Anteprima
Vedrai una selezione di 5 pagine su 19
Basiliche e fori in età repubblicana e protoimperiale Pag. 1 Basiliche e fori in età repubblicana e protoimperiale Pag. 2
Anteprima di 5 pagg. su 19.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Basiliche e fori in età repubblicana e protoimperiale Pag. 6
Anteprima di 5 pagg. su 19.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Basiliche e fori in età repubblicana e protoimperiale Pag. 11
Anteprima di 5 pagg. su 19.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Basiliche e fori in età repubblicana e protoimperiale Pag. 16
1 su 19
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

L’ARCHITETTURA TEMPLARE DI ETÀ AUGUSTEA E PROTOIMPERIALE NELLE PROVINCE

Nelle province i tratti generali del modello architettonico augusteo mutano al mutare dell’area geografica e

culturale di riferimento.

Nelle Gallie vi era un’efficace esportazione dei modelli, per cui vi è un contesto di romanizzazione delle

province settentrionali e occidentali. Per quel che riguarda l’Oriente non vi è penetrazione di modelli

romani perché qui vi è una tradizione molto consolidata che continua ininterrotta. Per quel che riguarda

l’area Proconsolare, e più in generale l’area nord-africana di tradizione punica, c’è una situazione mediata,

ovvero vi è un’evidente trasmissione di modelli d’impianto (quindi templi su podio e la tipologia del

periptero sine postico) ma questa tradizione imperiale-romana si fonde con un consolidato substrato

punico-ellenistico che restituisce elevati molto diversi da quelli che si possono trovare a Roma, che

risentono in maniera decisamente più marcata dei modelli provenienti dall’area cirenaico-alessandrina.

Maison Carrè, Nimes (Francia, età augustea)

La Maison Carrè nella Gallia Narbonense, è uno pseudoperiptero esastilo su podio che nella sua tipologia

richiama il modello consolidato a Roma: colonne con capitello corinzio, trabeazione ionica con cornice

modiglionata e fregio a girali d’acanto che replica quello del tempio di Marte Ultore. I capitelli

sono di tradizione canonica anche se un consistente decorativismo sembra caratterizzare l'edificio, in

accordo con la produzione imperiale della prima età augustea. La cornice oltre alla separazione tra le fasce

con astragali, e quindi con questa maggiore ricchezza ornamentale, prevede la presenza di dentelli, di una

modanatura di raccordo, di modiglioni rodi ma scolpiti con motivi vegetali, di un'altra modanatura di

raccordo, di un gocciolatoio la cui faccia esterna è decorata con un motivo a meandro a svastica, un’altra

modanatura di raccordo e poi la sima con le protomi leonine.

Tempio di Roma e Augusto, Ancyra (Asia Minore)

Ad Ancyra in Asia Minore, nell'interno dell'Anatolia, viene costruito il tempio di Roma ed Augusto.

Probabilmente si imposta su un edificio precedente e nel suo impianto richiama soluzioni architettoniche

tutt'altro che provenienti dal modello romano. Il modello di riferimento è il tempio di Artemide

Leukophryene di Ermogene, a Magnesia al Meandro. L’impianto planimetrico del tempio di Roma ed

Augusto è, infatti, uno pseudodiptero, ottastilo, con quindici colonne sui lati lunghi e spaziatura maggiore in

corrispondenza dell'interasse centrale e nei due interassi adiacenti, capitelli della peristasi esterna ionici a

volute e capitelli corinzi nel pronao, crepidine di 7-8 gradini tutti attorno alla cella e marciapiede che gira

intorno alla peristasi.

È particolarmente importante perché sulle pareti interne del pronao e della cella è riportato, iscritte in

greco e in latino, il testo del Res Geste Divi Augusti, il testamento di Augusto. Il tempio è considerato dai

romani come uno dei templi rappresentativi e propagandistici del potere imperiale, quindi è certamente

politicamente importantissimo per Roma, ma realizzato nelle forme di un’architettura ellenistica di fine III e

inizi II secolo a.C.

