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Riassumendo...
Latino volgare: è il latino diverso dalla norma colta, utilizzato da tutti i parlanti in contesti non formali (N.B.: il latino volgare non corrisponde al latino tardo, ma interessa tutta la storia del latino)
Pre-romanzo o protoromanzo: indica lo stato della lingua latina da cui hanno origine le lingue romanze, così come ricostruito a partire dalle lingue romanze medesime attraverso l'utilizzo del metodo storico-comparativo. Il fatto che si tratti di forme di norma non attestate induce a pensare che fossero percepite come "sub-standard" (latino sommerso)
Latino sommerso: è un livello di latino "sub-standard", percepito come talmente scorretto da non essere quasi mai utilizzato neppure nelle scritture meno controllate
Dunque, ricordiamo che le lingue romanze derivano dal latino parlato, da non intendersi però come una lingua uniforme, bensì provvista di diversi registri e soggetta a variazione;
Particolare interesse è per noi il latino parlato tardo, poiché più prossimo alle origini delle lingue romanze.
LE FONTI PER LA CONOSCENZA DEL LATINO VOLGARE
L'interesse per la documentazione della lingua viva è proprio della linguistica moderna. La relativa carenza di fonti del latino volgare si spiega anche con la stessa modalità scritta della documentazione: le tradizioni scrittorie sono sempre conservative e la dimensione della scrittura tende a non rappresentare la variazione propria del parlato spontaneo. Nella storia del latino si afferma, a partire dal I secolo a.C., un modello di lingua esemplare usato nella letteratura e nell'amministrazione, standardizzato dalle grammatiche e quindi riconosciuto come riferimento da tutti gli scriventi, a prescindere dal loro livello socioculturale e dal loro luogo di provenienza. Nonostante ciò, abbiamo diverse fonti che ci attestano alcuni aspetti del latino volgare (ad esempio i papiri e...)
òstraca o le iscrizioni):● PAPIRI E OTPAKA (òstraca) → cocci di ceramica dove si scrivevaAd esempio in un òstraca conservato al Museo del Cairo, abbiamo una lettera che tale Rustius Barbarusinvia a suo fratello Pompeio, scrivendogli questo messaggio:“Si tan cito virdia mi non mittes, stati amicitiam tuam obliscere debio?”(“Se non mi mandi al più presto delle verdure, devo subito dimenticare la tua amicizia?”)Notiamo: 81. Virdia (da virdis < vir(i)dis) → vi è una Sincope, cade l’APOSTONICA debole.2. Obliscere (da obli(vi)scere) → il verbo dovrebbe essere deponente: oblivsci. (i verbi deponenti sonoalcuni verbi latini che si coniugano in modo Attivo seppur sono Passivi.3. Debio (da debeo) → la -E si trasforma in -I in Iato.● Un altro esempio di fonti che ci attestano alcuni aspetti del latino volgare sono le lettere provenienti dallafamiglia del legionario Claudio Tiberiano (II secolo d.C), nelle
quali forme proprie della lingua parlata si mescolano a forme letterarie.
● LE ISCRIZIONI (epigrafi e graffiti) → Costituiscono un patrimonio vastissimo, presente in ogni regione dell’impero, spesso databile e localizzabile con precisione. Sono raccolte nel Corpus Inscriptionum Latinarum (CIL). Sono per noi di particolare interesse le iscrizioni meno controllate, o quelle approntate da lapicidi non professionisti e poco colti, che compiono errori rivelatori del loro effettivo modo di parlare. Molto interessanti sono anche i graffiti di Pompei: l’eccezionale stato di conservazione della città sepolta dall’eruzione del 79 d.C ci permette di leggere numerose iscrizioni che trattano anche aspetti della vita quotidiana.
Un esempio proviene dalla “CASA DELLE VESTALI” di Pompei:
Il graffito si trova su una delle colonne del peristilio, ed è riportato anche in altri luoghi pompeiani, così che possiamo ricostruirne la forma complessa (è un...
distico elegiaco.“Venimus huc cupidi, multo magis ire cupimus ut liceat nostros visere, Roma, Iares” (“Siamo venuti quidesiderosi; molto di più desideriamo andarcene, così da poter vedere i nostri Lari, o Roma).
Questo distico era stato attribuito a turisti romani delusi di Pompei e desiderosi di tornarsene a casa - nonchè un’attestazione recentemente rinvenuta in Gallia - porta a pensare che si tratti di un frammento poetico divenuto popolare (su molti muri pompeiani si legge ad esempio il primo verso dell’Eneide). Il pentametro si legge talvolta informe peculiari, a mostrare che, a partire dal primo verso, si poteva inventare liberamente il secondo.
