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FALSO MONETARIO

PUNTO DI PARTENZA

Dal giugno 1960 la Francia abolì i lavori forzati, di conseguenza le banconote di nuovo conio sul retro riportavano l’articolo

139 cp: «punisce con la reclusione perpetua coloro i quali avranno falsificato e contraffatto i biglietti di banca approvati

dalla legge» pena = ergastolo.

Ci sono 3 norme fondamentali che riguardano il “falso monetario” all’interno

del codice penale napoleonico del 1810:

▪ Articolo 132: « chiunque contraffarà o altererà monete d'oro o d'argento

aventi corso legale in Francia, o partecipa all'emissione o all'esposizione di dette

monete contraffatte o alterate, o alla loro introduzione nel territorio francese, sarà

».

punito con la morte e la confisca dei suoi beni

▪ Articolo 133: « chiunque contraffà o altererà monete di biglione o di rame

(monete di metallo) aventi corso legale in Francia, o partecipa all'emissione o all'esposizione di dette monete contraffatte o alterate,

».

o alla loro introduzione nel territorio francese, sarà punito con i lavori forzati a tempo indeterminato

▪ Articolo 139: « coloro che hanno contraffatto il sigillo dello Stato o si sono avvalsi del sigillo contraffatto; coloro che hanno

contraffatto o falsificato, sia effetti emessi dal pubblico erario autorizzato dalla legge, sia che abbiano fatto uso di questi effetti e

banconote contraffatti o falsificati, o che li abbiano introdotto nel territorio francese, saranno puniti con la morte e i loro beni saranno

».

confiscati

Gli articoli 132 e 133 erano adibiti alla repressione delle contraffazioni di monete in corso legale formate da metalli preziosi.

La pena di morte verrà abolita nel 1832 con il regime napoleonico, ma lavori forzati a vita e reclusione a vita rimangono

solo in tempi recenti sono stati aboliti (anni ’60 del 1900) i lavori forzati.

Il codice penale maltese del 1854, che aveva anche una versione italiana, diceva riguardo la falsa moneta: « chi altera,

» quindi da

contraffa’ o spaccia monete false a Malta è punito con pena da 12 a 14 mesi di lavoro pubblico con o senza reclusione

una pena di morte, si passò ad una pena irrisoria.

Stessa cosa accadde anche col codice italiano: vengono diminuite le risposte repressive rispetto a ciò che veniva fatto col

codice napoleonico. Perché pene così irrisorie? Perché a Malta la maggior parte delle persone erano falsari e se avessero

assegnato a tutti i falsari le stesse pene francesi, sarebbero rimaste poche persone libere.

Ma, l’idea che il reato di “falso monetario” sia un reato molto grave NON è solo francese: giuristi e penalisti precedenti al

1900 la pensavano allo stesso modo. La moneta metallica di valore notevole come il solido aureo costantiniano è una

moneta che ha un valore estrinseco che è il valore che è dichiarato nel conio, ma ha anche un valore intrinseco che è

rappresentato dal metallo prezioso. 72

Rispetto alle norme del codice napoleonico i giuristi medievali si occupano solo della moneta metallica perché la moneta

cartacea appare in Olanda nei primi anni del 1600. La moneta metallica è spesso moneta-merce, cioè si utilizza nel

momento del passaggio dal baratto agli scambi in moneta. C’è differenza tra moneta-merce e moneta coniata? SI, perché

anche se il valore estrinseco ed intrinseco tendono a coincidere, c’è la possibilità che il valore della materia con cui la

moneta viene coniata sia sottoposta a fluttuazione nel tempo. Questo spiega la necessità del conio: il conio è

quell’elemento della moneta che sottrae la moneta alle fluttuazioni del valore intrinseco della stessa, cioè il soggetto che

batte moneta garantisce che quella moneta sarà scambiata per il valore che è indicato su di essa indipendentemente dal

valore che verrà attribuito al collaterale (metallo di cui è composta).

Quindi, il problema della falsificazione della moneta e della corrispondenza del conio al valore intrinseco della stessa si

pone soprattutto per le monete metalliche di materiali preziosi.

Ovviamente il problema della stabilità della moneta si pone in maniera più importante per le banconote. All’inizio c’è il

problema della riserva aurea, cioè la carta moneta che viene stampata deve prevedere un’equivalente quantità d’oro o di

altro metallo prezioso che ne garantisce il valore.

La banconota ha un valore intrinseco infinitamente più basso del valore estrinseco (quello dichiarato).

In epoca di carta-moneta è ancora più importante l’auctoritas più che la veritas: perché la veritas la si può dimostrare che è

falsa, ma NON c’è una perdita circa il materiale di cui è composta.

Le preoccupazioni che muovevano Costantino a qualificare in maniera così grave quel reato con l’avvento della carta-

moneta NON sono diminuite, ma sono aumentate per la mancanza del collaterale.

IL “FALSO MONETARIO” NELLA STORIA

In primis è necessario citare Tiberio Deciani, che dedica parte del suo volume “Tractatus criminalis” a questo reato e in

particolare scrive questa parte sulla base di una lunga introduzione di tipo storico alle vicende di questo reato.

