Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
QUARTA LEZIONE
Pagina 9 dove prendendo spunto dalla domanda Genere e Specie hanno lo stesso sostantivo perché ci sia del vero diritto occorrono:
- Potere legislativo o Autorità di chi comanda
- Equità
L'arte del buono e dell'equo, il comando di chi legifera che si trasfonde in Equità indica che tutto ciò che rettamente avviene alla sua causa in congruenti cui certi principi tale principio equitativo può avere (alia) qualche volta naturale e qualche volta civile, se vi sono più specie di diritto la stessa cosa si ricava per l'equità sia essa naturale o civile.
Riga 17 ti do 10 a mutuo ne ridai 10 è una causa naturale, è coerente con quella causa precedente, vi è un'equità naturale o generale poiché vi è sempre in ogni tempo e in ogni luogo, restituzione del prestato.
Riga 20 la causa civile, esempio dell'acquisto a non domino dove dopo il triennio possesso = titolo, l'equità civile
indica che l'acquisto a non domino trasferisce la proprietà del bene se vi sono buona fede e tempo, nella Causa Possessionis (riga 25), Alla 2a tale nome semplicemente, puoi usarne un nome semplicemente, si accolli la specie e il genere quando io dico che il diritto è l'atto del buono e dell'equo, riga 29-30 come lachiami non altro intento se non Autorità che sorge in causa naturale o civile. Ultime 4 righe 32 alla fine (esame) qualche volta avviene anche che si consideri soltanto l'auctoritas venendo meno invece l'equità, l'esempio il pretore che decide iniquamente, ma tuttavia anche ciò si è soliti chiamarlo diritto anche se il legislatore fa causa iniqua; Pagina 10 1a riga è possibile infatti che non sia equo e è stato necessario che si politicizzi l'equità. 11 riga 66, tira le file della risposta, questo sembra essere il senso di questo responso, il nome di diritto è posto.sempre nelle leggi, noi usiamo la parola diritto quando trattiamo della legge, a volte ha significato proprio e a volte in senso traslato, mediato.
Riga 66 tale significato proprio di diritto vi è qualora emerga che si dimostri che la constitutio positivizzata è congruente all'equità;
62 è Cautia Incostitutio questa legge poi qualche volta ha l'equità e a colte non la contiene anche se la dovrebbe avere,
69 quando poi ulteriormente ha l'equità può essere naturale o civile è quella coerente in ogni luogo e tempo è quella che non sempre è equità piuttosto solo in un determinato luogo e tempo.
Sotto lo stesso nome d'equità si devono vedere varie ipotesi 74:
- quando si consideri l'equità immutabile quindi Naturale
- quando si consideri l'equità Mutabile quindi civile
- quando vi è un margine dell'equità riga 76 quindi lo si può chiamare
diritto è una parte di diritto comune di tutti gli uomini però per Gaio comune indicava lo Ius Gentium (comune a tutte le genti). Questa è la 1a spiegazione del diritto proprio, il diritto proprio di una certa civiltà è chiamato ius Civile quale che fosse il diritto proprio di una certa città, per Gaio lo ius Civile indicava il Diritto Romano-Comune quindi il diritto delle genti ciò indica invece che vi è una razionalità naturale propria dell’uomo costituita in natura, ciò che costituisce in tutti gli uomini, questo stesso è custodito presso tutti i popoli chiamato ius Gentium quale che fosse un diritto utilizzato da tutte le gentes, diritto comune a tutti gli uomini. Quando l’autore vuole spiegare che non vi sono soggetti che si fanno leggi si riferisce a Gaio che indica la presenza di 2 diritti, proprio romano e delle genti, il diritto comune medievale invece indica il diritto statutario che travolgerà il
passo Gaiano (comune romano = romano + canonico). Torniamo alla riga 13, la risposta del maestro: non vediamo se possono o meno fare leggi proprie, nessuno altro che il popolo romano può fare leggi per via di requisiti che tale popolo ha (ESAME) Distat Ius, 1 elemento il diritto si allontana dalle altre arti (trivio, quadrivio e il ricordarle indica un sistema non superato) per tale ragione poiché in quelle altre arti (filosofia, teologia) si tiene in considerazione solo l’Auctoritas (latina, di chi l’ha detto) Censura Iuris (110 riga) la forza del diritto non vi sarebbe se non fosse fondata dall’aiuto quanto di scienza, quanto di potenza; il diritto stà in piedi se ha la potestà del legislatore e la scienza (patrimonio culturale) da qua il Dicitur Vere questo infatti dice il vero, unicamente questo è vero legislatore che fiorisce in prudenza (scienza romana) e a vigore Vige in Potestà, si deve stare alla sua autorevolezza ed è
Da obbedirsi al suo comando. Da qui parte un lungo panegirico al diritto e popolo romano (114) l'unico popolo che aveva i 2 elementi è il popolo romano che primeggiava in tutte le città (118), nessun problema per la scienza, nessuno dubita che l'auctoritas fosse propria del romano, per la Potestas o potere non basato sulla violenza e tirannia ma, clemente rispetto ai vinti, fedeli rispetto agli alleati, usando Giustizia ed Equità verso i sudditi.
