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MODIFICHE SUI NUTRIENTI
Modifiche a carico dei lipidi
Il 98% dei lipidi alimentari è costituito da TRIGLICERIDI (sapere struttura!!!) *
legame estere
*
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Le modifiche che possono realizzarsi a carico dei trigliceridi:
- Idrolisi o inacidimento, perché il legame estereo dei trigliceridi è soggetto a idrolisi. L’idrolisi
di un trigliceride comporta alla liberazione dell’acido grasso, dei monogliceridi e dei
digliceridi. La presenza dell’acido grasso libero inacidisce la matrice.
L’alterazione è dovuta alla presenza di acqua nell’alimento grasso, alla esposizione alla luce e
all’azione catalitica di un enzima (lipasi) frequentemente di origine microbica.
L’idrolisi può essere evitata mantenendo l’alimenti in buone condizioni igieniche, al riparo
dalla luce e con l’eventuale aggiunta di antimicrobici (ma non antiossidanti).
- Irrancidimento chetonico, è un’alterazione a carico degli acidi grassi a basso PM
precedentemente idrolizzati. È dovuta all’azione di enzimi di origine microbica e micotica.
Può essere evitata con l’aggiunta di antimicrobici e con una igiene accurata. Può essere
ricercata in alcuni formaggi come, ad esempio, nel brie e nel gorgonzola.
- Irrancidimento ossidativo, perché le catene degli acidi grassi, soprattutto se polinsature,
sono attaccate dall’ossigeno. La reazione è promossa da luce, calore, tracce di metalli ed
eventualmente da enzimi.
I grassi che vanno incontro più facilmente all’irrancidimento ossidativo sono quelli che hanno
perso gli antiossidanti naturali (vitamina E).
- Termodegradazione, ovvero quando il nostro trigliceride ha subito degradazione e quindi ha
liberato l’acido grasso e gli rimane il glicerolo come alcol a tre atomi di C, in seguito a
riscaldamento il glicerolo viene disidratato ad acroleina. L’acroleina è volatile (quando
riscaldiamo l’olio e fuma = acroleina). Inoltre, gli acidi grassi a loro volta vanno incontro al
processo di ossidazione.
I fattori che influenzano la termodegradazione sono: la temperatura alla quale riscaldiamo e
il tempo, il tipo dell’alimento che stiamo riscaldando e l’esposizione all’aria.
Modifiche a carico dei glucidi
Anche loro si modificano in base a processi tecnologici:
- Caramellizzazione
- Degradazione dell’amido
- Fermentazione
Fermentazione: operata da microorganismi anaerobi o aerobi facoltativi (lieviti) che modificano
il substrato zuccherino senza avere intervento di ossigeno per la formazione di sottoprodotti di
varia tipologia (a seconda che si chiami omo o etero fermentazione).
La fermentazione la ritroviamo alla base di molti prodotti alimentari:
• Fermentazione alcolica: operata sul substrato zuccherino (glucosio) con
conseguente formazione di etanolo e anidride carbonica, a carico dei lieviti del
genere saccaromiceti. Si ha in vino, birra e pane. Tanto più zuccherina è l’uva di
partenza (per quanto riguarda il vino), più sarà alto il grado alcolico nel vino, perché
c’è più substrato zuccherino da fermentare. Quando abbiamo a che fare col vino
abbiamo lo zucchero di partenza che viene fermentato e produce CO2 e etanolo.
Quando facciamo il pane è la stessa cosa, perché l’amido viene tagliato dalle amilasi
per restituire il monosaccaride, mettiamo il lievito che fermenta il glucosio e produce
CO2 e etanolo. La CO2 in questo caso non evapora, ma rimane bloccata nella matrice
ed è la causa della lievitazione dell’impasto. È un reato lo zuccheraggio (aggiunta di
zucchero dall’esterno per aumentare la gradazione alcolica).
• Fermentazione omo-lattica: si produce acido lattico. Si ritrova in yogurt, formaggi,
vegetali conservati. È a carico dei batteri acidogeni del genere lattobacilli e
streptococchi, fermentano il glucosio per determinare la sua trasformazione in acido
lattico.
• Fermentazione etero-lattica: si producono acido lattico, etanolo e acido acetico. Si
ritrova nel kefir e nel kumys. È a carico dei batteri del genere leuconostoc.
• Fermentazione propionica: a carico dei propionibatteri, tipica dei formaggi, si
producono anidride carbonica, acido propionico e acido acetico. Anche in questo
caso la CO2 si libera e causa, per esempio, i buchi nei formaggi.
• Fermentazione acetica: a carico dei batteri acetici del genere acetobacter,
producono acido acetico con metabolismo ossidativo. È tipica dell’aceto.
Il glucosio viene trasformato prima in acido
piruvico e poi in base al microrganismo che
opera la fermentazione si hanno diversi prodotti
(come detto sopra).
Modifiche a carico delle proteine
- Denaturazione: perdita delle caratteristiche proprie della proteina, ovvero le caratteristiche
strutturali, fisiche, chimiche e biologiche a causa di calore, pH, trattamenti meccanici,
radiazioni ionizzanti, ultrasuoni. Se subentra la denaturazione queste proteine tendono ad
aggregarsi, perdono la loro funzionalità, diminuisce la loro solubilità, varia il grado di
idratazione e c’è un incremento di sensibilità agli enzimi proteolitici, quindi aumentiamo la
digeribilità della proteina e quindi di quello specifico alimento.
