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DAMOPHILOS• GORGASOS•
Che avrebbero decorato il tempio di Cerere presso il Circo Massimo. Questa sarebbe una notizia di cui difficilmente sipuò dubitare, visto che vARRONE sarebbe probabilmente riuscito a vedere integro quel tempio e probabilmente viavrebbe letto le scritte in greco. Non abbiamo altrettante informazioni sul periodo successivo, in cui ci fu una pausanell’introduzione dei culti greci, che rende sicuramente improbabile la loro presenza a Roma. Questa presenza dovettericominciare nel IV secolo, periodo in cui si moltiplicarono le dediche di statue, anche equestri o erette su colonne.Esaminando alcuni prodotti dell’artigianato di età medio – repubblicana di sicura provenienza romana, possiamo risalirea: Magna Grecia;• Campania• Etruria.•
In primo luogo dobbiamo considerare le coniazioni di stateri d’argento, che rimandano direttamente a zecche magno –greche e la cui datazione non appare
Ancora sicura. Il documento, che però, rende molto più chiaro e significativo questo periodo è la CISTA FICORONI. È sicuramente importante sottolinearne alcune caratteristiche:
È un'opera di livello eccezionale, una delle più grandi che ci sia pervenuta.
Dal punto di vista stilistico, ha conservato le caratteristiche e il livello dei modelli ellenistici, da cui chiaramente dipende. Può infatti essere considerata a tutti gli effetti un'opera classica.
Non abbiamo dubbi sulla sua origine artigianale, sia per il suo aspetto in serie, sia per i piedi e il manico figurato, che sicuramente appartengono a una diversa officina, di matrice etrusca; ma anche dal nome del committente e dall'iscrizione.
L'iscrizione principale conferma queste nostre considerazioni, perché essa è incisa sulla base delle tre figure che costituiscono l'ansa del coperchio e dice: "NOVIOS"
PLAUTIOS MED ROMAI FECID/ DINDIA MALCONIA FILEAI DEDIT" Il nome dell'artista è seguito dal nome del committente. Ci sono però altre osservazioni da fare: In primo luogo, l'opera è stata realizzata in un luogo diverso da quello in cui si prevedeva di usarla: il primo luogo è Roma, il secondo è Preneste; La committente preferì rivolgersi ad un atelier romano e la scelta può essere dovuta alla circostanza eccezionale di quest'opera. L'indicazione del luogo di fabbricazione è stato apposto solamente a garanzia della qualità. Anche la firma deve essere analizzata concretamente: La forma arcaica ci dà indicazione di una situazione culturale piuttosto antica, che ci viene confermata anche da un'analisi stilistica; La presenza di essa non è indice di una particolare personalità artistica, ma soltanto un marchio di fabbrica checertifica la qualità del prodotto. Per quanto riguarda il nome riportato, sicuramente il prenome ci riconduce ad un ambiente sabellico e sembra di provenienza campana, il che ci potrebbe ricondurre ad un appartenente alla gens Plautia. Nell'analisi di questo periodo dal punto di vista artistico, emerge anche uno degli stereotipi più diffusi su Roma, ossia quello di non considerarla una città produttiva. Ma l'esistenza di una plebs frumentaria non ci dà delle prove sulla presenza di particolari attività artigianali a Roma. Il carattere produttivo di Roma può essere dimostrato sicuramente da un numero esponenziale di testimonianze epigrafiche, che andranno comunque vagliate, ma che, dai dati in nostro possesso, ci permettono di testimoniare la centralità di Roma per alcuni prodotti, come può esserlo, ad esempio, la CERAMICA. La colonizzazione romana, dal 338, fu uno dei motivi propulsori per una maggiore produttività eChe permise la diffusione universale dei modelli ellenizzanti, elaborati nel Lazio a partire dai primi decenni del IV secolo. Un dato emblematico sui proprietari delle OFFICINE ROMANE, si può dedurre unendo alcuni dati letterari con materiali archeologici ed iscrizioni. Sappiamo attraverso Varrone, notizia confermataci anche da Festo, che esistevano importanti figlinae sull'Esquilino. Gli scavi, infatti, hanno ricavato una grande quantità di resti di fornace, di età repubblicana piuttosto antica. Tra gli oggetti che furono rinvenuti, si distinguono un gruppo di oggetti con iscrizioni incise prima della cottura. I nomi sono sicuramente da attribuire ai proprietari della figlina: per cinque volte compare il nome SEXTIUS. Una svolta decisiva nello sviluppo della cultura artistica è quello che si dipana a partire dalla SECONDA GUERRA PUNICA, momento che coincide con:
Il graduale ridursi dell'artigianato medio - repubblicano;
a. 4
Crisi
di una committenza medio-bassa. A questi fattori vanno ad aggiungersi quelli, ormai studiati e molto significativi, che caratterizzano il II secolo:- Disgregazione della piccola e media proprietà;
- Crescita della grande proprietà terriera senatoria ed equestre a conduzione schiavistica;
- Migrazione da campagna a città dei piccoli proprietari, che vanno sempre più proletarizzandosi;
- Serrata della classe politica che concentra il potere nelle mani di poche persone.