All’interno troviamo un IPERCORRETTISMO (Hire < ire). Chi ha inciso questo graffito (prima del 79 d.C non pronunciava ormai più la fricativa laringale [h], associata al grafema <h>, ma sapeva che nel latino scritto correttamente questo grafema era presente. Poiché
libertosbruffone utilizza un linguaggio scurrile.
Di particolare interesse è anche l'Appendix Probi (elenco di 227 prescrizioni tutte della forma "x non y") che contiene versioni pregeronimiane dell'antico testamento (cioè in epoca tarda antica si facevano le trascrizioni della bibbia, chiamata Vulgata, evidentemente questo scritto non serviva più e si è pulito eri utilizzato).
Un manoscritto si indica con → luogo di conservazione, lingua, nome della biblioteca ufficiale e l'assegnatura. È un codice PARINSESTO cioè è un codice che è stato riscritto ma ciò si poteva fare solo con la pergamena, un supporto scrittoio che rispetto al papiro era di origine animale tant'è che in un foglio di pergamena si riconosce un lato carne e un lato peli. Nell'allestire un fascicolo un manoscritto medievale era composto da più fascicoli di pergamena, tipicamente un fascicolo era fatto
In modo da farsi che sfogliando il testo il lato carne fosse affrontato al lato carne e il lato pelo fosse affrontato al lato pelo in modo da avere uniformità. I copisti medievali scrivevano perfettamente dritto perché i manoscritti subivano un processo di rigatura cioè si utilizzavano dei fili fissati con gancetti e poi venivano tracciate delle linee. Il codice parinsesto è dunque un codice riscritto: si raschiava il manoscritto o si lavava e lo si riutilizzava. Noi ad oggi siamo in grado di leggere lo scritto precedente: Nell'800 questo procedimento veniva eseguito con degli acidi sparsi nella pergamena che facevano risaltare lo scritto precedente ma lasciavano le pagine danneggiate; Oggi si utilizzano i raggi ultravioletti.
In questa tavola possiamo notare: "speculum non speclum", "masculus non masclus", "uetulus non ueclus".
In questi casi si registra il fenomeno della Sincope della vocale post-tonica, molto comune.
neiproparossitoni: spec(u)lum > speclo > specchiomasc(u)lum > masclo > maschiouet(u)lum > vetlo > veclo > vecchiooppure: “auris non orincia”Questo caso è piuttosto interessante, e per analizzarlo proviamoad adottare una prospettivastorico-comparativa, operando un confronto tra le parole romanze che indicano l’”orecchia”:italiano: orecchiafrancese: oreillespagnolo: orejaportogallo: orelharumeno: urecheMettiamo a confronto la serie con gli esiti rispettivi di due altre forme interessanti: ORICLA OCLO (< oculum) VECLAitaliano: orecchia occhio vecchiafrancese: oreille oeil vieillespagnolo: oreja ojo viejaportogallo: orelha olho velharumeno: ureche ochiu vecheAURIC(U)LAM > oricla > frome romanzeSOLLIC(U)LUM > soliclo > francese: soeilGLI SCRITTORI CRISTIANIGli scrittori cristiani sono particolarmente sensibili ai problemi di comunicazione con gli incolti: Agostino,ad esempio, invita a preferire laComprensibilità alla correttezza grammaticale. Tratti estranei al latino letterario standard compaiono nella Vetus Latina, ovvero nelle traduzioni latine della Bibbia che precedono la Vulgata di Girolamo (390-405); Vulgata che pure presenta dei tratti di latino non classico: il ricorso al sermo humilis permette di differenziarsi dalla letteratura pagana, imitando - in un'ottica cristiana - la sublime umiltà di Gesù e lo stile originario della Bibbia, agevolando la predicazione. Di particolare interesse risulta l'Itinerarium (o Peregrinatio) Egeriae (o Aetheriae) ad loca sancta, che ci è trasmesso da una copia vergata a Montecassino nell'XI secolo. Si tratta del resoconto di un viaggio effettuato in Terrasanta nel 381-384 da una nobildonna, probabilmente spagnola e monaca.
ITINERARIUM: "Habet autem de eo loco ad montem Dei forsitan quattuor milla totum per valle illa, quam dixi ingens. Vallis autem ipsa ingens est valde, iacens subter latus."
montis Dei … Ipsam ergo vallem nos trauersarehabebamus, ut possum montem ingredi…