Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
COOH
18:3 (9 tr, 11 tr, 13 tr) CH3-(CH2)3-CH=CH-CH=CH-CH=CH-(CH2)7- Acido beta-eleostearico 28
COOH
18:4 (9, 11, 13, 15) CH3-CH2-CH=CH-CH=CH-CH=CH-CH=CH- Acido parinarico 85
(CH2)7-COOH
L’olio di oliva si estrae per macinazione dell’oliva, mentre l’olio di semi si estrae con procedimenti chimici a livello
industriale e poi viene trattato e si elimina la parte insaponificabile. Nell’olio di oliva vergine che non subisce rettifiche, ci
sono molte più sostanze buone, mentre nell’olio di semi con rettifica si perdono molte sostanze utili buone con il
processo chimico.
Inoltre più sono presenti insaturazioni e più l’olio è soggetto a ossidazione. L’olio di lino è il meno stabile perché è
talmente insaturo che tende a seccare.
Mono, di, tri, gliceridi
Gli acidi grassi sono presenti negli alimenti principalmente sotto forma di mono-, di- o triesteri del glicerolo. Questi
composti rappresentano soprattutto materiale di deposito di energia per gli esseri viventi, oltre a essere parte
consistente di tutti i tessuti.
Dato l’elevato numero di acidi grassi esistenti il numero di trigliceridi possibili è sostanzialmente infinito, in realtà
esistono alcune regole quasi sempre rispettate che ne limitano il numero che peraltro rimane consistente.
- In genere le posizioni 1 e 2 del glicerolo sono esterificate con acidi grassi saturi;
- L’acido oleico occupa indistintamente tutte le tre posizioni;
- L’acido linoleico occupa preferenzialmente la posizione 2.
L’idrolisi anche spontanea degli esteri del glicerolo comporta la liberazione di acidi grassi con conseguente aumento di
acidità dei grassi alimentari.
I mono e digliceridi sono normalmente presenti in piccole quantità e vengono sfruttati analiticamente per il
riconoscimento di origine dei grassi alimentari.
Fosfolipidi
Grazie alla presenza di una porzione lipofila accanto ad una idrofila sono in grado di comportarsi come tensioattivi ruolo,
in cui sono tecnologicamente molto utilizzati.
Esistono in natura degli enzimi in grado di idrolizzare selettivamente il legame fosfatidico (fosfolipasi).
Sono componenti particolarmente sensibili all'autoossidazione perche normalmente contengono elevate quantità di
acido linoleico.
La più importante e nota fonte è sicuramente la lecitina che viene estratta
normalmente o dalla soia o dalle uova.
La lecitina è una miscela di lipidi con fosfatidil colina, fosfatidil etanolammina e
fosfatidil inositolo.
Composizione della lecitina si soia grezza e delle risultanti frazioni
La lecitina è una miscela di fosfolipidi. È usata come integratore di fosforo, oltre a questo ha anche acidi grassi e di
conseguenza molte calorie, quindi non è molto consigliata come integratore. Ad oggi è usata come integratore di acidi
grassi insaturi e fosforo.
È importante perché è il principale emulsionante dal punto di vista alimentare perché ha un gruppo polare e un gruppo
apolare che fa tenere insieme l’acqua e il grasso creando una emulsione, la testa ha contatto con l’acqua e la coda con il
grasso.
È amata nell’industria perché è naturale, costa poco in quanto è un sottoprodotto della produzione di molti oli,
soprattutto di soia.
Esistono 3 tipi di lecitina che possono essere usati in produzione di diversi alimenti.
Lecitina grezza Frazione solubile in etanolo Frazione insolubile in etanolo
Fosfatidil etanolammina 13-17 16 13
Fosfatici colina 20-27 49 7
fosfatidil inositolo 9 1 15
Glicolipidi, solfolipidi e sfingolipidi Processi degradativi dei lipidi
Esistono vari tipi di processi degradativi: chimici, biologici…
Solitamente sono conosciuti come irrancidimento, che ha come ultimo effetto la comparsa nel grasso alimentare di
sentori gustativi e olfattivi che sono poco graditi. Anche in questo caso, in realtà, anche un piccolo livello di questo
fenomeno è desiderato, come accade in formaggi o in alimenti fritti. Ovviamente se si esagera, l’alimento diventa non
mangiabile e anche un accumulo nell’organismo può causare vari disturbi, motivo per cui non bisognerebbe mai usare,
sia a livello industriale che domestico, l’olio per friggere.
I primi che vengono degradati, sono i trigliceridi che si idrolizzano, in particolare vengono staccati gli acidi grassi che si
trovano più esternamente. Inoltre è necessario che sia disponibile l’ossigeno e in generale la temperatura favorisce
questi processi, motivo per cui nei barattoli di olio è sempre scritto di essere conservati al freddo e lontani dalla luce, in
quanto questi potrebbero agire come agenti scatenanti. I processi degradativi vengono solitamente nell’interfaccia
acqua-olio.
Idrolisi
È dovuta alla presenza di acqua nell’alimento o nel
grasso. Porta alla liberazione di digliceridi,
monogliceridi ed acidi grassi liberi che conferiscono alta
acidità al prodotto, è maggiormente evidente in grassi
con alto tenore in acqua quali burro e margarina.
