Concetti Chiave
- Marco Antonio e Ottaviano si affrontarono in un confronto politico e militare per il controllo di Roma, culminando nel triumvirato con Lepido e nella sconfitta di Bruto e Cassio.
- La tensione tra Antonio e Ottaviano si intensificò a causa delle alleanze di Antonio con Cleopatra, portando all'inevitabile scontro concluso con la battaglia di Azio e la morte di Antonio e Cleopatra.
- Ottaviano instaurò il principato, una nuova forma di governo che conciliava l'autorità personale con le istituzioni repubblicane, promuovendo la pax Augusta come simbolo di stabilità e prosperità.
- Le riforme di Augusto razionalizzarono l'amministrazione pubblica e militare, con la creazione di prefetture e l'integrazione dei provinciali nell'esercito, assicurando fedeltà e stabilità interna.
- Augusto tentò di restaurare la morale tradizionale romana attraverso leggi sulla famiglia e promuovendo il culto imperiale, sebbene queste iniziative abbiano avuto un impatto limitato sulla società.
Indice
- La fuga di Bruto e Cassio
- Ottaviano e il senato
- La sconfitta di Marco Antonio
- Il triumvirato e le sue conseguenze
- La campagna contro i cesaricidi
- La divisione dell'impero
- La guerra civile evitata
- La sconfitta di Sesto Pompeo
- L'ascesa di Ottaviano
- Antonio e Cleopatra
- La guerra contro Cleopatra
- La battaglia di Azio
- La morte di Antonio e Cleopatra
- La pax Augusta
- Il principato di Augusto
- Le riforme di Augusto
- La politica estera di Augusto
- Le province e l'economia
- Le riforme sociali e morali
- La religione e il culto imperiale
- La successione di Augusto
La fuga di Bruto e Cassio
Nell’aprile del 44 Bruto e Cassio furono costretti ad abbandonare Roma e cercarono rifugio in Macedonia e Siria, dove iniziarono ad arruolare truppe per restaurare la repubblica.
Ottaviano rientrò a Roma deciso di raccogliere l’eredità di Cesare ma Marco Antonio non volle consegnargliela; Ottaviano vendette i propri beni personali per distribuire alla plebe e ai legionari le somme che Cesare aveva scritto nel testamento.Ottaviano e il senato
Ottaviano aveva bisogno dell’appoggio del senato, così si avvicinò agli optimates, tra essi Cicerone sosteneva ancora l’ideale di concordia ordinum. Cicerone aspirava a un accordo tra optimates e cavalieri in una repubblica governata da un primo cittadino autorevole che riconosceva in Ottaviano. Il senato vedeva in Ottaviano un giovane inesperto facile da manovrare e da utilizzare contro Antonio.
La sconfitta di Marco Antonio
Nel 43 M.Antonio ebbe il proconsolato della Macedonia, ma non voleva allontanarsi da Roma per poter controllare Ottaviano; fece promulgare una legge sulla possibilità di permutare le province e pretese la Gallia Cisalpina. La manovra di Antonio venne denunciata da Cicerone con quattordici orazioni; Antonio decise allora di impossessarsi della Gallia utilizzando le sei legioni che fece sbarcare a Brindisi; quando arrivarono Ottaviano ne attirò due dalla sua parte e a titolo personale reclutò 300 veterani di Cesare. Cicerone ottenne dal senato che a Ottaviano si conferisse il titolo di propretore per rendere legale il suo esercito. Nel 43 Ottaviano partì con i consoli in carica per sconfiggere Antonio il quale una volta sconfitto si rifugiò nella Gallia Narbonense governata da Lepido che gli offrì aiuti. La sconfitta di M.Antonio spinse Ottaviano a pretendere il consolato perché il senato si stava riavvicinando a Cassio e Bruto; Ottaviano marciò con l’esercito verso Roma dove lasciò le sue truppe accampate alle porte della città e si impossessò del tesoro dello stato con cui arruolò 11 legioni; convocò i comizi nel 43 e si fece eleggere console; Bruto e Cassio condannati all’esilio, abrogò la legge che dichiarava nemici M.Antonio e Lepido.
Il triumvirato e le sue conseguenze
Ripresi i rapporti si incontrò con loro a Bologna per stipulare un accordo costituendo il triumvirato per riformare lo stato che attribuiva ai triumviri i maggiori poteri dello stato. A Lepido venne assegnato il consolato del 42, a Ottaviano il comando della spedizione contro Bruto e Cassio a Antonio le altre magistrature. Riesumarono le liste di proscrizione e avviarono una strage degli avversari: tra le vittime cadde Cicerone.
