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La fase occidentale degli Zhou è stata tanto celebrata dalla fase successiva, soprattutto dallo stesso .

Confucio che lo riteneva un periodo “d’oro”, un periodo a cui fare riferimento per potersi migliorare. Di fatto Autore sconosciuto

questa fase precedente era costituita da un mondo ordinato dove c’era il sovrano rispettato e omaggiato, 05/02/2024 13:55

Opera di Mitrael su Skuola.Net

c’era onestà tra il sovrano e i vassalli, e soprattutto c’erano i rapporti gerarchici. Confucio ha molto chiara

questa idea di gerarchia dove c’è qualcuno che ha la responsabilità, la sensibilità e la competenza di gestire

tutto il potere, e tutti gli altri gli riconoscono questo status e ne rispondono, ciascuno svolgendo il proprio

compito a vari gradi della piramide a seconda del livello che compete loro. Non c’era neanche bisogno di

firmare patti col sangue, tutti agivano come se fossero stati beneficiati da una forte sensibilità etica e

soprattutto per imitazione del comportamento virtuoso del sovrano, rappresentante del cielo sulla terra.

→ accenni storici sullo spostamento della capitale a est

Durante l’attacco nomade del 770 a.c. il re Zhou muore, e l’erede decide di scappare con la corte a est

spostandovi la capitale. Questo avvenimento ha un forte impatto psicologico più che storico, perché il gruppo

nomade poi si disperde, ma il fatto che il tanto celebrato sovrano sia scappato non piace molto ai cinesi,

visto che il sovrano dovrebbe essere garante della pace e avere un rapporto tanto sincero con i suoi vassalli

da garantirsi il sostegno di forze armate se attaccato. Quindi evidentemente qualcosa mancava all’individuo

che governava in virtù del mandato celeste.

Di fatto questo periodo di fase orientale vede andare in frantumi tutto quell’equilibrio di rapporti, di

riconoscimento, della moralità non soltanto del sovrano ma anche dei suoi vassalli. Il sovrano continua ad

essere l’unico che può fregiarsi del titolo di “wang”, ma tutti gli altri signori iniziano ad auto-fregiarsi dello

stesso titolo e concepiscono i propri territori come Stati che possono aspirare ad una presa del potere a

scapito degli altri, invadendo così i vicini e creando dispute. Crolla tutto il sistema di gerarchie e parentele, e

si cade nella crisi.

Gli stati centrali, quelli più prossimi allo Stato di Zhou, sono quelli dove il rispetto delle tradizioni è più forte,

quelli periferici hanno invece caratteristiche culturali ed etniche diverse, di conseguenza sentono un legame

più debole con queste tradizioni e fanno nascere effettivi scontri, che poi diventeranno guerre.

Proprio perché ciascuno vuole presentarsi agli altri come il più forte e prestigioso, allora ciascuno cerca di

acquisire gli artisti, ingegneri e pensatori migliori, cercando di dotarsi di tutti gli strumenti per brillare rispetto

agli altri. In sintesi, questo è un periodo di grande disordine politico ma anche di grande vivacità e

sperimentazione culturale, con allegato sviluppo delle arti e del pensiero.

Ne esce vittorioso lo Stato di Qin, che da ovest si muove serratamente e organizzato verso est, inglobando

tutti gli altri territori e dando vita al primo impero cinese nel 221 a.C.

In questo scenario, tra VI e III sec a.C., nascono le tradizioni di pensiero cinese che costituiranno il solco per

tutti gli sviluppi futuri. Ciascun pensatore cerca di proporre la propria formula per ritornare all’armonia

perduta, quella che si era creata nel periodo occidentale e che non si sa perché abbia lasciato il posto al

caos. Ci saranno i super pragmatici, i tecnici che non lasciavano spazio alla cultura e alle arti, e poi chi come

Confucio propongono una via alternativa: egli affermava che (detto parafrasato) per porre ordine in una

società essa dovesse essere formata da individui che si erano già posti un ordine interno, solo in questo

modo si poteva sperare di ottenere un ordine collettivo. Ci sono poi i protopsicologi come Mencio, il quale

ragiona su cos’è che spinge l’uomo ad agire e da dove nascono le passioni/emozioni. Ci sono poi i

pessimisti che affermano l’uomo sia orientato ad un comportamento egoistico, al quale si potrebbe porre

rimedio cercando di educarlo grazie alla cultura… mentre altri sono talmente drastici che affermano non ci

sia rimedio se non con la coercizione, che raddrizzerebbe la situazione e porrebbe ordine. Ci sono poi gli a-

morali (non immorali), ovvero i taoisti che hanno tutto un loro ricettario per questi rimedi, insensibili ad un

discorso etico e partendo anche loro dall'uomo, ma guardando tutte le sue necessità psico-fisiche.

LEZIONE 5 – Confucio e confucianesimo

Note biografiche: nasce nel principato orientale di Lu, in una famiglia della piccola aristocrazia decaduta

(originaria dello Stato di Song). Confucio viene educato alle discipline che a quei tempi formavano il

gentiluomo delle classi sociali più alte, ovvero le 6 arti siamo di fronte ad un sapere sia teorico che

pratico, visto che le discipline erano la guida del carro, il tiro con l’arco, l’aritmetica, la conoscenza delle

pratiche rituali (come ci si comporta nelle circostanze sociali formali), la calligrafia e la musica.

Inoltre, da vero cultore del passato, Confucio si dedica alla conoscenza di altri materiali importanti che

comprendevano tutto quel sapere orale che formò l’antico mondo degli Zhou occidentali (cui fa riferimento il

maestro) e che successivamente andranno a formare i Classici Confuciani.