Foro vecchio, Leptis Magna

Leptis Magna è un emporio punico, legato al mondo fenicio, soggetto per molto tempo a Cartagine.

Con la sconfitta di Cartagine, acquisisce una sua indipendenza e prospera nell'ambito del Mediterraneo, in

larga parte dominato dai romani.

Prospera perché i tre grandi empori della Tripolitania, ovvero Leptis Magna, Sabratha e Oea (l'attuale

Tripoli) sono di fatto i punti di arrivo (le testate) delle vie carovaniere che provengono dal centro dell'Africa,

e quindi in questi centri si concentrano le ricchezze portate dalle carovane dall'Africa in situazioni portuali

che ne consentono l'esportazione verso i grandi centri del Mediterraneo. Questo restituisce una grande

ricchezza a queste città, che poi avranno nell'ambito del mondo romano un loro significativo sviluppo.

Leptis Magna è stato un centro occupato dagli italiani durante la guerra di Libia nel 1912 e poi oggetto di

massicci scavi. Inizialmente il foro vecchio era identificabile solo da semicolonne addossate a pilastri del

muro di fondo del tempio di Roma e Augusto. L'area del foro vecchio comprende uno spazio centrale

scoperto, tre templi: il tempio di Liber Pater, il tempio di Roma e Augusto, il tempio di Eracle disposti su di

un lato, a cui si va ad affiancare il tempio degli Antonini e poi un altro tempio posto al di sotto di una

basilica cristiana di età traianea, il tempio della Magna Mater, la stessa basilica, una seconda basilica e la

curia.

Tempio di Roma e Augusto, Leptis Magna

Il tempio era stato interpretato male perché presenta un’iscrizione in punico sul portale d’ingresso che

portava i punicisti ad ipotizzare una tipologia che trovava riscontri nel mondo punico: una sorta di piazzale

porticato all’interno del quale c’era un edificio di culto. Nel passato la cella era stata interpretata come

cella binata, per cui il setto murario che la attraversa al centro avrebbe diviso la cella in due metà: una

dedicata a Roma e l’altra ad Augusto. Poi studiando i resti architettonici si è capito che la cosa era del tutto

priva di ogni fondamento. Il vero problema discende dalla difficoltà di interpretazione dei testi punici, che

lasciano aperta la strada ad interpretazioni mutevoli della terminologia.

Il tempio è un periptero sine postico, ottastilo, con capitelli ionici. Il nucleo della cella è costituito da

un’unica cella (non da una cella binata) preceduta da una specie di avancorpo che serviva come supporto

per le basi delle statue. Tutta la parte antistante è costituita da una serie di muri che consentono di

ricostruire un ampio spazio che termina con una tribuna rostrata, sui modelli di quelli del tempio del Divo

Giulio nel foro romano o del tempio di Venere Genitrice o ancora del tempio dei Castori. La tribuna definisce

un podio molto alto accessibile, nella parte bassa, attraverso dei portali, sia da est e sia da ovest, che

consentono di scegliere se dirigersi verso la parte sotterranea del podio, quindi entrare in questa sorta di

vestibolo sotterraneo che a sua volta dava accesso al nucleo interno della cella (il quale è interrato) oppure

svoltare verso sud dove vi è una rampa di gradini che consente di raggiungere la sommità della tribuna e da

qui, attraverso un’altra gradinata che si trovava nel centro, raggiungere la fronte del tempio.

L’edificio realizzato nell'età di Tiberio, poco dopo la morte di Augusto, quando la città ancora non era

soggetta a Roma (era una città libera), e dedicato a Roma e Augusto è una celebrazione del culto imperiale

romano e serve per creare dei rapporti stabili tra l’amministrazione della città di Leptis Magna e i Romani.

Il tempio è, infatti, un atto politico mirato a guadagnare l’appoggio della potenza emergente, per questo ha

dimensioni grandiose ed è realizzato nel cuore della città, nel foro vecchio, con esplicito richiamo a modelli

di provenienza romana (la tipologia del periptero sine postico, la tribuna rostrata).

