Marcello G.
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professioni sanitarie posti iscritti

Aumentano i posti ma, a differenza di quanto avvenuto per Medicina e Odontoiatria, questo non si traduce in una parallela crescita del numero degli iscritti ai quiz. L’11 settembre 2019 è un’altra delle date chiave nel settembre dell’università italiana. Ci sono i test d’ingresso per le Professioni sanitarie, corsi di laurea da sempre tra i più ambìti del panorama accademico, specie quelli che tradizionalmente aprono quasi automaticamente le porte del mondo del lavoro. E, così come avvenuto per tutte le altre lauree a numero chiuso nazionale, il Miur stavolta ha deciso di dare molte più chance alle aspiranti matricole, mettendo a bando per l’anno accademico 2019/2020 ben 25.376 posti (695 in più rispetto a dodici mesi fa, quando furono 24.681), spalmati sugli oltre 400 corsi attivati dai 42 atenei coinvolti (37 atenei statali e 5 privati).

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Più posti per tutti, soprattutto per Infermieri, Logopedisti e Ostetrici

Un aumento, quasi il 3% in più, che è tutto sommato generalizzato, riguardando ben 17 Professioni su 22. L’incremento maggiore è per il corso nettamente più frequentato: Infermieristica. Il Ministero, rispondendo ai tanti stimoli provenienti da Regioni e associazioni di categoria, che lamentavano la carenza di personale, ha portato a 15.069 i posti messi a disposizione in tutta Italia (rispetto ai 14.723 del 2018, +2,4%). Crescita considerevole, tra le Professioni ‘storiche’, pure per Logopedia (da 756 a 771, +2%), Fisioterapia (da 2.029 a 2.117, +4,3%) e Ostetricia (da 771 a 831, +7,8%). Alla fine, solamente tre Professioni assistono a un calo: Assistente Sanitario (da 372 a 327), Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’età evolutiva (da 337 a 323) e Tecnico Audiometrista (da 60 a 51); in ogni caso corsi con poca diffusione territoriale e, di conseguenza, poca concorrenza.

Calabria, Sicilia e Lombardia le regioni con l'aumento di posti maggiore

Incremento simile anche per le Regioni. La Calabria (+29%), la Sicilia (+9,9%), la provincia di Bolzano (+5,1%) e la Lombardia (+4%) le regioni che hanno ricevuto in dote la quota più consistente di posti rispetto alla precedente dotazione. Merito soprattutto delle nuove attivazioni di corsi in precedenza assenti nei loro atenei. A seguire troviamo Veneto (+3,8%) ed Emilia Romagna (+3,4%). Saldo negativo, invece, per Lazio e Marche (in quest’ultima è del -9,3%) e, in misura minore, per Basilicata, Toscana e Sardegna. Per le future matricole, dunque, più buone notizie che cattive.

Ma le aspiranti matricole restano quasi le stesse

Peccato che la risposta degli studenti non sia stata altrettanto ‘generosa’: secondo quanto riportato dalla Conferenza nazionale corsi di laurea Professioni Sanitarie, complessivamente – qui il focus è esclusivamente sulle università pubbliche - si sono iscritti per sostenere la prova 74.380 ragazzi e ragazze, addirittura in flessione (-0,8%) rispetto all’anno accademico 2018/2019, quando i candidati all’immatricolazione furono 74.909. Interrompendo il trend positivo degli anni scorsi. Certo, si tratta di un dato medio. Perché molto dipende dall’area geografica d’Italia e soprattutto dalla specializzazione. Ci sono, infatti, corsi che vanno in controtendenza e registrano aumenti importanti nel numero di domande presentate: +9% per Tecnico di Radiologia e Tecnico della prevenzione, +8% per Dietistica. Mentre a trainare in basso il dato contribuiscono in maniera determinante i corsi per Audiometrista (-42%), seguiti da quelli per Audioprotesisti, Assistenti sanitari e Tecnici di Neurofisiopatologia (-18%).

Infermieristica cresce, Fisioterapia resta un incubo

Questi, invece, i numeri delle Professioni sanitarie più ambìte, quelle che storicamente hanno il tasso più alto di candidati e di iscritti: +3,8% per Infermieristica (da 21.813 aspiranti a 22.632), tra le poche a veder crescere le aspiranti matricole; -3,8% per Ostetricia; -2,4% per Tecnico di Laboratorio. Discorso a parte per Fisioterapia che, nonostante un calo del 4% (da 26.516 iscritti ai test dello scorso anno agli attuali 25.459) resta comunque il corso con lo sbarramento più importante all’ingresso, con un rapporto domande-posti di 12 a 1 (rispetto alla media delle 22 Professioni che è di 3,1).

In alcuni atenei sarà più difficile entrare

Con il solito distinguo: alla fine, a parità di corso, è l’ateneo di destinazione a indirizzare il destino degli studenti che si cimenteranno con i questionari. Perché, restando ad esempio su Fisioterapia, le chance di successo di restringono e si dilatano enormemente a seconda dell’università prescelta: secondo i calcoli fatti da Skuola.net, incrociando numero di posti e domande presentate, a Bari la proporzione è di 1 su 9, mentre a Cagliari si arriva a 1 posto ogni 20 candidati, a Modena-Reggio Emilia a 1 posto ogni 22 iscritti che supereranno i test, a Pisa addirittura a 1 ogni 23. Strada in salita anche per gli aspiranti Logopedisti: quasi dappertutto la proporzione vede 1 semaforo verde ogni 9 tentativi (a Modena-Reggio Emilia, però, ne entrerà 1 su 25).

Le regioni in cui cresce il numero di iscritti al test (e quelle in cui scende)

Come però già detto per i posti messi a bando, anche le regioni hanno il loro ruolo. Visto che alcune vedono il proprio appeal in netto aumento. Altre, al contrario, sono in picchiata verticale. Nel primo gruppo rientrano Piemonte (+4,9%), Liguria (+14,3%), Toscana (+1,9%), Umbria (+7,4%), Abruzzo (+7%), Calabria (+21%). Nel secondo, invece, troviamo Marche (-35%), Campania (-28%), Lazio (-4,3%), Abruzzo (-3,1%) e Sicilia (–2,2%). Il motivo di un crollo del genere? Sembra essere più di natura strutturale che individuale, legata alla riduzione del numero dei corsi che ha interessato proprio le regioni con il rendimento peggiore. Stabili, infine, grandi regioni come Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Friuli, Puglia e Sardegna.
Data pubblicazione 11 Settembre 2019, Ore 11:19
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