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Seneca venne ampiamente criticato dall’opinione pubblica:
princeps
1. per aver mal-educato il Nerone
2. per aver accumulato ingenti ricchezze del decennio durante il quale frequentò
assiduamente la corte, prima come precettore e poi come consigliere di Nerone
3. per vivere nel lusso e nello sfarzo, a dispetto dei suoi ideali stoici.
Gli anni del ritiro sono caratterizzati da un’intensa attività culturale: risalgono a questo
periodo, infatti, alcune delle opere più importanti di Seneca, tra cui:
De otio,
Naturales quaestiones,
Epistola ad Lucilium
De Providentia.
Nel 65 d.C. venne ordita e poi prontamente smascherata una congiura ai danni di
Nerone da parte di Gaio Calpurnio Pisone: Seneca fu ritenuto, a torto, coinvolto e fu
1
costretto dall’imperatore al suicidio, affrontato con grande dignità .
Le tragedie: pp. 11 – 22.
Seneca scrisse 10 tragedie cothurnatae
9 tragedie su dieci sono dette , ossia di argomento greco, i cui
contenuti sono tratti dal repertorio della grande tragedia greca classica dei
Medea, Phaedra l’Oedipus.
tragici Eschilo, Sofocle ed Euripide, come la la o V
praetexta
1 è una , ossia una tragedia di argomento romano, tuttavia quasi
sicuramente spuria (non autentica, non scritta quasi certamente da lui),
l’Octavia , ambientata alla corte di Nerone nel 62 d. C. l’anno cioè del suo
secessus.
Segue riassunto delle 2 tragedie del testo (per le altre cfr. Manuale) o fotocopie
allegate. Medea
La trama della senecana ricalca l’originale del greco Euripide. La protagonista è
una maga di nome Medea, folle d’amore per Giasone, a capo della spedizione degli
Argonauti. Ella decide di assecondare questa sua passione travolgente aiutando gli
Argonauti a rubare il Vello d’oro, tradendo il padre, re dei Colchi. Successivamente
fugge con l’innamorato a Corinto e, nella fuga, uccide il fratello. Giasone si rende
progressivamente conto che Medea è una donna senza scrupoli e senza cuore e le
preferisce Creusa, figlia del re di Corinto Creonte, dalla quale potrà anche avere una
discendenza di sangue reale greco. Medea, pervasa di rabbia e distrutta dal dolore del
tradimento, decide di vendicarsi nel modo più cruento possibile.
Dapprima si serve dei figli avuti da Giasone per uccidere Creusa: essi donano alla neo-
sposa del padre un peplo intriso di veleno e la donna muore per gli spasmi di dolore. Il
padre Creonte, nel tentativo di soccorrere la figlia, morirà poco dopo. Successivamente
Medea si macchia del delitto più grave e atroce: decide di uccidere i suoi stessi figli solo
per arrecare dolore a Giasone e compiere così la sua vendetta mortale. La tragedia si
conclude con la fuga di Medea, che fugge su un carro volante trainato da draghi alati
con un ghigno soddisfatto e beffardo.
In questa tragedia sono condensati alcuni dei reati più turpi - tradimento del padre e
della patria, omicidio, infanticidio - il tutto a causa di un amore folle e travolgente
trasformatosi poi in rabbia, odio e desiderio di vendetta.
Phaedra
Per quanto riguarda la tragedia , anche in questo caso il riferimento senecano
Ippolito.
è Euripide e la sua tragedia intitolata La protagonista è la moglie di Teseo:
mentre quest’ultimo è impegnato nella discesa degli inferi nel tentativo di rapire
Persefone, Fedra si innamora follemente del figliastro Ippolito, che respinge
1 Tacito ne dà un intenso resoconto negli Annales (Ann. 15, 62-64).
prontamente tutte le sue avance. Fedra decide allora di vendicarsi e al ritorno di Teseo
accusa il figliastro di averle usato violenza. Teseo decide allora di invocare gli dèi
affinché procurino la morte del figlio traditore e Poseidone lo esaudisce. Fedra allora,
divorata dal rimorso decide di togliersi la vita, non prima di aver confessato al marito la
verità.
Anche in questo caso un amore folle è causa di comportamenti immorali e truculenti:
incesto, tradimento, procurata morte, suicidio.
La tragedia congestionata pp. 23 - 31
Aristotele sosteneva che la tragedia classica era costituita da 3 parti: Prologo – Episodio
– Esodo.
Orazio canonizza la divisione della fabula in 5 atti.
Tutte le tragedie di S. sono divise in 5 atti.
Nel PROLOGO delle tragedie di S.
Non viene narrato l’antefatto che poi provoca gli eventi tragici,
Ma viene presentata subito l’azione tragica e lo scontro tra ragione e passioni
travolgenti proprie dei protagonisti.
Non vengono narrati gli eventi, ma piuttosto la psicologia dei personaggi
Nel prologo di Medea la protagonista è già in preda al furor = ira e grande
o agitazione causata dal risentimento;
Il prologo di Fedra si apre con una monodia (canto ad una sola voce) di
o Ippolito in cui prevale la ragione.
IL CORO:
L’impianto delle tragedie senechiane è tradizionale = le azioni sceniche sono
inframezzate da parti corali:
La funzione del Coro si S. è per lo più lirica e non drammatica (cioè non è in
contrasto con gli attori e non partecipa alla scena tragica), e ricopre le funzioni
di: Voce fuori campo;
o Commento filosofico o moraleggiante;
o Commento alla scena alla quale si sta assistendo.
o
Tuttavia, talvolta il Coro dialoga con i personaggi e si pone sulla scena come
attore v&p.