Il glicerolo così liberato può venire disidratato,
soprattutto a caldo con la formazione di acroleina
composto responsabile dell'odore pungente tipico dei
grassi cotti. Idrolisi dei trigliceridi, primo step dei
meccanismi ossidativi dei lipidi. In condizioni standard
avviene raramente in modo spontaneo, ma in tutti gli
alimenti grassi sono presenti enzimi (lipasi) che possono andare a catalizzare questa idrolisi. Tutti gli alimenti grassi
presenteranno una certa quantità di acidi grassi liberi ottenuti per azione di questi enzimi, che rappresentano l’acidità
dell’alimento grasso (olio d’oliva max 0.8 g/L di acido oleico libero). La quantità di acidi grassi liberi aumenta con l’errata
conservazione.
L’idrolisi è favorita anche dalle alte temperature. Quando scaldo l’olio e quando vi immergerò la patata da friggere (che
è umida), l’unione dell’acqua nella patata e l’alta temperatura scatenerà l’idrolisi, di natura chimica.
Se il continuo a scaldare ad alta temperatura, il glicerolo si idrolizza ulteriormente perdendo due molecole d’acqua e
formando acroleina, molecola molto pericolosa per il nostro organismo.
Un aumento dell’acidità dell’alimento è sintomo che l’alimento grasso si sta irrancidendo.
Fenomeni che accelerano l’idrolisi:
- Lipasi
- Temperatura: idrolisi naturale. Con olio ad alta temperatura e un alimento con acqua, si scatena idrolisi. Avviene ad
esempio nel cibo fritto.
Irrancidimento chetonico
Si manifesta specialmente su acidi grassi a basso peso molecolare (catena medio-corta) una volta che questi sono
liberati dai trigliceridi in seguito ad idrolisi. È prodotto da enzimi che causano prima una ossidazione ed in seguito una
decarbosillazione con formazione di un chetone alchilico con un atomo di carbonio in meno rispetto all'acido grasso di
partenza.
L’irrancidimento chetonico riguarda principalmente gli acidi grassi saturi, può avvenire anche i quelli insaturi ma è meno
probabile.
Ci sono enzimi che ossidano il terzo carbonio della catena (carbonio beta) e lo trasformano in un gruppo chetonico.
Tutto ciò avviene in presenza di ossigeno. Il prodotto
formato tende a perdere il gruppo carbossilico per
formare un chetone con un atomo di carbonio in meno.
I chetoni sono sostanze volatili che emanano odori
pungenti e caratteristici, in particolare odore acido di
rancido.
Idrolisi enzimatica
Idrolasi in grado di idrolizzare i gliceridi sono presenti praticamente in tutti gli alimenti o in microrganismi. Per
questa ragione è un processo molto diffuso a volte indesiderato altre invece ricercato. La liberazione di acidi grassi a
catena corta (C < 14) è indesiderato nel caso del latte o delle panne mentre viene quasi ricercato nel caso della
maturazione dei formaggi in quanto questi acidi grassi sono alla base di altre sostanze importanti come aromi. Nel
caso degli acidi grassi insaturi la loro decomposizione autoossidativa od enzimatica porta alla formazione di
composti con odori molto intensi.
Lipasi (triacilglicerolo idrolasi) Sono enzimi che agiscono solo su grassi in emulsione essendo attivi all'interfaccia
olio/acqua, l'attività lipasica si riscontra per esempio nel latte, nei semi oleosi, nei cereali, in frutta e verdura e nel
tratto digestivo di mammiferi, molti microrganismi inoltre rilasciano questi enzimi nei loro terreni di crescita
compresi gli alimenti che contaminano.
Di questi enzimi il più studiato è quello pancreatico di maiale, con velocità di reazione decrescente nei confronti dei
vari gliceridi, trigliceridi > digliceridi >> monogliceridi, nel caso dei trigliceridi è attivo solo sui residui in posizione 1 e
3, il residuo in posizione 2 può idrolizzarlo solo dopo una migrazione intramolecolare che richiede un lungo periodo
di incubazione. L'attività enzimatica risulta maggiore in caso di emulsioni fini che aumentano molto l'estensione
dell'interfaccia, questo deve essere tenuto molto ben presente quando si consideri l'utilizzo industriale. L'azione
dell'enzima è aumentata inoltre dall'aggiunta di ioni calcio che precipita gli acidi grassi che via via si formano come
sali di calcio.
Fosfolipasi
La capacità dei fosfolipidi di emulsionare gli alimenti è data da una parte idrofila e una idrofobica del fosfolipide. Avviene
però che se agiscono enzimi lipasi sul fosfolipide la capacità di emulsionare diminuisce.
Se si usa la lecitina in un alimento che comprende lipasi, inizialmente l’emulsione si presenta ma con il passare del
tempo, questa si slega e le fasi si separano. Ciò che accade nella maionese. La maionese in tubetto dura perché le lipasi
sono termolabili. A livello industriale si usano uova pastorizzate che non contengono lipasi e quindi è in grado di durare,
mentre in casa si usano uova diverse che contengono lipasi. Ciò non accade solo nel caso della maionese, anche nel caso
del gelato ad esempio. Se le lipasi vengono trattate termicamente e quindi pastorizzate automaticamente le lipasi non
sono presenti e non agiscono.
Fosfolipasi A1: È presente insieme alla fosfolipasi A2 in molti mammiferi e batteri catalizza l'idrolisi selettiva del
residuo in posizione 1 dei diacilfosfatidi.
Fosfolipasi A2: È selettivamente attivo sul residuo in posizione 2 ed è stato per la prima volta isolato dal veleno di
alcuni serpenti e da quello delle api, è un enzima molto stabile ed è attivati dagli iono Ca, è inoltre uno dei più piccoli
enzimi conosciuti
Fosfolipasi B: L'esistenza di questo enzima capace di idrolizzare in un unico step entrambi i residui di diacilfosfatidi è
ancora controv