V LRF RKT T e
2 1
Le componenti di un Forward Rate Agreement sono :
1.l'ammontare del deposito nozionale sul quale si riferisce il contratto (AMMONTARE
NOZIONALE)
2.la data di decorrenza del deposito al quale si riferisce il FRA (DATA DI LIQUIDAZIONE)
49
3.la data di scadenza del deposito nozionale (DATA DI SCADENZA o DATA DI SCADENZA
NOZIONALE)
4.il tasso d'interesse contrattuale che le parti stabiliscono come tasso del Forward Rate Agreement
(il tasso d'interesse stipulato conosciuto come TASSO DEL CONTRATTO ["X"]
5.il parametro del tasso d'interesse futuro su cui si confronta il tasso contrattuale (TASSO DI
MERCATO) ["Y"]
La data in cui è sottoscritto il contratto ed il FRA ha decorrenza è conosciuta come la data di
negoziazione (trade date), invece la data del fixing è il giorno in cui è rilevato dal mercato il tasso
d'interesse per il periodo di deposito riferito nozionalmente al FRA viene calcolato e concordato tra
le parti.
L'importo di liquidazione si calcola:
( ) ( )
− × × ×
M C /100 D / 360 / 365 K S
Dove M è il tasso d'interesse di mercato, C è il tasso d'interesse del contratto, D è il giorno di
deposito, K è il capitale nozionale e S è il fattore di sconto.
Con S pari a: ( )
+ ×
1/ [
1 M /100 D / 360 (3 6 5
)
]
50 4. Derivati creditizi
I credit derivatives sono strumenti derivati over the counter che consentono di isolare, misurare e
trasferire il rischio di credito implicito in ogni esposizione, rendendolo, in questo modo una vera e
propria materia prima (commodity).
Nell’ultimo decennio gli intermediari finanziari hanno riscontrato che il rischio di credito non può
essere trattato separatamente dal rischio di mercato di un titolo obbligazionario o di un prestito. Allo
stesso tempo, insieme al rendimento, bisogna considerare anche la qualità creditizia dell’emittente.
In egual misura il datore di fondi deve considerare, oltre al tasso, il rischio qualitativo del prenditore
di fondi.
Le banche, ormai da qualche anno, sono interessate ai derivati sul credito perché grazie ad essi
possono trasferire il rischio. In pratica, essi permettono di avere un risultato simile a quello che si
otterrebbe con una polizza assicurativa, poiché copre l’intermediario finanziario al manifestarsi
dell’evento negativo.
I credit derivatives sono divenuti degli strumenti utilizzati da pressoché tutti gli intermediari, sia per
accedere a nuovi segmenti di mercato e conseguire “extrarendimenti”, sia per gestire le situazioni di
crisi.
La loro facile diffusione è dovuta a diverse motivazioni, tra cui:
• l’internazionalizzazione dei mercati finanziari, grazie alla quale è possibile evitare che il rischio di
credito si concentri in un mercato specifico;
• lo sviluppo delle tecniche di portafoglio per l’analisi del rischio di credito;
• l’implementazione e l’affinamento di criteri di controllo e di prudenza da parte dell’autorità di
vigilanza;
• la necessità di sviluppare aree operative più remunerative, senza rinunciare alla qualità della
clientela;
• la possibilità di negoziare, grazie al trasferimento del rischio, posizioni che altrimenti
risulterebbero poco liquide;
• la possibilità di prendere posizioni speculative da parte di investitori con l’obiettivo di ricercare
extra-rendimenti.
Tuttavia, sorgono alcuni problemi insieme alla crescita del mercato dei credit derivatives:
• la scarsa trasparenza dei prezzi;
• la mancanza di liquidità;
• l’insufficienza dei regolamenti internazionali;
51
• la complessità degli strumenti innovativi;
• le difficoltà di percezione del livello e della qualità del rischio dell’operazione.
Il mercato dei credit derivatives si diversifica in base a tre criteri principali: l’asset sottostante, la
liquidità, le tipologie del rischio di credito.
Gli operatori di questo settore hanno diverse finalità, finalità opposte per le controparti di questi
contratti: da un lato c’è il cosiddetto protection buyer (“acquirente di protezione”) che vuole
“acquistare protezione” trasferendo il rischio di credito relativo al deterioramento della qualità del
proprio debitore mentre dall’altro lato, c’è il protection seller (“venditore di protezione”) che,
dietro pagamento di una commissione, “vende protezione” assumendosi il rischio di credito. I credit
derivatives possono essere di tre tipi:
1) credit default products, (credit default swap e credit default option): consentono di trasferire il
solo rischio di credito relativo all’asset sottostante e il pay off viene quantificato nel suo ammontare
e corrisposto allorché si verifica il credit event determinato al momento della stipula del contratto;
2) replication products, (total rate of return swap e credit spread products): consentendo la creazione
sintetica di una o più attività sensibili al rischio di credito, permettono di trasferire sia il rischio di
credito, sia il rischio di mercato. Il pay off dipende non solo dal verificarsi del credit event, ma
anche dai flussi di cassa e dall’andamento del prezzo della reference obligation;
3) credit linked notes e warrant: sono “titoli strutturati” (obbligazione ordinaria ed uno o più
strumenti derivati).
