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Estratto del documento

Il tempio C datato tra la fine del IV e l’inizio del III secolo a.C. dedicato probabilmente a Feronia (dea della

fertilità) è una tipologia che si affermerà nella tarda età etrusca che prende il nome di periptero sinepostico

ovvero un tempio che sarebbe periptero se non fosse che il muro di fondo non presenta colonnati. È un

tempio su podio con gradinata frontale con struttura lignea dell’elevato.

Il tempio A dedicato forse a Giunone forse a Giuturna realizzato nel III secolo a.C. si presentava come un

periptero sinepostico e poi ricostruito nelle fasi successive sul finire del II secolo a.C. nelle forme sempre di

un periptero sinepostico su podio ma con colonnati in pietra che cambiano il ritmo delle colonne. Adotta

modelli di colonne provenienti dal mondo greco ellenistico e restituisce alla fine un’immagine di edificio più

prossimo ad un tempio greco ellenistico che ad un tempio etrusco. Questa progressiva litizzazione degli

elementi coincide con l’adozione delle forme e dei modi dell’architettura greco ellenistica facendo in modo

che l’immagine dell’architettura etrusco-italica si vada a perdere.

Il tempio B che si data sul finire del II secolo a.C. è una tholos, quindi un edificio formato da un colonnato

che circonda una cella interna, ma diversamente da quello che accade nel mondo greco, la cella è orientata

su podio con gradinata frontale. La tholos prende a modello le tholoi greche che però viene realizzata da

maestranze locali che in qualche modo si discostano da quelle greche: la presenza del podio che

contraddice l’idea della crepidine delle tholoi greche, i materiali perché la tholos è realizzata in tufo e

rifinita in travertino quindi le basi in travertino, i fusti in tufo e capitelli in travertino. I capitelli corinzi sono

di tradizione italica con l’adozione dell’acantus mollis invece dell’acantus spinosus che si utilizza nel mondo

greco orientale, realizzati con due rocchi sovrapposti. In una fase successiva il muro della cella viene

abbattuto e costruito una chiusura tra le colonne diventando uno pseudoperipetero con una cella più

grande perché questo tempio è dedicato alla Fortuna “di quel giorno” caratterizzata dalla presenza di

un’immagine di grandi dimensioni realizzata in tecnica acrolitica, parte in pietra e parte in tessuto. Per

questo si realizza una cella che ha l’intero diametro della peristasi con le colonne diventano semicolonne

aggettanti attorno ad un muro perimetrale.

ROMA: il quartiere del Foro Olitorio e del Foro Boario

Le aree del Foro Olitorio e del Foro Boario si vengono a collocare in prossimità dell’ansa del Tevere.

Il primo è situato subito a ridosso di quello che sarà poi il teatro di Marcello, mentre il secondo non è

distante dal Circo Massimo, ed erano rispettivamente destinati ai mercati dei prodotti agricoli e del

bestiame.

Nel Foro Olitorio vengono realizzati e poi ricostruiti in più di un'occasione tre templi: il tempio di Spes, il

tempio di Giunone Sospita e il tempio di Giano, mentre nel Foro Boario verrà realizzato il tempio

rettangolare, forse tempio di Portuno ed il tempio circolare, tempio di Ercole Olivario.

Gli edifici oltre ad essere documentati dalla loro sopravvivenza parziale, poiché sono in parte inseriti

all'interno di più tarde costruzioni, sono documentati dalla Forma Urbis Romae, una planimetria della città

di Roma in scala incisa su tante dentro lastre di marmo montate in età dei Flavi nel tempio della Pace nel

Foro di Vespasiano. una delle sale principali del tempio della Pace, nel complesso del foro dei Flavi. La

planimetria era tenuta aggiornata con modifiche e costruzioni di nuovi edifici prevedendo la sostituzione di

alcune lastre. Questa planimetria è stata rinvenuta seppure in frammenti e fornisce indicazioni importanti

perché non solo riporta la planimetria a livello terra di tutti gli edifici, comprese le abitazioni private, ma

porta anche le scritte che permettono di identificare le varie strutture.

Il mondo romano di età repubblicana era suggestionato da modelli provenienti dal mondo greco.

L’espansione romana del III secolo e poi del II secolo a.C. verso Oriente porterà un’ulteriore forte

ellenizzazione dei modelli culturali. Infatti il termine templum nel mondo latino non identifica il tempio, ma

quello che i greci chiamavano temenos, quindi l'area sacra. Il tempio nel mondo latino e romano è indicato,

invece, col termine aedes.

Il tempio di Spes, il tempio di Giano e il tempio di Giunone Sospita si datano tra il III e il II secolo a.C., ma

tutti e tre sono stati ricostruiti nel I secolo a.C. a seguito di distruzioni per eventi naturali.

Il tempio di Spes è un periptero dorico su podio, il tempio di Giunone Sospita è un periptero ionico su podio

mentre il tempio di Giano è un periptero ionico sinepostico. Sono visibili in parte perché al di sopra sorge la

chiesa di San Nicola in Carcere. I templi sono tutti in travertino.

Il tempio rotondo nell’area del Foro Boario dedicato ad Ercole Olivario è una tholos con realizzata in

marmo pentelico da un architetto greco, su crepidine con 20 colonne attorno alla cella con capitelli corinzi

che attesta una tipica opera di evergetismo, cioè una dedica di un commerciante che mirava a guadagnare

prestigio. Costruito poco prima di quello dell’area sacra di Largo Argentina è però chiaramente di

ispirazione greca e in marmo quindi destinato ad avere un impatto significativo sulla popolazione.

Il tempio rettangolare del Foro Boario si data intorno al 75 a.C. e si tratta di uno pseudoperiptero, cioè un

tempio che sarebbe periptero se non fosse che la cella sia espansa sino a raggiungere il colonnato della

peristasi, ovvero le colonne della peristasi sono semicolonne addossate al muro della cella. Lo

pseudoperiptero è all’apparenza un periptero e quindi mostra una grande ricchezza, ma ha le dimensioni e i

costi di un tempio prostilo. È ionico nella sua struttura ed è sollevato su podio. Viene realizzato in tufo con

alcune parti, in genere quelle più esposte, in travertino poi il tutto veniva omogeneizzato con uno stucco. Il

tempio ha una prima fase in cui la trabeazione è molto semplice e poi una seconda fase, in età augustea,

dove la trabeazione viene arricchita da elementi aggiuntivi in stucco. Lo stucco della prima fase che serviva

ad omogeneizzare le parti in tufo e quelle in travertino tendeva a restituire l’immagine di un tempio in

travertino; la realizzazione di età augustea utilizza uno stucco che tende a restituire un tempio che sembra

di marmo. Il cambiamento non è casuale: nella Roma dell’età sillana un tempio ricco era in travertino,

mentre nella Roma di età augustea un tempio ricco era in marmo.

Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
6 pagine
SSD Ingegneria civile e Architettura ICAR/18 Storia dell'architettura

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher vc4 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'architettura I e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Politecnico di Bari o del prof Rocco Giorgio.