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3. LA FRUGALITÀ COGNITIVA E IL SENSO COMUNE

La mente umana ha due stili distinti di elaborazione delle informazioni. Ogni volta che

può, rende frugali i suoi calcoli basandosi su informazioni di tipo implicito, a dandosi a

fi fi fi fi ff fi fi fi ff fi ff fi fi ff ffi

schemi motori abitudinari. La principale strategia che la mente usa per essere frugale

senso comune.

nelle sue strategie cognitive consiste nell'a darsi al Il senso comune ha

due livelli: “profondo” e “super ciale”. Il livello super ciale comprende l'insieme di

conoscenze esplicitamente (conoscenza esplicita) formulate in una certa comunità di

comunicazione intorno ai più svariati argomenti, è emendabile grazie alla dinamica del

mutamento sociale; il livello profondo è fatto di conoscenze implicite (conoscenza

implicita) riguardo l'arredo del mondo e il suo funzionamento, non è emendabile, ma

refrattario ai cambiamenti richiesti dalle conoscenze scienti che che vengono acquisite.

La scienza, tra le forze esercitate sul senso comune, è quella con gli e etti più notevoli. Di

fatto, se gli scienziati raggiungono un accordo su un certo argomento che contrasta con

la visione che il senso comune ha su quella stessa questione, si può star certi che la

visione scienti ca nirà per in uenzare quella ordinaria. Ma si può star certi che

quest’ultima opporrà la sua resistenza al cambiamento e in qualche modo in uenzerà

anche il corso del progresso scienti co.

Dal punto di vista computazionale l’elaborazione della conoscenza implicita è un

problema molto di cile, McCarthy lo chiamava il “problema del quadro di riferimento”. Il

punto è che, per poter funzionare, i processi cognitivi hanno bisogno di una lunghissima

serie di conoscenze precedenti che sono praticamente impossibili da esplicitare. Un altro

modo di fare appello a questo tema consiste nel prendere in considerazione il problema

della trattabilità computazionale, una di coltà tecnica che sorge dal problema del quadro

di riferimento sollevato da McCarthy. Un compito è intrattabile dal punto di vista

computazionale se esso richiede delle risorse in termini di tempo e di spazio di memoria

che crescono in modo esponenziale rispetto alla lunghezza dell'input che si deve

elaborare.

Jerry Fodor, a proposito, che aveva fornito alla scienza cognitiva classica la base teorica

per disporre di un medium computazionale di tipo proposizionale su cui compiere le

elaborazioni richieste dal modello, ad oggi ritiene che la natura fortemente produttiva e

dipendente del contesto locale della conoscenza umana costituisca un problema critico

per la psicologia computazionale. Iris Van Rooij

Sempre su questa prospettiva, la scienziata cognitiva ha formulato una tesi

della “cognizione trattabile” che tiene conto che le capacità cognitive umane sono

vincolate dalle limitate risorse computazionali del cervello umano. In questa prospettiva

l'insieme delle funzioni che descrivono le capacità cognitive umane e ettive sono

concepite come un sottoinsieme di tutte le funzioni che descrivono le capacità cognitive

possibili, che a loro volta sono un sottoinsieme delle funzioni che descrivono le funzioni

che sono trattabili.

Il problema si può a errare anche prendendo in considerazione il tema della

speci cazione del contenuto intenzionale. Abbandonato il modello classico che

supponeva che la competenza concettuale dipendesse da un insieme di tratti necessari e

su cienti alla speci cazione intenzionale, sono stati proposti numerosi modelli

alternativi basati sull'idea che la competenza concettuale sia basata su e etti prototipici e

su rappresentazioni di spazi logici che tengano conto di e etti di gradazione. Il tema della

speci cazione del contenuto intenzionale conduce allo stesso genere di conclusioni.

Inizialmente siamo spinti a immaginare che si tratti di una speci cazione completa, infatti,

se non lo è non è chiaro su cosa dovrebbe vertere esattamente l'elaborazione delle

informazioni. Eppure una speci cazione completa del contenuto appare del tutto

irrealistica se si osserva la pratica linguistica ordinaria. Negli scambi comunicativi ordinari

la mutua comprensione è garantita dal fatto che molta parte delle informazioni sono

condivise dagli interlocutori in modo implicito.

Ovviamente ci si chiede come ci si può basare su una rappresentazione vaga o su un

contenuto intenzionale speci cato in modo incompleto, la risposta è che il calcolo è

ffi fi

fi fi ffi

fi fi ff fi fl fi fi fi ffi ffi fi ff fi fi ff ff ff fl

frugale.

trattabile perché la computazione cerebrale è Ciò è possibile grazie al fatto che

essa tralascia numerose informazioni che vengono prese per buone dal cervello che le

codi ca in routine motorie e aspettative percettive che ri ettono il modo più comune di

stare nel proprio ambiente.

Da ciò si vede come il fatto che il cervello sia uno straordinario dispositivo

computazionale dipende innanzitutto dallo stile della sua computazione. Non è tanto

questione di potenza bruta, ma più che altro di uno stile computazionale che è

estremamente attento a essere quanto più possibile frugale e che insegue questo scopo

rendendo implicita quanta più conoscenza possibile.

CAPITOLO 5

Chi sono io

1. AVERE O ESSERE

avere una mente essere una mente.

