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La mafia viene presentata in questa tesina di maturità come un grande problema che affligge in particolar modo l'Italia, diffondendosi però nel resto del mondo. Charles Dickens nelle sue opere denuncia la situazione sociale disagiata della classe lavoratrice; molto importante il suo contributo con l'opera "Oliver Twist", in cui lo scrittore descrive la storia di un bambino-lavoratore e da numerosi giudizi sul piano sociale. In ambito letterario viene descritta l'opera letteraria di Tomasi di Lampedusa che afferma come la situazione sociale in Sicilia stia cambiando nel corso del 1800, anche se ancora esempi della tradizione permangono.
Molto importante è anche il contributo di Verga che passa in rassegna tutte le classi sociali costituenti la società italiana. Per lo scrittore nella società umana si ha una lotta per la sopravvivenza, in cui il più forte schiaccia il più debole. Egli appartiene alla corrente letteraria del verismo secondo cui importante è la rappresentazione del reale e un interesse nei confronti del popolo, gli ambienti rurali e le classi inferiori.
La mafia inoltre viene descritta nella tesina multidisciplinare anche in ambito letterario, infatti, in "Giorni della civetta", Leonardo Sciascia descrive la vicenda del capitano Bellodi, che deve svolgere un'indagine su una vicenda a sfondo mafioso. In quest'opera viene presentata la figura del padrino e quella del Capitano.
Sul piano storico vengono analizzati i rapporti tra mafia e Chiesa, con quest'ultima sempre schierata dalla parte del potere in Sicilia. La Chiesa era sempre utilizzata come strumento in chiave antisocialista. Solo don Luigi Sturzo, infatti, si impegnò per aiutare le classi sociali più deboli. A partire dagli anni Ottanta e Novanta del 1900 essa si schierò contro la mafia, in seguito agli episodi violenti che si verificarono (per esempio gli assassinii di Flacone Borsellino). La mafia da fenomeno radicato nelle aree agricole del sud Italia diventò un fenomeno maggiormente radicato sul territorio nazionale, legato al mondo della prostituzione, del contrabbando e dei traffici illeciti. Nel 1962 fu creato un organo per combattere la mafia, la Commissione antimafia; questa grave piaga nazionale riuscì anche a radicarsi all'estero, soprattutto negli Stati Uniti, mantenendo contatti e stretti legami con le cellule mafiose italiane.
Il fenomeno era diffuso soprattutto nelle regioni del Sud: Sicilia, Calabria, Puglia e lo Stato italiano difficilmente riusciva a contrastare il problema. La tesina mostra quindi come la mafia sia una piaga che ancora oggi lo Stato italiano non è riuscito del tutto a sconfiggere.
Inglese: Charles Dickens and the Realism.
Italiano: Tomasi di Lampedusa, Verga e il verismo, Leonardo Sciascia e "I giorni della civetta".
Storia: La mafia.
Mafia - Il silenzio di uno Stato- Tesina che attraverso la storia e la letteratura descrive la mafia.
Mafia e questione meridionale- Tesina multidisciplinare sulla mafia e sulla questione meridionale.
Cento passi contro la mafia- Tesina multidisciplinare sulla mafia e gli anni Sessanta in Italia.
Turismo e mafia- Tesina per tecnico turistico sui rapporti tra industrie turistiche e mafia.
Mafia - Storia di una piaga siciliana- Tesina multidisciplinare sulla mafia nei suoi vari aspetti.
Stato contro la mafia- Tesina sulla lotta contro la mafia nel periodo post-unitario e durante il regime fascista.
Mafia: dal gabellotto a Gomorra- Tesina che tratta della mafia nelle varie discipline di studio.
Lottare per la giustizia- Tesina che tratta della mafia dal punto di vista letterario.
Charles Dickens
In most of his works, Dickens develops social
themes and denounces the conditions of
the poor working-class.
Is for this reason that he’s known also as a
realist writer: in “Oliver Twist” for example
we found a convinced description of the
little children-workers (based on the
personal experience of the author) even if
the description is rich of intrusions of the
author that gives moral and social judges.
