Concetti Chiave
- La Rivoluzione Americana si svolse tra il 1763 e il 1789, portando alla creazione di uno Stato democratico e federale basato sulla divisione dei poteri e la sovranità popolare.
- Le colonie britanniche nel Nord America erano amministrate con un sistema simile, con un governatore e un'assemblea che deteneva il potere legislativo.
- Il Boston Tea Party del 1773 fu una rivolta contro le leggi britanniche che limitavano la libertà economica delle colonie, culminando nel boicottaggio del tè indiano.
- La Dichiarazione di Indipendenza del 1776 sancì i principi di uguaglianza e diritti inalienabili, portando alla Guerra di Indipendenza e al riconoscimento dell'autonomia americana nel 1783.
- La Costituzione federale del 1787 stabilì una repubblica presidenziale con un sistema di pesi e contrappesi tra potere legislativo, esecutivo e giudiziario.
Indice
- La nascita degli Stati Uniti
- Le colonie britanniche
- La Virginia e le colonie del sud
- Il New England e le sue caratteristiche
- Le colonie del centro
- Le colonie della Pennsylvania e Delaware
- Le zone settentrionali dell'America
- Conseguenze della Guerra dei Sette anni
- Le leggi del Parlamento inglese
- Moderati e radicali
- Le ragioni dello scontro
- Il massacro di Boston e il Tea Act
- La Dichiarazione dei diritti
- Trattato di Parigi e conseguenze
- La Costituzione federale
- La nuova Costituzione degli Stati Uniti
- Il Bill of Rights e la schiavitù
La nascita degli Stati Uniti
La nascita degli Stati Uniti è dovuta alla Rivoluzione delle 13 colonie britanniche stazionate nel nord America. La Rivoluzione Americana copre due decenni, circa, dal 1763 al 1789 che terminarono con il coronamento di uno Stato democratico, repubblicano e federale basato sulla divisione dei poteri, l’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge e la sovranità popolare. Tale processo può essere diviso in tre parti:
-1763-76-> scontro delle colonie con la madrepatria.
-1776-83-> guerra di indipendenza americana.
-1783-89-> costruzione dello Stato federale.
Le colonie britanniche
Le colonie britanniche risalivano al XVI secolo. La loro amministrazione era simile. Il potere esecutivo era nelle mani del governatore, coadiuvato da una assemblea. Il potere giudiziario apparteneva ai giudici che venivano eletti dal governatore e quello legislativo era detenuto dall’assemblea, soggetta al giudizio del governatore.
La Virginia e le colonie del sud
La Virginia e le colonie del sud
La Virgin Company of London (Virgin per la regina Elisabetta I), nel seicento, esplorò per la prima volta l’area sud occidentale del nord America chiamandola Virginia. A questa campagna presero parte soprattutto i nobili e i ricchi mercanti. Diventando sempre più importante e autonoma, la Virginia era la prima produttrice di tabacco grazie allo sfruttamento degli schiavi di origine africana (spesso anche analfabeti). La Virginia presentava un aspetto, sia sociale che politico, conservatore (filomonarchici e fedeli all’anglicanesimo). Avevano caratteristiche simili anche le colonie meridionali: Nord e Sud Carolina e la Georgia.
Il New England e le sue caratteristiche
Antitesi delle colonie meridionali era la regione del New England che comprendeva: il Massachusetts, il New Hampshire, il Rhode Island e il Connecticut. Questa regione era stato il porto di sbarco dei puritani che nel XVII fuggirono dall’Inghilterra poiché perseguitati dalla Chiesa anglicana e dal re James II Stuart. I coloni puritani avevano un aspetto “innovativo” incentrato sul lavoro, uguaglianza e sull’educazione. In campo economico si svilupparono grazie alla produzione manifatturiera e agli scambi commerciali; inoltre attuarono anche una scolarizzazione così che tutti potessero leggere la Bibbia. È proprio nel Massachusetts che nasce, nel 1636, l’università di Harvard. La città più importante del New England era Boston.
