Anteprima
Vedrai una selezione di 11 pagine su 46
Riassunto esame filosofia della mente, Prof. Pietro Perconti. Testo consigliato Come funziona la mente, S. Pinker, cap 1, 2, 3, 6 Pag. 1 Riassunto esame filosofia della mente, Prof. Pietro Perconti. Testo consigliato Come funziona la mente, S. Pinker, cap 1, 2, 3, 6 Pag. 2
Anteprima di 11 pagg. su 46.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame filosofia della mente, Prof. Pietro Perconti. Testo consigliato Come funziona la mente, S. Pinker, cap 1, 2, 3, 6 Pag. 6
Anteprima di 11 pagg. su 46.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame filosofia della mente, Prof. Pietro Perconti. Testo consigliato Come funziona la mente, S. Pinker, cap 1, 2, 3, 6 Pag. 11
Anteprima di 11 pagg. su 46.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame filosofia della mente, Prof. Pietro Perconti. Testo consigliato Come funziona la mente, S. Pinker, cap 1, 2, 3, 6 Pag. 16
Anteprima di 11 pagg. su 46.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame filosofia della mente, Prof. Pietro Perconti. Testo consigliato Come funziona la mente, S. Pinker, cap 1, 2, 3, 6 Pag. 21
Anteprima di 11 pagg. su 46.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame filosofia della mente, Prof. Pietro Perconti. Testo consigliato Come funziona la mente, S. Pinker, cap 1, 2, 3, 6 Pag. 26
Anteprima di 11 pagg. su 46.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame filosofia della mente, Prof. Pietro Perconti. Testo consigliato Come funziona la mente, S. Pinker, cap 1, 2, 3, 6 Pag. 31
Anteprima di 11 pagg. su 46.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame filosofia della mente, Prof. Pietro Perconti. Testo consigliato Come funziona la mente, S. Pinker, cap 1, 2, 3, 6 Pag. 36
Anteprima di 11 pagg. su 46.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame filosofia della mente, Prof. Pietro Perconti. Testo consigliato Come funziona la mente, S. Pinker, cap 1, 2, 3, 6 Pag. 41
Anteprima di 11 pagg. su 46.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame filosofia della mente, Prof. Pietro Perconti. Testo consigliato Come funziona la mente, S. Pinker, cap 1, 2, 3, 6 Pag. 46
1 su 46
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

3.LA VENDETTA DEI BUONI A NULLA

1.Fatti intelligente: All’inizio degli anni Novanta la NASA ha destinato cento

milioni di dollari a un programma decennale volto alla ricerca di intelligenza

extraterrestre (Search for Extraterrestrial Intelligence, o SETI). Gli scienziati

dovevano stare in ascolto tramite antenne radio di eventuali segnali che

potessero provenire solo da extra terrestri intelligenti. Com’era prevedibile,

qualche parlamentare ha trovato da ridire. Uno ha obiettato che mettersi a

«cercare ometti verdi con teste di forma strana» rappresentava uno spreco di

denaro federale. Per minimizzare il «fattore ridicolo», la NASA ha ribattezzato

il progetto High-Resolution Microwave Survey. Attualmente esso è finanziato

da donazioni di privati, fra cui Steven Spielberg. Trovare vita intelligente

altrove nel cosmo sarebbe la scoperta più entusiasmante della Storia umana,

ma i biologi hanno l’impressione che gli entusiasti della SETI ragionino a

partire da credenze popolari prescientifiche. Il biologo Ernst Mayr aveva

osservato che solo una fra cinquanta milioni di specie sulla Terra aveva

sviluppato delle civiltà e, quindi, non c’erano molte probabilità che la vita su

un dato pianeta includesse una specie intelligente. In molti casi,

naturalmente, gli animali sono diventati di discendente in discendente più

complessi. Ma in molti altri casi gli animali non sono diventati più complessi.

Gli organismi raggiungono un livello ottimale e si fermano lì, spesso per

centinaia di milioni di anni. E quelli che invece diventano più complessi non

sempre diventano più intelligenti. L’evoluzione è una questione di fini, non di

mezzi. Gli organismi non evolvono verso ogni immaginabile vantaggio. Se lo

facessero, ogni creatura sarebbe più veloce di una pallottola, più potente di

una locomotiva, e in grado di saltare grattacieli d’un balzo. Un organismo che

dedica parte della sua materia ed energia a un solo organo deve sottrarle a

un altro. Deve avere ossa più sottili o meno muscoli o meno uova. Gli organi

evolvono solo quando i loro benefici superano i loro costi. Svantaggi si

troverebbe di fronte qualunque creatura che dovesse decidere se evolvere un

cervello di tipo umano: Primo, il cervello è ingombrante; il cervello richiede

energia (rappresenta soltanto il 2 per cento del peso corporeo ma, quanto a

energia e sostanze nutritive, ne consuma il 20 per cento); Terzo, per imparare

a usare il cervello ci vuole tempo; Quarto, compiti semplici diventano lunghi.