Nello specifico è un’operazione propagandistica volta ad accattivarsi il favore della famiglia regnante

celebrandone il prestigio attraverso l’apparato scultoreo per cui il tempio è costruito. Il tempio, quindi,

altro non è che la scenografia di un apparato scultoreo imponente interamente dedicato alla famiglia

regnante romana, la famiglia giulio-claudia.

L’elemento che porta a queste conclusioni è il famoso portale su cui viene riportata l’iscrizione dedicatoria,

il quale cita esplicitamente la realizzazione del tempio (con i termini non chiaramente intesi dai punicisti) e

l’elenco delle sculture che il tempio era destinato ad ospitare.

Queste sculture erano le statue di Roma ed Augusto, di Tiberio e Livia e una serie di altre statue dedicate a

membri della famiglia imperiale che avrebbero dovuto succedere a Tiberio, quindi Druso e Germanico, con

le loro mogli e madri, a compimento di tutto questo una quadriga di bronzo che avrebbe visto alla guida,

ancora una volta, Druso e Germanico stessi. Si conoscono i gruppi di statue poiché sono state ritrovate

tutte eccetto la quadriga, che era di bronzo, di cui sopravvive soltanto il basamento. Le statue di Roma e

Augusto, Tiberio e Livia erano acroliti realizzati con la testa, le braccia e le gambe in marmo, e le restanti

parti con incastellatura lignea e abiti in tessuto. Le statue di culto di Roma ed Augusto erano poste

all’interno della cella, mentre Livia, moglie di Augusto, e Tiberio, imperatore in carica, poiché vivi non

potevano essere divinizzati, perciò erano posti nel pronao. Druso e Germanico, diversamente, si trovavano

sui due plinti più centrali, posti davanti alle colonne della peristasi, le mogli si trovavano nei plinti adiacenti,

le madri ancora nei plinti adiacenti. Le dimensioni delle statue erano variabili: Roma e Augusto erano 4

volte il vero, Tiberio e Livia 3 volte il vero, Druso e Germanico 2 volte e mezzo, le mogli, le madri e la

quadriga (che si andava a disporre sulla tribuna) poco più del vero.

Il tempio nel suo impianto planimetrico riflette modelli romani e i rapporti planimetrici tra le parti, sono

riconducibili all’unità di misura del piede romano.

L’elevato invece si discosta in maniera significativa da modelli romani: si trova un colonnato ionico,

piuttosto che corinzio; le misure degli elementi dell’elevato sono riconducibili al cubito neopunico e non al

piede romano; si ha l’adozione di un ordine con un fregio dorico a coronamento della cella che rimanda a

soluzioni architettoniche puniche di suggestione greco-ellenistica. La terminazione dei muri laterali in

corrispondenza della parete chiusa di fondo è caratterizzata da semi-colonne, le colonne in angolo del

prospetto frontale sono cuoriformi; sono due elementi sconosciuti nell’architettura romana e largamente

documentati nella produzione cirenaica. Un’altra caratteristica del mondo cirenaico è la persistenza

dell’ordine dorico che avrà delle ricadute importanti nell’architettura tripolitana e in particolare su Leptis

Magna. Il tempio è di ordine ionico con capitelli ionici, ma l’ordine dorico fa la sua apparizione sulla

sommità dei muri della cella con porzione di metopa in angolo.

La tribuna era scandita da rostri e trova dei confronti diretti nelle tribune rostrate romane deducibile anche

da alcune rappresentazioni su monete. Il prospetto del tempio del Divo Giulio presenta rostri sul podio

ricostruibili in base delle impronte degli attacchi in bronzo sulla tribuna e da

Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
19 pagine
SSD Ingegneria civile e Architettura ICAR/18 Storia dell'architettura

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher vc4 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'architettura I e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Politecnico di Bari o del prof Rocco Giorgio.