Charles Dickens
Nella maggior parte delle sue opere, Dickens
sviluppa temi sociali e denuncia le condizioni
dei poveri della classe operaia.
È per questo motivo che egli è conosciuto
anche come scrittore realista: in "Oliver Twist"
per esempio abbiamo trovato una convinta
descrizione dei bambini-lavoratori (sulla base
della esperienza personale dell'autore), anche
se la descrizione è ricca di Intrusioni
dell'autore, che dà morale e sociale giudici
Tomasi di Lampedusa,
“Il Gattopardo”
“ Il Gattopardo” è un romanzo storico ambientato in Sicilia
all’epoca della fine del dominio Borbonico e mette in scena
il forte contrasto tra “vecchio” e “nuovo” incarnato dai due
protagonisti, il principe Fabrizio Salina e il nipote Tancredi.
E’ il secondo che comprende quanto veramente sta
succedendo alla società: nonostante tutto sembra in fase di
cambiamento, in realtà ogni cosa rimarrà com’era nella
tradizione, è dunque necessario un intervento per dirigere i
mutamenti verso i propri interessi.
Nonostante l’impianto sia storico il libro è tutto impregnato da
una sensibilità decadente che maschera i temi del
nichilismo e della morte.
Anche per quanto riguarda la narrazione si ammette che
nonostante l’impianto naturalistico, tutto sia comunque
filtrato dagli occhi del protagonista.
Verga e il Verismo
L’importanza dell’opera
L’ideologia
Lo stile narrativo
Il ciclo dei vinti
I Malavoglia
Le novelle
Il verismo
Differenze fondamentali tra verismo e nat
uralismo
Il ciclo dei Vinti
Il ciclo di romanzi si ispira al modello diffusa dai
“Rougons-Macquart” di Zola.
Verga intende disegnare un quadro completo della
società italiana, passando in rassegna tutte le
classi, senza tuttavia un intento scientifico come
era quello dell’autore francese.
Verga vuole focalizzare la sua attenzione sui Vinti
mettendo il luce le leggi materialistiche che
muovono il volere dell’uomo.
Il Ciclo doveva essere composto da cinque romanzi “I
Malavoglia”, “Mastro Don Gesualdo”, “La duchessa
di Leyra”, “L’onorevole Scipioni”, “L’uomo di lusso”,
solo i primi due saranno portati a termine.
L’ideologia
La società umana è dominata dal meccanismo
della “lotta per la vita” (Darwin) in cui il più
forte schiaccia il più debole. Gli uomini non
sono mossi da ideali ma da interessi
economici (Mastro Don Gesualdo).
Come ogni legge naturale,anche quella della
lotta per la sopravvivenza è immutabile ed
universale, dunque non vi sono alternative
al tipo di società vigente, né nel passato, né
nel futuro (pessimismo).
Lo stile narrativo
Alla mancanza di fiducia nella possibilità di modificare la realtà,
dominata da una legge naturale immutabile, corrisponde la
mancanza di un intervento del narratore nel romanzo a
suggerire comportamenti, giudicare azioni e pensieri dei
personaggi.
Il narratore si cala completamente nel personaggio, parlando la
sua lingua, pensando con la sua mentalità, agendo secondo i
suoi principi.(“regressione”).
Il narratore non informa sul carattere dei personaggi e sulla loro
vita prima dell’inizio della storia.
Tutto è raccontato dalla voce della logica popolare, basata
sull’utile e l’interesse personale, priva di sensibilità e
altruismo.
Il verismo
Il verismo non può propriamente essere definito
una corrente letteraria con una linea di
pensiero e un programma proprio, come lo
era il Romanticismo o il Naturalismo francese.
Nulla accomuna gli scrittori che di solito si
tende a collocare in questo “stile” se non un
gusto di fondo perla rappresentazione del
reale e un interesse verso il popolo, le classi
inferiori e gli ambienti rurali.
Si tende addirittura a definire veriste le sole
personalità di Verga, Capuana e De Roberto.
