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SGR.)

- Prestare il servizio di gestione su base individuale di portafogli d’investimento per conto

terzi;

- Svolgere le attività connesse o strumentali stabilite dalla Banca d’Italia, sentita la Consob

I fondi comuni d’investimento

A questo punto, cerchiamo di capire meglio in cosa consista la gestione collettiva del risparmio.

L’esempio tipico di gestione collettiva del risparmio è, sicuramente, il fondo comune d’investimento.

La disciplina del fondo comune d’investimento è stata introdotta, per la prima volta, nel nostro

ordinamento con la legge 77/1983 (fondi comuni d’investimento mobiliare aperti).

Successivamente, è stata stabilita la normativa in termini di fondi comuni d’investimento chiusi,

seguita dal decreto 124/1993 per i fondi pensione.

Andiamo adesso a focalizzarci sui fondi comuni d’investimento, chiedendoci cosa siano questi fondi

e cosa significhi gestire “in modo collettivo” il loro patrimonio.

Il fondo comune d’investimento mobiliare è un intermediario finanziario molto diffuso, il quale ha

per oggetto l’investimento in valori mobiliari, strumenti finanziari a medio-lungo termine

caratterizzati dalla possibilità di poter circolare da un soggetto all’altro (manca elemento

personalità, che invece caratterizza gli strumenti creditizi).

Il fondo comune, quindi, svolge un’attività di raccolta, accentramento e gestione collettiva (o “a

monte”) di risorse finanziarie; risorse che vengono raccolte presso un numero elevato di piccoli e

medi risparmiatori, i quali possono così partecipare ad un portafoglio comune opportunatamente

diversificato in virtù della grande mole di mezzi finanziari amministrati. Il risparmiatore che

sottoscrive una quota del portafoglio comune del fondo d’investimento delega al fondo stesso la

gestione dei mezzi finanziari.

Le scelte d’investimento del soggetto gestore sono poi attuate sulla base di predeterminati obiettivi

di redditività e rischio, resi noti preventivamente ai sottoscrittori tramite il Prospetto informativo

proprio del fondo.

Cosa significa tutto ciò? Quando abbiamo accennato alla gestione su base individuale di portafogli,

abbiamo visto che chi sottoscrive questi contratti ha la potestà di dare indicazioni all’intermediario

circa la gestione dei mezzi finanziari messi a sua disposizione. Nel caso però della gestione su base

collettiva, la situazione cambia: il sottoscrittore non può dare indicazioni circa le modalità di

gestione del patrimonio. Questa potestà decade nel momento in cui il sottoscrittore della quota del

portafoglio comune firma che ha preso visione del Prospetto informativo del fondo. Quest’ultimo è

un documento obbligatorio, approvato dalla Consob, che contiene quelle che sono le linee guida

della gestione del portafoglio comune. Il Prospetto, in pratica, descrive come i mezzi finanziari

saranno gestiti dal fondo comune.

Esistono varie tipologie di fondi; le varie tipologie di fondi si differenziano in base ai principi in base

ai quali sono gestiti i mezzi finanziari dei risparmiatori (per esempio, se il fondo è azionario, si

indicano i limiti max e min di partecipazione azionaria assunta nelle varie Spa).

Questo Prospetto informativo, necessario per ciascun fondo comune d’investimento, deve essere

portato a conoscenza dell’investitore, il quale dovrebbe leggere il prospetto, capire le linee di

gestione proprie del fondo e (se queste incontrano il suo favore) sottoscrivere la quota di portafoglio

comune.

L’obiettivo principale del fondo comune d’investimento, raggiunto attraverso il soggetto che

gestisce il patrimonio del fondo comune (che vedremo essere la SGR), è la crescita del valore del

portafoglio comune, in modo da ripartire il rendimento ottenuto pro quota tra i vari partecipanti al

fondo comune stesso.

Se però, per motivi di mercato o altro, il valore del portafoglio dovesse ridursi, il rischio che il valore

della quota di portafoglio posseduta si riduca è in capo al sottoscrittore.

Vantaggi della gestione collettiva per l’investitore

Perché può essere opportuno, per un investitore, sottoscrivere una quota del portafoglio di un

fondo comune d’investimento?

Pensiamo ad un piccolo risparmiatore, il quale ha una piccola somma da investire. Data l’esigua

disponibilità finanziaria, il piccolo investitore non ha la possibilità di investire su tante cose diverse,

diversificando il proprio portafoglio.

Sottoscrivendo però una quota del fondo comune d’investimento, il piccolo risparmiatore, anche

investendo una piccola somma di denaro, diventa parte di una più ampia massa finanziaria, una

massa di grandi dimensioni gestita dalla SGR. Ciò consente al piccolo investitore di ampliare la

gamma di investimenti possibili, i quali altrimenti sarebbero riservati ai soli operatori di grandi

dimensioni.

Entrare a far parte di una massa finanziaria molto ampia consente inoltre al piccolo investitore di

diversificare gli investimenti, frazionando i rischi, sfruttando un’opportunità che è generalmente

riservata agli ingenti patrimoni investiti dai grandi investitori.

Ci sono però ulteriori vantaggi nel sottoscrivere una quota del portafoglio comune di un fondo:

prima di tutto, la massa finanziaria è gestita in maniera professionale, con il gestore del fondo il

quale, per poter svolgere questo mestiere, deve necessariamente appartenere alla categoria dei

soggetti autorizzati.

