LEXdichiarato dal popolo romano ai suoi nemici come nel DE CAPTIVITATE POSTLIMINIO, NELLAHOSTES.
Quindi la prima spiegazione che queste siano le guerre giuste del popolo romano contro i suoinemici. Poi la seconda è che è conforme al diritto naturale respingere la violenza con la violenza. Qui leallegazioni non bastano. Almeno nel 16esimo secolo a questa glossa si aggiunge una additctio perspiegare meglio. Si dice che è lecita la difesa, ma deve essere proporzionata all'offesa. Non ci si puòdifendere in maniera eccessiva rispetto all'offesa. Quindi si richiede una debita proporzione deglistrumenti. La difesa deve essere proporzionata all'offesa, non si può eccedere. Quantunque secondo ilclan dufeau io possa respingere con le armi colui che mi aggredisce se non posso difendermi in altromodo. Questo è il solo caso i cui si può eccedere nella difesa.Secondo la difesa deve avvenire in immediatezza, ossia nella flagranza.
dell'atto di difesa dall'atto altrui. Riassunto: la glossa con inchiostro rosso è composta da due parti, quella originale e l'addictio. L'addictio è un'aggiunta fatta in un secondo momento, probabilmente nel secolo 16. Si dice che la guerra è un istituto di diritto delle genti. Non dimentichiamo che il corpus e le istituzioni sono fatte di frammenti di opere di giuristi di prima di Giustiniano, che sono stati raccolti da Giustiniano e poi armonizzati nelloPerò qui sembra che ci siano, si dice che la guerra è contro al stesso al fine di evitare contraddizioni. diritto, ma poi si dice che deriva dal diritto. Questa sembra essere una contraddizione, ma è apparenza, e noi dobbiamo interpretare nel modo giusto, così da evitare la contraddizione. Qui si deve interpretare e ci sono diverse soluzioni, come spesso accade. Ci possono essere diverse interpretazioni non contraddittorie e possono essere tutte giuste e solo rivelarci.Prospettive diverse sulla stessa realtà.
Qui le soluzioni possibili sono 2: quando si dice che la guerra è lecita per il diritto si intende la guerra dichiarata dal popolo – Deve essere una guerra formalmente legittima.romano ai sui nemici, non qualsiasi guerra. Qui, le guerre sono diritto delle genti si intende le guerre del popolo romano ai suoi nemici, mentre nel passo dove si dice che non sono legittime le guerre si intende tutte le altre guerre che non rientrino in quella categoria specifica.
Qui si dice che è lecita la guerra di difesa, mentre tutte le altre sono illegittime. Quindi la guerra – violenza è legittima solo per difesa. Inoltre non sempre si è legittimati a difendersi con la violenza a seguito di un'aggressione. Infatti la reazione di difesa deve essere proporzionata alla offesa. Quindi non si può reagire in maniera spropositata.
E' poi la glossa del 1600 che specifica il concetto di proporzione della difesa all'offesa. Qui il problema sta nel capire quando si possa parlare di proporzionalità, anche analizzando il contesto. Ci vuole una proporzione. Fino a che punto deve estendersi? Qui jeandufo, giurista francese del 15 o 16 secolo dice: se la violenza era disarmata posso difendermi con le armi? Si ma solo se non avevo altri mezzi per difendermi con sicurezza. Solo se è l'unico mezzo per sfuggire alla violenza a causa della disparità delle condizioni.. La reazione deve essere immediata. Io non posso difendermi contro una minaccia che c'è già stata o forse ci sarà. La difesa deve avvenire quando la violenza si materializza, non prima o dopo. Altrimenti subentra la vendetta che è diversa dalla difesa. Come valutare questi torti? Chi ha scritto l'addictio aveva in mente le opere di Giasone dal Maino, quindi doveva essere almeno del 16 secolo. QuindiLa legittima difesa dalla violenza non è sempre legittima. La tradizione giuridica ha sempre mantenuto l'idea del limite della legittima difesa. La difesa ovviamente non riguarda solo la persona, ma anche i beni.
L'origine della servitù è attribuita alla guerra, ma a quale guerra? A tutte, anche a quelle ingiuste e contro il diritto? Questa è la prossima domanda da porsi. Nemmeno questi giuristi avrebbero ritenuto lecita la riduzione in schiavitù a seguito di uno scontro privato. Uno scontro privato non è giusto e quindi non poteva limitare la libertà naturale degli uomini.
