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L'età del bronzo
L'età del bronzo è un tema complesso. Intendiamo il periodo compreso tra l'antico bronzo e il tardo bronzo, quindi tra il 3000 a.C. e in grosso modo il XII secolo a.C. Questo periodo storico però oscilla a seconda della regione presa in oggetto. Identifica una fase in cui i materiali utilizzati, per alcune esigenze della società del tempo, erano basati sull'utilizzo del bronzo e delle lavorazioni a esso legate. Queste cronologie naturalmente non sono trasversali. Se all'età del bronzo segue l'età del ferro è ovvio che in alcuni centri il ferro comincia ad essere lavorato prima che in altri centri. Quindi non vi sono delle date in cui inizia e finisce il bronzo o inizia e finisce il ferro. C'è uno sfalsamento significativo. A spiegazione di questo ci viene in aiuto la differenza tra storia e preistoria, che sappiamo tutti essere l'utilizzo della lingua. La lingua.è presente in Grecia a partire dalla fine dell’VIII secolo; quindi, potremmo dire che un’età storica inizia sul finire dell’VIII secolo per la Grecia. Gli egiziani, invece, usavano la lingua dal 3000a.C. Quindi la preistoria in Grecia dura sino ad una certa data, in Egitto finisce molto prima e naturalmente nei paesi nordici dell’Europa dura ancora molto tempo.
Inoltre, l’argomento non può essere trattato in maniera generica. Ogni regione presenta determinate caratteristiche che vanno studiate e trattate da uno specialista del campo. Il nostro interesse si limita alla parte più meridionale della penisola balcanica, all’Egeo e in parte alla costa occidentale della penisola anatolica.
Questa età del bronzo coinvolge popolazioni originarie dell’area e quindi quelle che noi chiamiamo popolazioni mediterranee. Nel mondo anatolico e a Creta ci sono ormai popolazioni stanziali da molti millenni. Queste popolazioni sono
antecedenti alla discesa di gruppi di popolazioni, che avviene a partire dal 3000 e si protrae almeno fino alla fine del II millennio a.C. verso il mediterraneo che provengono dall'Europa centrale (pop.indoeuropee, accomunate da uno stesso ceppo linguistico che è quello del sanscrito). Gli indoeuropei sono quindi quelli che hanno alla base il sanscrito, quindi, non sono solo le popolazioni provenienti dall'Europa centrale con l'eccezione di finnici e ungheresi (che non sono indoeuropei) ma anche gli indiani come suggerisce il nome. Gli egiziani e i mesopotamici non erano indoeuropei. La situazione è complessa perché le popolazioni che giungono dall'Europa centrale non trovano il Mediterraneo vuoto, quindi, devono imporsi e stanziarsi; sono relativamente barbari, rozzi, rispetto a quello che trovano. Le grandi civiltà mediterranee si erano già sviluppate con largo anticipo. Lentamente quindi vengono culturalmente assorbite e risentono.Pesantemente delle culture con cui entrano in contatto. In questa interrelazione trapopolazioni magari aggressive e capaci di imporsi e popolazioni di grande civiltà si gettarono le nuove civiltà. Ilnostro interesse ricade sulla civiltà anatolica, quella cretese di recente scoperta (la scopertadella civiltà minoicarisale alla fine dell’800 inizio 900) e quella micenea, tutte frutto della fusione tra popolazioni mediterranee eindoeuropei.Tutto questo bisogna cercare di inquadrarlo sotto aspetti cronologici, cosa molto difficile. Le cronologie dell’etàdel bronzo sono purtroppo fortemente condizionate dal fatto che non abbiamo punti fermi. Chi fornisce i puntifermi? Solo gli egiziani. Essi hanno una cronologia molto sicura. Agganciandosi ai riferimenti della cronologiaegiziana si riesce quindi a creare la possibilità di costruire una cronologia interna.Un esempio. Se nel palazzo di Cnosso ritrovo un vaso di importazione egiziana sopra
Il pavimento di una base del palazzo, posso dire che quella fase del palazzo è coeva con il momento in cui la produzione di quel tipo di ceramica in Egitto è documentata. Se il vaso non lo trovo sul pavimento ma lo trovo distrutto sotto il pavimento, allora la fase che sto guardando è una fase successiva a quella di realizzazione di quel vaso. È stato citato questo esempio poiché è realmente successo. Lo scavatore di Knossos, Evans, ha falsificato i dati, e un vaso ritrovato sopra la pavimentazione è stato spostato sotto di essa, creando quindi una scorrettezza cronologica, al fine di sostenere a tutti i costi la sua interpretazione. Su questa falsificazione rinvenuta sui diari di scavo da un suo allievo e pubblicata, si gioca la complessità di riuscire a inquadrare cronologicamente questo sistema. Un ulteriore indicazione può esservi utile. I micenei di cui parleremo sono i personaggi che sono descritti nell'Iliade e nell'Odissea.
