CEREALI
Nella cariosside dei cereali sono presenti poi altri nutrienti quali lipidi, sali minerali, vitamine in concentrazioni
variabili a seconda della specie. Inoltre, le proteine possono variare nei cereali da un 5 a 12-15% a seconda della
varietà. Le proteine dei cereali, più che dal punto di vista nutrizionale, sono importanti per quanto riguarda
l'aspetto tecnologico perché da esse dipendono anche tutti i processi successivi di panificazione o di
ottenimento dei prodotti da forno.
Proteine del frumento
Le proteine presenti nei cereali si distinguono in base a caratteristiche chimico-fisiche soprattutto legate alla
loro solubilità in:
albumine e globuline, solubili in soluzioni saline
prolamine e glutenine, solubili in soluzioni idroalcoliche ad alto contenuto di alcol
Si ritrovano all'interno dei vari cereali in percentuali diverse a seconda della specie e della varietà. Per quanto
riguarda le proteine del frumento, a seconda della tipologia di pianta (frumento tenero o frumento duro) la
quantità proteica Può variare tra il 9 e il 15%. Le proteine del frumento, in genere, sono carenti di alcuni
aminoacidi essenziali come la lisina e il triptofano.
Inoltre, le proteine del frumento si distinguono in base alla loro quantità:
le albumine rappresentano un 9% del complessivo della quota proteica ma si ritrovano nella parte esterna
della cariosside e quindi vengono persi durante i processi di lavorazione. Sono più ricchi, ad esempio, nella
crusca pur avendo un profilo aminoacidico che le definisce di più alto valore biologico
le globuline rappresentano il 5-7%, hanno un alto valore biologico ma essendo presenti nel germe del grano
vengono allontanate, si perdono
le gliadine e glutenine che complessivamente compongono più del 80% delle proteine del frumento. Nel
caso del frumento duro queste due ultime classi proteiche sono presenti in quantità confrontabili e durante
l'impastamento danno origine al cosiddetto complesso viscoelastico del glutine
In questo schema vengono descritte in maniera più precisa quelle
che sono le caratteristiche delle proteine del frumento, sia quelle
citoplasmatiche che quelle di riserva, la loro differenza in termini di
peso molecolare (gliadine hanno peso molecolare più basso intorno
a 25.000-75.000 mentre le glutenine sono proteine polimeriche di
più ampio peso molecolare che possono superare i 100000 kDa). Le
gliadine del frumento si distinguono in alfa-beta-gamma a seconda
della costituzione in termini di aminoacidi, se sono ricche o meno di
aminoacidi solforati. Allorché le gliadine e le glutenine vanno
incontro ad un impastamento (=le farine che derivano dal frumento
vengono idratate) si genera il famoso glutine.
72 Il glutine rappresenta un complesso lipoproteico viscoelastico in cui le
due tipologie proteiche si assemblano dando origine, a seguito del
mescolamento successivo all'aggiunta d'acqua quindi all'impastamento,
ad un reticolo estensibile, organizzato da queste strutture proteiche che
alla base possiedono dei veri e propri legami covalenti (disolfuro), non
covalenti (ad idrogeno e ionico) e da interazioni idrofobiche.
Il glutine è dato da:
75-85% di proteine
5-7% di lipidi che vengono intrappolati all'interno delle maglie del
glutine
5-10% di amido trattenuto all'interno
5-8% acqua
Il reticolo che viene a formarsi è dotato di elasticità e tenacità e può essere lievitato, in quanto è capace di
intrappolare all'interno la CO che viene a formarsi dopo fermentazione dello zucchero liberato dall'amido per
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azione dei lieviti. La presenza di glutine è importante per ottenere la lievitazione dei prodotti da forno come il
pane. Le caratteristiche del glutine svolgono un ruolo fondamentale nel definire l’adattabilità di farine di semola
alla produzione dei derivati da forno (resistenze alla cottura e bassa collosità). È importante anche nella pasta.
Macinazione del frumento o molitura
Il glutine non esiste nella cariosside ma viene a formarsi solo dopo idratazione della farina. Quest’ultima viene
considerata come il prodotto ricavato dalla macinazione delle cariossidi. Le varie tappe che dalla cariosside
portano all’ottenimento degli sfarinati sono:
1. Pulitura del grano
2. Condizionamento, una sorta di umidificazione effettuata sulla superficie dei chicchi in modo da
facilitare il distacco dei segmenti
3. Macinazione, in grado di frammentare la cariosside in strutture dalla granulometria molto più sottile
4. Setacciatura, che separa gli sfarinati in base alle dimensioni dei granuli che si vengono a
formare.
Si ottengono così questi sfarinati che sono il substrato di partenza per la produzione degli alimenti che
consumiamo. Essi sono costituiti da albume amilaceo e dalle parti periferiche che sono la crusca, il cruschello e
il tritello. A seguito di raffinazione, si ottengono successivamente dei prodotti che hanno una quantità di parte
esterna più o meno importante. In questo campo viene introdotto il cosiddetto concetto di abburattamento
con il quale si indica una sorta di resa. Nello specifico la quantità di farina, espressa in Kg, che si ricava dalla
macinazione di 100 kg di grano. Più tale indice è elevato, maggiore è il contenuto di parte corticale dello
sfarinato.
