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LA VARIAZIONE DIATòPICA I DIALETTI E LE VARIETÀ REGIONALI

La forma più evidente di variazione linguistica è quella diatòpica, che si realizza nello spazio. Queste varietà vengono detti dialetti. Nella Romània antica i dialetti sono in linea di principio la continuazione diretta del latino parlato nella stessa area, trasmesso di generazione in generazione. In ogni caso è errata la convinzione diffusa che i nostri dialetti siano forme corrotte della lingua nazionale, al contrario essi derivano direttamente dal latino, proprio come le lingue romanze, le quali per altro si sono formate sulla base di un dialetto.

Se si prende ad esempio la città di Siviglia, essa è rimasta per secoli in mano ai musulmani e alla fine di questa dominazione la popolazione era in maggioranza araba. Il Sivigliano moderno non è dunque lo sviluppo del latino in Italica ma la...

conseguenza della Reconquista e del ripopolamento della città con immigrati. Nello spazio la variazione è costante ma in genere modesta: gli abitanti di una località sono quasi sempre in grado di comprendere il dialetto usato nelle località circostanti; solo ad una certa distanza la somma delle differenze dal luogo alla convinzione che sia intervenuta una differenziazione più radicale. I dialetti regionali presentano fenomeni di convergenza: usandoli i parlanti evitano fenomeni strettamente locali, che sono generalmente considerati più rustici. I dialetti locali vengono così sottoposti all'influsso livellatore dei dialetti regionali e a quello della lingua di cultura. Essa è ritenuta indispensabile per acquisire uno status sociale alto e per accedere ad una serie di attività professionali, specialmente se si lavora fuori dal luogo di origine. Chi parla solo il dialetto è condannato all'emarginazione. In Francia questo

Il processo è iniziato prima ed è molto avanzato. I patois resistono solo in zone e strati sociali molto marginali, soprattutto se non sono originariamente affini dal francese. In Italia i dialetti sono molto più forti che in Portogallo, Spagna o Francia, ma da tempo se ne paventa la morte. In realtà questo inarrestabile processo di variazione non si arresta, ma cambia, si formano così quelli che vengono chiamati italiani regionali. Nella fonetica spesso si distinguono ad esempio la presenza o l'assenza del raddoppiamento fonosintattico, ma anche nella sintassi possiamo riscontrare piccole variazioni a seconda delle diverse regioni. Sono numerosi anche i geosinonimi, cioè le parole che in aree diverse esprimono lo stesso concetto.

LA VARIAZIONE DIATOPICA I PIDGINS ED I CREOLI

Un caso estremo di variazione diatopica si è realizzata negli empori commerciali creati dall'espansione oceanica degli europei dal medioevo in poi.

più tardi nelle colonie basate sul lavoro degli schiavi. Nel primo caso, piccoli gruppi di europei, soprattutto portoghesi e poi spagnoli e francesi, quasi esclusivamente maschi, gestivano sulle coste dell'Africa e dell'Asia stazioni commerciali. Gli europei avevano limitate necessità di contatto linguistico con gli indigeni e non imparavano la lingua di costoro, ma semmai ricorrevano alla mediazione di servitori locali. A questo fine si creavano lingue semplificate, pidgins, dette caratterizzate da una grammatica ridotta all'essenziale e da un lessico funzionale ai rapporti commerciali e a forme ridotte di convivenza. La stabilità di un pidgin è limitata: esso nasce e muore in rapporto al bisogno di comunicazione. Alcuni di questi empori rimasero attivi per secoli e vi si creò una mini-società, gli europei si univano a donne indigene e i figli nati da queste unioni erano detti meticci. Il pidgin diventava così la lingua materna.

Questo punto, però, creolo non parliamo più di pidgins ma di privo di limitazioni funzionali alle relazioni commerciali ed è appunto lingua materna e spesso unica.

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Linguistica Romanza

Corso introduttivo

Alberto Varvaro

Nelle colonie commerciali non mancavano schiavi ma la situazione cambia quando la richiesta continua di braccianti genera la tratta. Le masse razziate sulle coste e nell'interno venivano concentrate negli empori costieri d'Africa e poi imbarcate per la traversata. In questa fase gli indigeni venivano mescolati e dovevano così adottare una nuova lingua per comunicare tra loro e con i padroni; questa era di norma una lingua creola.

Le lingue creole, romanze e non romanze, sembrano costituire una categoria linguistica ben individuabile. Tutte hanno una grammatica molto semplificata, tendenzialmente di tipo isolante. Caratteristica è la morfologia verbale: il tempo e l'aspetto sono espressi non da desinenze ma da

Particelle che precedono il morfema lessicale del verbo. Ne diversi creoli le particelle cambiano, ma il sistema è analogo. Il lessico è formato per la maggior parte da parole della lingua europea anche se modificate nella forma, quindi un creolo è differente dall'altro ma le forme grammaticali presentano somiglianze anche se non sembrano in relazione con la stessa lingua europea di base. Di norma il creolo può accrescere o diminuire l'incidenza della lingua di base e al limite può essere riassorbito da questa. Considerare i creoli come generati dalla lingua romanza di cui portano il nome (il creolo di Haiti come neo-francese così come il francese è neo-latino) non è possibile, perché i due processi di formazione sono differenti. Ma è ugualmente inadeguato considerare i creoli come risultato di mescolanze linguistiche perché l'apporto delle lingue non europee risulta modestissimo e marginale.

