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C, K, G + E, I

●​ : fin da epoca classica velari seguite da vocali palatali, pronunciate

con lieve intacco palatale (cfr. it. ‘chilo’, ‘ghiro’, occlusiva velare lievemente più

palatalizzata rispetto a ‘casa’, ‘gatto’). Realtà fonetica che sta cambiando.

In parlato substandard, /k/ > /ʧ/ e /g/ > /ʤ/:

INTCITAMENTO (V sec.), SPETUAZINTA (/ʤ/, VI sec.)

= attestazioni rare e tardive: livello umile + mancanza grafemi specifici, ma anche col fatto

che la generalizzazione del fenomeno non era così precoce. Erano pronunce che

Fino a un certo punto non

circolavano, ma diffuse a livelli substandard piuttosto tardi.

emerge allo scritto: tipo di pronuncia in parallelo con schiacciamento palatale, si diffonde,

ma rimasta a livello troppo basso per trovarne attestazioni.

Esiti romanzi. Fenomeno non generalizzato in latino (vs. /kj/, /gj/): è assente infatti:

-​ nei prestiti da altre lingue: CELLARIU > ted. Keller; CICER > berb. ikiker; CRUCE >

alb. kryqe (sempre con mantenimento della velare)

-​ in lingue romanze conservative: sardo e dalmatico (mantiene solo davanti a E) =

CENA > kena, kaina; *CINQUE > kimbe, cink;

GENERU > gheneru; GELATU > ghelut

Zappaterra Monica

Nelle altre lingue romanze, affricata postalveolare si è diffusa nella latinofonia che stava

ormai sfociando nella Romània.

●​ C, K + E, I, l'evoluzione può essersi fermata a fase 1 (affricata postalveolare) già

latina, oppure avere raggiunto fasi 2 (affricata alveolare) e 3 (fricativa)

1.​ >/ʧ/ = italiano, retoromanzo, dalmatico (davanti a I), rumeno (sebbene dia

sempre lo stesso esito, è derivato da evoluzione successiva)

*CINQUE > it. cinque, friul. cinc, vegl. cink; CINCE > rum. cinci

2.​ > /ts/ = scomparsa dappertutto, con ulteriore indebolimento, tranne

iberoromanzo e galloromanzo medievali

3. fricativa: fr. pg. cat. occ. /s/ (> /θ/ sp.);

​ ​ *CINQUE > pg. sp. cinco, cat. occ. cinc, fr. cinq

Esiti romanzi 2 e 3: CI, CE + voc, identico all'esito di TI, TE (tranne che in catalano)

Italiano tende a rendere l'affricata come geminata, la rafforza.

●​ G- + E, I: l'evoluzione può essersi fermata a fase 1 (affricata postalveolare) già latina,

aver raggiunto la fase 2 (fricativa) o 3 (dileguo)

1.​ > /ʤ/ it, occ, cat, rum, GELU > gelo, gel, ger

2.​ > /ȝ/ francese, pg GELU > gel, gelo

3.​ > ø spagnolo (dileguo): GELARE > helar

Stessi esiti per DI, DE + vocale (> /dj/ e I + vocale iniziale o intervocalica /j/) in

iberoromanzo, galloromanzo e italiano

D+J → diurnu > it. giorno, fr. jour ; I- → ianuariu > it. gennaio, fr. janvier, sp. enero

Intacco palatale della velare che caratterizza il francese, ma anche un'area più ampia che

comprende quasi tutta la Galloromania, la Retoromania e parte limitata dei dialetti

gallo-italici (es. CA- : it cantare, fr. chanter). Palatalizzazione davanti a vocali anteriori, porta

a palatalizzare anche davanti ad A; sempre livello inferiore, mantenendo così distinti gli esiti.

CIVITATE > fr. cité (pronunciato dapprima con affricata alveolare, poi lingua moderna con

fricativa) ; CAPUT > afr. chief > fr. mod. chef

Pattern comuni: conservatività della Romània orientale (in particolare in sardo), spesso si

fermano all'evoluzione già raggiunta dal latino nella fase tarda. E sviluppo con ondate

successive che toccano varie zone della Romània in parti, quella occidentale.