Le colonie del centro
Le colonie del centro Al centro della costa atlantica, c’erano le colonie della Nuova Olanda. Il nome era legato al fatto che, in origine, era stato un territorio occupato dagli olandesi; ma in seguito le colonie di New York, New Jersey e Maryland, passarono in mano della Gran Bretagna. Ciò comportò alla nascita di una società più variegata con la presenza degli olandesi, protestanti e dediti alla città, e degli inglesi, puritani e fedeli alle campagne. La città e il porto di New York era un emporio internazionale e centro degli scambi commerciali. Il cuore dell’economia dipendeva dalle attività marittime, dalle manifatture e dal commercio con le tribù indiane specialmente quelle irochesi (nella regione dei Grandi Laghi tra Marica e Canada). Anche l’agricoltura e l’allevamento si svilupparono.
Le colonie della Pennsylvania e Delaware
Sempre nella zona centrale della costa Atlantica, abbiamo le colonie della Pennsylvania e Delaware. Queste prima erano della Nuova Olanda ma il re decise di donarle a William Penn, guerriero leale e coraggioso nella guerra civile. Penn apparteneva a una Società religiosa chiamata degli Amici, i quali membri venivano chiamati quaccheri. Appartenente sempre al protestantesimo, questa differiva dal calvinismo perché era molto più tollerante dal punto di vista religioso e pacifista. Seguendo questi principi, Penn rese le sue colonie dei luoghi sicuri in cui tutti color che venivano perseguitati potessero rifugiarsi. Infatti, la capitale era Filadelfia ovvero «città della fratellanza». Nel corso del settecento, queste colonie segnalarono una crescita demografica. Dal punto di vista economico si basava sulle attività manifatturiere, soprattutto nel campo siderurgico, e agricole.
Le zone settentrionali dell'America
Per quanto riguarda le zone settentrionali dell’America, non furono colonizzate dagli europei fino alla metà del Seicento ma queste zone erano molto interessanti e vantaggiose per le nazioni occidentali poiché erano ricche di risorse naturali (cereali, tabacco, legname) e si trovava in un’ottima posizione geografica. Ovviamente, nel corso dei secoli, le popolazioni autoctone si svilupparono creando anche centri urbani; questa popolazione erano chiamati “pelle rossa” poiché era una consuetudine tingersi il viso con l’ocra rossa.
Conseguenze della Guerra dei Sette anni
In seguito alla Guerra dei Sette anni, che vide il successo degli inglesi, l’assetto politico amaricano cambiò: quasi tutte le zone erano colonie britanniche. Ma il conflitto era stato gravoso per l’economia dell’Inghilterra e portò coscienza alla madrepatria del fatto che le colonie erano molto influenti. Ciò portò il Parlamento ad attuare delle azioni per: ripianare i debiti, infatti il conflitto era stato costoso; valorizzare il potere economico delle colonie; ridurre la loro influenza commerciale e la loro autonomia. Per raggiungere questi obbiettivi, la Gran Bretagna introdusse nuovi strumenti per la lotta al contrabbando (così che le importazioni ed esportazioni fossero indirizzate o alla madrepatria o alle altre colonie) e l’aumento fiscale.
Le leggi del Parlamento inglese
Le leggi emanate dal Parlamento, tra il 1764-1765, furono: Sugar Act: aumento della tassazione dei prodotti che entravano nei porti americani che non provenivano dalla madrepatria; uno dei prodotti principali fu la melassa, utilizzata per produrre il rhum. Currency Act: divieto di coniare moneta. Quartering Act: obbligo dei coloni di sostenere l’acquartieramento delle truppe inglesi. Stamp Act: aumento dell’imposta del bollo.
Tali provvedimenti adottati dal Parlamento inglese segnarono un punto di rottura con le colonie. Infatti, i rappresentanti delle colonie, iniziarono ad inviare delle petizioni al re chiedendogli di eliminare quelle leggi e danneggiarono le merci per o dalla madrepatria attuando il boicottaggio, a volte anche violento. Alla fine, il re e il Parlamento ritirarono sia lo Sugar Act che lo Stamp Act.
