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Concetti Chiave

  • La Rivoluzione francese ha accelerato la fine dell'Antico regime in Europa, promuovendo sovranità popolare e rappresentanza politica.
  • Due idee principali emerse: l'idea liberale basata sul suffragio censitario e l'idea democratica fondata sul suffragio universale.
  • Edmund Burke criticava la rivoluzione per il suo carattere violento e incontrollato, preferendo il modello evolutivo della Rivoluzione inglese del 1688.
  • Alexis de Tocqueville vedeva la rivoluzione come la "rivoluzione delle prosperità", piuttosto che un'insurrezione dei miseri oppressi.
  • Il dibattito marxista e revisionista riguarda la natura borghese della rivoluzione e l'interpretazione della dittatura giacobina e del "terrore".

Indice

  1. La fine dell'Antico regime
  2. Idee contrapposte nella rivoluzione
  3. Critiche di Edmund Burke
  4. Analisi di Alexis de Tocqueville
  5. Interpretazione marxista della rivoluzione
  6. Critica di Francois Furet

La fine dell'Antico regime

La Rivoluzione francese accelerò in Europa la fine dell'Antico regime, perchè minò alle fondamenta le idee di un potere fondato sul diritto divino e di una società divisa in ordini e basata sul privilegio. Nel contempo affermò i principi della sovranità popolare, della partecipazione e della rappresentanza politica.

Idee contrapposte nella rivoluzione

Inoltre, nel confronto e nello scontro interno ai rivoluzionari, si contrapposero le due grandi idee dell'età contemporanea: l'idea liberale, individualista e basata sul suffragio censitario, e l'idea democratica, solidarista e fondata sul suffragio universale. Gli ideali della rivoluzione, libertà, uguaglianza e fratellanza, divennero i principi cardine delle carte costituzionali delle democrazie contemporanee.

Critiche di Edmund Burke

Un giudizio radicalmente negativo sulla rivoluzione fu espresso dal filosofo e politico inglese Edmund Burke (1729-1797). Burke era un conservatore che diffidava della capacità delle masse popolari di giudicare e decidere a colpi di voto il loro stesso interesse. Opponeva quindi al modello violento e radicale di rottura con il passato della rivoluzione francese del 1789, che dava alle maggioranze un potere incontrollato, quello pacifico ed evolutivo della "gloriosa rivoluzione" inglese del 1688, che instaurò una monarchia costituzionale capace di mediare gli interessi contrapposti dei ceti sociali in vista del bene comune.

Analisi di Alexis de Tocqueville

Un giudizio più accorto e documentato della rivoluzione francese fu elaborato dallo scrittore politico e storico Alexis de Tocqueville (1805-1859), uno dei più importanti espedienti del pensiero liberale. Tocqueville si chiese come mai la rivoluzione che abolì le strutture feudali avvenne in un paese dove queste erano meno pesanti e meno oppressive rispetto ad altre parti d'Europa. In Francia il superamento del feudalesimo era più avanzato che altrove.

Tocqueville proponeva allora di interpretare la rivoluzione non tanto come l'insurrezione dei miseri oppressi, ma come la rivoluzione delle prosperità.

Interpretazione marxista della rivoluzione

Nella prima metà del Novecento si è imposta al dibattito la lettura marxista, per la quale la rivoluzione francese fu una rivoluzione borghese che spezzò le catene dell'Antico regime, produsse la modernizzazione dello stato e aprì la strada al capitalismo. Il successo della rivoluzione fu reso possibile dalla convergenza degli interessi della borghesia produttiva, che mirava a conquistare il potere politico ed economico, e quelli dei contadini, che insorsero per liberarsi dalla servitù e dalla miseria.

Un corollario dell'interpretazione marxista sta nella valutazione della dittatura giacobina e, quindi, del "terrore": questi passaggi furono un momento storico drammatico, ma necessario, per salvare la rivoluzione dall'aggressione delle forze reazionarie interne alla Francia e dalle potenze europee coalizzate contro di essa.

Critica di Francois Furet

E' soprattutto da questo punto che prendono le distanze le interpretazioni "revisioniste" che sono state prodotte nella seconda metà del Novecento e che trovano nello storico francese Francois Furet (1927-1997) una delle elaborazioni più compiute. Secondo Furet, la rivoluzione poteva dirsi compiuta con la Costituzione del 1791; la dittatura giacobina avrebbe determinato uno slittamento della rivoluzione dal suo corso naturale e introdotto nella storia quelle forme radicali di proclamazione dell'uguaglianza che nel Novecento avrebbero causato le più tragiche catastrofi nel comunismo. Furet contesta anche il postulato fondamentale della storiografia marxista, ossia della rivoluzione come momento necessario per l'affermazione della borghesia: "nè il capitalismo nè la borghesia hanno avuto bisogno di rivoluzioni per apparire e dominare nella storia dei principali paesi europei del XIX secolo".

Domande da interrogazione

  1. Quali furono le idee fondamentali che la Rivoluzione francese mise in discussione?
  2. La Rivoluzione francese mise in discussione le idee di un potere fondato sul diritto divino e di una società divisa in ordini e basata sul privilegio, affermando invece i principi della sovranità popolare, della partecipazione e della rappresentanza politica.

  3. Come Edmund Burke valutò la Rivoluzione francese?
  4. Edmund Burke espresse un giudizio radicalmente negativo sulla Rivoluzione francese, opponendo il modello violento e radicale della rivoluzione al modello pacifico ed evolutivo della "gloriosa rivoluzione" inglese del 1688.

  5. Qual era l'interpretazione di Alexis de Tocqueville sulla Rivoluzione francese?
  6. Alexis de Tocqueville interpretò la Rivoluzione francese non tanto come l'insurrezione dei miseri oppressi, ma come la rivoluzione delle prosperità, chiedendosi perché avvenne in un paese dove le strutture feudali erano meno oppressive.

  7. Qual è la lettura marxista della Rivoluzione francese?
  8. La lettura marxista vede la Rivoluzione francese come una rivoluzione borghese che spezzò le catene dell'Antico regime, modernizzò lo stato e aprì la strada al capitalismo, con il successo reso possibile dalla convergenza degli interessi della borghesia e dei contadini.

  9. Come François Furet reinterpretò la Rivoluzione francese?
  10. François Furet reinterpretò la Rivoluzione francese sostenendo che la rivoluzione poteva dirsi compiuta con la Costituzione del 1791 e che la dittatura giacobina rappresentò uno slittamento dal corso naturale della rivoluzione, contestando anche la necessità della rivoluzione per l'affermazione della borghesia.

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