- Una dissoluzione della cultura unitaria, quella medio-repubblicana;
- Apparizione di quella bipolarità che prevede da un lato, la fine della koinè medio-repubblicana ad arte plebea;
- Dall'altro l'elaborazione di una cultura elitaria, che fa uso direttamente dei modelli ricavati
Dall'ellenismo orientale. Con la nascita di una nuova elite dominante, si viene a sviluppare anche una nuova committenza che troverà come ispirazione per i propri bisogni quei modelli provenienti dai centri del mondo ellenistico. Il II secolo può, quindi, essere riassunto in questo modo:
Una fase scipionica, in cui è frequente l'assunzione diretta e globale dei modelli ellenistici → elaborati dalle monarchie del Mediterraneo Orientale;
La fase di contro - acculturazione catoniana; → Fase di sintesi, che tende ad avvicinarsi molto al pensiero catoniano. →
MODELLO SCIPIONICO: nel 196 Flaminini proclamò la libertà dei Greci, rifacendosi ad una pratica che era consueta nelle monarchie ellenistiche, che l'avevano assurta a comportamento propagandistico ufficiale. Egli si poneva quindi come un sovrano ellenistico, e in quanto tale era considerato presso i Greci. S'inaugura così una particolare politica degli Scipioni.
famiglia senatoriale romana, che cercava di consolidare il proprio potere e prestigio attraverso l'importazione di modelli artistici dall'ellenismo. Le statue dedicate ai membri di questa famiglia erano collocate come monumenti pubblici nelle città più prestigiose, suscitando scandalo tra i commentatori già a partire dalla tarda repubblica. L'importazione dei modelli artistici dalle corti dei successori di Alessandro Magno rappresentò il primo vero impatto con il mondo ellenistico. L'élite senatoriale cercava così di imporre una nuova cultura, basata principalmente su elementi di importazione. Durante questo periodo, la committenza aveva la capacità di selezionare tra le diverse espressioni artistiche quelle più adatte alle esigenze della classe dirigente. Sembrava che nei primi decenni del II secolo, i modelli più frequentemente adottati provenissero da Pergamo, con cui Roma aveva già stabilito rapporti di alleanza durante la seconda guerra punica. Questa alleanza era legata agli interessi della famiglia senatoriale romana.La classe senatoria di Roma aveva un forte interesse ad espandersi militarmente in Oriente. Questo tipo di legame è testimoniato essenzialmente dall'introduzione del culto della Magna Mater a Roma, in cui Cibele non è vista come una divinità straniera, ma come una divinità indigena in quanto troiana. Questo culto, comunque, sarà tenuto sotto stretto controllo dalle autorità romane.
La diffusione dei modelli pergameni può essere attestata con molta sicurezza. Ci sono delle opere che ci possono aiutare a confermare questo aspetto: è un fregio che rappresenta una galatomachia. Complesso di terracotte provenienti da Civitalba: è delfica. Il luogo di ritrovamento è individuabile nella battaglia di Sentinum e non è un fatto casuale. La spiegazione più ragionevole di questo fregio è che vi si riconosce la decorazione di un edificio eretto sul luogo della battaglia, dopo la riconquista dei territori gallici della Cisalpina.
La realizzazione sarebbe attribuibile ad una bottega urbana e il rapporto con l'ambiente pergameno è sottolineato non solo dal soggetto e dallo stile, ma anche da dettagli iconografici precisi. Le galatomachie sono anche in questo caso di origine pergamena.
Rappresentazioni su urne etrusche: La scarsità di documentazione riguardante Roma, può essere colmata dalle colonie: in particolare, è noto il caso di Fregellae, in cui sono stati ritrovati dei fregi di terracotta, collocati in origine sul tablino di alcune domus eminenti della città. In uno di essi, sono riprodotte scene di battaglia terrestre e navale tra i Romani e i Macedoni, a cui evidentemente parteciparono anche i Fregellani. La datazione di questo fregio ci viene confermata da un secondo che può essere stato attribuito con certezza alla fase precedente, immediatamente successiva alla guerra annibalica. In esso, compare la rappresentazione di vittorie.
Affrontate a trofei e di tripodi delfici sormontati dall'omphalos. Per quanto riguarda, invece, la presenza di artisti asiatici a Roma, dopo il 190, essa è attestata direttamente e ci viene ricordata da due passi di Livio. La presenza in Italia di artisti asiatici è invece a partire almeno dalla prima metà del II secolo, come nel caso di Marcus Plautius. Un esame importante va effettuato sulle sculture in tufo, provenienti da Roma, la cui importanza è centrale per la tematica analizzata: il nucleo principale proviene dalla via Tiburtina, un secondo gruppo dall'Esquilino e una testa isolata dal commercio antiquario. La testa isolata è nota per essere un esempio di PSEUDO - ENNIO, proveniente dal sepolcro degli Scipioni, che possiamo datare nel secondo quarto del II secolo. Questo sepolcro ci fornisce un altro dato interessante: ci conferma che il peperino venne usato per i sarcofagi datati tra il 270 e il 200, quando viene sostituito dal
orico, le sculture in lapis Gabinus sono considerate opere d'arte di grande valore, in quanto rappresentano un importante esempio dell'arte romana del periodo imperiale. Il lapis Gabinus era una pietra preziosa molto apprezzata nell'antica Roma, utilizzata principalmente per la realizzazione di sculture e oggetti di lusso. La sua colorazione varia dal blu al verde, con venature bianche e grigie che conferiscono un effetto marmoreo. Le sculture in lapis Gabinus erano spesso decorate con intarsi di altre pietre preziose, come il marmo, l'avorio e l'oro. Purtroppo, a causa del tempo e dell'usura, molte di queste sculture sono giunte fino a noi in uno stato di conservazione molto compromesso. Tuttavia, nonostante il cattivo stato di conservazione e la perdita della policromia, è ancora possibile apprezzare la maestosità e la bellezza di queste opere d'arte.