La campagna contro i cesaricidi
In seguito sotto il comando di Antonio e Ottaviano iniziò la campagna contro gli uccisori di Cesare; nei primi di dicembre del 42 i due eserciti si scontrarono nella piana di Filippi, Bruto vinse ma Cassio battuto si diede alla morte; in una nuova battaglia pochi giorni dopo venne sconfitto Bruto, ucciso poi da un amico.
La divisione dell'impero
Dopo la battaglia i vincitori si separarono per dividere i fondi da dare come ricompensa ai soldati congedati, Antonio doveva spremere denaro dalle province orientali mentre Ottaviano distribuisse le terre in Italia ai veterani(gravi ostacoli: le persone richiedevano le loro terre e i veterani non erano soddisfatti). I parenti di Antonio ostacolarono con un’insurrezione degli italici l’ascesa di Antonio al potere. I ribelli avevano posto il quartier generale a Perugia e lì li raggiunse Ottaviano che nel 40 prese la città per fame; Ottaviano concesse la vita ai parenti di Antonio ma saccheggiò e incendiò la città.
La guerra civile evitata
Antonio iniziò a prendere accordi con Sesto Pompeo, aveva ricevuto dal senato il comando delle forze navali di Roma e ne aveva approfittato per conquistare la Sicilia, Corsica e Sardegna. Rischio di una guerra civile. Antonio e Ottaviano evitarono lo scontro e a Brindisi nel 40 con un nuovo patto prorogarono il triumvirato e si spartirono l’impero: Ottaviano controllo delle province occidentali; Antonio province orientali; Lepido province d’Africa. A Sesto Pompeo i triumviri con l’accordo di Miseno del 39 concessero il governo delle tre maggiori isole italiane e dell’Acaia(Grecia) in cambio Sesto avrebbe garantito il vettovagliamento(servizio che cura il rifornimento delle vettovaglie) dell’Italia e la liberazione del Mediterraneo dai pirati. Si combinarono due matrimoni: Antonio con Ottavia e Ottaviano con Scribonia. Gli accordi rimandavano solo lo scontro tra Ottaviano e Antonia. Prima bisognava disfarsi di Sesto Pompeo che aveva ripreso gli atti di pirateria.
La sconfitta di Sesto Pompeo
Nel 38 i triumviri decisero di eliminarlo inviando una flotta guidata da Agrippa che venne sconfitto(Nauloco-Milazzo-Sicilia nel 36) poi Sesto Pompeo fuggì in Asia Minore dove fu ucciso a Mileto da un generale di Antonio. Lepido si impossessò della Sicilia in quanto voleva ottenere maggior potere, il suo esercito lo abbandonò per passare dalla parte di Ottaviano che concesse a Lepido la vita ma lo privò delle province e della dignità di triumviro.
L'ascesa di Ottaviano
Nel 36 Ottaviano tornato a Roma ottenne dal senato il trionfo, l’inviolabilità, il diritto di portare la corona d’alloro.
Antonio e Cleopatra
Un altro ostacolo per Ottaviano era Antonio ma fu lui stesso ad aiutarlo involontariamente; questa scelta si attribuisce all’amore per Cleopatra che aveva conosciuto quando si era recato in oriente dopo la morte di Cesare. In seguito si stabilì con lei ad Alessandria dove condusse una vita di lusso mentre i parti che doveva sconfiggere devastavano l’Asia. In quel periodo si svolgeva la guerra a Perugia in Italia dove lui andò solo a guerra conclusa. Nel 39 tornato ad Alessandria riprese la convivenza con Cleopatra che sposò; Antonio mirava anche al potere della monarchia orientale. Antonio in seguito preparò la spedizione contro i parti che avevano continuato ad espandersi conquistando Asia Minore e Siria. Antonio progettò la guerra come momento decisivo dello scontro con Ottaviano, preparò una spedizione grandiosa ma si rivelò un fallimento perché Antonio non riuscì a vincere la resistenza della città di Fraata. Tornato in Egitto Antonio inviò a Roma una lettera con cui ripudiava Ottavia suscitando lo sdegno dell’opinione pubblica; ampliò i confini dell’Egitto e attribuì ai figli ottenuti da Cleopatra regni ricavati dalle province romane; con questi regni creò una federazione di monarchie con a capo Cleopatra e Cesarione figlio ci Cesare e Cleopatra. Ottaviano ottenne il testamento di Antonio e lo lesse in senato e nei comizi dove proclamava che Cesarione essendo figlio di Cesare poteva prendere l’eredità al posto di Ottaviano e i figli di Cleopatra gli succedevano nei governi delle province romane.
