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Concetti Chiave

  • La Rivoluzione francese segnò la fine della monarchia assoluta e l'istituzione di una repubblica basata sui diritti dell'uomo e l'uguaglianza.
  • La borghesia si ribellò a causa della grave crisi politica e sociale e della resistenza dei ceti privilegiati alle riforme necessarie.
  • Sotto re Luigi XVI, il paese affrontò carestie, alta inflazione sul pane e disoccupazione, aggravando il malcontento sociale.
  • L'antica divisione in tre stati non rifletteva più la struttura sociale, con la borghesia emergente come forza economica dominante.
  • Il potere del re era assoluto, con istituzioni consultive come gli Stati generali incapaci di limitare il suo dominio, nonostante le proposte di riforma.

Indice

  1. La rivoluzione francese
  2. Cause della ribellione borghese
  3. Resistenza dei ceti privilegiati
  4. Divisione societaria e terzo stato
  5. Poteri del re e riforme mancate

La rivoluzione francese

La Rivoluzione francese fu un episodio importante nella storia che portò all'abbattimento della monarchia assoluto a favore di una repubblica nella quale erano garantiti i diritti dell'uomo e l'uguaglianza.

Cause della ribellione borghese

Le cause che portano la borghesia a ribellarsi al sovrano sono dettate da:

- grave crisi politica e sociale

Resistenza dei ceti privilegiati

- La monarchia doveva diffondere il proprio potere assoluto e rimediare alla crisi finanziari, ma ogni riforma

trovava sempre la forte resistenza dei ceti privilegiati: clero e nobiltà.

- Sotto la guida del re Luigi XVI grave carestia, rincari nel pane e disoccupazione

Divisione societaria e terzo stato

- L’antica divisione societaria in tre stati (clero, nobiltà e terzo stato) non rispecchiava più l’effettiva

organizzazione della società. Il terzo stato oltre a comprendere le classi popolari rurali e urbane

comprendeva anche la borghesia che era la classe più intraprendente e che produceva la parte più grande

della ricchezza del paese

Poteri del re e riforme mancate

- Il Re accentrava tutti i suoi poteri e gli antichi istituti, Stati generali e Parlamenti provinciali che avrebbero

dovuto limitare i poteri del Re svolgevano solamente una funzione consultiva. Ministri come Turgot e

Necker, ottimi conoscitori dell’economia e delle finanze, avevano proposto delle riforme che il Re non

attuò per paura della resistenza della nobiltà

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