Si può o Qualunque macchina che svolge un compito

è dotata di una mente, ma non mettono alcun senso di partecipazione in quello che

fanno. Essere una mente non implica semplicemente la capacità di eseguire delle funzioni

cognitive, ma vuol dire essere persone. Una di erenza cruciale è data dalla coscienza: le

creature che sono delle menti sono anche delle persone, perché sono consapevoli di

cosa succede loro.

Essere consapevoli e avere una mente sono due facce della stessa medaglia, questa è la

tesi della coestensione di mente e coscienza, molto di usa nell'età moderna e portata

avanti sia da Cartesio che da autori come Locke. Anche il senso comune esprime la

stessa intuizione. È proprio la perdita irreversibile della coscienza che rende la morte così

spaventosa ed è proprio la promessa di recuperare la propria consapevolezza dopo la

morte che rende consolante la prospettiva di molte religioni. Evidentemente l’idea che la

nostra vita mentale sia coestensiva con la consapevolezza è talmente radicata nel senso

comune che molte religioni la raccolgono e se ne prendono cura.

La scienza della mente, però, ha mostrato che le cose vanno diversamente e che la

mente e la coscienza non sono due facce della stessa medaglia. Tutto parte dal concetto

di inconscio e di come questo abbia ottenuto il suo ruolo nella considerazione di come

funziona la mente.

Innanzitutto, col termine inconscio non indichiamo una nozione univoca, ce ne sono

freudiano

almeno di due tipi: l’inconscio (dotato di struttura interna, in uenza il

comportamento in modo nascosto; pulsioni di base; scontro tra Super-Io ed Es) e

l'inconscio cognitivo.

Per comprendere cos'è l'inconscio cognitivo è opportuno capire la distinzione tra

processi mentali personali sub-personali:

e i primi sono quei processi mentali che sono

ascrivibili alle persone; i secondi non sono ugualmente ascrivibili a livello personale,

consistono di elaborazioni di informazioni per rappresentare il mondo e agire nella scena

percettiva e avvengono in modo inconsapevole. (es. per prendere un bicchiere il

movimento della mano dovrà seguire uno schema cinematico che preveda un

rallentamento progressivo in prossimità dell’oggetto). I processi cognitivi inconsci

costituiscono la maggior parte dell'attività cerebrale, normalmente siamo coscienti

soltanto del risultato dell'intero processo, dei suoi scopi o della loro piani cazione, questo

perché essere consapevoli dei processi sub-personali risulterebbe paralizzante. Se

diventassimo consapevoli di tutti i micro-movimenti richiesti per camminare tra la gente,

non saremmo in grado di farlo.

Nell’ambito delle neuroscienze, si sperava di trovare un’area cerebrale che rispondesse

selettivamente quando si è consapevoli. Il fatto è che il cervello è coinvolto ampiamente,

ma in modo poco selettivo, nell'emergere della sensazione della consapevolezza. Ciò che

fi ff ff fl fl fi

noi chiamiamo coscienza è, in e etti, una collezione di diverse funzioni cognitive, tutte

variamente localizzate.

Anche il tempo è una risorsa preziosa per il cervello. I tempi del funzionamento del

cervello sono molto brevi, per questo un evento cerebrale che si svolge in centinaia di

millesimi di secondo va considerato come molto lento nella scala temporale del cervello;

questo è il caso della coscienza, infatti non si è consapevoli immediatamente, ma ci si

diventa in un lasso di tempo che va da 350 millisecondi ad alcuni secondi interi (ritardo di

Libet).

Tutta questa storia sperimentale è stata uno scandalo all’interno del dibattito loso co sul

libero arbitrio. Si è sempre coltivato il dubbio che la libertà sia nient'altro che un’illusione.

La minaccia tradizionale alla libertà risiedeva nella credenza di un Dio onnipotente e

onnisciente e, nella modernità, il ruolo di Dio come minaccia per la libertà umana è stato

assunto dalla natura. L’immagine prevalente della natura nella scienza sperimentale

classica è decisamente deterministica. I corpi, per esempio, non possono che cadere

secondo le leggi della gravità. La libertà è qualcosa che avvertiamo interiormente in modo

introspettivo, associata ad alcune situazioni e comportamenti, ed è qualcosa che

sociale.

attribuiamo e riconosciamo a certe condizioni, quindi dotata di un aspetto Ha a

che fare con la possibilità di fornire delle giusti cazioni, di presentare la propria scelta

come determinata in modo autonomo.

2. QUALCOSA DI SUPERFLUO?

Dal punto di vista naturale la coscienza ha una caratteristica un po’ stravagante,

apparendo quasi un lusso, infatti la maggior parte dei compiti in cui siamo intenti non la

richiede. Tuttavia, in natura i lussi in genere non sono ammessi, le strutture siologiche

vengono selezionate nella storia naturale di ciascuna specie animale secondo il vantaggio

che esse portano in termini di adattamento con i mutamenti dell'ambiente in cui si vive. In

natura esistono delle strutture morfologiche e dei comportamenti che potremmo de nire

lussuosi; svolgono una funzione importante nella selezione sessuale. Gli ornamenti

sessuali e i comportamenti di corteggiamento hanno sempre la caratteristica di essere

dissipativi, proprio come le code di pavone. Si potrebbe sostenere che,

Dettagli
Publisher
A.A. 2023-2024
20 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/02 Logica e filosofia della scienza

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher silvia321 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia della scienza e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Messina o del prof Graziano Mario.