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Con il fascismo il quadro peggiora: chi si ribella al marito o alla famiglia viene considerata “alienata” o pazza e
vengono internate (aumento esponenziale di internamenti in sanatorio dopo gli anni ‘30) pk non rientrano nel
concetto di “razza italiana” promosso da Mussolini.
Concetto non solo culturale, ma anche morale -> chi non è “sano” (padre di famiglia, cattolico…) e non conforme al
codice morale del regime, deve essere eliminato: non eterosessuali, alcolizzati, mendicanti… -> vengono tutti
segnalati al prefetto come “criminali”. Dedica un romanzo del 1947 alla vita di Artemisia Gentileschi
(donna d’arte) -> la inizia a scrivere già nel ’45 ma durante le
varie fughe dai bombardamenti perde il manoscritto ed è
costretta a ricominciarlo basandosi sulla memoria al termine
della guerra.
L’opera finale non presenta il cognome della pittrice nel titolo pk
già il nome “Artemisia” bastava per identificare questo
personaggio. Artemisia rappresenta la decapitazione di
Oloferne ad opera di Giuditta -> scena della
Bibbia.
Oltre all’episodio dopo la decapitazione –
con la sola testa – a destra e sinistra,
Artemisia dipinge anche la scena dell’atto
per la famiglia dei Medici.
Per la Banti questa scena è interpretazione
e rappresentazione della propria
esperienza personale: Artemisia viene
violentata per mesi dal suo maestro d’arte
(Tassi) -> non si comprende cosa succeda*,
ma ad un certo punto il padre di lei
denuncia Tassi per violenza carnale.
*forse un quadro promesso mai consegnato al padre della Gentileschi, oppure un matrimonio riparatore mai
ottenuto per la figlia…
Dopo l’interrogatorio ai testimoni della vicenda – tortura inclusa – Tassi viene condannato, ma torna abbastanza in
fretta pk ha amici potenti; sarà poi la stessa Artemisia con il padre a lasciare Roma per evitare la gogna mediatica
dietro il processo. Artemisia non viene sedotta – come si dirà per la città – ma abusata; da vittima diventa colpevole
quasi.
Arrivata a Firenze da Roma dipinge la scena centrale della Giuditta.
[lettura]
Non è una biografia ma recupera immagini dalla memoria.
La stessa immagine di Giuditta che uccide Oloferne non vuole incitare alla violenza sugli uomini -> per lei sarebbe
facile trasmettere le rivendicazioni alle amiche, ma in quanto artista si sente libera anche dal rancore.
Non si sente in nessuna delle categorie che cita (fanciulla, figlia e sposa) -> si sente fuori da tutto. “MA io dipingo”:
siccome io mi libero di queste norme, rinuncio anche alla vendetta; si sente ad un livello di autoriflessione in cui la
vendetta non serve più.
Artemisia vince pk si sente fuori dalle norme che riguardano sia uomini* che donne, non pk riesca a vendicarsi.
*Gli uomini sono costretti ad interpretare sempre posizioni di comando pk la cultura e la società ha deciso così.
Modo di trattare l’argomento delicato -> punta alla riscoperta di personalità femminili del passato per riflettere anche
sul presente.
Importante attivista e femminista degli anni ’60-‘70 che propone il pensiero della “differenza”: pensiero italiano,
prima che francese, legato al femminismo della prima generazione*.
Insieme a Carla Accardi ed Elvira Panotti è fondatrice del Manifesto e movimento di rivolta al femminile.
Uno dei saggi più importanti è del 70-71 “Sputiamo su Hegel”.
*il primo filone femminista è un indirizzo egualitario che punta alla condivisione dei diritti maschili anche alle donne
(divorzio, interruzione di gravidanza, riforma del diritto di famiglia su patria potestà e dote…); il secondo –
rivoluzionario – oltre alla differenza di pensiero punta alla distruzione e ricostruzione dell’interno sistema, pk quello
che esiste ora è considerato marcio.
La Lonzi non vuole essere inclusa nel sistema attuale, ma vuole ricostruirlo da zero insieme agli uomini.
Pensiero che illumina secoli di “patriarcato” -> vuole distruggere i pensatori che sono alla base di tutto questo
sistema. Ecco pk il testo si chiama “Sputiamo su Hegel”.
[lettura]
Non si “risolve” ma “prosegue” con l’uguaglianza.
La donna è soggetto concettuale che pensa e deve liberarsi delle griglie imposte dal patriarcato -> non si completa
nell’alterità (Sputiamo su Freud: la donna non è “mancanza dell’alterità”, del pene maschile) ma hanno un’identità a
parte, ma comunque valida.
Non leggere solo testi in cui rispecchiarsi, ma nemmeno solo letture “scomode” -> tutti devono essere rappresentati:
come avviene nella televisione, nelle serie tv e altri ambiti contemporanei.
Perché nella letteratura non avviene lo stesso? Rileggerla tenendo conto anche delle scelte ideologiche alla base, non
solo filologiche. Andare incontro alla necessità odierna di una pluralità delle rappresentazioni: non si vuole eliminare
il pensiero maschile e sostituirlo – come diceva la Lonzi – ma arricchire sguardi e prospettive anche femminili.
4 marzo 2024
Prof.ssa Palmieri-> VIAGGIO E PIRANDELLO
Panoramica di cosa pensano gli autori del tema del viaggio prima di arrivare a Pirandello.
