In quest’opera, il volto è rappresentato attraverso macchie di colore, una tecnica che
contribuisce a creare un effetto quasi evanescente. L’uso dell’acquerello rende la figura meno
definita, accentuando l’espressione tormentata e l’atmosfera inquietante tipica dei suoi
autoritratti.
Donna seduta con ginocchio, piegato 1917
Schiele rappresenta Wally Neuzil ( la sua musa e amante) in una posa innaturale e scomoda,
enfatizzando la tensione del corpo. Indossa calze nere e mutande, e l’opera è caratterizzata da
una palette cromatica ridotta, con pochi colori essenziali. L’uso della linea nervosa e
spezzata, tipica del suo stile, accentua il senso di instabilità e disagio. Il corpo non è
idealizzato, ma appare fragile e spigoloso, esaltando l’aspetto espressivo piuttosto che
estetico. L’attenzione ai dettagli anatomici e l’assenza di sfondi complessi rendono la figura il
fulcro dell’opera, mettendo in risalto la vulnerabilità e la carica emotiva della
rappresentazione.
Due ragazze abbracciate 1915
In questo dipinto, Schiele rappresenta due figure femminili nude, coperte solo da calze nere,
mentre una ragazza indossa un abito che la copre parzialmente. L’opera esplora il tema
dell’omosessualità, un tema per l’epoca molto controverso, in modo esplicito e senza
vergogna.
Le due figure, unite in un abbraccio intimo e sensuale, esprimono un’intensità emotiva che si
fonde con una carica erotica. Schiele ha spesso trattato l’omosessualità nei suoi lavori, sia in
modo diretto che simbolico, e in quest’opera il gesto e la posa delle modelle suggeriscono una
connessione profonda e complessa, lontana dai consueti canoni estetici. La sua
rappresentazione delle donne è cruda e senza idealizzazione, enfatizzando la vulnerabilità
fisica e l’intensità dell’interazione emotiva.
La morte e la fanciulla
In quest’opera, Schiele mostra un evidente influsso di Klimt, soprattutto nel tema centrale:
un uomo e una donna abbracciati. Se paragonato a Il bacio di Klimt, anche in quest’opera
vediamo due figure al centro della composizione, ma mentre nel quadro di Klimt i due
protagonisti sono distesi su un prato, qui la scena si svolge in una realtà nebbiosa e oscura,
carica di tensione. Le braccia scheletriche dell’uomo trasmettono un senso di fragilità e
morte imminente. La donna, invece, incarna simultaneamente l’amore e la morte,
rappresentando così il dualismo di Eros e Thanatos, il contrasto tra il desiderio e il destino
tragico.
Schiele non guarda a Klimt per imitarlo, ma piuttosto per emularlo e proseguire oltre,
portando avanti la sua ricerca personale e superando i limiti estetici imposti dal maestro. La
sua visione, più tormentata e cruda, si fa portatrice di un’introspezione più profonda e
inquietante, in cui la bellezza si fonde con l’angoscia, e la sensualità con il dolore.
Altri temi ( paesaggio)
Schiele affronta anche il tema del paesaggio, ma in modo molto particolare rispetto alla
tradizione. Nei suoi paesaggi, come nelle città deserte, l’assenza di figure umane diventa un
elemento simbolico di solitudine e desolazione. Le scene raffigurano spesso ambienti vuoti,
con luci accese che suggeriscono una presenza ormai assente, come se rimandassero a un
passato che non c’è più. I panni o altri oggetti sparsi sono l’unico segno di vita rimasta,
evocando un senso di ricordo e malinconia. Questi paesaggi riflettono l’isolamento e il
disagio interiore che caratterizzano molte delle sue opere, con una forte componente emotiva
che trasmette un’atmosfera di abbandono e vuoto.
L’abbraccio
Nel 1917, l’anno precedente alla sua morte, Schiele viveva una crisi personale, poiché stava
lasciando la modella con cui aveva avuto una relazione lunga per un’altra donna. Quest’opera
rappresenta l’ultimo momento in cui le due figure si abbracciano. La scena è resa in
diagonale, con le figure viste dall’alto, mentre il prato verde sottostante suggerisce un
contrasto tra la dolcezza del paesaggio e la tensione emotiva dei corpi.
I corpi sono rappresentati come se fossero scarnificati, come per arrivare al cuore di questi
personaggi, rivelando il conflitto interiore e la sofferenza che li attraversa. L’abbraccio,
lontano dall’essere tenero e romantico, appare piuttosto come un gesto di possesso e di
violenza. La donna, infatti, sembra voler stringere l’uomo a sé con forza, quasi a volerlo
trattenere contro la sua volontà, un atto di desiderio e bisogno, ma anche di controllo.
L’opera esprime quindi un conflitto emotivo e una tensione drammatica, lontana
dall’idealizzazione dell’amore.
La famiglia
Nel 1918, Schiele stava per diventare padre con la sua nuova compagna, ed eseguì un
autoritratto con la moglie e il bambino che stava per nascere. Tuttavia, al sesto mese di
gravidanza, la moglie contrasse l’influenza spagnola e morì, perdendo anche il bambino.
Pochi giorni dopo, anche Schiele stesso morì. L’opera, quindi, rappresenta il desiderio di una
famiglia che non riuscirà mai a realizzarsi.
Nell’immagine, l’unico personaggio che guarda lo spettatore è Schiele stesso, il cui sguardo
pare carico di tristezza e rassegnazione. La composizione sottolinea il contrasto tra la
speranza di una nuova vita e la tragica perdita che avrebbe colpito l’artista. Il dipinto è perciò
intriso di una forte componente emotiva, simboleggiando la fine di un sogno familiare.
