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“IL VENEZUELA DI CIPRIANO CASTRO E IL GOLPE DI JUAN
VICENTE GOMEZ TRA NAZIONALISMO E SERVITU’
ANTINAZIONALE”.
Juan Vicente Gòmez, il 19 dicembre 1908, si proclama presidente
del Venezuela, deponendo il suo amico Cipriano Castro. Castro è
risaputo non essere particolarmente appoggiato dalle diplomazie
dei più grandi paesi e persino quando, il 24 novembre lascia il
Venezuela, le coste erano occupate da navi olandesi, inviate con
tentativi chiaramente bellici. Secondo Iturrieta, la dittatura di
Cipriano Castro (ottobre 1899 e dicembre 1908) è stata come il
sorgere di un nuovo tipo di governo che non scendeva a
compromessi, questa è risultata; più che una trasformazione
radicale dei rapporti di potere del secolo precedente; ha
caratterizzato invece un periodo di transizione che ha posto le basi
per l’autocrazia di Gomez. La Revoluciòn Libertadora del 1902-1903
ha segnato la fine dell’instabilità politica e della lotta fra i caudilli,
visto e considerando che l’obiettivo dei caudilli era quello di far
cadere il governo di Cipriano Castro e da qui nasce una nuova
classe politica, caratterizzata dagli “andini” (cultura
precolombiana?), in questa nuova fase si assiste ad uno scontro con
le grandi potenze straniere, mai visto prima.
Verso il nuovo Venezuela… il nuovo Venezuela si forma
lentamente e soprattutto con difficoltà a causa delle continue lotte
sanguinose. In contrapposizione alla “revoluciòn liberal
restauradora” che ha portato al potere Cipriano Castro, vi è la
“Revoluciòn libertadora” a partire dal 1901 fino al 1903 ed è la
seconda guerra civile più lunga del paese. Tra i massimi oppositori
di Castro ritroviamo il generale Manuel Antonio Matos, ricco
banchiere. Nel dicembre del 1901, l’insurrezione degli stati
Carabobo e Aragua, è guidata da un “caudillo liberal amarillo”
(caudillo liberale giallo) ovvero il generale Luciano Mendoza ed è
proprio così che comincia la revolucion libertadora che finisce il 21
luglio 1903 quando l’esercito guidato da Gomez sconfiggerà
definitivamente quello dei rivoltosi comandato da Nicolàs Rolando.
Ma questi avvenimenti hanno segnato anche una netta
trasformazione nella politica venezuelana e nei suoi rapporti con le
popolazioni straniere e non solo, bisogna approfondire sula figura di
Manuel Antonio Matos, che è molto più complessa di quella di un
semplice caudillo ottocentesco, infatti sappiamo che egli è un
banchiere ma anche referente di molte società multinazionali
statunitensi che operano in Venezuela. Egli è un personaggio che
sopravvivrà alla sconfitta siccome, la revolucion libertadora è stata
sconfitta, ma non la corporazione straniera che aveva contribuito a
finanziarla attraverso il suo capo, ovvero il generale Matos. Il
conflitto con la New York & Bermùdez Company, consumerà le
energie di Castro, mentre contemporaneamente inizia la sua
politica nazionalista, segno del suo governo. In terzo luogo, gli
anni della guerra civile coincidono con la trasformazione di
atteggiamento delle potenze straniere nei confronti del Venezuela,
soprattutto dopo la sconfitta dei rivoltosi nella battaglia di San
Cristòbal, tra ottobre e novembre 1902 ed è infatti l’8 dicembre
quando Germania e Gran Bretagna rivendicano il pagamento dei
danni subiti dai loro connazionali durante le guerre civili. Queste
due nazioni europee, evidentemente, decidono di agire per proprio
conto per difendere i propri interessi economici. Ritornando a
Cipriano Castro, sappiamo che la sua dittatura è parecchio
controversa e violenta ma che comunque anima sentimenti diversi
in tutta l’America Latina. È fondamentale il sentimento di
“NAZIONALISMO” appartenente a questo continente che si ritrova
comunque al centro degli interessi di economie, invece, imperialiste
dell’Europa e Nord America. Si pensi al clamare che suscita questo
proclama: “la pianta insolente dello straniero ha profanato il suolo
sacro della patria”, che è estato proclamato il giorno dopo
l’ultimatum delle potenze come Germania e Gran Bretagna, dove
appunto venivano condannate le attività militari straniere, facendo
riferimento alla lotta per l’indipendenza dell’America Latina dalla
colonia spagnola. Persino la sentenza dell’Aia del febbraio 1904
dove viene stabilito il diritto degli stati europei, che hanno
effettuato il blocco navale, di ricevere un indennizzo in forma
prioritaria rispetto ad altri creditori; fa scatenare l'ira del presidente
venezuelano. in questo caso la figura del dittatore andino
costituisce un punto di riferimento per molti paesi latinoamericani:
come nel caso del ministro degli esteri argentino Luis Maria Drago,
il quale formula una dottrina che prenderà il suo nome “Dottrina
Drago” in cui stabilisce il principio che nessuno stato può usare
forza militare contro le nazioni americane per pretendere il
pagamento di un debito; il Perù appoggia Venezuela e il suo
presidente e il presidente degli Stati Uniti Roosevelt, il 6 dicembre
1904 dice: “una trasgressione cronica che indebolisce i legami della
società civile, in America può richiedere l’intervento di qualche
nazione civile e nell’occidente, l’adesione degli Stati Uniti alla
(dottrina presentata nel 1823 dove Monroe
dottrina Monroe
proclama che le Americhe dovevano essere libere da future
colonizzazioni europee, così come dovevano essere libere anche
dall’interferenza europea negli affari delle nazioni sovrane) può
costringere gli Stati Uniti, anche se con riluttanza e in caso di
impotenza, ad esercitare un potere di polizia internazionale”.
