LA RILEVAZIONE
Per quanto riguarda la rilevazione iniziale, il costo di un bene immobiliare,
impianto o macchinario comprende sia il costo di acquisizione o di produzione sia i
costi successivi sostenuti per migliorie o sostituzioni di parti.
L’iscrizione in bilancio è consentita solo se ricorrono due condizioni: la probabilità
che l’attività generi futuri benefici economici e l’attendibilità nella
determinazione del costo.
Tale approccio richiama la nozione generale di attività economica, definita come
una risorsa controllata dall’impresa, derivante da eventi passati, e in grado di
generare benefici economici futuri.
Un elemento distintivo dello IAS 16 rispetto ai principi contabili nazionali riguarda
l’attenzione alla sostanza economica piuttosto che al diritto di proprietà giuridico.
Questo principio è alla base della contabilizzazione dei contratti di leasing:
secondo IAS/IFRS, il bene viene rilevato nel bilancio dell’utilizzatore che ne
controlla l’uso e ne ottiene i benefici, sopportandone anche i rischi, mentre nella
normativa nazionale prevale il diritto di proprietà, con il bene che resta
contabilizzato nel bilancio della società di leasing.
I costi sostenuti successivamente all’acquisizione possono avere natura
incrementativa, se aumentano i benefici economici futuri del cespite, o natura
non incrementativa, se servono esclusivamente a mantenere il bene in efficienza.
Lo IAS 16 distingue tre principali tipologie di costi post-acquisizione:
1. Costi di manutenzione ordinaria, relativi a spese per personale e materiali
di consumo utilizzati per mantenere il bene in normali condizioni operative;
tali costi non hanno natura incrementativa e vanno imputati a Conto
Economico;
2. Costi di sostituzione, riferiti alla sostituzione di parti del cespite; possono
essere capitalizzati se è probabile che generino benefici economici futuri e
se il loro ammontare è attendibilmente misurabile.
In tal caso, occorre eliminare il valore contabile netto delle parti sostituite;
3. Costi per verifiche periodiche significative, sostenuti per controlli rilevanti
finalizzati a individuare eventuali guasti.
Anche questi possono essere capitalizzati se soddisfano i criteri di
probabilità di benefici futuri e attendibilità della misurazione,
indipendentemente dal fatto che portino o meno alla sostituzione di parti.
18/11/2025
LA VALUTAZIONE AL MOMENTO DELLA RILEVAZIONE
La valutazione di un cespite al momento della sua rilevazione iniziale richiede
l’inclusione di tutti gli oneri necessari affinché il bene sia posto nelle condizioni
idonee a svolgere la funzione programmata dalla direzione aziendale.
Il valore iniziale, pertanto, non coincide semplicemente con il prezzo di acquisto,
ma comprende eventuali dazi e imposte non recuperabili, al netto degli sconti
commerciali, nonché tutti i costi direttamente attribuibili al trasferimento del
bene nel luogo di utilizzo e alla sua messa in funzione.
Tra questi rientrano, ad esempio, le spese di trasporto, installazione, montaggio e
collaudo, cioè tutti quegli oneri che consentono al bene di essere effettivamente
operativo.
Nella logica della capitalizzazione, un costo viene iscritto tra le attività quando è
in grado di generare benefici economici futuri in modo attendibile.
Questa condizione si verifica quando il costo sostenuto migliora le condizioni
operative del bene, incrementandone la vita utile, la capacità produttiva,
l’efficienza o la sicurezza.
Di conseguenza, interventi che determinano un effettivo miglioramento
qualitativo o funzionale del cespite devono essere capitalizzati, mentre le semplici
manutenzioni ricorrenti, prive di effetti durevoli, devono essere imputate a Conto
Economico.
In presenza di sostituzioni rilevanti, è necessario procedere non solo alla
capitalizzazione del nuovo componente, ma anche all’eliminazione del valore
contabile netto della parte sostituita, rilevando eventuali plusvalenze o
minusvalenze.
Questo principio è connesso al cosiddetto component approach, secondo cui un
bene complesso è scomposto contabilmente nelle sue principali componenti,
qualora esse presentino vite utili significativamente differenti.
Un caso tipico è rappresentato dagli aeromobili, per i quali motori e fusoliera sono
ammortizzati separatamente, pur confluendo in bilancio in un’unica voce.
Tale impostazione consente di riflettere in modo più veritiero la natura del bene e
di gestire correttamente le sostituzioni future, eliminando il componente
sostituito e capitalizzando il nuovo.
Accanto ai costi di acquisizione e ai costi direttamente attribuibili, il valore iniziale
del cespite comprende anche la stima attualizzata dei costi di smantellamento,
rimozione e bonifica del sito, purché esista un’obbligazione attuale dell’impresa al
ripristino del luogo al termine della vita utile del bene.
Tali costi, che potranno manifestarsi solo in futuro, vengono capitalizzati e rilevati
in contropartita a un fondo oneri iscritto nel passivo.
Per esempio, se l’installazione di un macchinario richiede particolari interventi che
comporteranno costi di rimozione stimati in 3.000 euro, il valore del cespite dovrà
essere incrementato di tale importo e l’impresa iscriverà contestualmente un
fondo di rimozione.