La prossima glossa è AB INIZIO. Il glossatore si chiede se forse non accade oggi quello che accadeva all'inizio. La risposta tradisce una mancanza di unanimità tra i giuristi. Lui dice che alcuni giuristi dicono che anche oggi nascono liberi gli uomini, mentre invece l'autore della glossa e altri dicono che no, può anche nascere servi.
porta il nome di Accursio, QuindiQuesta glossa l'autore della Magna Glossa.per Accursio la storia della libertà vale per il passato, mentre oggi si può nascere servi la servitù. Quindipuò essere ereditaria e originaria per Accursio e altri autori della sua epoca.In questi 2 paragrafi si è parlato delle origini della servitù, di come si diventa servi secondo il diritto dellegenti: per una guerra in cui si viene fatti prigionieri o per nascita in condizione servile. Nel primo caso siè detto che per essere legittimamente fatti schiavi è necessario che la guerra in cui si è statiimprigionati fosse una guerra legittima ,, dal punto di vista formale e sostanziale altrimenti non si diventa servi. , ma Accursio ritiene che si possaper diritto Mentre per quanto riguarda la nascita la questione è discussanascere schiavi e che la naturale libertà di tutti gli uomini sia una cosa non più valida nella suaepoca.lOMoAR cPSD| 7389389In definitiva il DIRITTO DELLE GENTI è un'eccezione alla regola del DIRITTO NATURALE, quindi si deve delimitare con precisione i casi in cui si può legittimamente derogare la libertà naturale degli uomini. Questo credo sia il senso di queste glosse nam usu, bella e ab inizio.
I giuristi nel medioevo partivano sempre dalle glosse. Queste erano sempre l'elemento che guidava la lettura del testo giustinianeo. Noi non sappiamo esattamente come si sviluppavano le glosse. Sappiamo che nascevano dalle discussioni a lezioni, ma non abbiamo descrizioni di come questo avvenisse. Però già ai tempi di Savigny questo aveva individuato una fonte, nel novellino, un centinaio di novelle tra cui c'è quella di Taddeo da Bologna, un medico stava tenendo lezione come si faceva nelle facoltà giuridiche. Lui leggeva e spiegava lezioni di medicina ippocratee.
Questa è la storia che parla delle melanzane. La glossa in generale
Fissava un certo risultato in un dato momento. Il professore e degli studenti ritengono di aver raggiunto un risultato che viene fissato. È la fissazione di risultati che non tengono conto solo delle parole del testo, ma anche del mondo in cui vivevano coloro che le hanno scritte. Infatti non è raro trovare nelle glosse, quindi le glosse sono gli sforzi di uomini di determinate epoche fanno per dare un significato ai termini del testo. Quindi serve a definire e delimitare, temporaneamente il significato del testo. Ora leggiamo il titolo terzo del primo libro delle istituzioni.
Il titolo terzo si chiama DE IURE PERSONARUM. Ricordiamo che nell'idea dell'epoca il diritto è tripartito, tra cose persone e azioni. Questo testo nelle edizioni cinquecentesche è accompagnato da sommari che hanno gli elementi fondamentali del testo. Poi ci sono dei testi anche successivi alla glossa.
ad esempio quello in oggetto è del 1400. Qui si dice che c'è una prima dicotomia (divisione in due parti). Il testo è quello della S istoriata. È che tutti gli uomini o sono liberi o servi. Questa era la situazione che descrive Bloch nell'antichità romana. Quella dicotomia si traduce nella dicotomia di Giustiniano. Questo testo breve ha ben 2 glosse (SEGNARE LA T E LA Q). in realtà le glosse che ci interessano sono precedute da altre glosse che non hanno una attinenza diretta con le due parole che ci interessano. Riassumono la struttura di questo titolo. Il primo passaggio parla della SUMMA. Si legge TOT98( LA parola sta per totus, e si dice dividitur , il trattino sopra la lettera indica, in questo caso indica la desinenza dividitur). Tutto il titolo è diviso in 6 parti. In primo luogo pone la divisione delle persone.- La definizione di libertà
- La definizione della servitù
- Perché i servi sono detti servi
- In quanti modi uno diventa servo
- La differenza tra servi e liberti
- Il caso testo di Francesco Accoliti da Arezzo
La glossa è spesso preceduta da un concreto esemplificativo della legge. Qui si trova un lungo casus. Inizia con "ad evidentiam". Angelo da Arezzo divide il titolo non in sei, ma in 7 parti. Come prima si pone una divisione delle persone, infatti la libertà è un potere. Ogni uomo del mondo è o libero o servo. In secondo luogo dice che è la libertà concessa agli uomini dal diritto naturale che consiste nel fatto che gli stessi uomini possano fare tutto ciò che vogliano, a meno che per diritto delle genti non siano fatti schiavi. O a meno che non si facciano loro stessi servi per diritto civile. Il terzo punto definisce la
Servitù.lOMoAR cPSD| 7389389
Tra queste c'è uno statuto del diritto delle genti che dice che il diritto delle genti ha stabilito molte cose. Stabilisce che uno è soggetto ad un altro. Il termine subiectus è usato in senso antico. Ossia si intende come il suddito assoggettato al dominium altrui. Il termine latino è dominium, che viene tradotto condominio e con proprietà. Si ha in mente un'idea astratta di servitù, come uomo soggetto a proprietà di un altro uomo. In realtà il dominium non è semplice proprietà, ma è anche sovranità e ogni altra forma di potere. E' importante tenerlo presente. La libertà non è solo un concetto civile, ma anche politico. Quindi qui si dice che ci sono dei soggetti assoggettati al dominio di altri. Questo statuto è contrario al diritto naturale che è
menzionato nel testo. Secondo il diritto naturale tutti non dagli uomini nascono liberi. In quarto lu
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