Possiamo vedere quanto si differiscono i due diversi modi di
intendere la difesa degli interessi americani: da un lato abbiamo
Castro e Drago che chiedono ai governi americani di difendere e
tutelare l’interesse delle singole nazioni contro l’oppressione degli
stati europei e dall’altro lato notiamo la volontà degli Stati Uniti di
utilizzare questi conflitti con l’Europa, per sostituire/scavalcare gli
interessi europei per far sviluppare i propri, sancendo il diritto deli
USA, “civilized nation” di intervenire seppur con riluttanza,
militarmente per poter esercitare come abbiamo visto tramite le
parole di Roosevelt, un potere di polizia internazionale. Questo
“destino manifesto” degli stati Uniti che ha comportato non solo
l’intervento militare, ma anche una profonda espansione militare,
con lo scopo di screditare gli interessi europei e di diffondere,
invece, i valori della civiltà americana. Questo senso di superiorità
non ha fatto altro che alimentare la pianta del nazionalismo che già
cresceva negli ancora giovani stati dell’America Latina.
Secondo la testimonianza di Zanatta, le opere di Manuel Ugarte e
Josè Enrique Rodò, insieme al movimento degli studenti per la
riforma universitaria, iniziata in Argentina nel 1918, ha segnato la
prima parte del ventesimo secolo con la loro visione nazionalista.
A questo punto bisogna ricordare alcune date importanti che hanno
segnato la trasformazione del ruolo degli Stati Uniti in America
centrale e meridionale: 1898 le vicende della guerra ispanico-
americana si inseriscono nella lotta per l’indipendenza cubana e
determinano, la sconfitta della Spagna e protettorato statunitense
sull’isola e conquista di Porto Rico.
Nel febbraio 1901, l’emendamento Platt sancisce la
subordinazione dell’isola caraibica a interessi nordamericani.
21 novembre 1902, termina la guerra dei “mille giorni” che
prevede lo smembramento territoriale della Colombia, infatti nel
1903 perde Panamà, area strategica grazie alla costruzione del
canale e quindi, anche Panamà, come Cuba qualche anno prima,
diventa una repubblica indipendente sotto il controllo degli Stati
Uniti.
Sappiamo che, durante l’attività di Castro, il nazionalismo si coniuga
con il tentativo di limitare il potere di aziende e interessi stranieri
nei territori venezuelani e la vicenda si concluse nel 1902 grazie alla
mediazione degli Stati Uniti. Abbiamo già precedentemente che
sono vari gli animi mossi dalla figura di Castro, poiché è visto come
un dittatore sanguinario ma comunque difensore degli interessi
nazionali. Manuel Gonzàles Abreu, non fa molta differenza tra
Castro e il suo successore Gòmez, siccome l’800 venezuelano è
stato chiuso sotto lo stigma dell’antinazionale e nei primi anni del
prossimo secolo, questo carattere si accentuerà fino ad acquisire
dimensioni di una nuova conquista territoriale. È dunque, una
subordinazione che usa il desiderio di “pace” di un popolo che per
anni ha vissuto guerre civili per giustificare l’utilizzo della violenza e
garantire, così nuove forme di subordinazione al capitale straniero,
con la differenza che Castro fu meno “antinazionale” di Gòmez.
Anche esponenti dell’opposizione alla dittatura castrista e
gomecista, come Pocaterra, esprimono giudizi contrastanti dopo la
morte del tiranno che è avvenuta a Puerto Rico il 4 dicembre 1924
(Cipriano Castro): “nelle Antille, esiliato e perseguitato, è morto il
venezuelano Cipriano Castro, un vero generale, un falso dittatore
che avrebbe potuto essere condannato legalmente per i suoi
oltraggi. Il suo nome, la sua storia, giustificano la sua persecuzione,
è morto il protettore a cui Gòmez doveva tutto. Riposa in pace
Cipriano Castro, la mia penna non ti toccherà più. Il suo lavoro ha
invogliato Gòmez a fare anche peggio. In vita l’ho odiato e oggi che
è morto, dal profondo del mio sangue venezuelano, l’ammiro per il
suo coraggio, la sua energia e intelligenza per essersi esiliato in un
villaggio sperduto”.
Da Castro a Gòmez Castro viene sostituito, attraverso un golpe
(colpo di stato) violento compiuto dal suo più stretto collaboratore,
ovvero Juan Vicente Gòmez, il quale governerà a partire dal 1908 al
1935 che risulta essere l’anno della sua morte. Lui può contare
sull’appoggio degli Stati Uniti e delle grandi imprese multinazionali,
le quali hanno favorito la sua ascesa. A fine novembre 1908 Castro
si reca a Berlino per un’operazione chirurgica, ma prima di partire
parla ai venezuelani dicendo che la sua assenza sarà breve e
indicherà chi ne farà le sue veci ovvero sua moglie, dicendo:
“venezuelani, circostanze particolari mi obbligano