- Modifica della catena laterale degli aminoacidi: a seconda di come maneggiamo i singoli
aminoacidi, soprattutto l’azione degradante prevalente ce l’abbiamo quando li riscaldiamo. A
seconda della natura della catena laterale possiamo ottenere determinate tipologie di
degradazione. La serina, ad esempio, è un aminoacido che ha un gruppo ossidrilico, se la
sopponiamo a riscaldamento va incontro a disidratazione. La cisteina, invece, perde H2s,
quindi desulfidrazione. Poi si può avere deaminazione di residui di glutammina e asparagina
oppure formazione di derivati ciclici, a carico dell’intera molecola dell’amminoacidica e non
solo sulla catena R.
- Reazione di Maillard: quando abbiamo la contemporanea presenza di proteine e carboidrati,
perché in questo caso, in seguito a riscaldamento, si avvia un areazione che prende il nome
dal chimico che l’ha identificata per la prima volta (Maillard). Riscaldando una soluzione
acquosa di glucosio in presenza di aminoacidi si ha un imbrunimento della soluzione.
Quando abbiamo a che fare con materiale proteico e materiale zuccherino
contemporaneamente presenti si avviano dei processi di trasformazione che portano
all’ottenimento di una grande varietà di sottoprodotti che ancora oggi vengono studiati,
perché a seconda della matrice alimentare che consideriamo si possono formare diversi
sottoprodotti.
È importante perché si producono dei sottoprodotti che hanno un risvolto importante per le
caratteristiche organolettiche della matrice alimentare, ad esempio il colore o l’odore (quindi
composti volatili). Dalla scoperta di questi sottoprodotti sono nati aromi, additivi da
aggiungere anche alla matrice. Un esempio classico è l’aroma di latte cotto.
Questa reazione è influenzata da pH, umidità, presenza di metalli, ossigeno, eventuali
inibitori (come l’aminoguanidina). Il saccarosio, per esempio, rispetto al glucosio, ha bisogno
di lunghi tempi di riscaldamento per essere “cotto”, per provocare un imbrunimento.
Se consideriamo il glucosio e addizioniamo aminoacidi, gli aminoacidi hanno il gruppo
amminico che reagisce con l’aldeide.
Poi Maillard verifica che ad esempio il lattosio imbrunisce con facilità, perché è un disaccaride
costituito da galattosio e glucosio. Il lattosio è uno zucchero riducente, ha il gruppo aldeidico
libero che può legarsi al gruppo amminico dell’aminoacido.
Il saccarosio, invece, non è uno zucchero riducente, quindi devo riscaldare un bel po’ la
soluzione acquosa di saccarosio, così prima ho l’idrolisi del legame tra glucosio e fruttosio e
quando li ho come monosaccaridi avviene la reazione di Maillard, quindi il gruppo aldeidico
del glucosio si lega al gruppo amminico dell’aminoacido (es lisina, è l’aminoacido più reattivo).
Quindi la reazione di Maillard è una reazione che procede a step successivi a seconda di
quanto scaldo la matrice stessa. Questi step sono identificati attraverso 3 fasi.
Prima fase, relativa alla semplice combinazione tra lo zucchero riducente e l’aminoacido,
con formazione della base di Schiff e perdita di una molecola di acqua. La base di Schiff
riarrangia, per cui avremo alla fine la formazione di un derivato carbonilico: 1-amino-1-
deossi-2chetoso, detto anche prodotto di Amadori.
Se partiamo dal fruttosio arriviamo invece ad avere un 2-amino-2-deossi-aldoso, o
prodotto di Heyns. Questi prodotti sono abbastanza semplici e non hanno un impatto sulle
caratteristiche organolettiche della matrice alimentare.
Se continuo a scaldare (fattore tempo) e a temperatura più elevata (fattore temperatura), i
prodotti Amadori Heyns evolvono e cominciano a fornire vari sottoprodotti a seconda di
quanto scaldo e a seconda delle caratteristiche della matrice alimentare.
Seconda fase: il prodotto di Amadori, a seconda del pH della matrice, può evolversi in 1-
deossiglucosone, oppure 3-deossiglucosone. Il 3-deossiglucosone da origine
all’idrossimetilfurfurale, mentre l’ 1-deossiglucosone da origine al reduttone. Qui comincio a
vedere sviluppo di colore e a sentire sviluppo di aroma.
ma se continuo a riscaldare e aumento la temperatura, arrivo fino alla terza fase, in cui tutti
questi sottoprodotti che hanno cominciato a formarsi durante il secondo stadio si combinano
ulteriormente tra di loro e con il materiale proteico della matrice stessa dando luogo a delle
macromolecole largamente insature, nelle quali c’è una depolarizzazione elettronica marcata
e quindi sono molecole caratterizzate da un colore caratteristico dal giallo verso il marrone
scuro. Quando si va verso il colore scuro otteniamo la formazione delle cosiddette
melanoidine, ovvero dei polimeri ad alto PM che si ottengono in seguito a reazioni di
combinazione chimica tra i sottoprodotti che si sono formati tra la seconda fase della reazione
di Maillard e il materiale proteico.
In base al tempo di riscaldamento e alla temperatura, ritroviamo diversi alimenti:
• Latte UHT: step iniziale della reazione di Maillard, si hanno solo i prodotti di Amadori
e Heyns.
• Latte pastorizzato: è già un po’ più giallognolo ma non siamo ancora alla seconda fase
• Birra chiara, pasta e prodotti da forno: seconda fase della reazione di Maillard, colori:
giallo-giallo bruno
• Birra scura, cacao, caffè tostato: step avanzato, ovvero terza fase della Maillard.
- Putrefazione: è un’alterazione indesiderata, è un processo a carico del materiale proteico per
intervento di microrganismi. Sono reaz