Nelle prime righe della sua opera si legge: «è sempre stato considerato atrocissimo e degno di odio questo crimine di falsa

moneta presso tutte le genti».

Quindi NON si è dovuto aspettare Napoleone per un trattamento particolarmente severo per punire il reato falsario.

Tornando ai tempi della Roma antica, una delle più importanti e stabili riforme monetarie è quella attuata dall’Imperatore

Costantino all’inizio del IV secolo. Successivamente anche altri Imperatori, come Diocleziano, decisero di riformare questa

materia. L’ultima riforma fu quella di Diocleziano (III secolo), ma fu di minore portata in quanto aveva privilegiato una

moneta con metalli di scarso valore e di conseguenza con scarso valore intrinseco.

L’idea comune a tutti gli Imperatori era quella di riorganizzare il sistema monetario romano sfruttando maggiormente il

valore dell’oro: per questo Costantino introdusse il “solido aureo”, ossia una moneta che durò all’interno dell’Impero

occidentale fino al V secolo quando fu sostituita da monete barbariche (nell’Impero bizantino quasi fino alla sua caduta).

Il primo ad avere l’idea di coniare una moneta d’oro con la propria effige fu proprio Costantino all’inizio del IV secolo.

La logica del valore monetario ai tempi dei Romani era questa: le monete erano di materiale metallico e

acquistavano valore in base al peso e al materiale di conseguenza più prezioso era il materiale con il

quale la moneta era coniata, minore era la possibilità di fluttuazione del valore della moneta sui mercati.

Costantino cercò di applicare una politica monetaria caratterizzata dalla stabilità ci riuscì perché la

sua moneta venne utilizzata per molti secoli, e di per sé questo è già indice di stabilità perché significa che essa aveva un

alto valore intrinseco. La finalità di Costantino →

Per mantenere la stabilità doveva anche evitare le contraffazioni, ossia i falsi della moneta per questo fu coniato il

reato di “falso monetario” tramite riforma penale. Stabilità monetaria = minor numero di falsificazioni + monopolio della

coniazione, ….

Per questo nel 326 Costantino introdusse un rescritto che stabiliva le pene per i falsificatori di monete e in questo modo

stabilisce che solo le zecche possono coniarle, emanato a Milano: 73

« Imperatore Costantino. Se qualcuno avrà formato con una falsa fusione delle monete, sarà stabilito che tutti i suoi beni siano confiscati.

Nelle monete, infatti, noi vogliamo che la coniatura sia riservata solo alle nostre zecche e i colpevoli di tale reato commettono crimine di

»

lesa maestà. Immediatamente siano consegnati alle fiamme

La legge che stabiliva che i falsificatori di monete commettevano crimine di lesa maestà era la Lex si quis nummos, della

glossa accursiana. I glossatori riportavano la valenza di questa Costituzione di Costantino NON a qualsiasi caso di

falsificazione monetaria, ma alla falsificazione di monete d’oro (che è privilegio imperiale). Da cosa si capisce quest’ultima

cosa? Dal fatto che nella glossa è presente una nota in alto a DX in cui spiega che il «nummos» si riferisce a monete d’oro.

Di conseguenza se la moneta NON è d’oro NON c’è falsificazione.

Pena per la falsificazione della moneta era: rogo e confisca di tutti i beni, perché una pena così pesante? Perché il falso

monetario era considerato un “crimine di lesa maestà”, in quanto è presente un interesse pubblico da tutelare.

QUESTIONE: l’inserimento di questo reato nei crimini di lesa maestà a Costantino agevolò la “”codificazione””, mentre agli

interpreti dell’Età medievale e moderna la complicò. Perché? Perché, ad esempio, in epoca medievale all’interno della

“Summa codicis” di Azzone (giurista medievale XIII) commentando i criminis maestatis afferma l’esistenza di un crimine di

quasi-lesa maestà: “carcere privato” e “falsa moneta” dire che sono crimini di quasi-lesa maestà, significa dire che le

pene previste per questo reato sono quasi come quelle previste per la lesa maestà.

La cosa importante da dire è che la falsificazione NON consiste solo nel coniare una moneta di valore diverso rispetto a

quanto è indicato perché il valore potrebbe essere lo stesso, ma significa usurpare una prerogativa imperiale (è per questo

che viene definito un crimine di lesa maestà « nessun soggetto privato può battere moneta e il principe NON può concedere

», Deciani “Tractatus criminalis”. Anche Farinacci dice: «

licenze ad altri per l’esercizio di questo privilegio è proibito ai privati di

»).

battere moneta e non può nemmeno farlo attraverso un rescritto del principe, che in questo caso si presume falso e non varrà

È necessario la “veritas” e “auctoritas” e falsificando le monete si va ad usurpare l’auctoritas, ossia del potere politico

supremo dell’Imperatore.

Nel 1500 Girolamo Giganti, giurista marchigiano e più autorevole “”sistematore”” del crimine di lesa maestà, afferma « mi

chiedo: la contraffazione della moneta del Re o del Principe rientra nel reato di maest&agrav

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I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher martina.k.raimondi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Diritto comune e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Isotton Roberto.