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RIASSUNTO ESERCIZI ANALISI II
EQUAZIONI DIFFERENZIALI DEL PRIMO ORDINE
Equazioni a variabili separabili
Y′ = a(t)
Y’ = a(t)·b(y) --> b(y)
Y′ = a(t)dt + C
∫ ∫
b(y)
Problema di cauchy
Y’ = a(t)·b(y) →
Y(t )= Y con la seconda condizioni si trovano le costanti C
0 0
Equazioni differenziali lineari del 1° ordine
→Y’ + a(t)·y = f(t) = eq. NON omogenea ()
-A(t) -A(t) · ()
Y = C·e + e ∫
Soluzione dell’eq. non omogenea: ·
→Y’ + a(t)·y = 0 = eq. OMOGENEA (quando f(t)=0)
-A(t)
Y = C·e
Soluzione dell’eq. omogenea:
a(t)dt
∫
Dove A(t)= EQUAZIONI DIFFERENZIALI DEL SECONDO ORDINE
Equazioni a coefficienti costanti (soluzioni EQ. OMOGENEA)
Y’’ + aY’ + bY = 0 2
λ + aλ + b=0
Per trovare le soluzioni si scrive l’equazione caratteristica:
Δ
In base a determinante ( ) dell’equazione caratteristica si ha:
Δ > 0
• λ λ
Vuol dire che l’equazione caratteristica ha due radici reali e distinte e quindi tutte le soluzioni
1 2
dell’equazione a coeff. costanti sono date da: λ1t λ2t
C ·e + C ·e
1 2
Δ < 0
• Vuol dire che l’equazione caratteristica ha due radici complesse coniugate:
iβ iβ
λ = α + λ = α -
e
1 2
quindi tutte le soluzioni dell’equazione a coeff. costanti sono date da:
αt
e · [C ·cos(βx) + C ·sen(βx)]
1 2
Δ = 0
• λ
Vuol dire che l’equazione caratteristica ha una sola soluzione di molteplicità due ed è quindi
tutte le soluzioni dell’equazione a coeff. costanti sono date da:
λt
e · (C + C ·t)
1 2
Soluzioni equazione NON omogenea
➢ POLINOMIO →
ũ = C ũ = X · C
-grado 0: →
ũ = BX + C ũ = X · (BX + C)
-grado 1: →
2 2
ũ = AX + BX + C ũ = X · (AX + BX + C)
-grado 2: →
3 2 3 2
ũ = DX + AX + BX + C ũ = X · (DX + AX + BX + C)
-grado 0: λ=0,
e così via… se una radice dell’equazione caratteristica è
allora si moltiplica tutto per X. 2
X
Se l’equazione caratteristica ha una radice con molteplicità due, moltiplico per .
➢ ESPONENZIALE
→
αt αt
e e )
ũ = A · ũ = ·(A ·
X
α
Se è uguale a una radice dell’equazione caratteristica, si moltiplica tutto per X.
α
Se è uguale a una radice dell’equazione caratteristica e l’equazione caratteristica ha una radice con
2
X
molteplicità due, moltiplico per .
➢ Polinomio + esponenziale + SENO/COSENO
αt
Y’ + aY’ + bY = Pm(t) · e · cos(βt) oppure al posto di cos, si può avere sen(βt).
❖ α + iβ 2
è soluzione dell’equazione caratteristica (λ + aλ + b=0),
Se
si cercano soluzioni del tipo:
ũ = Asen(βx) + Bcos(βx) ũ = [Asen(βx) + Bcos(βx)]
X ·
→ λ=0,
se una radice dell’equazione caratteristica è
allora si moltiplica tutto per X.
LIMITI
Per calcolare il limite si utilizzano le coordinate polari:
x = ρ cosθ 2 2
√ +
Dove ρ =
y = ρ senθ
Per vedere se il limite esiste si applicano 2 condizioni:
1. il limite NON deve dipendere da θ
lim (ρcosθ, ρ senθ ) = L indipendente da θ
ρ→0
2. deve esistere questa disuguaglianza:
g( )
(, ) – L | ≤
| →0
g( )
ρ
Dove è una funzione che dipende solo da e che tende a
CALCOLO DIFFERENZIALE PER FUNZIONI DI PIU’ VARIABILI
DERIVATE PARIZALI )−( )
( +ℎ, ,
0 0 0 0 )
lim ( ,
La derivata parziale di f rispetto a X in (x , y ): =
0 0 0 0
ℎ
h→0 )
( , +ℎ)−( ,
0 0 0 0 )
lim ( ,
La derivata parziale di f rispetto a Y in (x , y ): =
0 0 0 0
ℎ
h→0
DIFFERENZIABILITA’
Equazione del PIANO TANGENTE:
)( )
= ( ) ( ( )( )
, + , − + , −
0 0 0 0
0 0 0 0
Per vedere se una funzione f è DIFFERENZIABILE, possiamo applicare il teorema della differenziabilità:
- se f ammette derivate parziali (rispetto a X e Y) in un intorno del punto (x , y )
0 0
- se le derivate parziali e sono continue
→allora f è differenziabile nel punto (x , y )
0 0
Quando non si può applicare il teorema, devo utilizzare la definizione:
)− ( )·ℎ ( )·
( +ℎ, +)−( , , − ,
0 0 0 0 0 0 0 0
lim = 0
2 2
√ℎ +
(h,k)→(0,0)
Quindi per la definizione, se questo limite esiste ed è = 0, la f è differenziabile.
