Concetti Chiave
- Gioacchino Murat, nato nel 1767 in Francia, si schiera con i rivoluzionari francesi e diventa stretto collaboratore di Napoleone Bonaparte.
- Diventa generale a 29 anni e sposa Carolina Bonaparte, acquisendo il titolo di Maresciallo di Francia e re di Napoli.
- Murat cerca di modernizzare il regno di Napoli introducendo il Codice napoleonico e migliorando l'istruzione e l'agricoltura.
- Dopo la campagna di Russia, tenta di staccarsi da Napoleone e mantenere il suo regno tramite alleanze con Austria e Prussia.
- Fallisce nel suo tentativo di mobilitare l'Italia per l'indipendenza, viene sconfitto e catturato, accettando serenamente la sua esecuzione.
L'ascesa di Gioacchino Murat
Il nome di Gioacchino Murat è legato a Napoleone, al regno di Napoli e al proclama di Rimini del 30 marzo 1815, il cui contenuto anticipa il Risorgimento italiano
Nato nella Francia meridionale nel 1767, dopo un periodo passato nel reggimento dei Cacciatori delle Ardenne e nelle guardie del re Luigi XVI, quando scoppia la Rivoluzione francese, egli non esita a schierarsi dalla parte dei rivoluzionari; infatti durante la giornata del 13 vendemmiaio, si fa notare fra i più accaniti sostenitori di Napoleone ed è incaricato di reprimere la rivolta.
A 29 anni, Bonaparte lo nomina generale, quindi suo aiutante di campo.
Segue Bonaparte nella campagna d’Egitto e quando Napoleone nel 1799 diventa primo Console, Murat sposa Carolina Bonaparte, diventando così il cognato dell’Imperatore.Murat e il regno di Napoli
La sua attività frenetica, lo pone sempre in prima linea e lo troviamo presente sui campi di tutte le battaglia: Marengo, Austerlitz ecc. a tal punto che, per riconoscenza, Napoleone lo nomina Maresciallo di Francia e gli conferisce la corona del Regno di Napoli, anche se Murat avrebbe preferito quella di Spagna. Murat trova il regno di Napoli in una situazione molto disastrosa: popolo ignorante e in condizioni di vita miserevoli, diffusione del brigantaggio, ordinamenti ancora feudali. Si mette quindi all’opera, introducendo il Codice napoleonico, intervenendo nell’agricoltura, favorendo l’istruzione, lottando in modo spietato contro il brigantaggio e fondando perfino il Banco di Napoli.
La caduta di Murat
Dopo la campagna di Russia, Murat cerca di staccarsi da Napoleone, un sogno che aveva sempre accarezzato e cercò di prendere contatti con l’Austria e la Prussia affinché queste due potenze le permettessero di conservare in suo regno anche dopo la sconfitta napoleonica. Ma tutto fu vano. Quando Napoleone fugge dall’isola d’Elba per dar luogo ai Cento giorni, nel proclama di Rimini, Murat non si perde di coraggio e incita gli Italiani ad un’Italia “felice ed indipendente”. Ma gli Italiani sono stanchi di tante guerre e non hanno molta fiducia in Murat perché temono che una nuova vittoria francese li riconduca sotto il dominio francese. Per Murat è una disfatta totale perché a nord viene incalzato dagli Austriaci e a sud l’esercito inglese sbarca a Napoli. È così che Murat abdica e parte per l’esilio in Corsica. Quando Napoleone, sconfitto definitivamente a Waterloo, viene relegato a Sant’Elena, Murat, con un gruppo di soldati armat,i sbarca nelle vicinanze di Pizzo Calabro, ma non ha l’appoggio del popolo come sperato. I soldati borbonici lo catturano, viene processato e, nello stesso anno, condannato a morte. Accettà la condanna e l’esecuzione con molta serenità.
Comunque, il suo ruolo fu positivo perché inspirò sentimenti di patriottismo nella generazione di giovani che a lui fecero seguito.
Domande da interrogazione
- Qual è il legame tra Gioacchino Murat e Napoleone?
- Quali furono le principali riforme introdotte da Murat nel Regno di Napoli?
- Come reagì Murat al proclama di Rimini e quale fu la risposta degli Italiani?
- Quali furono le circostanze della morte di Murat?
Gioacchino Murat era strettamente legato a Napoleone, essendo stato nominato generale e aiutante di campo da lui, e successivamente divenne suo cognato sposando Carolina Bonaparte.
Murat introdusse il Codice napoleonico, intervenne nell'agricoltura, favorì l'istruzione, combatté il brigantaggio e fondò il Banco di Napoli.
Nel proclama di Rimini, Murat incitò gli Italiani a un'Italia "felice ed indipendente", ma gli Italiani, stanchi delle guerre, non riposero fiducia in lui temendo un ritorno al dominio francese.
Dopo essere stato catturato dai soldati borbonici vicino a Pizzo Calabro, Murat fu processato e condannato a morte, accettando la condanna e l'esecuzione con serenità.