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RESOCONTO DELLA LEZIONE DI IERI:

Ripartendo dalle teorie del romanzo, ci si sofferma dopo la

triade Hegel-Lucasz-Bachtin con altri che si soffermano

sempre sul nesso romanzo-modernità. Testo particolare e

recente è quello di Mario Vargas Iosa, nobel nel 2012 per

la narrativa, dedicato al romanzo che s’intitola ‘ è possibile

il mondo moderno senza il romanzo?’, il romanzo non

esiste senza modernità, ma il mondo moderno esisterà

senza il romanzo? Iosa riflette sulla forza del romanzo e

quali sono i punti di forza del romanzo nel contesto

contemporaneo, e rivendica alla letteratura una capacità

di conoscenza del mondo che tutte le altre tecniche non

hanno più per un universo dominato dalla settorizzazione

della conoscenza ( una conoscenza parcellizzata è

accessibile ai pochi che ne possiedono gli strumenti ). Il

romanzo e la sua utilità si valutano in un risultato

complessivo di contribuire e aconsevare negli uomini il

senso dell’appartenza, il senso della riflessione critica e la

libertà delle opinioni. La forza della letteratura scavalca le

differenze geografiche, sociali e cronologiche, ci siamo

appassionati con i testi di Omero come se fossero dei

contemporanei. Caso italiano, partendo da un saggio di

Alberto azurrosa, in cui egli descirvere il caso italiano

come un’altra anomalia: descrive tale aspetto nell’ambito

delle molte anomalie che riguardano l’Italia. Il romanzo

nasce tardi per ragioni economiche, politiche e sociali. Se

nasce tardi per l’avvento della borghesia, il ritardo di

questi fenomeni come la la nascita della borghesia e di

uno stato nazionale, tutto ciò giustifica il ritardo del caso

italiano. Eppure ad un certo punto il romanzo nasce, però

nasce senza tradizione e non è allo stesso capace di fare

una tradizione, un filone che continua negli altri paesi

europei ( Se si pensa a Dickens, qui abbiamo un caso

acclamato perchè ci sono stati i romanzieri del 700’, una

tradizione che produce grandi scrittori o anche scrittori

medi). In Italia invece diffiicoltà a nascere per gli scrittori, i

grandi scrittori è come se avessero buttato via il calco e

chi veniva dopo doveva riniziare daccapo: si tratta di casi

singoli, anche di capolavori se vogliamo, ma di casi

singoli. Partendo quindi da questo presupposto si può

affermare che non ci sia una tradizione, i vari Foscolo e

Manzoni si chiedono per chi scrivono e come scrivere.

Non è comunque vero dire che l’italia non ha mai avuto

tradizione, l’Italia ha comunque grande tradizione

narrativa che investe da una parte la novella e dall’altra il

poema cavalleresco, due generi per la quale l’Italia è stata

maestra in Europa, due generi che tuttavia hanno poco a

vedere con la modernità e appartengono alla società

premoderna. I destinatari delle novelle di Boccaccio sono

quelli della società medievale, e nel caso del poema epico

cavalleresco è la società cortigiana del Rinascimento,

sono due modelli che servono a poco perchè il raccontare

di entrambi è diverso, tiene memoria del fenomeno

dell’oralità e dell’ascolto, abbiamo un narrativo che ha

ancora memoria dell’oralità e dell’ascoltatore, mentre il

romanzo è parola solo scrita e il lettore. Questi due grand

modelli che dunque potevano giovare al romanzo italiano

non gli hanno giovato, ma gli hanno nuociuto perchè

erano modelli con cui confrontarsi. Il romanzo è il terreno

dello spurio e dell’impurio, mentre la tradizione della

novella e del poema era una tradizione alta, o mescidata,

alto e basso. Con tutti questi problemi fanno i conti i primi

pionieri del romannzo italiano, nè Manzoni nè Foscolo, ma

molti scrittori che si erano esercitati e sono poi caduti nel

dimenticatoio e testimoni di uno sforzo non andato a buon

fine ma esistito. Il primo momento è nel corso del

diciassettesimo secolo e tale fenomeno si determina in

piena età barocca. Si tratta di un quarantennio, fino al 62,

e dopo di che esce di scena per poi aspettare l’età

dell’illuminismo, la seconda metà del settecento per

ritrovare nuovi tentativi di romanzo, pochi anni ma tanti

testi, costellazione fitta, piena di nomi e titoli, in gran parte

non reperibili se non l’edizione originaria, alcune cose

ristampate, quindi costellazione ricostruita almeno in parte

là dove è stato possibile, lavoro che ci ha permesso di

ricostruire il territorio romanzesco del 600’ che non è

insignificante, che si concentra in luoghi privilegiati come

Genova, Bologna e soprattutto Venezia, fondamentale per

la nascita del romanzo in italia. Rende molto un aspetto

che è quella della storia culturale italiana, in un aspetto

che non ha u centro unificante fino alla costruzione dello

stato unitario. Quando si studia la storia della letteratura

italiana bisogna studiarla con attenzione alla geografia,

c’è stato un grande studioso della letteratura italiana,

Dionisotti, che ha studiato proprio il fenomeno della storia

e della geografia della letteratura, sostenendo che la

letteratura non possa essere studiata stando attenti solo a

congiunture dell’evoluzione storica, ma che bisogna

tenere conto anche della polarzzazione della letteratura in

confini geografici diversi. L’italia si porta dietro questa

pluralità di centri culturali, non c’è stato u centro

aggregante, ad esempio la scapigliatura è un fenomeno

prevalentemnete milanese e un pchino piemontese, solo a

milano, la città che più di tutti tentava di adeguarsi

all’europa moderna.