DERIVATA DIREZIONALE ( +)−( )
0 0
lim
La derivata rispetto alla direzione V: = )
(
0
→0
) ( )
( , = , ⋅
0 0 0 0
( )
,
Dove è il gradiente della funzione nel punto (x , y ) e le sue componenti sono la derivata parziale
0 0
0 0
rispetto a X e Y nel punto (x , y ):
0 0
( ) ( ), ( )]
, = [ , ,
0 0 0 0 0 0
PUNTI CRITICI: MAX, MIN E SELLA
MASSIMI E MINIMI RELATIVI, PUNTI DI SELLA
2
La funzione f Є C (A) e considero il punto critico (x , y ).
0 0
Per trovare i punti di max/min e sella:
- trovo le derivate parziali della funzione rispetto a X e Y e le eguaglio a 0:
= 0
= 0
Quindi riesco a trovare i punti critici (x , y ).
0 0
- Considero la matrice Hessiana nei vari punti critici che ho trovato.
Hf(x , y )=
0 0
e in base al risultato del determinante della matrice Hessiana si possono avere diversi casi:
• det Hf(x , y ) > 0
0 0 ( )
, < 0
MAX relativo:
= 0 0
(x , y )
allora 0 0 ( )
, > 0
=MIN relativo: 0 0
• det Hf(x , y ) < 0
0 0
allora (x , y ) è un punto di SELLA
0 0
• det Hf(x , y ) = 0
0 0
non si può dire niente in generale, ma si deve vedere caso per caso
quando ho det Hf(x , y ) = 0 posso vedere il segno della funzione nell’intorno del punto
0 0
critico: →
> se la funzione è sempre NEGATIVA (x , y ) è un punto di MAX. relativo
0 0
→
> se la funzione è sempre POSITIVA (x , y ) è un punto di MIN. relativo
0 0
> se la funzione CAMBIA segno nell’intorno→ (x , y ) è un punto di SELLA
0 0
MASSIMI E MINIMI VINCOLATI
1. disegnare il dominio
2. vedere se esistono punti CRITICI INTERNI
per trovare i punti critici interni, svolgere il seguente sistema
(se torna impossibile, vuol dire che non esistono punti interni):
= 0
= 0
Per capire se questo è un punto di max, min o sella faccio gli stessi passaggi dei punti critici relativi.
Quindi calcolo la matrice Hessiana e il suo determinante e in base ai vari casi descritti precedentemente
stabilisco se è un punto di max, min o sella.
3. Stabilire se esistono punti CRITICI SULLA FRONTIERA
Per trovare i punti critici sulla frontiera, svolgere il seguente sistema:
(, ) = · (, )
dove e sono le derivate della funzione rispetto a x e y,
(, ) = · (, )
e sono le derivate della funzione del dominio rispetto a x e y,
(, ) = 0 è la funzione che troviamo nel dominio.
Svolgendo il sistema posso trovare vari punti.
A quel punto guardo che valore assume la funzione nei punti trovati e scelgo il valore massimo e il valore
minimo. INTEGRALI DOPPI
3 TIPOLOGIE DI RISOLUZIONE
1. Quando il dominio è una circonferenza posso utilizzare il cambio di variabili:
x= ρcosθ, y= ρsenθ , dxdy= ρdρdθ n m
2. Quando dal dominio capisco come varia X ([a, b])e la Y dipende da x [αx , βx ]
∬ ∫ ()
3. Quando abbiamo due condizioni, che possono essere riportate entrambe a condizioni di una
funzione si utilizza il cambio di variabili in (u,v) e il determinante della MATRICE JACOBIANA
1 < x + y < 2, 1 < 2x - y < 3
ESEMPIO: D= { }
ponendo: u= x + y e v= 2x- y pongo u e v a sistema e trovo la x(u,v) e la y(u,v).
A questo punto calcolo il determinante della matrice Jacobiana
(, ) (, )
(, ) = (, ) (, )
Adesso posso calcolare l’integrale:
∬ (, ) = ∬ ((, ), (, ))|(, )|
′
➔ Se all’interno dell’integrale ho un prodotto tra una funzione che dipende da x e una che dipende
da y posso separare i due integrali in dx e dy e moltiplicarli successivamente
∬ () · () = ∫ () · ∫ ()
[,][,]
➔ Se all’interno dell’integrale ho una somma tra una funzione che dipende da x e una che dipende
da y prima svolgo l’integrale in dx e dopo quello in dy (o viceversa)
➔ Se una funzione non dipende da x e dipende solo da y (o viceversa) posso spezzare i due
integrali:
∬ () = ∫ · ∫ ()
[,][,]
Se trovo un VALORE ASSOLUTO posso fare l’unione di due insiemi e sommare i due integrali nei rispettivi
insiemi.
Cambiamento di variabili in COORDINATE POLARI
X= ρcosθ
Y= ρsenθ
dxdy --> ρdρdθ
Quando cambio le variabili cambia anche il dominio, qui