Petrarca -> non dal Canzoniere ma dalle Lettere Familiari: non contaminato da patina letterata, ma più
intimo/autentico. La stessa metafora dell’amore per Laura diventa continuo viaggiare.
Altri viaggi nello stesso periodo? Per eccellenza in Dante nella Divina Commedia (If-PG-Pd) -> il viaggio per Petrarca è
più laico, ma comunque tende a Dio attraverso la creatura umana (la donna). Viaggio è metafora dell’avvicinamento
a Dio tramite la donna.
Dal testo emerge la dimensione fisica e geografica del viaggio (“spola dalla Francia in Italia e dall’Italia in Francia”).
Che incontra quella esistenziale -> dentro e fuori di sé citato con Seneca (“sapere star fermo e trattenersi con sé
medesimo”); indizio di un vagare come inquietudine esistenziale.
Scatto di secoli al portoghese Joerge Guillen (1893-1984) -> “Manera actual de ser nino”
(modo attuale di essere bambino) “Essere uomo è viaggiare?” -> il solo appartenere all’essere umano sta nel
viaggiare; non a caso per molti autori l’uomo per eccellenza era il viaggiatore
Ulisse.
Nonostante lo scarto tra secoli emerge come la condizione esistenziale dell’uomo sia legata al viaggio: viaggiare
come inquietudine in Petrarca, come conoscenza in Ulisse, come crescita – per diventare uomo – in Guillen…
-> non badare ai secoli, ma capire la persistenza
dell’argomento prima di arrivare a Pirandello.
=> dimensione concreta/pratica del viaggio: necessità
di procurarsi un Itineraire* e leggere per informarsi sul
paese da visitare.
*guide turistiche; mappe/gigantografie per orientarsi sul territorio da esplorare.
Viatico (=cose necessarie per il viaggio) indica per etimologia “viaticum”, ovvero “ciò che si porta lungo la via”; ma
anche l’idea del “tornare” da “tornius”, tornio – indica ciclicità – e “partire” da “partus”, dare vita a… = sfumature del
viaggio presenti anche nella lingua. -> nonostante la differenza di secoli (pieno ‘700)
sembra richiamare l’esperienza odierna del COVID.
Antefatto: de Maistre viene chiuso per 42 giorni in
isolamento forzato a seguito di un duello; immagina
quindi un viaggio dentro la propria camera.
I viaggi immaginari aprono gli orizzonti e consentono
di vedere ciò che non può essere visto fisicamente. È
un viaggio che fa bene a chi non ha soldi, ai pigri che
non devono mettersi in viaggio, ai malati pk non sono pericolosi…
Viste queste categorie, immagina un viaggio per temprare lo spirito a seguito dell’isolamento forzato.
Dimensione del viaggio percepita in modo forte per molti autori ma con vari significati. Fin qui: come inquietudine,
per sete di conoscenza, per sfuggire alla noia, come crescita, ma anche come avventura vera e propria…
Chi si abitua alle peripezie del viaggio, non riesce <=
poi a tornare alla tranquillità della vita quotidiana.
Viaggio può essere anche formazione e passaggio all’adultità, pk ci fa passare dalla dimensione infantile a quella
adulta. Visibile nel romanzo “Il visconte dimezzato” (1951) di Calvino: personaggio che passa da essere un giovane
ribelle ad un individuo vicino alla maturità, non ancora uomo, per effetto delle peripezie.
Lo stesso accade al personaggio “Candide” di Voltaire, che vivendo delle peripezie arriva alla maturità.
La storia di Candide viene presentata come una sorta di
“alter ego” del suo pedagogo Pangloss: il primo è
giovane, ottimista e pieno di speranze nonostante tutto,
mentre il secondo è più pessimista.
Arrivati nel paese dell’Eldorado (condizione generale di
benessere: non bisogna lavorare pk tutto è prodotto
dalla natura, il clima è mite…), Candide si rende conto
che l’uomo non è fatto per non fare nulla nella propria
vita (“l’uomo non è nato per il riposo”); anche nel
giardino dell’Eden l’uomo fu messo a lavorare.
[ultima riflessione prima di Pirandello]
Altra tipologia di viaggio/spostamento è la villeggiatura.
-> spostamento da Venezia alla campagna.
La villeggiatura per noi ha lo scopo di rilassarsi; per Goldoni invece lo spostamento geografico è una manifestazione
di status. I suoi viaggiatori si spostano per mostrare la possibilità di andare in località alla moda e sperperare un
patrimonio (ironia).
Es. una donna sceglie di non partire fino a quando non le arriverà il vestito da viaggio confezionato in Francia.
= grande osservatore della società veneziana.
(spiega la composizione della trilogia)
-> per lui queste villeggiature sono pericolose pk
portano allo spreco di denaro e all’impoverimento del
tessuto sociale: preparazione dei bauli, gioco d’azzardo,
spese…
E in PIRANDELLO?
Grande viaggiatore -> nasce in Sicilia ma studia a Born, conosce Roma e per la maggior parte della sua vita vive qua;
ma anche le sue opere viaggiano per il mondo (motivo per cui si definirà “viaggiatore senza bagagli”). Abbiamo
attestazioni del suo viaggiare: parla di Parigi, Londra, della Germania…
BIOGRAFIA [inquadramento]
Nel 1903 la zolfara siciliana si allaga e sia Pirandello che la moglie Antonietta Portulano – che avevano investito in
essa – perdono tutto; tutto questo porta quest’u