VARIAZIONE DIASTRÀTICA

In Italia, più che negli altri paesi romanzi, la prima forma di differenza nell’uso linguistico è quella tra chi usa il dialetto e chi usa la lingua. Fino al pieno ‘800 la maggioranza degli italiani apparteneva al primo gruppo; DeMauro ha calcolato che gli italiani che parlavano italiano erano il 2.5% degli abitanti.

Con i successivi rilevamenti statistici compiuti fino alla fine del ‘900 si è constatato che il numero dei dialettofoni aumenta tra le persone di condizione bassa rispetto a quelli di condizione medio alta, tra gli anziani rispetto ai giovani, nei piccoli centri rispetto alle città. Ecco perché possiamo dire che l’opposizione tra uso della lingua e dialetto diventa correlativa di una stratificazione sociale. Più in generale, parlando di stratificazione sociale dell’italiano, si è elaborato nei decenni scorsi il concetto di italiano popolare, una varietà che rappresenterebbe il livello

Socio linguistico basso della nostra lingua e che sarebbe influenzata dall'area regionale di provenienza del parlante. Vi sono inoltre differenze sistematiche tra il parlato e lo scritto; il congiuntivo, ad esempio, è raro nel parlato piuttosto che nello scritto; in francese il parlato usa quasi esclusivamente il passato prossimo, o il futuro composto, la negazione semplice e l'interrogazione espressa dal tono di voce. Lo scritto invece utilizza il passato remoto, il futuro semplice, la doppia negazione, l'inversione interrogativa. Stratificazioni analoghe esistono in tutti i paesi romanzi, in forme diverse ma del tutto comparabili.

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Alberto Varvaro

9: LA VARIAZIONE DIAFÀSICA DIFFERENZE DI SESSO ETÀ E PROFESSIONE

Tra le forma di differenziazione diafasica ci sono anzitutto quelle collegabili al sesso e all'età del parlante. Si ha spesso l'impressione che le donne usino la lingua non

escludere gli estranei. Questo tipo di linguaggio è caratterizzato da un uso estensivo di slang, abbreviazioni e espressioni informali. È importante notare che il linguaggio giovanile è in continua evoluzione e può variare notevolmente da una generazione all'altra. In generale, il linguaggio femminile e quello giovanile sono solo due esempi delle molteplici varietà linguistiche presenti nella società. Ogni gruppo sociale, professionale o regionale può avere il proprio modo di comunicare, con caratteristiche linguistiche uniche. È interessante notare come il linguaggio sia un riflesso della cultura e della società in cui si sviluppa. Attraverso il linguaggio, le persone esprimono la propria identità, le proprie emozioni e le proprie relazioni con gli altri. È un mezzo potente per comunicare e connettersi con gli altri. In conclusione, il linguaggio è un aspetto fondamentale della nostra vita quotidiana. Attraverso l'uso di parole, frasi e strutture linguistiche, siamo in grado di comunicare, esprimere noi stessi e comprendere gli altri.

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non essere compresi da chi non fa parte del gruppo. Il gergo è un fenomeno antico, specialmente nei gruppi che hanno specifiche ragioni per non farsi comprendere. Esso incide in generale soltanto sul lessico e presenta una forte differenziazione nel tempo e nello spazio. Una caratteristica del lessico gergale è la ricchezza di sinonimi per le parole chiave. Il gergo più anticamente documentato è quello furbesco usato dalla malavita. jargon argot, In Francia il gergo, chiamato e poi è documentato fin dal medioevo, in particolare si conosce bene nel 400 quello dei coquilards. Il lessico dei coquilards è registrato in atti processuali. Oggi l'argot, dopo aver contribuito al francese popolare, è in via di estinzione. Dal gergo alle lingue speciali quelle legate ad una specifica professione, il passo a volte è breve. Anche in questo caso si tratta soprattutto di fenomeni lessicali che danno origine a neo formazioni. 10 : ,LO STUDIO DELLA

VARIAZIONE GLOSSARI VOCABOLARI E GRAMMATICALa coscienza della variazione è nel mondo romanzo assai antica, intrinsecaall'esperienza dei parlanti. Il più antico segno di una attività culturale legataalla variazione è l'attività di glossatura, cioè la pratica di accompagnare untesto in una lingua poco familiare con annotazioni interlineari o marginaliche rendono una o più voci della lingua del testo con parole di un'altra linguapiù familiare a chi scrive.La pratica delle glosse è diffusissima e molto produttiva. essa era normale perla bibbia, sia in ambiente ebraico che latino, e produceva migliaia di voci, chespesso era comodo utilizzare senza ricominciare da capo la lettura, si capiscedunque come sia nata l'idea di staccare le glosse dai testi e raggrupparle inglossari che fossero sistematici.La più elementare

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A.A. 2007-2008
38 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/09 Filologia e linguistica romanza

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher trick-master di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filologia e linguistica romanza e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Asperti Stefano.