La guerra contro Cleopatra
Ottaviano dichiarò che il rivale era succube di una regina straniera che ne approfittava per strappare i territori dell’impero e trasferire in Egitto la sede del potere. Ottaviano vinse la resistenza del senato. Nel 33 il secondo quinquennio del triumvirato era scaduto, Antonio non aveva più poteri ma Ottaviano non voleva dare vita a una nuova guerra civile così decise di intraprendere la guerra contro la straniera orientale. Il conflitto appariva come uno scontro tra Oriente e Occidente. L’incarico di condurre lo scontro venne affidato a Ottaviano, a sostenere l’impresa erano i comizi, le città italiche e le province di Gallia, Spagna e Africa.
La battaglia di Azio
Nella primavera del 3 Cleopatra e Antonio raccolsero la flotta e le truppe presso il promontorio di Azio(Grecia) nella speranza di sbarcare in Italia. La flotta italiana era guidata da Agrippa. Il 2 settembre del 31 Agrippa con un abile mossa schierò le navi in semicerchio a bloccare nel golfo di Ambracia le navi di Antonio che tentarono invano di forzare il blocco. Cleopatra fuggì con una sessantina di navi e Antonio la raggiunse con navi superstiti; le legioni sulla terraferma vennero abbandonate e dopo una settimana si arresero a Ottaviano.
La morte di Antonio e Cleopatra
Ad Alessandria Antonio e Cleopatra ripresero la vita nel lusso mentre Ottaviano rimise ordine nelle province, ripristinando il potere di Roma e in primavera sbarcò ad Alessandria: Antonio credendo che Cleopatra fosse morta si suicidò mentre quest’ultima cercò prima di sedurre Ottaviano ma inutilmente così sfuggì alla sorveglianza e si fece uccidere dal morso di un serpente. Cesarione fu fatto uccidere da Ottaviano e dei figli di Antonio ottenuti da Cleopatra il maggiore venne ucciso mentre gli altri vennero allevati come figli di Ottavia. Cleopatra venne sepolta vicino ad Antonio e Ottaviano si presentò come suo successore assumendo le insegne e gli attributi dei faraoni. L’Egitto divenne sua proprietà personale che amministrava e mantenne le tradizioni. Ottaviano padrone del mondo.
La pax Augusta
Ottaviano fece chiudere le porte del tempio di Giano, gesto simbolico. Il desiderio di pace era un’esigenza condivisa da tutta la società. Il senato non era più in grado di governare e erano pronti ad accettare che il potere finisse in mano a una persona. Due problemi da affrontare: conciliare gli interessi delle vecchie classi dirigenti con le richieste dei ceti più poveri e con l’esercito; bilanciare i privilegi dei cittadini romani e dell’Italia. Il concetto di pace era legato all’idea di benessere, concordia e felicità e quando Ottaviano riuscì a realizzarla venne chiamata pax Augusta.
Il principato di Augusto
Il nuovo modello di stato non poteva essere quello monarchico in particolar modo quello orientale. Ottaviano ebbe l’accortezza di non pronunciare mai la parola re e la genialità di creare una forma di governo originale. Si presentò come garante della legalità e restauratore della repubblica, mantenne intatta la costituzione, lasciò in vita tutte le magistrature(aumentò i magistrati), si fece attribuire prerogative, titoli e onori. Non si inimicò il senato e lasciò i suoi poteri intatti. Nel 29 il senato approvò i provvedimenti da lui presi nelle province e gli concesse il titolo di figlio di dio; decretò che il suo nome fosse posto tra quello degli dei e che il giorno della sua nascita e quello della vittoria di Azio fossero celebrati ogni anno con una festa; il senato gli conferi il consolato per il 29. Tornato a Roma celebrò tre trionfi e donò a ognuno dei suoi soldati 1000 sesterzi e indisse feste e celebrazioni. Nel 28 Ottaviano si fece attribuire la carica di censore che gli permise di innalzare la soglia di reddito che dava il diritto di accedere in senato; ridusse il numero dei senatori(600); allontanò gli oppressori. Ottenne il titolo di primo del senato e aveva così diritto di esprimere per primo il proprio parere questo faceva si che gli altri senatori non contestassero/opponessero a lui; inoltre gli permetteva di governare con il consenso di tutti, la forma di governo definita principato. Nel 27 venne acclamato di nuovo console e proconsole in Gallia, Spagna e Siria; tre giorni dopo gli venne conferito il titolo di Augustus, era il titolo che si attribuiva agli dei e non era mai stato attribuito prima a un uomo.(auctoritas:colui che è stato investito dal senato e dal popolo romano; potestas:potere stabilito dalle leggi e giuridicamente configurato che restava alle istituzioni). Nel 23 rinunciò al consolato e non accettò la dittatura a vita; assunse il comando perpetuo delle province che gli garantiva il supremo comando militare; ebbe il titolo di imperator che mantenne per tutta la vita; mantenne la tribunicia potestas che rendeva la sua figura sacra e inviolabile e gli consentiva di convocare il senato e i comizi, di presentare proposte di legge, di porre il veto sulle decisioni del senato e dagli altri magistrati. Con la morte di Lepido, Ottaviano poté assumere la carica di pontefice massimo divenendo capo religioso di Roma. Il senato gli dedicò il mese sestile (agosto). Il 2 Ottaviano fu proclamato padre della patria e da allora poté portare in ogni cerimonia la corona di foglie di quercia, riconoscimento simbolico di aver salvato la patria.
