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DE GASPERI, LE DESTRE E L’OPERAZIONE STURZO
riassunto monografia D’Angelo
Introduzione
Del voto amministrativo del 1952 è stato spesso preso a simbolo il caso romano, legato
all'operazione Sturzo: temendo che il Campidoglio potesse cadere nelle mani dei
comunisti, personalità ecclesiastiche e laiche tentarono di favorire la nascita di un vasto
fronte anticomunista per il voto capitolino, comprendente anche monarchici e missini.
L’operazione Sturzo nacque, a seconda dei punti di vista, come tentativo della DC di
resistere alle pressioni procrastinando la scelta fino al termine ultimo per la
presentazione delle liste, o come tentativo di costruire un cartello che realizzasse l’intesa
con le destre senza compromettere gli equilibri politici nazionali.
Capitolo 1: Pressioni Vaticane
De Gasperi all’inizio degli anni ‘50 deve affrontare sia problemi di ordine interno al partito,
sia pressioni dal fronte ecclesiastico e dal mondo cattolico.
La Dc veniva considerata poco in grado di garantire un fronte contro le sinistre senza la
realizzazione di un’alleanza con le destre; veniva indicato alla Dc di dedicarsi
maggiormente alla costruzione di un blocco anticomunista piuttosto che a spendere
energie nella costruzione e difesa degli equilibri interni al partito e alla coalizione
centrista.
Roberto Ronca, leader del c.d “partito romano”, dalle posizioni politiche clerico-moderate
con accentuate simpatie nei confronti della destra qualunquista, monarchica e
neofascista, si stava adoperando per un avvicinamento fra Dc e MSI e si inserì anche in
una posizione di mediazione diretta tra il Presidente del Consiglio e i monarchici.
Ronca portò a conoscenza della Dc un promemoria della Segreteria Generale del Partito
Nazionale Monarchico dove, Alfredo Covelli, segretario dei monarchici, giudicava un
errore il reinserimento di ministri repubblicani nel governo in procinto di essere varato
(dopo la crisi del 1951) e annunciava che la sua politica di apertura verso la Dc, a seguito
di tale scelta, avrebbe subito un irrigidimento.
Inoltre, la dirigenza del partito cattolico era ritenuta lontana dai problemi sociali del
Paese, permissiva sul piano dei costumi e della morale pubblica, poco coraggiosa nella
lotta al comunismo. Ronca prova a far evolvere la politica degasperiana per convincerlo a
utilizzare le forze sane della nazione disponibili, soprattutto quelle dei partiti di destra.
Anche il Papa non aveva mancato di intervenire, sia pubblicamente che in via riservata,
per far conoscere a De Gasperi il suo pensiero riguardo ai doveri della Chiesa in quel
frangente e la sua preoccupazione davanti al comunismo.
Mario Cingolani, ministro della difesa, scrisse personalmente a De Gasperi per informarlo
di un suo colloquio con Papa Pio XII. Da tale colloquio appare evidente che il Papa
giudicasse debole l’azione del governo e chiedeva che i vertici democristiani fossero più
decisi e più forti e chiedeva loro maggiore vigoria e rapidità nell’azione di Governo. La
preoccupazione principale del pontefice, oltre all'attività comunista, riguardava la legge
sulla stampa.
Il vescovo di Agrigento Giovanni Battista Peruzzo inviò dapprima una lettera al pontefice
in cui mostrava la propria preoccupazione per l'avanzare del comunismo, paragonato a
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un “fanatismo orientale” e agli altri “credo” monoteisti per spiegare la forza religiosa
dell’ideologia del PCI; poco tempo dopo tale vescovo si rivolse anche a Guido Gonella,
Segretario Politico della DC, affermando che nelle prossime elezioni politiche la parte più
dura della battaglia riguarderà il neofascismo.
Davanti alla Dc, dunque, Peruzzo indica come avversario politico il neofascismo e la sua
propaganda, da combattere per assicurarsi il successo nelle politiche del 1953. In
particolare contro il neofascismo servono armi politiche, propaganda che contrasti
argomenti di natura specifica: guerra perduta, colonie, debolezza Dc.
Nella lettera al Papa invece l’interlocutore è il capo della Chiesa Cattolica, che avverte
nel comunismo sovietico un formidabile nemico delle tradizioni occidentali e della
Chiesa. Il nemico in questo caso è ideologico.
1951 Incontro fra Pietro Pavan, uomo di fiducia degli ambienti vaticani, e De Gasperi
→
per illustrare al Presidente del Consiglio le preoccupazioni vaticane:
nel lungo colloquio Pavan chiede di intensificare l’azione anticomunista coinvolgendo le
destre; De Gasperi rifiuta difendendo il suo centrismo.; fu fermo nel mostrarsi
consapevole del pericolo comunista ma dichiarò di non essere senza speranza e avanzò
il sospetto che il Papa fosse informato solo degli aspetti negativi dell’azione di governo e
non dei risultati realmente ottenuti. Inoltre emerse la sfiducia di De Gasperi nei
provvedimenti coercitivi, come la legge sulla stampa che tanto stava a cuore al Papa.
Nel gennaio del 1952 De Gasperi si rivolse direttamente al Pontefice: la lettera, seppur nel
rispetto e nella professione di gratitudine e devozione al Santo Padre, appare come una
velata definizione di un’autonomia dello spazio della laicità della politica.