Le grafie: come la grafia delle varietà romanze sia ben più conservativa della realtà fonetica

a cui è sottoposta. In Francia diverse riforme ortografiche, senza alcun esito; impossibile

imporre dall'alto delle convenzioni; è l'uso che ha la meglio.

Zappaterra Monica

Consonanti finali dal latino alle lingue romanze

Maggiormente suscettibili a portarci dal dominio della fonetica a quello della morfologia. Fin

dall'epoca arcaica debolezza fonatoria delle finali. Fattori che influenzano questa situazione:

fonetica sintattica (contesto fonosintattico in cui si trovano; es. davanti a vocale, in

❖​ posizione intervocalica, può aver contribuito a indebolire fonemi consonantici, ma

anche fornito naitto vocale d'appoggio per altri fonemi consonantici)

elemento di tenuta: volontà del parlante di essere chiaro nella sua espressione,

❖​ disambiguare, distinguere forme altrimenti omofone; esigenza di chiarezza.

es. francese -s finale non si pronuncia, solo per fare la liason oppure in casi

codificati, previsti dalla norma ‘tous’ (agg o pronome, caso in cui si pronuncia la “s”).

Consonante finale veicola info morfosintattica in latino, forma standard esercita la sua forza

centripeta per controbilanciare le tendenze centrifughe della riduzione della consonanti finali.

Fino a un certo punto, la tendenza alla riduzione è controbilanciata.

-M

●​ in posizione finale, è caduto già dall'epoca arcaica, molte testimonianze concordi

- iscrizioni di ogni tempo, soprattutto nei polisillabi (forme senza M finale

laddove invece dovrebbero averla);

- testimonianze dei grammatici (es. Quintiliano)

- App. Probi: “numquam non numqua”, “passim non passi”, “idem non ide”

Nelle lingue romanze

, fonema assente.

Nasale finale sopravvive - come M o come N - in alcuni monosillabi: REM > fr. rien;

CUM > it, sp con, sd. kum, pg. com; QUEM > sp. quien, pg. quem; TAM > sp. log. cat. tan,

pg. tāo (monosillabi hanno corpo fonico molto ridotto, meno probabile che perdano pezzi;

per esigenza di chiarezza, parlante tende a pronunciare tutto il monosillabo). Ma alcuni

monosillabi che perdono la nasale finale: IAM > sp. sd. ya, cat. occ. pg. ja, it. già

Secondo alcuni studiosi, la caduta della nasale finale avrebbe creato pronuncia nasalizzata

(nasale lascia segno nella vocale precedente); è però improbabile che questo fenomeno

abbia un legame con la nasalizzazione presente in francese o portoghese.

-T

●​ fonema caduco già in latino (ma più resistente di -M), cfr. desinenze verbali

QUISQUIS AMA VALIA, PERIA QUI NOSCI AMARE; BISTANTI PERIA QUISQUIS AMARE

[QUISQUIS AMAT VALEAT, PEREAT QUI NESCIT AMARE; BIS TANTI

VOTA (Pompei) <

PEREAT QUISQUIS AMARE VETAT]

Nelle lingue romanze conservano -T per 3' (e 6') persona verbale.

antico francese: CANTAT > chantet (> fr. mod. chante), CANTANT > chantent

➔​ antico spagnolo: SENTIT > sientet

➔​ sardo: CANTAT > cantat

➔​ -S

●​ finale, desinenza nella flessione nominale e verbale, piuttosto solida nella

latinofonia al contrario della M e T, ben conservata anche in contesti substandard.

- manca in poche attestazioni arcaiche ed è sporadica in poesia preclassica

- testimonianza di Cicerone: prima di lui considerato una marca di registro elevato,

poesia preclassica, mentre ora la caduta di -S è considerato fenomeno subrusticus.

Zappaterra Monica

- conservazione quasi sistematica a Pompei (laddove non è sistematica, si possono

considerare lapsus o ragioni alternative), App. Probi tace del tutto.