Moderati e radicali
Moderati e radicali Dalla situazione che si venne a creare nacquero due correnti di pensiero, sia politico che popolare, ovvero i moderati o riformisti e i radicali o rivoluzionari. I primi erano del parere che fosse possibile trovare un accordo con la madrepatria tramite il dialogo, mentre i secondi erano predisposti alla creazione di uno Stato indipendente e democratico. Le idee rivoluzionarie trovano, infatti, le loro basi nell’illuminismo e nella democrazia illustrata da Rousseau.
Le ragioni dello scontro
Le ragioni dello scontro Le colonie erano consapevoli di essere diventate potenti e non accettavano che la Gran Bretagna prendesse decisioni così radicali senza neanche tener conto della loro opinione. Infatti ogni colonia aveva un rappresentante nell’assemblea che prendeva le decisioni unanimemente; non a caso il motto della resistenza era «no taxtation without rapresentation». Le ragioni a cui si sono appellati i coloni per l’inizio dello scontro contro la madrepatria erano: la libertà di commercio; l’acquartieramento; il diritto di espansione. Ma ovviamente oltre a queste c’erano: il diritto di veto e la riconoscenza della propria autonomia.
Il massacro di Boston e il Tea Act
Nel marzo 1770, a Boston, per sedare delle manifestazioni di piazza, il governatore, scelto dalla corona inglese, fece intervenire l’esercito che, utilizzando la violenza, uccise alcuni civili; questo episodio venne chiamato il «massacro di Boston». Nel 1773 ci fu una nuova norma emanata dal Parlamento inglese a favore delle compagnie indiane ovvero il Tea Act; con questa norma le compagnie ottennero un forte privilegio fiscale. Ovviamente ciò andò contro i commercianti americani del tè poiché quello indiano sarebbe costato di meno; inoltre si limitava ulteriormente la loro libertà economica. Il 16 dicembre 1774, alcuni appartenenti ai Sons of Liberty rovesciarono in mare un carico di tè indiano; l’episodio fu chiamato Boston Tea Party. Per fronteggiare questo evento, il re emanò, nel 1774, gli Intolerable Acts (sanzioni a Boston e all’intera regione). I rappresentanti si riunirono a Filadelfia nel Congresso continentale per stabilire cosa fare. I primi scontri armati avvennero, per la prima volta, nella primavera del 1775.
La Dichiarazione dei diritti
I rappresentanti delle colonie si riunirono, di nuovo, a Filadelfia per contrastare preventivamente possibili attacchi inglese; fu nominato comandante George Washington. Con il tempo si capì che i rapporti con Londra erano ormai perduti e l’unica soluzione era la guerra. Il 4 luglio 1776, il Congresso approvò la Dichiarazione dei diritti designata da Thomas Jefferson, Benjamin Franklin e John Adams. I principi su cui si basarono furono: l’uguaglianza dei cittadini e i diritti individuali inalienabili.
Trattato di Parigi e conseguenze
Trattato di Parigi La Guerra di indipendenza durò sette anni e gli Stati Uniti furono aiutati militarmente e diplomaticamente sia dalla Francia che dalla Spagna le quali volevano ostacolare il potere inglese. La pace fu firmata a Parigi nel 1783 con la quale la Gran Bretagna riconobbe l’indipendenza agli Stati Uniti e cedette loro tutti i territori occidentali; la Francia riottenne il Senegal e alcuni territori delle isole delle Antille; la Spagna ricevette l’isola di Minorca e la Florida.
La Costituzione federale
Subito dopo la guerra, le colonie si organizzarono in maniera autonoma dando vita a 13 repubbliche distinte. Ma nel 1777 il Congresso approvò gli Articoli di Confederazione e un’Unione perpetua dando inizio a una Costituzione confederale. L’istituzione amministrativa era formata da: un’assemblea confederale denominata Congresso nella quale sedevano i rappresentanti di ogni Stato ed aveva il potere di muovere guerra, negoziare trattati internazionali, fare prestiti e mediare tra i membri. Per il resto, ogni Stato deteneva la sovranità degli altri campi.
