alla struttura e alla funzione dell'oggetto.
- La forma dell'ornamento dovrebbe derivare dalla natura, ma stilizzata, non
riprodotta fedelmente.
- L'ornamento non dovrebbe mai sopraffare la funzione dell'oggetto o della struttura.
- La simmetria e la ripetizione sono essenziali nell'ornamento.
- I colori devono essere usati con moderazione e rispetto delle gerarchie visive, ovvero non
dovrebbero mai distrarre dall'armonia generale del disegno.
Jones non si limitava alla raccolta di motivi decorativi; cercava di dare al design una base
scientifica e razionale, pur mantenendo la bellezza estetica.
Cristofer Dresser:
fu un importante designer industriale britannico del XIX secolo e un pioniere del design
moderno. Decise di fare un dottorato in Art Botanic in quanto convinto che la progettazione
dovesse nascere dall’osservazione della natura.
Dresser non solo lavorò a fianco di Jones, ma contribuì alla creazione della tavola finale
dell'opera, nota come "Composizione ultima", che riassume le teorie estetiche del libro.
Egli rappresenta la natura, attraverso un approccio razionale, tutt’altro che realistica ma
attraverso una sintesi geometrica infatti i fiori sono realizzati attraverso figure geometriche.
Tema della linea:
Le linee non sono rigide né geometriche, ma si muovono in modo fluido e curvilineo, creando un
senso di movimento continuo. Questa fluidità rappresenta il dinamismo della natura,
contrapposto alla rigidità degli stili architettonici e decorativi precedenti, come il neoclassicismo.
L'Art Nouveau si caratterizza per l'uso dominante della linea curva, che si snoda in modi
complessi, spesso senza angoli o interruzioni nette. Questa linea curva conosciuta come
è
"whiplash line" (linea a colpo di frusta), un termine che descrive bene la sua energia e
movimento repentino ma elegante. Le curve, spesso intrecciate o a spirale, evocano il mondo
vegetale.
Nella progettazione architettonica, la linea non solo decorativa ma anche strutturale. Le
è
facciate degli edifici Art Nouveau utilizzano linee curve che si fondono armoniosamente con la
struttura stessa, creando un effetto integrato in cui la decorazione e la funzione architettonica si
confondono. Gli elementi in ferro battuto, come le ringhiere e le finestre, sono spesso decorati
con linee fluide che imitano la natura, sottolineando la coerenza tra forma e funzione.
Violett-le-Duc:
Teorico d’arte, famoso per opere di restauro come la Gusglia del Notre-Dame.
Egli pone la sua attenta sullo stile gotico che considera una nuova espressione dell’architettura
francese che deve rappresentare le nuove possibilità grazie allo sviluppo del 800.
Viollet-le-Duc fu anche uno dei primi a riconoscere il potenziale architettonico del ferro come
materiale da costruzione egli afferma che si può utilizzare il ferro in maniera raffinata, vedendo
in esso una nuova opportunità per l'architettura moderna. Sperimenta per la prima volta l’utilizzo
di questo materiale anche per edifici residenziali e civili. Anche se lavorò principalmente con
edifici storici, le sue teorie aprirono la strada all'uso del ferro e di altri materiali industriali in
architettura.
Elaborò una concezione molto personale del restauro architettonico, riassunta nella sua celebre
frase: "Restaurare un edificio non significa conservarlo, ripararlo o rifarlo, significa riportarlo a
uno stato di completezza che potrebbe non essere mai esistito". Questo approccio non mirava
solo a preservare l'esistente, ma a completare o addirittura a reinventare il passato sulla base di
una visione ideale di come l'edificio avrebbe dovuto essere.
Viollet-le-Duc non si accontentava di preservare o consolidare ciò che restava di un edificio
antico. Il suo obiettivo era quello di completare e migliorare l'opera originale, riportandola a uno
stato di "perfezione" che riflettesse l'intenzione originaria dell'architetto o del costruttore.
Van de Velde:
Sviluppò una teoria molto personale del concetto di linea, egli considerava la linea come una
forza, essa trae la sua forza dall’energia di colui che l’ha tracciata.
La definiva come una forza invisibile che dava vita alle forme, con un dinamismo capaci di
esprimere sensazioni ed emozioni profonde.
Nei suoi lavori, sia architettonici che di design, Van de Velde utilizzava la linea per suggerire un’
energia interna agli oggetti e agli spazi, creando forme che sembravano in continuo movimento
e trasformazione.
La una teoria di linea come forza strettamente legata a un’estetica della continuità e ell’unità,
è
dove non vi sono interruzioni nette, ma tutto fluisce armoniosamente. Quest’idea si riflette a
nella sua ricerca di un design totale, in cui architettura, arredi e dettagli dovevano dialogare in un
insieme corrente e dinamico.