Essendo la gestione in monte della massa finanziaria professionale (ossia svolta da gestori

professionali), il piccolo risparmiatore gode anche di un tempestivo sfruttamento delle info

circolanti nel mercato.

Inoltre, essendo il gestore di una ingente disponibilità finanziaria (derivante dalle varie quote di

portafoglio sottoscritte dagli investitori), il gestore del fondo ha un maggior potere contrattuale sul

mercato, la quale si riflette (di conseguenza) su tutta la massa di piccoli investitori facenti parte del

fondo.

Infine, hai vantaggi di sottoscrivere una quota del fondo comune si aggiunge l’eventuale capacità

dei gestori di “battere il mercato”. In questo caso si fa riferimento, in particolare, alla modalità di

gestione di un fondo comune d’investimento nella misura in cui il gestore effettua una gestione

“attiva”, egli ha la capacità di avere un rendimento superiore al benchmark di mercato.

*Benchmark di mercato: è un indice di riferimento che mostra l’andamento del mercato nel suo

complesso.

*La gestione del fondo può essere attiva o passiva:

• Passiva – si attua una gestione passiva quando si cerca semplicemente di replicare il

benchmark di mercato, andando ad investire le disponibilità finanziarie seguendo le

percentuali di composizione del portafoglio di mercato;

• Attiva – il gestore del fondo applica delle percentuali diverse da quelle del portafoglio di

mercato, cercando di capire quale possa essere la composizione ottimale che il portafoglio

comune del fondo dovrebbe avere. Ciò però significa fare un lavoro più attento e complesso,

e cioè prevedere il movimento del mercato con l’obiettivo di raggiungere, possibilmente, un

extra-rendimento.

I costi richiesti da un gestore attivo per il lavoro svolto saranno, di conseguenza, superiori a quelli

richiesti da un gestore passivo.

Riprendiamo a parlare della riforma del Tuf in tema di gestione collettiva del risparmio. La riforma

si concretizza, in primo luogo, per l’introduzione di un nuovo soggetto, ossia la SGR.

Quest’ultima, insieme alla SICAV, costituisce i soggetti abilitati a richiedere l’autorizzazione a

svolgere l’attività riservata “gestione collettiva del risparmio”.

La SGR si qualifica come “asset manager unico”, e questo perché può svolgere (seppur in modo

separato) sia la gestione su base collettiva che quella su base individuale delle disponibilità

finanziarie.

Quando svolge la gestione su base collettiva, la SGR può gestire sia il patrimonio di un fondo comune

d’investimento da lei istituito, ma può andare anche a gestirne uno di altrui istituzione. Sempre

nell’ambito di questo tipo di gestione, la SGR può poi anche andare a gestire il patrimonio di una

SICAV, qualora questa non voglia farlo personalmente.

La SGR può però anche gestire i fondi pensione, così come attività connesse o strumentali stabilite

da Bankitalia (sentita la Consob).

L’introduzione della SGR ha comportato anche la riscrittura della disciplina in tema di fondo comune

d’investimento mobiliare. Ma a cosa facciamo riferimento quando parliamo di “fondi comuni

d’investimento”? E quali sono i vantaggi di questo intermediario?

Un fondo comune d’investimento è un intermediario finanziario che svolge l’attività di raccolta,

accentramento e gestione collettiva (o “in monte”) di risorse monetarie raccolte presso un numero

elevato di piccoli e medi risparmiatori, con questi ultimi che possono così partecipare ad un

portafoglio opportunatamente diversificato, e ciò in virtù della grande mole di mezzi finanziari

amministrati. Le scelte di investimento da parte del soggetto gestore sono attuate sulla base di

predeterminati obiettivi di redditività e rischio, resi noti preventivamente ai sottoscrittori tramite il

Prospetto informativo del fondo stesso.

Nell’ambito della gestione delle risorse, abbiamo una netta differenza fra la gestione collettiva e

quella individuale. Come abbiamo visto parlando della gestione individuale, chi dà i mezzi in gestione

ha la possibilità di fornire indicazioni al professionista circa le modalità in cui i fondi debbano essere

investiti. Invece nel caso del fondo comune d’investimento, questa possibilità è del tutto assente;

nel momento dell’adesione al fondo, il sottoscrittore dichiara infatti che, venuto a conoscenza del

contenuto del prospetto informativo, egli è d’accordo con gli obiettivi di redditività e d’impiego

prestabiliti dal fondo comune d’investimento stesso, i quali sono perciò in linea con i suoi.

L’obiettivo del gestore del portafoglio comune è quello di accrescere il valore del portafoglio stesso,

in modo tale che il rendimento ottenuto da questa gestione, una volta ripartito, dia un guadagno

positivo ad ogni sottoscrittore. In caso però di decremento del valore del portafoglio comune,

dovute ad esempio ad avversi movimenti del mercato, le perdite in quota capitale ricadono sui

sottoscrittori stessi.

I principali vantaggi della gestione collettiva per il piccolo investitore si sostanziano in:

- Ampliamento delle opportunit&

Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
164 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/11 Economia degli intermediari finanziari

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher vincelposta di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia dei mercati mobiliari e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pisa o del prof Quirici Maria Cristina.