Nel 1952 Luigi Gedda diventa presidente generale dell’Azione Cattolica e minaccia di
dirottare la forza verso soluzioni politiche alternative e alleanze con partiti disposti ad
assecondare maggiormente il suo progetto di difesa degli interessi della Chiesa.
Inoltre nello stesso anno a Firenze si erano riuniti per la prima volta i vescovi presidenti
delle regioni conciliari d’Italia. Questa assemblea rappresentava il primo spazio in cui i
vescovi italiani potevano elaborare una valutazione comune sulla situazione del paese →
da tale discussione emerge che non esistevano alternative alla Dc ma i vescovi
chiedevamo di adottare una tattica di elasticità ragionevole sia nelle alleanze sia nella
scelta del personale politico.
Capitolo 2: Rinviare le elezioni?
Gonella, segretario della Dc, si trovò a dover intervenire pesantemente sul partito per
garantirne l’unità verso le amministrative. Infatti all’interno del partito imperversavano le
trame correntizie:
dopo il ritiro dalla politica di Dossetti, diverse personalità politiche avevano dato vita a
→
una nuova corrente e al periodico “Iniziativa Democratica”. I promotori furono innanzitutto
Rumor e Taviani, ma anche Moro e Scalfaro. Le posizioni della rivista spesso mettevano in
imbarazzo i vertici del partito e la Presidenza del Consiglio, dando l’immagine di una Dc
disunita.
un altro polo del dibattito interno al partito si radunava attorno alla rivista “Politica
→
Popolare”, nata anch’essa nel 1951 per opera di Andreotti e Piccioni, alla quale
collaboravano Pella, Togni, Tambroni. Valeria Cigliana 3479997948
altri si riunirono attorno alla figura di Carmine De Martino, deputato salernitano
→
espressione dei gruppi agrari e industriali meridionali, e al giornale la “Vespa”, che
radunava una corrente moderata della Dc.
Gonella intervenì su tutti e tre i fronti, ottenendo la chiusura di “Iniziativa democratica” e
“Politica popolare” nel 1952 e ponendo De Martino davanti alla scelta dell’immediata
cessazione della “Vespa” o all’espulsione dal partito.
Gonella inoltre informò De Gasperi sulla volontà generalizzata tra i partiti minori del
centro e anche tra i monarchici di rimandare le elezioni amministrative ad un periodo
successivo al voto per le politiche.
L’opzione del rinvio, almeno per i primi mesi dell’anno, appariva molto forte.
Il sondaggio Gallup, portato avanti dal giornalista americano Michael Chinigo, segnalava
la diminuzione di voti della DC e un corrispondente incremento dei socialisti e dei
comunisti, notizia di cui De Gasperi era ben consapevole anche senza sondaggi. Inoltre
da tale sondaggio emergeva che moltissima gente, non abbienti, piccoli proprietari,
benestanti, professionisti, uomini politici dentro la Dc e fuori, avrebbero voluto vedere le
amministrative rimandate al prossimo aprile 1953, da tenersi congiuntamente alle
politiche.
Secondo Chinigo per di più il Governo non aveva efficacemente controbattuto le accuse
dell'opposizione sulla corruzione e ciò avrebbe portato perdite di prestigio e consenso
per il partito democristiano, ritenuto sempre il vero responsabile di tutti i mali.
Inoltre il giornalista faceva intendere che alla ”piccola gente” non dispiacevano le novità
emerse in seno al partito, soprattutto in relazione alla corrente dei “vespisti”.
L’approvazione alla “Vespa” era funzionale alla critica alla premiership e utile a opporsi a
un atteggiamento passivo di fronte all’élite al governo.
Alla Dc veniva anche contestata l’approvazione della legge Scelba contro la ricostruzione
del partito fascista.
A rivolgersi a De Gasperi circa il rinvio delle amministrative è anche Ronca, l’anima del
“partito romano” alla guida del suo movimento politico-religioso denominato "Civiltà
Italica”. In questo documento Ronca espone tutte le sue motivazioni a favore del rinvio:
1. era necessaria la decantazione di tutte le “scorie” contenute nei partiti democratici
per consentire quella “indispensabile collaborazione con il partito democristiano,
unica forza politicamente qualificata ad arginare le velleità marxiste”. Il
disorientamento dovuto alle varie correnti e “scorie” non poneva l’elettorato nelle
migliori condizioni psicologiche per affrontare una battaglia elettorale “difficile e
aspra quanto, se non di più, di quella del 1948”.
2. era necessario lavorare per ottenere il più ampio e largo schieramento
democratico per impedire che si delineasse quello che veniva definito un “terzo
fronte”, a destra quanto a sinistra, caratterizzato da laicismo e anticlericalismo.
Ronca inoltre raccomandava di impedire il successo di quella che paventava
essere la “manovra sovietica di rinchiudere la Dc fra il blocco comunista e i
movimenti di destra che si aggancerebbero tra loro attraverso il MSI, tale manovra
è volta allo sfaldamento e all’indebolimento della Dc, partito di centro”.
3. Ronca era per il rinvio sia delle amministrative del 1953, sia delle politiche del
1954, per dare modo alle forze cattoliche di sviluppare un piano di ripresa
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soprattutto religiosa e morale, utile a sventare le manovre insidiose del
comunismo e preparare l’ambiente psicologico nella pubblica opinione.
4. era necessario rendere instabile il patto di intesa e di azione tra le forze
monarchiche e l’MSI, altrimenti la Dc sarebbe stata costretta a combattere
contemporaneamente su due fronti. Pertanto