Mobili:
Le sue creazioni riflettono l'ideale di un'arte che si integra con la vita quotidiana, ponendo
attenzione sia alla forma che alla funzione.
Van de Velde usava linee curve e dinamiche, tipiche dell'Art Nouveau, che si ispiravano a forme
naturali come piante e fiori. Le sue sedie, tavoli e altri mobili spesso evocano un senso di
movimento e leggerezza, con dettagli sinuosi e
superfici morbide.
Anche se eleganti e decorativi, i mobili di Van de Velde non erano sovraccarichi di ornamenti.
Aveva una visione moderna del design, dove l'estetica doveva accompagnarsi alla funzionalità.
Ogni pezzo doveva essere utile e confortevole, oltre che bello.
Van de Velde lavorava con materiali pregiati, come legni nobili (quercia, mogano) e metalli,
combinati in modo armonico.
Cercava di creare una fusione armonica tra la forma e la struttura dell'oggetto. La forma del
mobile rifletteva la sua funzione, con linee progettate per rispondere sia alle esigenze pratiche
che a quelle estetiche.
Pur realizzando pezzi curvi e sinuosi usava stand ben precisi per far si che gli elementi strutturali
potessero essere prefabbricati.
Sebbene ispirato alle forme naturali, ricercava anche un equilibrio con l'astrazione e la
semplificazione geometrica. Alcuni mobili presentavano forme più sobrie e schematiche, pur
mantenendo la loro fluidità organica.
Rapporto empatia -> autore linea osservatore.
Il concetto di empatia estetica, noto anche come simpatia simbolica, un'idea che spiega come
è
percepiamo la bellezza nell'arte e nella natura. Secondo questa teoria, l'uomo tende a proiettare
i propri sentimenti sulle forme che osserva. In altre parole, vediamo belle le cose nelle quali
riusciamo a trasferire le nostre emozioni o sensazioni vitali.
La teoria sostiene che quando osserviamo un'opera d'arte o una forma naturale, ci
immedesimiamo in essa, quasi come se le nostre emozioni si fondessero con ciò che vediamo.
Questo crea una profonda connessione tra il soggetto (chi osserva) e l'oggetto (ciò che viene
osservato), facendo apparire quelle forme più belle perché risuonano con il nostro stato
d'animo.Accanto al bisogno di empatia, va dunque postulata l’esistenza di un impulso originario
di astrazione, che tende all’inorganico, al regolare, al geometrico.
Victor Horta
Hotel Tassel:
Situato a Bruxelles, l'edificio incarna la fusione tra funzionalità architettonica e decorazione
artistica, basata su linee fluide e materiali innovativi per l'epoca, come il ferro e il vetro.
L'edificio caratterizzato da una facciata stretta, che si distingue per l'uso innovativo di finestre
è
ampie e vetrate, che permettono alla luce naturale di penetrare nell'interno. Horta utilizzava il
ferro in modo non solo strutturale ma anche decorativo, inserendolo in ringhiere, scale e balconi
con disegni organici.
Le vetrate giocano un ruolo fondamentale nell'opera di Horta.
L'illuminazione naturale viene utilizzata per dare leggerezza agli spazi e creare una connessione
con l'esterno, con un effetto estetico quasi spirituale.
Horta progetta tutto l'interno dell'edificio, compresi gli arredi, che seguono le linee fluenti e
morbide tipiche dell'Art Nouveau. Ogni spazio pensato per essere in perfetta armonia,
è
rendendo l'Hotel Tassel un esempio di opera d'arte totale.
Hotel Van Elvent:
L'hotel sfrutta ampiamente il vetro e il ferro, due materiali tipici dell'epoca industriale. L'uso del
ferro permette la costruzione di strutture leggere e complesse, mentre le vetrate consentono di
massimizzare l'ingresso di luce naturale, creando ambienti luminosi e aperti.
L'architettura dell'hotel caratterizzata da una struttura a gabbia leggera, che dà un senso di
è
leggerezza e trasparenza. Questa soluzione architettonica permette di ottenere spazi interni
ariosi e visivamente fluidi.
La facciata presenta dettagli curvilinei e motivi ispirati alla natura, un tratto distintivo dello stile
Art Nouveau.
L'interno dell'hotel riccamente decorato con motivi organici e forme che richiamano elementi
è
naturali come piante e fiori. Questi dettagli servono a celebrare la bellezza del mondo naturale e
a fondere l'arte con l'architettura.
Maison du peuple:
La Maison du Peuple fu commissionata dal Partito Operaio Belga come sede per eventi, incontri
e attività culturali e socia