poteva nascere una generazione di artisti attenti al nuovo

mercato culturale e al nuovo fenomeno del giornalismo. Il

verismo invece è un fenomeno prevalentemente siciliano,

e se prendiamo la storia del 900' ci si accorgerebbe che la

grande rivoluzione antipositivistica non è equamente

diffusa su tutto il territorio, ma la troviamo ad esempio a

Napoli con Benedetto Croce e a Firenze con i giovani e le

riviste( il futurismo nasce milano). Venezia città

importante per la nascita dei generi moderni e per il

diverso rapporto col pubblico. Tanti scrittori e allo stesso

tempo tanti lettori, questi romanzi testimoniano moltissime

stampe che attestano che c'è la sete di romanzo e lettori

desiderosi di averlo. Naturalmente anche al tempo di

Manzoni non c'era il diritto di autore, chiunque poteva

ristampare roanzi senza la sua autorizzazione, quindi al

tempo vi erano edizione pirata che fiorivano, Foscolo

stesso s'indignò per le sue ultime lettere ripubblicate.

Questi romanzi sono di vario tipo, romanzo moralistico

religioso cosi come romanzo dedicato alla

rappresentazione della realtà: prevale tuttavia la

componente del fantastico e del favoloso, con intrecci

complicatissimi, espedienti di vario genere ( uno dei

prediletti è quello del travestimento), che denunciano la

provenzienza di questi romanzi, che tentato di immettere

contenuti più moderni nello stampo antico della novela e

del poema cavalleresco, le forme e i modi del narrare

assomigliano molto a questi due generi. Il più famoso è il

callo andro fedeli di Giovanni Ambrogio Marini, l'esempio

più tipico e famoso del secolo, romanzo scritto tra il 1640

e il 1652 ( anni in cui sta uscendo Don Chisciotte).Non è

un romanzo di ambientazione contemporanea, l'autore ne

fa tre stesure, a dimostrazione del fatto che anche se

voleva essere un romanzo rivolto ad un pubblico ampio

l'autore non rinuncia ad un'idea alta della letteratura: tre

stesure le fa un Foscolo o un Manzoni, anche lui cura la

forma. Offrire una sintesi, come dice l'autore stesos, è

cosa ardua per la sua mole e per l'intreccio che c'è nella

narrazione. E' un modello che si ifa ai precedenti poemi

cavallereschi, c'è una sorta di dipendenza velata, e anche

un ricorso ad una lingua ancora molto tradizionale non del

tutto adeguata al nuovo genere. Non c'è solo il calloandre

fedele, Girolamo Brusone ad esempio scrive una trilogia

dedicato ad un personaggio contemporaneo che vive a

Venezia e vive nella Venezia del tempo. La trilogia di

Ghisomiro, non è calloandro che vive in un mondo

immaginario, vive nella realtà del suo tempo e dunque c'è

un maggiore sforzo tematicamente di adeguarsi alla

società moderna in cui vivono questi narratori. Però

accade che anche quelloche rinnova di più il repertorio

tematico, non riesce a rinnovare gli strumenti in cui li

versa: si rovesciano nuovi contenuti in stampi vecchi,

rendendo difficile la vera nascita del romanzo e la

capacità di questi scrittori di creare una tradizione, di

lasciare un modello usufruibile. La trilogia si completa nel

62 con la 'pelota smarrita' e dopo di romanzo per molto

tempo non si parla più, tutti si chiedonola spiegazione di

questa fine. Romanzo che finisce per plurilinguismo e

contaminazione di stili, non c'è mescolanza di stili, si parla

tutto alto, varietà di registri che dà polifonia al romanzo, e

funzione parodica allo stesso tempo che il romanzo deve

esercitare( punto di vista di Bachtin). Se invece si adotta il

punto di vista di Lucascz manca il senso epico di conflitto

tra io e il mondo, e non avendo questo senso epico il

romanzo rimane ancorato al vecchio sistema feudale e

non diventa esempio di borghesia. In questo senso il Don

Chiosciotte è esemplare perchè transferisce la

consapevolezza che l'autore ha del superamento

dell'epica alla situaizone esistenziale del personaggio. In

Italia poi succede che dopo il quarantennio secentesco il

romanzo non c'è più. Cambia il clima, non più cultura

barocca ma nuovo ritorno alla classicità, alla misura,

all'equilibrio, alla lezione degli antichi e di classici in una

forma che prende il nome di Arcadia. Scompare di nuovo,

si torna prevalentemente a scrivere poesia o altri generi

illustri, romanzo torna nella sua terra di nessno visto che

poi in Italia non lo aveva legittimato nessuno, bisognerà

aspettare la seconda metà del 700' per far si che toni, età

dei lumi dove molte cose si modificano, e in Europa

significa l'avvento definitivo del romanzo, mentre per

l'Italia il ritorno alle esperienze per cu quasi ripartendo da

zero i romanzieri muovono i primi passi, percorso al

termine del quale si collocano sia Foscolo che

Manzoni( strada della ventisettana che è molto più

sensibile

Dettagli
A.A. 2017-2018
117 pagine
3 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher gabrielerossi1234 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana II e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Nozzoli Anna.