Concetti Chiave
- La pena di morte è ancora in uso in molti Paesi, nonostante le sue origini antiche e le critiche moderne che la vedono come una forma di fanatismo e razzismo.
- Cesare Beccaria, con il suo trattato "Dei delitti e delle pene", ha introdotto concetti rivoluzionari nel diritto, sostenendo l'abolizione della pena di morte e della tortura.
- Beccaria credeva che le pene dovessero essere correttive e proporzionate al reato, non punitive, e che la pena di morte non fosse un deterrente efficace per il crimine.
- Negli Stati Uniti, la pena di morte è ancora praticata, con una significativa disparità razziale tra le persone condannate, sollevando questioni di giustizia e equità.
- La conclusione sottolinea che la pena di morte è una violazione dei diritti umani e che la giustizia dovrebbe evitare di trasformarsi in vendetta.
In questo tema viene descritta la pena di morte, il perché vi sono ancora moltissimi Paesi che non l'hanno abolita, con degli accenni alla storia moderna e recente.
Tema sulla pena di morte
In molti Paesi la pena di morte è stata abolita, in altri viene ancora impiegata come pena. Quali sono le sue origini? Si può considerare anche come una forma di fanatismo e potrebbe essere considerata sotto alcuni aspetti razzista?
L’Italia è uno dei 72 paesi che hanno abolito la pena di morte per tutti i reati, già dal 1889; purtroppo sono ancora molti i Paesi per i quali la pena di morte è un mezzo convenzionale e facile da applicare a numerosi crimini.
Non bisogna pensare che la pena capitale sia un’invenzione moderna, infatti risale al diciottesimo secolo a.C., quando a Babilonia tale pena era applicata per 25 crimini differenti. (tali informazioni ci sono pervenute, ovviamente, grazie alle leggi di Hammurabi che risalgono all’incirca al 1700 a.C.) Un altro esempio ci è dato dall’accusa contro Socrate.
Cesare Beccaria
In Italia vennero denunciate per la prima volta con il trattato “Dei delitti e Delle pene” di Cesare Beccaria che fu un letterato e giurista, collaborò con i fratelli Verri e lavorò per il periodico “Il caffè”. “Dei delitti e delle pene” rappresenta un testo fondamentale in ambito giuridico, poiché introdusse l’abolizione della pena di morte. Secondo Cesare Beccaria la pena doveva costituire un correttivo dunque non doveva essere concepita come una punizione che aveva il fine di annullare l’individuo. Il pensiero di Beccaria nasce dalla profonda esigenza di voler rinnovare la società su basi illuministiche. Beccaria concepisce la pena di morte come un fine di pubblica utilità, deve avere uno scopo educativo e deve essere proporzionata al reato commesso. La tortura e la pena di morte non disincentivavano, secondo Beccaria, il crimine, non riparano in alcun modo la società dal danno subito e dunque nessuna delle due funge da deterrente. Il trattato “Dei delitti e delle pene” prevedeva dunque che ci fosse:
- L’abolizione della tortura e della confisca dei beni
- L’abolizione della pena di morte, tema molto discusso (“Non è utile la pena di morte per l’esempio di atrocità che dà agli uomini”)
- Presunzione di innocenza: “Un uomo non può chiamarsi reo prima della sentenza dei giudici”
Conclusioni del tema
La pena di morte è violazione di tutti i diritti di un uomo, è l’impossibilità di riscattarsi, occasione che anche il peggiore tra tutti gli uomini dovrebbe avere. In conclusione, bisogna prendere la via della giustizia senza cadere nell’adempimento della vendetta.
Progetto Alternanza Scuola Lavoro.
Domande da interrogazione
- Quali sono le origini storiche della pena di morte?
- Qual è il contributo di Cesare Beccaria riguardo alla pena di morte?
- Quali sono le critiche mosse alla pena di morte durante la Rivoluzione francese?
- Come viene vista la pena di morte in relazione ai diritti umani negli Stati Uniti?
- Qual è la conclusione del tema riguardo alla pena di morte?
La pena di morte risale al diciottesimo secolo a.C. a Babilonia, dove era applicata per 25 crimini differenti, come documentato dalle leggi di Hammurabi.
Cesare Beccaria, nel suo trattato "Dei delitti e delle pene", ha introdotto l'idea dell'abolizione della pena di morte, sostenendo che non funge da deterrente e non ripara il danno subito dalla società.
Durante la Rivoluzione francese, la pena di morte fu applicata su larga scala dalla dittatura giacobina, con esecuzioni di massa, criticata per la sua brutalità e per non essere un deterrente efficace.
Nonostante la Dichiarazione dei diritti umani del 1948, gli Stati Uniti continuano a praticare la pena di morte, con una significativa percentuale di esecuzioni riguardanti persone di colore e con problemi mentali, sollevando questioni di giustizia e discriminazione.
La pena di morte è vista come una violazione dei diritti umani, negando la possibilità di riscatto, e si sottolinea l'importanza di perseguire la giustizia senza cadere nella vendetta.