Arte scandalosa
Nel centenario della morte di Schiele, nel 2018, una mostra dedicata a Klimt e Schiele è stata
organizzata a Londra. Tuttavia, i manifesti pubblicitari che rappresentavano le loro opere
furono censurati: vennero rimosse immagini di seni e parti genitali, a causa del contenuto
considerato troppo provocatorio. La mostra, però, ironizzò sulla censura con una scritta che
recitava: “Scusateci, abbiamo 100 anni ma siamo ancora troppo scandalosi.”
Questa situazione mette in luce come l’arte di Schiele e Klimt, che nel loro tempo sfidavano le
convenzioni sociali e morali, continui ancora oggi a suscitare reazioni contrastanti. Le loro
opere, che trattano temi di erotismo, sensualità e introspezione psicologica, non hanno mai
smesso di provocare, evidenziando la capacità dell’arte di infrangere i tabù e stimolare il
pensiero.
Oscar Kokoschka
Oskar Kokoschka nasce a Vienna nel 1886, in un contesto sociale e culturale che lo
influenzerà profondamente. La sua formazione artistica fu diversa da quella di Egon Schiele,
in quanto Kokoschka frequentò la Scuola di Arti Applicate di Vienna, un’istituzione che, pur
avendo una forte impronta accademica, gli permise di entrare in contatto con un ambiente
culturale più ampio. Questa scuola lo preparò non solo all’arte pittorica, ma anche a un
approccio più completo e teorico all’arte, che includeva la progettazione, il design e
l’architettura.
Diversamente da Schiele, che proveniva da un ambiente meno privilegiato, Kokoschka ebbe
la possibilità di frequentare ambienti più agiati e intellettualmente stimolanti. Tra i suoi
primi mentori, spicca Artur von Fölös, un architetto viennese di spicco, che lo prese sotto la
sua ala protettrice. Fölös fu un punto di riferimento cruciale per Kokoschka, fornendogli non
solo la possibilità di crescere artisticamente ma anche di integrarsi nel panorama culturale
viennese dell’epoca. Grazie a questa influenza, Kokoschka si guadagnò l’accesso ai circoli
intellettuali e artistici più esclusivi, che lo avrebbero supportato nel suo percorso. Questa
connessione con ambienti più prestigiosi gli permise anche di entrare in contatto con le
personalità artistiche più influenti del momento, come il gruppo degli Espressionisti
Viennesi, che includeva artisti come Gustav Klimt. Sebbene non fosse formalmente un
membro del movimento, Kokoschka riuscì a farsi notare, guadagnandosi una reputazione tra
gli artisti contemporanei per il suo stile audace e innovativo.
La sua capacità di interpretare l’emotività attraverso il colore e la forma lo portò a essere
riconosciuto come uno degli artisti più promettenti della scena viennese, pronto a sfidare le
convenzioni e ad esplorare nuove strade artistiche.
“Manifesto: L’assassino, speranza delle donne”
In una delle sue opere più inquietanti e potenti, Kokoschka esplora temi di violenza, morte e
desiderio. Nel dipinto Manifesto: l’assassino, speranza delle donne, una figura femminile,
dalle sembianze cadaveriche, abbraccia un corpo maschile sanguinolento e squagliato, che
sembra simboleggiare la morte e la distruzione. La donna tiene il corpo dell’uomo con una
presa ossessiva, quasi macabra, creando una scena di morte erotica, dove l’amore e la
violenza si intrecciano in un contrasto scioccante. La figura femminile, deforme e scheletrica,
rappresenta il concetto di “speranza”, ma in modo distorto, mettendo in luce la brutalità e la
disillusione di un amore senza vita.
Il linguaggio visivo di Kokoschka in questa opera rimanda chiaramente ai temi espressionisti
del movimento Die Brücke, in particolare per l’uso di linee contorte e spigolose, e per la
rappresentazione di corpi deformi e inquietanti. I tratti nervosi e le forme distorte sono tipici
di quest’avanguardia, che cercava di esprimere la sofferenza interiore, l’alienazione e la
brutalità della condizione umana. La composizione, che presenta una forte carica emotiva, è
intrisa di un senso di disagio, rendendo l’opera un manifesto della violenza e della sofferenza
dell’animo umano. Questa rappresentazione cruda e potente segna una riflessione sulla
condizione dell’uomo e della donna, ma anche sulle complesse dinamiche di potere,
desiderio e morte che Kokoschka affronta nelle sue opere. Il contrasto tra il corpo femminile
deformato e quello maschile sanguinolento può essere visto come una critica alla
disumanizzazione, mentre le figure ci parlano di un amore impossibile, distruttivo, che
diventa simbolo di una speranza che porta alla rovina.
Ritratto dell’architetto (
Artur von Fölös)
Nel Ritratto dell’architetto, Kokoschka rappresenta il volto del soggetto con uno sguardo
fisso, quasi impassibile. Le pennellate veloci e incisive conferiscono dinamismo all’opera,
suggerendo una tensione e un nervosismo palpabili. Le mani, deformate e contorte,
richiamano alla mente il celebre dipinto I mangiatori di patate di Van Gogh, utilizzando la
stessa tecnica per esprimere l’inquietudine del personaggio. Il risultato è un ritratto che non
solo mo
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Espressionismo tedesco
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Avanguardie e postimpressionismo/espressionismo
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Impressionismo, Decadentismo, Espressionismo, Cubismo