L’intelligenza non fa per tutti, non più della proboscide, il che dovrebbe dare

da riflettere agli entusiasti della SETI. La mente è un organo. Abbiamo la

mente perché il modo in cui essa è fatta dà dei risultati i cui benefici

superavano i costi nella vita dei primati africani del plio-pleistocene. Per

capire noi stessi, occorre capire il come, perché, dove e quando di questo

episodio della Storia. 2. Il progettista della vita: Richard Dawkins ha

sostenuto che la vita, ovunque possa venire trovata nell’universo, sarà

sempre un prodotto della selezione naturale darwiniana. Se come penso, ha

ragione, essa è indispensabile per capire la mente umana. Gli animali vedono

e le rocce no perché gli animali hanno gli occhi. L’occhio ha così tante parti, e

assemblate con tanta precisione, che sembra essere stato progettato fin

dall’inizio con l’obiettivo di mettere assieme qualcosa che vedesse. Lo stesso

vale per gli altri nostri organi. Darwin ha identificato un processo fisico di

causazione in avanti che ha l’aspetto paradossale della causazione

all’indietro, o teleologia. Il trucco si chiama replicazione. Un replicatore è

qualcosa che può fare una copia di sé, con la maggior parte dei suoi tratti

duplicati nella copia, compresa la capacità di replicarsi a propria volta. La

prole ha occhi perché vedevano bene gli occhi dei genitori (causazione in

avanti, ordinaria, giusta). Gli occhi della prole assomigliano a quelli dei

genitori, per cui è facile prendere quel che è successo per causazione

all’indietro. Darwin spiega la comparsa di un progetto senza un progettista

usando la causazione ordinaria, in avanti, applicata ai replicatori. La storia

per intero è questa: In principio c’era un replicatore. I replicatori, per le loro

copie, consumano materia, e, per la replicazione, energia. Il mondo è limitato,

quindi essi devono competere per le sue risorse. Poiché nessun processo di

copiatura è perfetto al cento per cento, saltano fuori degli errori, e non tutte le

figlie sono dei duplicati esatti dei genitori. La maggior parte degli errori di

copiatura si rivelano cambiamenti in peggio, e ne risulta un utilizzo meno

efficiente di materia ed energia, o un ritmo di copiatura più lento, o minori

probabilità di replicazione. Ma, grazie alla cieca fortuna, alcuni errori

rappresentano dei cambiamenti in meglio, e i replicatori che ne sono

portatori, proliferano. Il replicatore che ne risulta, con il suo corpo

apparentemente ben progettato, è ciò che chiamiamo un organismo. La

selezione naturale non è l’unico processo che cambia gli organismi nel

tempo. Ma è l’unico che, nel tempo, apparentemente li progetta. I due princìpi

che hanno finito per essere associati al predecessore di Darwin, Jean-

Baptiste Lamarck, uso e disuso ed ereditarietà dei caratteri acquisiti, non

sono neanch’essi all’altezza del compito. Molte parti degli organismi, è vero,

rispondono adattivamente all’uso: i muscoli esercitati si gonfiano, ecc. Ma

queste risposte sono parte della struttura, frutto di evoluzione, dell’organismo.

Quanto all’ereditarietà dei caratteri acquisiti, è ancora peggio, perché la

maggior parte dei caratteri acquisiti sono tagli, graffi, cicatrici. Un’ulteriore

teoria che non sta in piedi è quella che fa appello alla macromutazione: un

macroscopico errore di copiatura che genera, d’un sol colpo, un nuovo tipo di

organismo adattato. In realtà, per dare all’organismo un occhio deve essersi

accumulata una lunga sequenza di piccole mutazioni. Una quarta alternativa

è la deriva genetica casuale. I caratteri benefici sono tali solo nella media.