Le riforme di Augusto
Augusto creò una serie di uffici pubblici permanenti, ciascuno con competenze specifiche in ogni settore, a capo degli uffici c’erano tecnici esperti chiamati prefetti che erano stabili, questo assicurava maggiore efficienza. Prefetti principali: prefetto urbano(nobile di rango senatorio al quale veniva affidata l’amministrazione della città e dell’ordine pubblico); prefetto dell’annona (rango equestre che si occupava dell’approvvigionamento della città; all’epoca le difficoltà di conservazione e di trasporto erano notevoli e ponevano problemi di rifornimento e distribuzione); prefetto del pretorio(comandante dei pretoriani, le guardie del corpo del principe, svolgeva le sue funzioni a partire da 100 miglia da Roma, aveva una grande autorità; carica molto ambita, affidata ai cavalieri); prefetto dei vigili(liberto a capo dei sette reparti di vigili, si occupavano della sorveglianza urbana e dello spegnimento degli incendi); prefetto d’Egitto(ceto equestre, aveva il comando militare delle legioni stanziate nel paese). Augusto cercò di soddisfare le aspettative di tutte le componenti della società mantenendo il controllo sull’apparato statale. Eliminò dal senato gli individui considerati indegni od ostili, si assicurò la fedeltà di alcuni scelti che pose a carico di cariche importanti come il prefetto urbano. Ai cavalieri impedì di ricostruire il loro potere finanziario: tolse loro gli appalti della riscossione delle imposte ma affidò loro l’amministrazione statale. Rimaneva la divisione fondata sul censo per poter accedere ai vari ranghi, Augusto giudicava anche il merito e poteva provvedere con la sua cassa personale a rimpinguare i redditi di chi giudicava degni di avanzare nella carriera. Promosse i migliori cavalieri all’ordine senatorio e ammise al ceto equestre gli amministratori di ceto inferiore più efficienti; si assicurò così la fedeltà dell’intero ordine equestre; evitò che i cavalieri entrassero in conflitto con il ceto senatorio. Ai liberti affidò l’amministrazione dello stato oltre a quello dei beni personali perché erano persone fidate e facilmente controllabili; affidò loro la prefettura dei vigili. Ai contadini consentì di tornare nei campi, congedò 15000 veterani ai quali assegnò terreni; valorizzò l’agricoltura e promosse il ritorno alla vita semplice. A favore della plebe predispose elargizioni di grano e spettacoli gladiatori che si svolgevano nel Circo Massimo; aumentò il numero delle persone aventi diritto alla distribuzione di grano. All’esercito riservò una riforma che rese quella militare una professione stabile e redditizia; la leva volontaria divenne la forma di arruolamento prevalente; la professione di legionario divenne la più ambita perché garantiva un trattamento uniforme: lo stipendio venne standardizzato; anche per i ceti meno abbienti l’arruolamento militare rappresentava una buona risorsa economica. La ferma dei legionari durava 20 anni, quella dei cavalieri 10 e si concludevano entrambe con un premio in denaro/lotto di terra; venne istituito un erario militare per non sottrarre le terre private e vennero fondate colonie dove mandavano i veterani. Augusto ridusse il numero delle legioni(28); le legioni erano stanziate ai confini e al loro congedo legionari ricevevano un appezzamento di terra in una colonia. Le forze armate comprendevano nove coorti pretoriane a difesa dell’Italia e una flotta rafforzata e dislocata nelle varie basi navali(due permanenti:Miseno-Napoli e Ravenna), per due anni fu lo strumento fondamentale per combattere la pirateria. Ai provinciali concesse di essere arruolati nell’esercito tra i corpi ausiliari costituiti da cavalieri o corpi speciali; ricevevano lo stipendio durante il servizio e al momento del congedo non erano ricompensati con il denaro ma con la cittadinanza romana; anche il soldato semplice poteva diventare centurione e aspirare a un altra promozione.
