Concetti Chiave
- Il libro di Cesare Beccaria, "Dei delitti e delle pene", ha avuto un enorme impatto in Europa, sostenendo che la pena di morte non è né utile né necessaria.
- La pena di morte è considerata in contrasto con il recupero del criminale e il distogliere dal crimine, e non risponde alle esigenze morali e contrattualistiche dello Stato.
- Nonostante la tradizione e il senso di protezione che fornisce, l'opinione pubblica spesso si mostra favorevole alla pena di morte in periodi di crescente criminalità.
- La tendenza globale è verso l'abolizione della pena di morte, con molti paesi che l'hanno eliminata dai codici penali nel corso del secolo scorso.
- In Italia, la pena di morte è stata abolita e reintrodotta nel tempo, ma i principi contro la sua applicazione restano fortemente radicati.
Quando nel 1764 fu pubblicato il libro di Cesare Beccaria, Dei delitti e delle pene - in cui si concludeva che la pena di morte "non è un diritto... ma una guerra della nazione contro un cittadino", e che non era "né utile né necessaria" alla difesa contro i crimini - già una lunga elaborazione teorica aveva affrontato nell'Europa illuminista, insieme con il tema della natura dello Stato, quello della fondatezza delle leggi e delle pene.
Enormemente diffuso in tutta Europa, il saggio del Beccaria conteneva già tutte le considerazioni di principio ed empiriche che si oppongono alla pena di morte e danno la vittoria alla "causa dell'umanità", come Beccaria scriveva. Se nella società moderna la pena è intesa al recupero del criminale e a distogliere dal crimine, certo la pena di morte non risponde alla prima esigenza - e la crescita dei delitti esclude che serva alla seconda.
I difensori del mantenimento della pena di morte - presente ancora in alcuni stati industriali avanzati (p. es. USA) e nella maggior parte dei paesi del Terzo Mondo e in via di sviluppo - si richiamano in primo luogo alla "tradizione", ovvero al fatto che per lunghi secoli la pena di morte è stata la reazione accettata a delitti efferati o sanguinosi, e che, se pure non sembra distogliere i criminali dai delitti, dà comunque ai cittadini onesti un maggior senso di protezione. E' constatazione comune che l'opinione pubblica esprime spesso parere favorevole alla pena di morte, specie in periodi di crescita della criminalità e di violenza civile diffusa. La linea che porta alla progressiva eliminazione della pena di morte sembra inarrestabile, sia nel diritto - abolita da tempo dai codici penali di molti paesi, come la Norvegia (1902), l'Olanda (1870), la Svezia (1921), la Danimarca (1930), la Svizzera (1940), la Germania Occidentale (1949), l'Austria (1950), la Nuova Zelanda (1961), il Canada (1976) - sia nei fatti, con il rarefarsi della sua applicazione. A seguito del radicale mutamento politico avvenuto alla fine degli anni Ottanta, anche numerosi paesi dell'Europa orientale hanno abolito la pena capitale.
In Italia la pena di morte è stata abolita una prima volta nel 1899, con l'approvazione del codice Zanardelli - salvo che per crimini di guerra -; reintrodotta dal fascismo nel 1926, è stata eliminata nel 1944, e i princìpi che ne impediscono l'applicazione appaiono saldamente radicati nella patria di Cesare Beccaria, malgrado i sussulti che si manifestano di quando in quando in taluni settori dell'opinione pubblica davanti all'efferatezza di talune, purtroppo ricorrenti, manifestazioni malavitose o terroristiche.
Domande da interrogazione
- Qual è la posizione di Cesare Beccaria sulla pena di morte?
- Quali sono le argomentazioni dei sostenitori della pena di morte?
- Qual è la tendenza globale riguardo all'abolizione della pena di morte?
- Qual è la storia della pena di morte in Italia?
Cesare Beccaria, nel suo libro "Dei delitti e delle pene", conclude che la pena di morte "non è un diritto... ma una guerra della nazione contro un cittadino" e che non è "né utile né necessaria" per la difesa contro i crimini.
I sostenitori della pena di morte si richiamano alla "tradizione", sostenendo che per secoli è stata una reazione accettata a delitti efferati e che offre ai cittadini un senso di protezione, nonostante non sembri distogliere i criminali dai delitti.
La tendenza globale è verso l'eliminazione progressiva della pena di morte, con molti paesi che l'hanno abolita nei loro codici penali e una diminuzione della sua applicazione.
In Italia, la pena di morte è stata abolita nel 1899 con il codice Zanardelli, reintrodotta dal fascismo nel 1926, e definitivamente eliminata nel 1944, con principi solidamente radicati contro la sua applicazione.