Proprio a causa della sua natura fortuita, la deriva casuale non può spiegare

la comparsa di un carattere improbabile e utile come la capacità di vedere o

di volare. Le mutazioni sono del tutto indifferenti ai benefici che apportano a

un organismo. Esse non possono essere adattive in generale. L’altra sfida

viene dai fautori della teoria della complessità, che cerca i princìpi matematici

dell’ordine sotteso a numerosi sistemi complessi: galassie, cristalli, sistemi

meteorologici, cellule, organismi, cervelli, ecosistemi, società. La teoria della

complessità solleva questioni interessanti. La selezione naturale presuppone

che in qualche modo sia venuto fuori un replicatore, e la teoria della

complessità potrebbe contribuire a spiegare quel «qualche modo». Gli

organismi sono macchine, e la loro «complessità» è struttura funzionale,

adattiva: complessità al servizio di qualche obiettivo degno d’interesse. La

selezione naturale resta l’unica teoria che spieghi come possa sorgere la

complessità adattiva: essa è infatti l’unica teoria non miracolosa, rivolta in

avanti, nella quale il buon funzionamento di una cosa gioca un ruolo causale

nel modo in cui si è formata.

Darwin fece notare il potere dell’allevamento selettivo, che è in diretta

analogia con la selezione naturale, nel modellare gli organismi. Le differenze

fra i cani, per esempio (chihuahua, terrier scozzesi, san bernardo), sono frutto

di un allevamento selettivo dei lupi durato appena qualche migliaio di anni. La

selezione naturale si può vedere in azione facilmente anche in natura. Un

esempio classico è quello della farfalla bianca screziata di nero che, nella

Manchester del Diciannovesimo secolo, dopo che la fuliggine delle fabbriche

ebbe coperto il lichene su cui usava posarsi, rendendola troppo visibile agli

uccelli, lasciò il posto a una forma mutante scura. Quando, negli anni

Cinquanta, grazie alle leggi anti-inquinamento, il lichene ridivenne chiaro, la

forma bianca, ormai rara, tornò a imporsi. Due dei prerequisiti della selezione

naturale, abbastanza variazione e abbastanza tempo, sono sotto gli occhi di

tutti. Le popolazioni di organismi che vivono in modo naturale mantengono

un’enorme riserva di variazioni genetiche che possono servire da materia

prima alla selezione naturale. E, per evolversi sulla Terra, la vita ha avuto a

disposizione oltre tre miliardi di anni, e la vita complessa un miliardo, secondo

una stima recente.

Si vuole disperatamente che il darwinismo sia sbagliato. La diagnosi di

Dennett, in L’idea pericolosa di Darwin, è che la selezione naturale implica

che non vi sia alcun piano nell’universo, natura umana inclusa. Un’altra

ragione di tanta ostilità è che chi studia la mente preferirebbe non dover

pensare a come essa è evoluta, perché ciò fa precipitare nel caos teorie

amatissime. Gli sforzi compiuti dagli accademici per impugnare il darwinismo

sono veramente degni di nota. Uno di questi sforzi consiste nel pretendere

che l’ingegneria inversa, il tentativo di scoprire le funzioni degli organi (cosa

che io sostengo si dovrebbe fare con la mente umana), sia un sintomo

dell’«adattamentismo». A quanto sembra, chi crede che qualche aspetto di un

organismo abbia una funzione deve assolutamente credere che ogni aspetto

ha una funzione, che le scimmie sono marroni per nascondersi fra le noci di

cocco. Poiché gli adattamentisti ritengono che le leggi della fisica non bastino

a spiegare la struttura degli animali, si immagina che sia loro sempre vietato

fare appello alle leggi della fisica per spiegare qualsiasi cosa. Un’altra accusa

è che la selezione naturale è uno sterile esercizio di narrazione a posteriori,

ma la complessità organizzata di un organismo è al servizio della sua

sopravvivenza e riproduzione. La selezione naturale non gode della

lungimiranza degli ingegneri, ma questo ha i suoi vantaggi oltre che i suoi

svantaggi: non ha i loro blocchi mentali, la loro scarsa immaginazione, il loro

conformismo nei confronti della sensibilità borghese e degli interessi delle

classi dirigenti. Guidata solo da ciò che funziona, la selezione può giungere a

soluzioni brillanti. Da millenni i biologi vanno scoprendo i geniali apparati del

mondo vivente: la perfezione biomeccanica dei ghepardi, gli steno

Dettagli
Publisher
A.A. 2015-2016
46 pagine
6 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/05 Filosofia e teoria dei linguaggi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher inzaghino di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia della mente e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Messina o del prof Perconti Pietro.