Negli esercizi successivi, il fondo dovrà essere periodicamente aggiornato, incluse
le componenti finanziarie derivanti dall’attualizzazione.
Per i cespiti prodotti internamente, cioè le costruzioni in economia, la valutazione
fa riferimento al costo di produzione, che comprende i costi diretti (materie,
manodopera) e la quota ragionevole dei costi indiretti imputabili alla
fabbricazione.
Anche in questo caso, eventuali obbligazioni future di ripristino richiedono la
rilevazione di un fondo specifico e la capitalizzazione del relativo valore attuale.
La capitalizzazione dei costi sostenuti per la realizzazione o l’installazione del
bene cessa nel momento in cui il cespite è posto nel luogo e nelle condizioni
necessarie per operare in modo conforme ai programmi aziendali.
Da tale momento, ogni costo successivo viene imputato a Conto Economico, salvo
che non soddisfi i requisiti per essere considerato un miglioramento in grado di
generare ulteriori benefici economici futuri.
LA VALUTAZIONE DEI CESPITI
Oneri finanziari, inefficienze, le permute e la metodologia di valutazione
Il principio contabile OIC 16, in coordinamento con quanto previsto dallo IAS 23,
dedica particolare attenzione alla disciplina degli oneri finanziari, distinguendoli
tra espliciti e impliciti e definendo con precisione le situazioni in cui tali oneri
possono essere capitalizzati.
Gli oneri finanziari espliciti sorgono quando l’impresa ricorre a finanziamenti
destinati a sostenere l’acquisizione o la costruzione di un cespite.
In linea generale, gli interessi rappresentano costi di periodo e dovrebbero gravare
direttamente sul Conto Economico; tuttavia, gli standard contabili ammettono
un’eccezione per quei casi in cui gli oneri finanziari risultano attribuibili a beni che
richiedono un periodo di realizzazione particolarmente lungo.
In tali circostanze, gli interessi possono essere capitalizzati, incrementando il
valore del cespite, purché sia ragionevole attendersi che essi generino benefici
economici futuri e che il valore complessivo sia recuperabile.
I beni che consentono questa capitalizzazione rientrano nella categoria dei
qualifying assets, ossia attività che richiedono un processo di costruzione, interno
o esterno, significativo e temporalmente esteso, come impianti complessi o opere
realizzate in economia.
Accanto agli oneri espliciti, la normativa considera anche gli oneri finanziari
impliciti, che emergono in presenza di accordi di pagamento dilazionato oltre i
normali termini commerciali.
In tali casi, il prezzo pattuito incorpora una componente finanziaria non esplicitata,
che deve essere scorporata.
La differenza tra il prezzo corrisposto con dilazione inusuale e il valore equivalente
per contanti rappresenta infatti un interesse passivo e non può essere inclusa nel
costo del cespite.
Si pensi, ad esempio, all’acquisto di un impianto per 1.200 euro con pagamento
dilazionato per due anni, a fronte di un valore per contanti pari a 1.000 euro: i 200
euro di differenza costituiscono un onere finanziario implicito e devono essere
rilevati come tale, nel rispetto del principio della corretta rappresentazione dei
valori.
Nel caso di cespiti realizzati internamente, l’OIC 16 chiarisce inoltre che solo i costi
sostenuti in condizioni di normale efficienza possono essere capitalizzati.
Eventuali sprechi anomali di materiali, inefficienze produttive o utilizzo non
ottimale della manodopera non possono essere inclusi nel valore del bene, ma
devono restare imputati al Conto Economico.
Ciò risponde al principio per cui la capitalizzazione non può tradursi in un
“premio” per l’inefficienza, poiché il valore iscritto in bilancio deve riflettere una
gestione ordinaria e razionale delle risorse.
Un’ulteriore area trattata dal principio riguarda le permute di cespiti.
Quando un bene è acquisito tramite permuta, esso deve essere valutato al fair
value, a condizione che l’operazione presenti sostanza commerciale e che il valore
equo sia determinabile in modo attendibile.
La sostanza commerciale si configura quando lo scambio produce una variazione
significativa nei flussi finanziari dell’impresa, ad esempio attraverso maggiori ricavi
o minori costi derivanti dalla sostituzione del cespite.
In assenza di sostanza commerciale, o qualora il fair value non sia attendibile, il
bene acquisito deve essere rilevato al valore contabile del cespite ceduto,
realizzando così una compensazione tra il valore del bene in uscita e quello del
bene in entrata.
Infine, una volta effettuata l’iscrizione iniziale, lo IAS 16 prevede due possibili
modelli di valutazione successiva: il cost model e il revaluation model.
L’impresa deve adottare coerentemente lo stesso modello per tutti i cespiti
appartenenti alla medesima classe (come terreni, fabbricati, impianti o
macchinari), evitando scelte selettive tra beni simili.
Nel cost model, il cespite è mantenuto al valore originario, rettificato per
ammortamenti e eventuali perdite durevoli di valore.
Questo approccio riflette una visione prudenziale, basata sulla misurazione
sistematica del consumo economico del bene lungo la sua vita utile e sulla
capacità dell’attività di continuare a generare benefici economici nel tempo.
Diversamente, il revaluation model prevede l’aggiornamento periodico del valore
del cespite al fair value, con l’obiettivo di riflettere in bilancio
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