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Seneca, Controversiae (praefatio)

1.Mentre io richiamavo alla memoria, quali declamatori (int. Ind.)

mai io avessi ascoltato, mi si è presentato tra gli altri il filosofo

Fabiano, il quale ancora molto giovane, fu di così grande fama nel

declamare, quanto lo fu poi nel discutere di filosofia. Si esercitava

presso Aurelio Fusco, del quale Fabiano dopo averne imitato lo

stile, spese poi più fatica a cancellare la somiglianza con lui, di

quanta ne aveva spesa per riprodurla. (exprimo: produrre un

prodotto culturale)

La trattazione di Aurelio era sì brillante, ma anche faticosa e

complessa (gusto raffinato; termine anche oraziano, connotato

negativamente; nella critica letteraria modo raffinato di usare la

lingua), la sua raffinatezza troppo ricercata, il ritmo (disposizione

delle parole) era troppo troppo elegante perché un animo che si

preparava a precetti filosofici tanto puri e forti potesse sopportarlo

(comparativo+quam+ut e congiuntivo: sproporzione fra quanto

viene espresso dal comparativo e l’uso che se ne dovrebbe fare);

un’enorme disuguaglianza stilistica che ora era tenue, ora vaga e

dispersiva per una eccessiva libertà: i suoi inizi, le sue capacità

argomentativa, i suoi racconti, erano espressi in modo arido, invece

nelle descrizioni era concessa a tutte le parole una libertà al di là di

ogni norma purché queste parole brillassero, alla fine non c’era

niente di solido e niente di naturale, niente di schietto: la sua

eloquenza era più lasciva che non feconda (laetus: si riferisce alle

terre, fertile).

2.Da questo stile di eloquenza Fabiano si allontanò presto e

davvero cancellò l’esuberanza quando volle, però non fu capace di

sfuggire all’oscurità; questa infatti gli andò dietro fino agli scritti di

argomento filosofico. Spesso dice meno di quanto sarebbe

necessario per chi lo ascolta, e nella sua eloquenza altissima e

semplicissima, tuttavia rimangono tracce degli antichi difetti. Delle

frasi si fermano tanto all’improvviso da essere non brevi, ma

spezzate. Fabiano esprimeva dei pensieri per lo più piacevoli, e

ogni qual volta gli si era presentato un qualche argomento che

potesse accogliere il biasimo dell’epoca, lo animava con uno spirito

alto, forse più che pungente (non era efficace), perché gli mancava

quella forza oratoria e quel taglio da combattente (la spada), nel

suo eloquio semplice c’era una brillantezza come istintiva (non

mediata dall’insegnamento). Il volto di lui nel momento in cui

parlava era mite, e lento in rapporto alla tranquillità del suo

carattere; non c’era nessuna tensione nella voce e nessuna enfasi

nel gesto, mentre le sue parole scorrevano come spontanee (non

regolate da uno schema). Ne traspariva un animo composto e

pacato che represse le emozioni e allontanata l’ira e il rancore, non

riusciva a imitar bene ciò che era riuscito a sfuggire.

3. Era più adatto alle suasorie. [dovevano convincere ma non

attaccare] Nessuno descrisse con più ricchezza la conformazione

dei luoghi, il decorso dei fiumi, i siti delle città, i costumi dei popoli.

Non si dovette mai fermare per mancanza di una parola, ma la sua

eloquenza distesa circondava tutti gli argomenti con un corso

velocissimo ma anche molto semplice.

Mela, figlio carissimo, ti dico queste cose tanto più volentieri poiché

vedo il tuo animo, alieno dalle cariche politiche e allontanatosi da

ogni ambizione, desiderare una sola cosa: non desiderare niente. E

tuttavia applicati all’eloquenza. Da questa si apre facilmente ogni

via a ogni arte ,l’eloquenza equipaggia (verbo militare) anche quelli

che non prepara per sé stessa. Non c’è motivo che tu tema che ti

sia teso un tranello, quasi come se (comparativa ipot) io lo facessi

affinché l’inclinazione di uno studio che ti riesce bene ti dovesse

trattenere. Io davvero non sono un ostacolo di una mente che ha

una buona predisposizione, volgiti là dove il tuo animo inclina, e

contento della posizione sociale paterna sottrai al caso una parte di

te stesso.

4.Tu avevi davvero una natura più grande dei tuoi fratelli e del tutto

capace in tutte le buone arti: e anche questa è la prova di un

ingegno superiore, cioè non essere deviato dalla sua buona

capacità in maniera da farne poi un cattivo uso. Ma poiché i progetti

ambiziosi stanno a cuore ai tuoi fratelli, e di preparano per l’attività

forense e per una carriera da magistrati, ambiti nei quali anche gli

obiettivi che si sperano devono essere temuti, anche io, in un altro

tempo fortemente desideroso di questo itinerario per un altro

Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
5 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/04 Lingua e letteratura latina

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Sal.Richy di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di lingua e letteratura latina e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Napoli Federico II o del prof Spanò Antonella.