Ma la confederazione non era stata una scelta intelligente poiché, il non essere totalmente uniti, lasciava molte vulnerabilità. Infatti, nacquero alcuni movimenti federalisti, perché la federazione avrebbe portato a un livello di potenza maggiore. Uno dei rappresentanti di questi movimenti fu Aleksander Hamilton.
La nuova Costituzione degli Stati Uniti
Nel 1787, venne convocata Philadelphia la Convenzione ovvero un’assemblea speciale che aveva il compito di rivedere gli articoli della confederazione per renderli più efficaci e funzionali. In meno di sei mesi nacque una nuova Costituzione questa volta federale.
Si stabilì che gli Stati Uniti d’America fossero una Repubblica federale di tipo presidenziale basata sulla suddivisione dei poteri e sulla sovranità popolare.
Il potere legislativo fu affidato al Congresso composto da: Camera dei rappresentanti e Senato federale, eletti dal popolo, formato da rappresentanti di ogni Stato in proporzione ai propri abitanti. Il potere esecutivo era stato concesso al presidente, eletto dal popolo, con funzione di capo dello Stato e di capo del Governo. Ma per limitare il potere del presidente venne introdotto l’impeachment ovvero la possibilità di mettere sotto accusa le azioni del presidente che però deteneva il diritto di veto. Il potere giudiziario fu consegnato a un sistema di corti federali, dove al vertice c’era la corte suprema.
Il Bill of Rights e la schiavitù
Dal punto di vista sociale, nel 1791 vennero approvati alcuni emendamenti chiamati Bill of Rights che ribadivano: la libertà di religione, di parola, di stampa e di assemblea; vietavano al governo di imporre l’alloggiamento di militari nella proprietà privata dei cittadini e impedivano che si potesse essere sottoposti a processi due volte per lo stesso reato. Per quanto riguarda la questione della schiavitù, questa rimasta aperta poiché fu lasciata alla libertà dei singoli membri dello Stato federale. Il primo presidente degli Stati Uniti d’America fu George Washington; la capitale provvisoria fu New York, in seguito fondarono la città di Washington; attuale capitale degli Stati Uniti d’America.
Domande da interrogazione
- Quali furono le fasi principali della Rivoluzione Americana?
- Quali erano le caratteristiche delle colonie del nord rispetto a quelle del sud?
- Come risposero i coloni alle leggi imposte dalla Gran Bretagna?
- Cosa fu il Boston Tea Party e quali furono le sue conseguenze?
- Quali furono i principi fondamentali della Costituzione federale degli Stati Uniti?
La Rivoluzione Americana si può dividere in tre fasi: dal 1763 al 1776 con lo scontro delle colonie con la madrepatria, dal 1776 al 1783 con la guerra di indipendenza americana, e dal 1783 al 1789 con la costruzione dello Stato federale.
Le colonie del nord, come il New England, erano caratterizzate da un aspetto innovativo incentrato sul lavoro, uguaglianza e educazione, mentre le colonie del sud, come la Virginia, erano più conservatrici e basate sull'economia del tabacco e lo sfruttamento degli schiavi.
I coloni risposero con petizioni al re, boicottaggi delle merci britanniche e, infine, con la formazione di due correnti di pensiero: i moderati, che cercavano un accordo, e i radicali, che volevano l'indipendenza.
Il Boston Tea Party fu un atto di protesta contro il Tea Act del 1773, in cui i Sons of Liberty rovesciarono in mare un carico di tè indiano. Questo portò all'emanazione degli Intolerable Acts da parte del re e all'inizio dei primi scontri armati.
La Costituzione federale stabilì una Repubblica federale di tipo presidenziale basata sulla suddivisione dei poteri e sulla sovranità popolare, con un Congresso bicamerale, un presidente eletto dal popolo e un sistema di corti federali.