La politica estera di Augusto
Augusto decise di consolidare i confini seguendo i confini naturali(nord Danubio e Reno, sud dai deserti, occidente dall’oceano, oriente Eufrate). Tra il 20-19 Agrippa sconfisse i vari popoli in Spagna, vi partecipò anche Augusto per sottolineare la conquista definitiva della penisola Iberica; a nord Augusto creò una cintura protettiva contro il pericolo dei germani; consolidò il confine alpino; nel 25 fu fondata la colonia Augusta Praetoria(Aosta); estese il confine verso nord: i figliastri(Tiberio e Druso) conquistarono l’attuale Austria costituendo la provincia del Norico; fu costruita la provincia della Rezia(Svizzera); Tiberio sottomise la Pannonia(Ungheria) spostando il confine dell’impero al Danubio, augusto incaricò druso di estendere il confine fino all’Elba ma morì; nel 9 per domare una ribellione di una tribù dei germani Augusto inviò Varo che colto da un imboscata si diede alla morte. Le forze di Roma non erano sufficiente per l’espansione e rinunciò a conquistare la Germania. In Asia c’erano ancora i parti che intendevano raggiungere la costa mediterranea per ottenere il monopolio del commercio tra Oriente e Occidente. Augusto ottenne che l’Armenia rientrasse nell’influenza romana e che i militari riconsegnassero le insegne militari sottratte a Crasso. La riconsegna delle insegne militari venne presentata come la sottomissione dei parti quando era un accordo diplomatico. Nel resto della regione medio-orientale, Augusto favorì l’ascesa al trono di re fedeli a Roma che mantennero l’indipendenza tra i due imperi(regno di giudea); 6 Augusto fece della giudea una provincia di Roma.
Le province e l'economia
Ai senatori Augusto affidò le province ormai pacificate (Sicilia, Sardegna, Corsica, Africa,Macedonia) che si definirono province del popolo o senatorie. I senatori vi svolgevano la funzione di proconsoli e il loro imperium era limitato. Le province da poco acquisite avevano bisogno della presenza di una o due legioni stanziate sui confini. Augusto decise di governarle personalmente tramite i suoi legati, erano le province di Cesare o imperiali(Spagna,Gallia). L’Egitto era un caso a parte in quanto essendo proprietà personale di Augusto senatori e cavalieri privi di un permesso dell’imperatore non potevano entrarvi. La riscossione dei tributi nelle province venne affidata ai procuratori che erano pagati dall’imperatore al quale dovevano fare rapporto. I controlli sui magistrati si fecero severi; ai provinciali fu consentito di appellarsi al principe per ottenere giustizia e in lui trovarono un arbitro imparziale. Furono divise le casse a cui destinare le somme di denaro delle tasse: erario pubblico(casse dello stato): tributi provenienti dalle province senatorie e fisco(cassa personale dell’imperatore): tributi provenienti dalle province imperiali. L’agricoltura rifiorì; l’artigianato e il commercio avevano a disposizione rotte commerciali libere dai prati e un sistema di strade che venne ampliato; venne istituito un servizio postale pubblico che permetteva di trasferire merci su carri trainati da buoi e di recapitare le lettere attraverso corrieri a cavallo; la riforma che mise ordine nel sistema monetario fissando il rapporto tra le varie monete, venne attuata nel e restò in vigore per tre secoli. Augusto durante il suo regno si circondò di intellettuali. Trasformò la città in una capitale splendida e abbellì il foro. Lungo il Tevere sorgevano botteghe, curie e edifici pubblici. Augusto si fece rappresentare in statue che simboleggiavano i diversi aspetti del suo potere; le epigrafi divennero un mezzo di propaganda e di comunicazione; anche le monete riportavano il volto dell’imperatore.