Farine
In questa tabella vengono indicate quelle che sono le
caratteristiche merceologiche degli sfarinati di frumento
che esistono e che vengono commercializzati. Intanto è da
ricordare che, gli sfarinati che si ottengono dal frumento
di grano tenero, si chiamano farina. Mentre quelli che si
ottengono dal frumento di grano duro, si chiamano
semola. Le farine sono suddivise e hanno questa
denominazione in base alla quantità di residuo corticale
presente. Per cui si parla di: farina 00 (più raffinata), farina
0, farina 1, farina 2 e farina integrale. Queste possiedono
via via percentuali di parte corticale crescente. 73
Nella tabella sono indicati alcuni parametri importanti che ne definiscono, non solo la composizione, ma anche
ciò che è importante ai fini di stabilire una corretta conservazione. Ad esempio, il parametro di umidità massima
di 14,05% perché al di sopra la farina può andare incontro a processi di alterazione. In genere, le farine
presentano una colorazione più o meno biancastra, sono quasi impalpabili e devono risultare compatte quando
vengono strette nella mano. Altro parametro importante è il contenuto in ceneri, che via via aumenta passando
da farine più raffinate a meno raffinate. Questo perché, il contenuto di ceneri, rappresenta la quello che rimane
allorché tutta la parte organica è stata bruciata completamente. Si parla quindi di sali minerali che si
concentrano soprattutto nella parte corticale della cariosside. Quindi, da una farina sempre più integrale,
avremo anche valori crescenti di valori di ceneri.
Così anche per il contenuto proteico che assumerà valori crescenti man mano che la farina mantiene un certo
contenuto di parte corticale, nella quale appunto esistono frazioni proteiche importanti. Ecco perché le farine
più integrali sono quelle che hanno un contenuto proteico maggiore.
Semole
Mentre le farine sono contraddistinte da granuli piccoli e rotondeggianti e di colore biancastro, le semole sono
costituite da granuli più grossi che presentano degli spigoli netti e un colore leggermente ambrato. Sono
destinate soprattutto alla produzione della pasta.
Le semole possono essere rimacinate e servono per
formare farine di grano duro dalla granulometria più
fina destinate alla panificazione. Nella preparazione
delle farine bianche (farina 00, farina 0) è vietato l’uso
di agenti sbiancanti. Questo secondo un regolamento
comunitario specifico in vigore ancora dal 1998. Quindi,
le scritte che si possono vedere nelle confezioni e che
riportano la scritta “non sbiancata”, non hanno alcun
senso perché tutte le farine devono rispettare la stessa
normativa e quindi non possono essere sbiancate.
È da considerare che il consumo di cereali integrali ora, fa parte delle indicazioni di una dieta salutare. Questo
significa che aumentiamo il consumo di alimenti più benefici per la nostra salute e quindi aumentiamo il
contenuto di alimenti che apportano la fibra. Da qualche anno a questa parte si è notato un consumo maggiore
di questo tipo di farine integrali, ma questo non vuol dire che le farine bianche/raffinate siano un veleno. Esse
influiscono casomai sull’indice glicemico, fattore da controllare per un suo non aumento repentino. Quindi
diciamo soltanto che, il loro consumo, rientra in quella attenzione globale che si deve avere nello scegliere
accuratamente cosa mangiare e abbinarlo ad un corretto stile di vita.
PANE
Con il termine di pane, la legislazione, indica un prodotto ottenuto dalla cottura totale o parziale di una pasta
convenientemente lievitata, preparata con sfarinati di grano, acqua, lievito e quant'altro. Le farine per la
panificazione, in genere, sono quelle di grano tenero ma possono essere utilizzate anche farine di segale.
Quest’ultima è un prodotto che deriva da il cereale di segale appunto, il quale ha un contenuto proteico
leggermente inferiore a quello della farina di grano tenero. Per questo motivo dà origine a dei pani un po’più
compatti e un po’più scuri. Pani tipici dei paesi del Nord come il Trentino-Alto-Adige.
In ogni caso, la farina usata per la panificazione, deve avere un contenuto proteico non inferiore al 11,5%.
Questo non è un dato relativo ad un'esigenza nutrizionale, ma ad una esigenza tecnologica di
lievitazione. L’acqua, che contiene un certo quantitativo di sali minerali, deve essere utilizzata a temperature
non troppo fredde, intorno ai 21 -25°. Essa, oltre a facilitare la formazione del glutine, è importante ai fini poi
di idratare i granuli di amido e quindi di trasformare il tutto in una massa prima collosa e via via più elastica. Il
sale è un altro componente che non è obbligatorio, esistono infatti dei pani cosiddetti insipidi. La quantità di
sale aggiunto dipende anche dalle tradizionali regionali, basta pensare al pane Toscano o al pane Umbro in cui
non viene aggiunto sale.
74 Esso oltre a conferire sapore, ad aumentare la compattezza e la lavorabilità dell'impasto, presenta anche una
attività antisettica in quanto va a bloccare fermentazioni secondarie date da microrganismi non voluti che
possono essere presenti all'interno dell'impasto. Inoltre, favorisce la formazione della crosta. Un importante
componente è il lievito che si distingue in due grandi tipologie: lievito che deriva da microrganismi come
Saccaromyces cerevisiae o gli
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Appunti di Chimica degli alimenti e dei prodotti dietetici
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