Quelli presenti nei poemi omerici, non sono i greci del mondo storico, sono i greci dell'età micenea dell'età del bronzo. Lo studio dell'architettura minoico-micenea è di pertinenza di quelli che noi chiamiamo egeisti coloro che trattano archeologia egea e quindi anche quello è un campo separato. Si occupano del bronzo in un contesto relativamente contenuto che è riconducibile a tre aree principali: la penisola balcanica e quindi tutte le elladico cronologie vanno sotto il nome di (antico elladico, medio elladico, tardo elladico); le Cicladi e la cicladico cronologia va sotto il nome di (antico cicladico, medio cicladico, tardo cicladico); infine Creta e quindi minoico sotto il nome di (antico minoico, medio minoico, tardo minoico). Heinrich
Il tema "Troia" è da noi affrontato molto superficialmente. La scoperta di Troia si deve al tedesco Schliemann, un commerciante (non è un archeologo), affascinato dall'Iliade.
E l'Odissea di Omero. In realtà egli non ha proprio scoperto Troia. L'area da identificare come Troia era già oggetto di dibattito. Una delle aree possibili è quella che lui poi ritiene essere quella riconoscibile come Troia. Quindi egli raccoglie dei fondi, cerca questa città e scava. Nella prima fase è Shliemann a guidare gli scavi, facendo grossi danni. Nella fase successiva Wilhelm Dörpfeld, si affianca uno studioso tedesco, che già lavorava ad Olimpia, uno dei più importanti archeologi tedeschi dell'800, fondatore del sito archeologico germanico di Atene. Quest'ultimo adottava già metodologie di scavo avanzate, per esempio lo scavo stratigrafico. Heinich Schliemann. Wilhelm Dörpfeld. Questa tabella mostra il tentativo di incrociare i vari filoni cronologici delle altre aree a quello di Troia. 2 32 Pag. a Schleimann trova in Troia 2 il cosiddetto tesoro di Priamo (in foto indossato dalla moglie).
Il Tesoro di Priamo è un insieme di oggetti in metalli preziosi che Heinrich Schliemann attribuì al re Priamo. Gli oggetti, ritrovati nel livello denominato Troia II, appartengono in realtà alla prima metà del III millennio a.C. e sono dunque molto più antichi degli avvenimenti narrati nell'Iliade che, secondo la tradizione, sono collocabili all'inizio del XII secolo a.C.
Sophia Engastromenou indossa parte del tesoro di Priamo fotografato poco dopo il 1880.
Il problema è questo. Troia sorge sulla sommità di una collina. Gli strati delle varie città seguono l'andamento della collina. Quindi nel momento dello scavo, poiché gli strati hanno un andamento curvilineo, si rischia di trovare sullo stesso piano materiali che vanno dal 2000 a.C. al 1200 a.C. e quindi si può incorrere nel rischio di confondere fasi tra loro molto diverse. Successivamente Dörpfeld distingue le sette città. Troia 1
è la più antica di tutte; siamo intorno al 3000 a.C. e abbiamo poche spoglie. 3 32Pag. aLa Troia 2 (2500-2200 a.C., III millennio a.C.) è questa raffigurata bianca, che già dà parecchie informazioni; sinotano una serie di cose abbastanza interessanti. Due accessi attraverso dei propilei, quindi muri paralleli consetti trasversali. Questa tipologia di propileo la si ritroverà nel mondo greco. Vi è un altro propileo, questo èmegara.indicato con C, che porta a un piazzale. Su questo piazzale si affacciano quelli che si chiamanoTroia II.megaronIl termine di fatto identifica delle residenze con la caratteristica di essere strette e allungate ecaratterizzate da un vestibolo antistante, da un vano principale all’interno nel quale c’è l’escara, il focolare, chepuò essere pubblico o privato, e poi naturalmente da una terminazione posteriore con una sporgenza che ricordaforse quello che sarà
l’opistodomo nell’età storica. Osservando il propileo (due muri longitudinali con il muro trasversale) si nota che la testata dei muri è rivestita per proteggerla: è l’anticipazione di quello che saranno le ante nell’architettura greca. Il cortile ha dei setti intervallati da colonne che creano una specie di pseudo-portico di spazio comunque coperto lungo il cortile. Poi il Megaron ha il vestibolo, il vano principale con l’escara, e poi dietro una sporgenza dei muri longitudinali crea uno sporto con una copertura, dove dentro si possono anche immagazzinare e proteggere derrate alimentari o altri elementi. L’importanza di questi modelli che ritroveremo soprattutto nel mondo miceneo è data dal fatto che è all’origine di quello che sarà la tipologia templare greca. Questo è il modello della casa del monarca, in questo caso del monarca di Troia, e sarà poi la casa del basileus o del vanax miceneo.monumentalità è data da uno sviluppo in lunghezza. In lunghezza e non in larghezza, perché la larghezza è limitata dalle travi che si potevano usare per la copertura mentre la lunghezza era facilmente sviluppabile. Quindi un primo effetto che si ha nel momento in cui si vuole costruire un edificio monumentale è una predilezione per l'edificio allungato. La presenza di un vestibolo ostacola l'accesso diretto al vano dove c'è il monarca, collocando la zona interna su un altro livello, e implica all'ospite di attendere fuori dove in genere c'è un corpo di guardia. Il tempio, come protezione dell'immagine di culto, deve rappresentare la casa della divinità per proteggere quest'ultima al suo interno. Allora quale configurazione può avere la casa della divinità? Dev'essere qualcosa come la casa del vanax, la casa del re. Magari più ricca e più grande, ma il modelloÈ l'abitazione monarchica, abitazione che per eccellenza è rappresentativa della città. Quindi, la tipologia templare si sviluppa sostanzialmente dalla t