Le riforme sociali e morali
La corrente ellenistica aveva modificato la morale romana tradizionale: ci si sposava in tarda età, dopo una vita di piaceri, pochi figli, si commetteva adulterio. Augusto cerò di porre un freno al degrado morale con due leggi(uomini tra i 25/60 e le donne tra i 25/50 anni dovevano sposarsi; si premiava chi aveva figli, si ostacolava il divorzio e l’aborto. L’adulterio divenne un crimine che andava perseguito con pene severe; tutelare la famiglia era un interesse di tutti. Le leggi di Augusto in materia morale ebbero scarso effetto perché pochi si intromettevano nei fatti privati. Per dare l’esempio lui relegò la figlia Giulia che aveva sempre avuto un comportamento immorale. Augusto cercò di sottolineare l’importanza della virtù dedicandogli una festa ma nemmeno Augusto era un modello di virtù(divorzio). Il fallimento della riforma morale dimostra come non sia possibile modificare i costumi e le abitudini ormai acquisite attraverso leggi imposte dall’alto. Tito Livio appoggiò il tentativo di Augusto di ripristinare i rapporti.
La religione e il culto imperiale
Augusto tentò di riportare a nuova vita la religione tradizionale e gli antichi riti che venivano sempre più sostituiti da nuovi culti. La religione romana si fondava sul rapporto della città con gli dei o della famiglia, religione connessa con la politica(i riti dovevano garantire la benevolenza degli dei evitando che essi si adirassero contro la comunità cittadina). Augusto agì concretamente per ripristinare il culto delle divinità della tradizione: fece restaurare i templi e recuperò le cerimonie ufficiali. Augusto diffuse il culto dell’imperatore, lo presentò come il culto del genius di augusto, il genio era lo spirito divino che proteggeva ogni essere umano sin dalla nascita. Si diffuse il culto degli imperatori per i quali dopo la morte il senato proclamava l’apoteosi(trasformazione in dio); era un atto politico più che religioso e favoriva l’unione e la fedeltà delle varie genti dell’impero. Il contatto tra popoli diversi aveva favorita la diffusione di nuovi culti come quelli orientali e il cristianesimo.
La successione di Augusto
Augusto vide morire i sui amici e collaboratori e anche i suoi eredi. La voce pubblica accusò sua moglie Livia di aver ucciso gli eredi per far salire al trono il figlio avuto con il marito precedente Tiberio che augusto fu costretto ad adottare poco prima di morire, lo rivestì della potestà tribunizia e proconsolare e destinarlo così alla successione al trono. Augusto morì nel 14 d.C a Nola; venne divinizzato.
Domande da interrogazione
- Quali furono le principali azioni di Ottaviano dopo la morte di Cesare?
- Come si sviluppò il conflitto tra Ottaviano e Marco Antonio?
- In che modo Ottaviano trasformò il sistema politico romano?
- Quali riforme furono attuate da Augusto per stabilizzare l'impero?
- Quali furono le conseguenze della morte di Augusto?
Dopo la morte di Cesare, Ottaviano tornò a Roma per raccogliere la sua eredità, vendette i suoi beni per distribuire somme alla plebe e ai legionari, e cercò l'appoggio del senato. Si alleò con gli optimates e, dopo aver sconfitto Marco Antonio, si fece eleggere console e formò il triumvirato con Antonio e Lepido.
Il conflitto tra Ottaviano e Marco Antonio si intensificò a causa delle ambizioni di potere di entrambi. Antonio si alleò con Cleopatra e cercò di espandere il suo potere in Oriente, mentre Ottaviano lo accusò di essere succube di una regina straniera. La tensione culminò nella battaglia di Azio, dove Ottaviano sconfisse Antonio e Cleopatra.
Ottaviano trasformò il sistema politico romano instaurando il principato, mantenendo le strutture repubblicane ma concentrando il potere nelle sue mani. Si presentò come restauratore della repubblica, mantenne intatte le magistrature e ottenne titoli e prerogative che gli permisero di governare con il consenso del senato e del popolo.
Augusto attuò riforme amministrative creando uffici pubblici permanenti, riformò l'esercito rendendo la carriera militare stabile e redditizia, e consolidò i confini dell'impero. Inoltre, promosse l'agricoltura, il commercio e cercò di ripristinare la morale tradizionale attraverso leggi e il culto degli imperatori.
Alla morte di Augusto, avvenuta nel 14 d.C., fu divinizzato e il potere passò a Tiberio, figlio di Livia e adottato da Augusto. La successione fu preparata da Augusto stesso, che rivestì Tiberio della potestà tribunizia e proconsolare, assicurando così la continuità del principato.