Nelle lingue romanze

, scomparsa o vocalizzazione in senso palatale in Romania

orientale (-S > -I: NOS > noi), mentre in Romania occidentale, mantenimento. Wartburg,

ipotesi di continuità: Romania orientale, semplicemente generalizzato questo fenomeno.

Conservazione della -S nella Romania occidentale è un fatto di scuola (consentito al latino

parlato in queste zone di mantenere tratti che altrimenti sarebbero andati perduti).

Ma un serie di problemi: - è un’ipotesi improbabile dal pdv sociolinguistico (scuola, istituzioni

culturali, non avevano la forza di opporsi a fenomeno così generalizzato nella lingua parlata)

-​ Per Vaananen è un’ipotesi che non tiene conto di tutte le attestazioni che abbiamo:

secondo alcune attestazioni, in epoca imperiale -S pronunciata anche ad Est

-​ Secondo Herman: casi di caduta in iscrizioni di epoca imperiale (in particolare

africane; Romània perduta, quindi ci dice poco) spesso limitati a desinenza -US

(nominativo II classe flessionale, che si oppone alla desinenza -UM dell'accusativo).

Ciò che è accaduto, non è fenomeno puramente fonetico, ma morfologico (→ ipotesi

di sostituzione morfologica): discontinuità.

-​ Caduta di -S nella Romania orientale sarebbe data dalla generalizzazione di un

effetto fonosintattico diffuso (Lausberg), cfr. Romania occidentale: fr. les tours vs les

amis (si scrive come marca grafica del plur, ma non si pronuncia), sp andal. las

manos [la(h) mano(h)]

-​ Vocalizzazione: fenomeno tardivo di innovazione partito dai monosillabi (Barbato)

POSTIUS > it. poi

Morfologia del latino

Fonetica e morfologia componenti che interagiscono a ogni livello. Si tratta di un'astrazione

distinguere fonetica e morfologia.

Elementi generali

●​ Morfologia flessionale ridotta rispetto all'indoeuropeo

●​ Uso diffuso di forme analitiche (o composte); uso di preposizioni che

accompagnano declinazioni o coniugazioni verbali (‘amatus sum’, forma perifrastica)

●​ Sistema complesso ma con asimmetrie, lacune, omofonie (forme pronunciate e/o

scritte nello stesso modo, ma con significato diverso; non solo originarie, ma anche

quelle che si creano con l'evoluzione linguistica, si innescano innovazioni)

→ comporta difficoltà per i parlanti con scarsa competenza grammaticale

Nella lingua parlata (soprattutto a livello substandard) di epoca imperiale e tarda: dapprima

spinte verso semplificazione del sistema (cause interne del cambiamento). Poi rovina del

sistema e prodromi disordinati della futura riorganizzazione (cause esterne);

Zappaterra Monica

attestazioni preziose, che ci permettono di capire cosa sia successo. Globalmente lingue

romanze, molto più analitiche rispetto al latino

Flessione nominale del latino

●​ 5 classi flessionali

●​ diversi casi che esprimono funzioni sintattiche diverse (nominativo, genitivo, dativo,

accusativo, vocativo, ablativo; casi diretti e indiretti)

●​ sing e plur,

●​ 3 generi: masch, femm, neutro

Neutro:

-​ quantitativamente meno rappresentato; debole rispetto agli altri due, improduttivo,

difficile che si creino neologismi in latino con genere neutro;

-​ esseri inanimati possono essere femm o masch, ed esseri animati neutri

-​ 2’, 3’, 4’ classe; presenta terminazioni specifici per casi diretti (nominativo accusativo

e vocativo escono tutti con stessa terminazione); plurale terminano tutti in A.

Classi flessionali :

Classi più deboli di altre (1, 2 e 3 le più forti), maggior numero di sostantivi, le più

➢​ produttive, più solide nel senso c

Dettagli
A.A. 2024-2025
119 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/09 Filologia e linguistica romanza

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher MoniqueZappaterra di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filologia romanza e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pavia o del prof Saviotti Federico.