IL DIALOGO
È considerata la parte più debole del teatro di S. perché spesso i dialoghi tra personaggi
sono interrotti da:
monologhi lunghi,
rhéseis (monologhi in cui un personaggio riflette sulla sua situazione o su ciò che
sta per compiere, esponendone le proprie ragioni e le motivazioni che lo
inducono ad agire).
Cmq S. nelle parti dialogate ha dato grande prova di bravura poetica e poetica:
nei dialoghi con valenza retorica argomenta e cerca di convincere l’interlocutore;
in altri descrive i paesaggi e le scene;
o narra gli eventi in modo brillante.
IL CANTICUM
(Definizione: nel teatro latino il canticum comprende le parti liriche della tragedia
cantate o recitate NON dal coro, ma da un attore).
Nelle tragedie di S. il canticum ha una funzione per lo più psicologica ed
introspettiva: viene indagata la psiche del personaggio e i suoi aspetti inconsci più
abissali.
Spesso è evidente il contrasto psicologico interno ai personaggi tra logos
(ragione) e pathos (sentimento).
Seneca amplifica monologhi e digressioni, rallentando l’azione e riducendone
l’interesse a favore dell’indagine psicologica e introspettiva dei personaggi. Il vero
protagonista delle tragedie senechiane è dunque l’animo umano con la violenza delle
passioni che lo contraddistingue e con l’oscurità che caratterizza gli abissi
dell’inconscio.
Emozioni, sentimenti contrastanti, furor e ira sovrastano la ragione dei personaggi e si
impossessano della psiche e delle azioni umane (in netto contrasto con quello che
professava lo stoicismo!), impedendo ai protagonisti di compiere azioni virtuose o
razionali.
Le ombre del teatro senecano pp. 31 – 34
La paternità fabulae cothurnatae)
Le 9 tragedie di argomento greco di Seneca ( sono le uniche opere
del teatro latino giunte integre fino ai gg nostri. … MA sono state scritte da
Seneca??
Alcuni studiosi hanno avanzato dei dubbi sull’autenticità delle tragedie di S.,
perché troppo in contrasto con le opere in prosa e gli scritti di argomento
filosofico (improntati sullo stoicismo).
Secondo alcuni studiosi spt l’Hercules Oetaeus non è di S. perché troppo lunga
rispetto alle altre tragedie.
L’unica tragedia che sicuramente è spuria (= non scritta da S.) è l’Octavia,
opera ambientata alla corte di Nerone nel d.C., avente come protagonista la
prima moglie dell’Imperatore e nella quale compare anche lo stesso Seneca
come personaggio.
La cronologia - La datazione e la destinazione di queste opere è per lo più incerta:
1. Forse sono state scritte durante l’esilio in Corsica ( 41 - 49 d.C.) ma l’ipotesi non
convince;
2. Forse durante il periodo neroniano (49 – 60 d.C.)
S. potrebbe aver scritto le tragedie per il proprio discepolo Nerone,
o sfruttando il suo interesse per il teatro, cercando di veicolare così alcuni
insegnamenti morali, mostrando i personaggi come exemplum da seguire
o da biasimare. recitationes
Se è così, probabilmente, le tragedie erano destinate alle (=
o letture pubbliche, non per un vasto pubblico ma per i teatri privati della
Roma aristocratica);
Questa è l’ipotesi della datazione e della destinazione + accreditata, spt
o considerato lo stile delle tragedie, caratterizzato da toni macabri, enfasi e
ricerca di pathos, tendenza a creare suspence e all’artificio retorico e la
forte carica psicologica e introspettiva, poco adatta ad un pubblico poco
colto.
3. Forse negli ultimi anni di vita, durante il ritiro (62 – 65 d.C.)
In tal caso le opere sembrerebbero essere un’accusa rivolta all’Imperatore
o per il suo carattere irascibile e poco incline alla razionalità.
Se è così le tragedie erano destinate alla lettura clandestina, tra pochi
o amici intimi di S.
Tragedia, Ethos ed Epos nell’umanesimo senecano pp. 35 – 62
Le tragedie di S. sono state apprezzate spt nell’Umanesimo e nel Rinascimento dove
hanno avuto una grande fortuna, spt per l’aspetto umanistico e l’assenza di divinità a
condizionare pesantemente le vicende umanem per il carattere psicologico e per
l’introspezione, per l’avversità alla tirannide.
Tuttavia, questa fortuna si è interrotta con la stagione romantica.
Secondo l’autore, ad oggi il Seneca stoico e prosatore è più studiato ed apprezzato del
Seneca tragediografo, sebbene sia uno dei capisaldi della cultura umanistica
occidentale ed abbia influito sul teatro elisabettiano di Shakespeare e, indirettamente,
sullo stesso Freud che si rifà a S. e al teatro e approfondisce temi introspettivi e tabù
presenti nelle tragedie greche e senecane.
Seneca Shakespeare Freud
Perché Seneca, stoico, si è dedicato alla stesura di tragedie?
Stoicismo = razionalità, apatia, studio e virtù, assenza di turbamenti per l’animo.
Tragedie = passioni travolgenti, la ragione viene sopraffatta, crimini e assenza di
virtù.
Perché questa contrapposizione?
L’autore dice gli argomenti delle tragedie e delle opere filosofiche non vanno intesi
come eterogenei e in contrasto. È possibile che Seneca abbia indagato le passioni nel
profondo
x dipingerle come malattie dell’anima