Differenze fondamentali tra
verismo e naturalismo
DIFFERENZE IDEOLOGICHE
DIFFERENZE FORMALI Zola crede nella funzione
Il narratore di Zola racconta
progressiva della letteratura,
la vicenda dal punto di che per Verga non può nulla
vista dell’autore, per modificare la legge della
intervenendo spesso con lotta per la vita.
giudizi morali, mentre
Verga si eclissa nel L’intellettuale deve farsi
personaggio, attraverso la attivo portavalori del popolo
cui spetta il compito di
“regressione” cambiare la società (Zola).
Non è difficile comprendere
L’intellettuale deve limitarsi
la distanza tra narratore e a “trarsi fuori del campo
autore, attraverso gli della lotta per studiarla
inrterventi di quest’ultimo senza passione e rendere la
sulla realtà che narra. scena nettamente coi colori
adatti” (Verga).
Le novelle
L’importanza delle novelle consiste nel fatto che esse
fanno come da “schizzi preparatori” per i romanzi
del Ciclo dei Vinti.
La prima raccolta “Vita dei campi” (1880) risente
ancora di un sentimentalismo romantico e di una
mitizzazione dell’ambiente rurale, anche se già è
applicata la tecnica dell’impersonalità.
Più coerenti alla “conversione” verghiana al Verismo
sono le “Novelle Rusticane” (1883), ambientate in
una Sicilia rurale e aspra, governata dalla legge
dell’utile che causa miseria e soffoca i sentimenti.
Le raccolte di novelle degli ultimi anni della
produzione di Verga poco hanno di originale e
segnano più che altro una regressione dell’autore,
che si limita prevalentemente alla rielaborazione di
racconti già stesi.
Leonardo Sciascia
Noto per il suo forte impegno di indagine della realtà siciliana,
Sciascia analizza la società con un metodo razionele e
materialistico di stampo Illuminista.
Credendo in un possibile miglioramento della società
realizzabile grazie all’uso intelligente della ragione, incarna i
valori ideali in personaggi virtuosi come il capitano Bellodi.
Il rigore dell’indagine ha condotto tuttavia Sciascia a un
pessimismo cinico, che dà vita a uno stile ironico, amaro e
sarcastico.
Con “Il giorno della civetta” per la prima volta la mafia è
messa al centro di un’opera a larga diffusione.
Il giorno della civetta
Si tratta di un “giallo” costruito su un delitto di
mafia seguito dall’indagine del capitano Bellodi.
Le due personalità più affascinanti ed
emblematiche sono appunto quelle del capitano
e del Padrino, don Mariano.
Il primo rappresenta l’Italia dell’unità, basata sulla
giustizia e la libertà, ma anche sul sopruso e lo
scarso intervento al Sud; il secondo è portavoce
dei valori di un mondo arcaico e feudale, di
stampo prettamente mafioso e retto da alcuni
capisaldi come la famiglia e l’onore.
L’importanza dell’opera
Grazie alla lucida analisi delle problematiche
della Sicilia contadina post-unitaria, condotta
nelle pagine dei “Malavoglia”, Verga ci
permette di ricostruire un quadro dettagliato
delle condizioni di vita di un mondo lontano
dalle ricche terre piemontesi, unito all’Italia
solo sulla carta, in realtà ancora governato
da una mentalità ottusa di stampo
monarchico e tradizionalista.
I Malavoglia
Sono il primo dei cinque romanzi del “Ciclo de Vinti”, scritto nel 1881.
Raccontano la drammatica vicenda di una famiglia scossa
dall’irruzione del progresso dinamico e feroce nel quotidiano statico
e tradizionalista.
Viene completamente smantellato il mito di un mondo rurale idillico e
fiabesco, in favore di una società retta dalla legge dell’utile.
Nonostante sia ormai del tutto impregnato da un pessimismo
immutabile, l’autore non rinuncia ad alcuni valori ideali che proietta
in personaggi privilegiati, ma sempre tristemente schiacciati
dall’interesse e dal progresso (alla divisione dei personaggi in
“buoni” e “cattivi” corrisponde un tipo di narrazione bipolare).
L’azione ha luogo nel 1863, nella Sicilia post-unitaria che viene a
conoscenza delle trasformazioni e delle “modernità” della società
italiana (leva obbligatoria, tasse, treno, telegrafo…).