Confucio cerca di applicare tutta questa cultura (che fa di lui un uomo di grande conoscenza) già all’interno

del proprio Stato, offrendosi come consulente al duca di Lu. Inizialmente non viene ascoltato, poi gli viene

dato credito e diventa ministro di giustizia, poi primo ministro e in quanto tale come consigliere del sovrano

riesce a far brillare lo stato di Lu, portandolo ad una grande prosperità in un momento di crisi. Però, la storia

edulcorata e talvolta alterata dei periodi successivi, ci dice che per invidia un duca di uno stato confinante

inviò al duca di Lu un certo numero di cavalli, di musicisti e danzatrici, facendogli così trascurare gli affari di

corte. Lo Stato di Lu inizia quindi a perdere terreno, Confucio non ha più udienza e disgustato da tanta

inconsistenza morale se ne va, peregrinando di Stato in Stato e raccogliendo discepoli attorno a sé. Ogni

tanto cercando di aprirsi un varco anche presso le corti per educare questi governanti al suo pensiero, ma

difficilmente fa molta presa nel periodo in cui è vissuto; poi raggiunge la maturità e ritorna nello Stato di Lu,

continuando per un po’ il suo magistero ma non prendendo più alcun incarico politico.

Dopo la morte, la figura di Confucio viene percepita in modo diverso. Viene innanzitutto lasciato un lascito

ai suoi discepoli, che celebrano e sentono vivo il ricordo del maestro e dei suoi insegnamenti. Subito il

sovrano di Zhou decide di celebrare un omaggio a Confucio proprio nella sua casa natale, che viene

trasformata di lì a poco in un tempio, come se già fossimo prossimi a venerare Confucio non più come

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essere umano ma come figura dai contorni divini, e proprio questa trasformazione in figura divina avviene

nei secoli immediatamente successivi, durante la dinastia Han, in quel fatidico momento che vede

depositarsi tutti i segni della civiltà cinese che poi perdureranno nei secoli.

→ nel II secolo a.c. viene celebrato un sacrificio di animali a favore di Confucio, presso il tempio.

Questo processo continua, soprattutto nel periodo del II secolo d.C (seconda metà della dinastia Han), con

la messa a punto di alcuni testi che vengono attribuiti al maestro, che vengono sigillati e passati alla storia

come Classici Confuciani e che diventano il materiale fondamentale per chiunque aspiri ad avere una

posizione nell’amministrazione imperiale governativa.

I Classici Confuciani NON sono stati scritti da Confucio e non erano cartacei ai suoi tempi, erano un sapere

in gestazione che si trasmetteva oralmente e che il maestro, citandoli, ha contribuito a trasmettere alle

epoche successive. Questo sapere viene poi iniziato a essere trascritto a porzioni in base alla conoscenza di

chi l’ha memorizzato, fino ad arrivare al periodo Han, in cui questo sapere trova una codificazione precisa e

vengono fissati i testi.

Cosa comprendono questi testi?

- Classico delle Odi (shijing): un repertorio di canti poetici, il cui linguaggio non si esprime con parole

banali ma evocative. Confucio cita spesso ai suoi discepoli questi canti, sottolineandone la bellezza

evocativa e la capacità di far conoscere all’individuo altri aspetti della realtà che il linguaggio quotidiano non

è capace di afferrare.

- Classico dei Documenti (shujing): memorie storiche riguardo i sovrani Zhou e i vassalli nelle varie

circostanze che hanno animato la vita di questi territori, a cui fare riferimento e su cui riflettere.

→ un esempio molto citato da Confucio è quello del Duca di Zhou: il fratello del primo sovrano Zhou,

che affiancherà il nipote ed erede legittimo poiché troppo giovane per regnare. Costui è ricordato

da tutte le fonti come un esempio virtuoso, di grandi capacità politiche e non permeabile

dall’avidità di potere; qualità che erediterà il nipote quando sale al trono, poiché non soltanto

formato dalle conoscenze dello zio ma dal suo stesso esempio.

- Memorie sui Riti (liji): tutto il repertorio di regole comportamentali adatte a questa ritualità,

prevalentemente religiosa, che caratterizza gli Zhou (ma risalendo anche ad epoche precedenti). Si sofferma

non solo sui momenti rituali di maggiore importanza (gli omaggi al sovrano o al Tian), ma anche su quelli

minori caratterizzati da altrettanta solennità (il sovrano compie un’investitura nei confronti di un nobile,

oppure quando incontra i vassalli stessi).

Classico dei mutamenti (yijing):

- Confucio è partecipe di quella visione del mondo secondo cui è

importante afferrare tutto della realtà, attraverso la divinazione.

- annali dello Stato di Lu (chunqiu), ovvero le cronache del suo Stato natale che però abbracciano un

periodo molto più lungo di quello della vita di Confucio (e questo dovrebbe già farci capire che non lo ha

scritto lui), ma questo tra tutti i testi è il meno rilevante.

Classico della Musica,

Esiste poi il in cui ci sono dei frammenti del discorso confuciano che affiorano, ma

che tuttavia non ci è arrivato e quindi lo conosciamo solamente perché viene citato.

I sistemi di scrittura della Cina antica erano le listarelle di bambù, vergate dall’alto verso il basso, incise e poi

riempite di inchiostro nero. Dopodiché con delle cordicelle si passava intorno a queste striscioline per poterle

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Dettagli
Publisher
A.A. 2023-2024
41 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-OR/20 Archeologia, storia dell'arte e filosofie dell'asia orientale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Mitrael di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Religioni e filosofie dell'Asia orientale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Celli Nicoletta.