Il sottostante di un derivato creditizio è rappresentato dal rischio legato alla capacità di un
determinato debitore (il cosiddetto reference entity) di adempiere a una determinata obbligazione di
pagamento. In particolare, tale rischio di credito può far scaturire il pagamento nel contratto di
credit derivatives, da parte del venditore di protezione:
a. nel caso in cui si verifichi un “evento creditizio” (credit event) legato al reference entity;
b. nel caso in cui vi sia un deterioramento della qualità creditizia del reference entity.
Il credit event è l’”evento creditizio” che, una volta avveratosi, costituisce la causa per la quale il
52
protection seller è obbligato contrattualmente a effettuare il pagamento (default payment) al
protection buyer. Un credit event si considera avvenuto solo se esistono publicly available
information (informazioni pubbliche) riportate da quotidiani internazionali a vasta diffusione
(Financial Times, New York Times) o da agenzie elettroniche (Reuters, Bloomberg). Per essere tale,
un credit event deve pregiudicare effettivamente la capacità di adempiere del debitore, perciò
bisogna definire la materiality, che permette di discriminare fra un evento che per la sua entità
costituisce credit event ed uno che non costituisce credit event.
Le categorie di credit event previste sono la bankruptcy, l’obligation acceleration, l’obligation
default, il failure to pay, la repudiation/moratorium, il restructuring e il cross default.
4.1 Il pricing del sottostante
Per valutare i derivati creditizi è necessario attribuire un prezzo al loro sottostante . Per far questo
bisogna valutare il merito creditizio delle reference entities, cioè bisogna attribuire un prezzo al
credito. Per giungere a questo risultato è indispensabile determinare la stima delle default
probabilities e dei recovery rates. Questo punto risulta però particolarmente complesso in seguito
alla mancanza di dati di mercato riguardanti il merito creditizio delle società (o degli stati), in
seguito all’esiguo numero di società oggetto di rating (in particolare al di fuori degli USA) e in
seguito alla mancanza di dati storici sui recovery rates. Il recovery rates rappresenta la frazione di
credito recuperabile ed è influenzato dalle caratteristiche tecniche del finanziamento.
I metodi proposti per la determinazione delle default probabilities sono numerosi:
• le matrici di transizione dei ratings: tabelle elaborate dalle agenzie di rating che forniscono
informazioni storiche in merito alla probabilità statistica che una società passi da una classe di
rating ad un’altra, oppure rimanga in quella di provenienza;
• il metodo proposto da Merton: esso ha come riferimento teorico l’option pricing theory. Il
principio base di questo approccio consiste nel considerare gli azionisti come gli acquirenti di call
sul valore di mercato della società di cui detengono le azioni, e lo strike price è fissato al valore
contabile del debito della società;
• il metodo della struttura a termine degli spread creditizi, che si basa sulla struttura a termine degli
spread creditizi fra un titolo risk free e un corporate bond;
53
• il metodo basato sulla survival analysis, la cui variabile chiave è il time until‐ default;
• il metodo basato sui ratings, che stima la probabilità di default di un reference entity in base alla
.
categoria di rating a cui appartiene
L’ultima fase preliminare al pricing dei credit derivatives consiste nella determinazione delle
probabilità statistiche risk‐neutral, che permettono di determinare un valore di mercato delle
esposizioni creditizie uguale al valore atteso dei flussi di cassa che generano. Il modello che
permette di trasformare le probabilità statistiche in probabilità statistiche risk‐neutral è stato
sviluppato da Jarrow, Lando e Turnbull, e si basa sull’impiego delle default probabilities e dei
recovery rates. 4.2 Le tipologie di derivati creditizi
Le numerose tipologie di credit derivatives differiscono tra loro per il tipo di rischio che le
caratterizza, in quanto alcune coprono il rischio di credito “pieno”; altri, invece, coprono solo il
rischio legato al credit event del reference entity; altri ancora, coprono dall’intero rischio di
posizione legato a un determinato reference entity, ovvero il rischio di credito “pieno” unito al
rischio di sfavorevoli variazioni dei tassi di mercato (il cosiddetto “rischio generico”).
Le più diffuse nei mercati finanziari internazionali sono:
• Credit default derivatives: strumenti che pagano un ammontare predeterminato nel caso si
verifichi un evento (simili a opzioni di tipo put), è il contratto mediante il quale a fronte di uno o più
pagamenti una parte riceve un indennizzo prestabilito in caso si verifichi un predeterminato credit
event. Ci sono due tipologie di credit default derivates: il Credit default option e il Credit default
swap
• Total return swaps: simili a swap tradizionali, utilizzati per creare un prestito sintetico o coprire
una esposizione creditizia
• Credit spread derivatives: forward, swaps o options sullo s
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