Nonostante questi cambiamenti tuttavia i valori che muovono la
società rimangono gli stessi e le classi che la compongono, seppur
scosse dal cambiamento si mantengono per tutta la vicenda.
Mafia e Chiesa
Nei primi contrasti tra mondo contadino e proprietari terrieri dei Fasci
Siciliani la Chiesa ha preso le parti del potere al governo con
eccezionali episodi sporadici di sodalizi (solo verbali comunque) tra
clero e rivoltosi.
La mafia in particolare, negli anni in cui le ribellioni si facevano più
sanguinolente e maggiormente coatte dal punto di vista ideologico,
fu sempre usata (in collaborazione con gli eserciti regolari) come
silenziosa e infallibile arma contro la minaccia socialista.
Solo don Luigi Sturzo, nominato capo del nascente PPI, si impegnò per
alleviare le condizioni di vita degli strati più disagiati della
popolazione attraverso la creazione di una Cassa Rurale Cattolica
(vi furono però episodi in cui la Cassa si legò ai gabellotti mafiosi
nella lotta contro la “concorrenza” delle cooperative socialiste).
In generale il motto di quegli anni fu universalmente “IN NOME DELLA
LOTTA ANTICOMUNISTA, TUTTO E’ GIUSTIFICABILE”.
Nel secondo dopoguerra la lotta fu condotta da una sinistra scarna e
minoritaria, qui nacque la tuttora diffusa opinione “La mafia è
un’invenzione dei comunisti”.
A seguito dei violenti e numerosi attentati degli anni ‘80 e ‘90 vi fu
una più netta presa di posizione del clero, aumentarono gli episodi
di “martirio” e furono emesse le prime condanne:
“
Il Vangelo è assolutamente incompatibile con la mafia e chi collabora
con essa o ne è parte, è dichiarato fuori dalla comunione della
I traffici
La prima mafia era “rurale”, legata cioè alla realtà agricola del
Sud, dove in cambio di protezione dispensava impieghi, sicurezza
economica e una relativa pace sociale.
All’incirca negli anni della Seconda Guerra Mondiale, la malavita
cominciò ad interessarsi al nuovo business dell’industrializzazione,
che assicurava capitali più facilmente accumulabili e monetizzabili.
Nei primi anni Cinquanta le organizzazioni scatenarono lotte per il
controllo di nuovi affari clandestini ma redditizi come la
prostituzione, il contrabbando, le scommesse clandestine.
Negli anni Sessanta con lo spostamento dei clan nelle grandi città,
la mafia mise le mani sugli appalti pubblici, controllando piani
regolatori e speculando indisturbatamente nel settore edile.
Risalgono agli anni Settanta le aperture verso traffici
estremamente lucrosi: l’organizzazione si preoccupò di investire
nuovi capitali in settori pericolosi quanto proficui come quello delle
armi o della droga.
La mafia nella storia
Mafia e stato liberale: dopo l’unità d’Italia
Mafia e Fascismo: il prefetto Mori
Le stragi
In concomitanza con l’inizio delle operazioni speciali e
dei maxiprocessi per mafia sono proliferati gli attentati
a membri di clan, uomini di polizia,magistrati, giudici e
perfino giornalisti coinvolti nella lotta.
Un esempio sono le uccisioni dei procuratori della
repubblica Costa e Chinnici, del segretario regionale La
Torre e del generale dei carabinieri Dalla Chiesa.
Più recenti i casi dei giudici Falcone e Borsellino, uccisi
nel 1992.
La strategia dell’eliminazione fisica degli uomini di
giustizia, per quanto efficace si rivelerà alla lunga
controproducente in quanto lo scalpore provocato
dalle stragi aiuterà una più rapida riorganizzazione
degli organi statali preposti alla lotta contro le cosche.
Il pentitismo
Per contenere la furia della criminalità organizzata,
ormai radicata in tutto il mondo, lo Stato si
impegnò a incentivare nuove azioni investigative.
A questo proposito furono create la DIA (Direzione
Investigativa Anticrimine) e la DNA (Direzione
Nazionale Antimafia) che ottennero successi con