Il passo più famoso, Come posso dimostrare la legittimità del diritto romano? Dio ha scelto Roma come avamposto della sua chiesa/casa, 132 Ono Dividem a Roma è stata fondata la 1a sede della chiesa, 134 poiché non sarebbe stata la scelta come partner di un potere Tirannico o Ingiusto la legge divina richiama (137-) se son di Cesare non usurpa cose che non son sue, 139 indica che l'imperatore può scrivere nelle liste dl censo la gente non è lontana da lui come Convere Leges (fare
le leggi), 141 non lo potevano fare altre genti (barbari) poiché non possedevano la scienza per fare le leggi.
Parcizio, avrai ormai capito almeno spero, quale sia l'autorità in vigore del nostro diritto (romano) questa è l'autorità del nostro diritto, qualcun altro è Errabondo/nomade se pensa che le sue leggi valgano le nostre è come un pappagallo, se per caso viene qui casualmente gonfio di un successo ottenuto con la violenza come gli uccelli imitano le nostre parole non si potrebbe certamente pensare che ciò volga a derogare le nostre leggi, fondate sull'autorità Divina.
Pagina 15 lo scolaro dice d'aver capito, ciò si può dire in rapporto a chi è sotto al nostro impero ma chi invece non sta qui lungi dal pregiudicare il nostro diritto può darsi delle norme in rapporto ai suoi sudditi per la comune ragione per cui ogni popolo costituisce da sé un proprio diritto? Gli
altri possono farlo?
Passo famoso al 15-6 dell'opera, i popoli diversi (dal romano) per luogo e Imperio osservano dei diritti diversi dai nostri (Greci), come atenei e spartani, ma coloro che hanno invaso i nostri luoghi portano un loro diritto che estinto il regno si dovrebbe estinguere anch'esso, 157-8 chi ha invaso i nostri luoghi il tempo in cui si sarebbe potuto respingerli anche sulla base del diritto delle genti ma, l'abbiamo accettato come diritto d'invasori ora che il nemico è sparito ritorniamo al romano, non abbiamo contestato il loro diritto a ora che il regno è estinto si qualunque esso sia stato tutte le volte che pensiamo con malinconia al passato predicando le leggi loro sembriamo solo far risanguinare le ferite d'antico dolore (Cicerone). 164 lo Ius Statutorum la forza delle loro leggi se ai fini unitamente/è spirato unitamente ai suoi autori rimpiangendo il tempo in cui c'erano alcuni vanno coltivando quelle leggi/delle
loro cose ch’essi stessichiamano leggi; seguendo il loro esempio avremmo (170) per lo più tante leggi quante le case.
Pagina 16 il brano più famoso dell’opera: altra colonna portante dell’opera (esaltazione dell’Equità-superiore diritto romano su altri diritti, giuridificare su base giuridica impero su base politica), quandoscomparirà nasceranno i Comuni Iuria Propria portando il diritto romano comune a contrapporsi colocomune; il 2 elemento di rimprovero è l’imperatore come persona fisica che non fa il suo mestiere omeglio l’istituzione impero ingenerosa verso Barbarossa 1152, come rimprovero che si diede da fare, vuolconquistare il suo potere, è vero che voleva ripristinare i poteri ma non il diritto romano,l’opera di marinofra 1122-52, quelli che ora comandano,l’imperatore permettono che avvenga in questo modo: e dire chetuttavia permettono la pluralità giuridica e vogliono riaffermare
il nome di un solo impero, non si accorgono qual è la conseguenza al nome d'impero, colui che tutela e riafferma tali nomi dovrebbe affermare l'autorità medesima per la quale sempre sono da tutelarsi i diritti stessi che sono da e.