Concetti Chiave
- Il suffragio universale maschile è stato progressivamente introdotto in Europa tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX, con diversi paesi che hanno eliminato restrizioni di reddito e istruzione per il voto maschile.
- Le donne hanno dovuto lottare duramente per ottenere il suffragio universale femminile, con significativi movimenti femministi in Stati Uniti e Inghilterra, e riconoscimenti ottenuti solo nel XX secolo.
- In Italia, il suffragio universale maschile è stato introdotto nel 1912, mentre quello femminile è stato riconosciuto solo nel 1946, post periodo fascista.
- Il diritto di voto è un elemento essenziale per la partecipazione politica, distinto in diritto attivo (votare) e passivo (essere eletti), e sancito dall'articolo 48 della Costituzione italiana.
- Il referendum è uno strumento di democrazia diretta in Italia, disciplinato dall'articolo 75 della Costituzione, che permette ai cittadini di abrogare leggi ma non di proporne di nuove.
In questo appunto di storia per le Medie che spiega il suffragio universale, un'ardua conquista per cui ogni popolo ha lottato, per contribuire alla politica del proprio Stato. Tra il 600 e il 700, in Inghilterra solo la parte più agiata della popolazione poteva effettivamente scegliere i propri rappresentanti in Parlamento. Il suffragio universale, infatti, fu introdotto solo nel 1918. In Francia, invece, il suffragio universale esteso a tutti gli uomini fu proclamato nel 1793, durante la rivoluzione, e acquisito nel 1848.
In Italia, venne riconosciuto solo nel 1919 a tutti i cittadini maschi, mentre quello femminile fu ottenuto il primo febbraio 1945, con il decreto Bonomi. Dopo aver esposto il suffragio universale maschile e femminile, è spiegato cosa è il diritto di voto e l’importanza dello strumento del referendum.
Suffragio universale maschile
Nel Novecento le masse iniziarono a partecipare alla vita politica: i "partiti notabili" (partiti dell'Ottocento composti da pochi uomini) diventarono "partiti di massa" (partiti che inquadravano larghe fasce della popolazione attraverso una struttura permanente, articolata in una rete di organizzazioni locali); l'obiettivo principale dei "partiti di massa" fu quello di convincere i rispettivi governi a cambiare le leggi elettorali per concedere il suffragio universale maschile. Tale obiettivo, in Europa, venne raggiunto alla fine del secolo, estendendo il diritto di voto a tutti i maggiorenni maschi (superiori di 21 anni), senza limitazioni di reddito né livello di istruzione, solo in Germania, Svizzera e Francia; solo tra il 1980 e il 1914 fu concesso anche in Spagna, Paesi Scandinavi, Austria e Italia (1912); in Olanda e Inghilterra fu concesso solo negli anni Venti.
Suffragio universale femminile
Arrivati al suffragio universale maschile, anche le donne iniziano a lottare per aggiudicarsi anche il suffragio universale femminile: nel 1848, negli Stati Uniti esse fondarono delle associazioni femministe di donne bianche, dopo qualche anno si aggiunsero quelle di donne nere; le donne americane arrivarono al loro obbiettivo nel 1869 ma solo in alcuni Stati mentre, nel 1920, poterono votare tutte le donne degli Stati Uniti.
La lotta delle donne fu molto più drammatica in Inghilterra dove le donne che si battevano per raggiungere l'obiettivo vennero soprannominate "suffragette" (perché chiedevano il voto o suffragio), e ne l 1869 ottennero il diritto di votare solo nelle elezioni locali amministrative. Ma nel 1911 le donne passarono dalla manifestazioni alle lotte violente; nel 1913 una delle suffragette si suicidò in pubblico gettandosi sotto il cavallo del re Giorgio V durante un derby all'ippodromo di Epson, l'avvenimento creò molto scalpore e, nel 1918 venne finalmente concesso il diritto di voto anche alle elezioni politiche. In Italia i diritti delle donne furono sostenute da donne borghesi e da donne del Partito socialista, mentre gli uomini socialisti si opponevano poiché temevano il voto delle donne contadine; nel 1919 il Parlamento stava per concedere il voto alle donne quando però ci fu il periodo fascista che bloccò l'attivazione della norma. Le italiane riuscirono a votare solo dal 1946.
Diritto di voto e referendum
Il diritto di voto è l'elemento che consente al popolo di partecipare alle decisioni politiche e di contribuire allo sviluppo del proprio Stato. È sancito dall’articolo 48 della Costituzione che afferma in breve “Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età. Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico”. Il diritto di voto può essere a sua volta attivo o passivo. Il primo si riferisce alla categoria di persone aventi diritto al voto di organi rappresentativi, mentre il secondo alla categoria di persone che possono essere elette come membri di tali organi. I due diritti non coincidono. Ad esempio, in Italia, tutti i maggiorenni votano per eleggere i deputati, mentre per candidarsi come deputato bisogna aver compiuto 25 anni. L'esercizio dei diritti politici comporta meccanismi attraverso i quali i cittadini possono contribuire alle decisioni che riguardano la collettività. Con il referendum, il popolo può decidere direttamente su determinate questioni. Nella Costituzione italiana, l'articolo 75 prevede la possibilità del referendum, ma è soggetta a significative limitazioni. Risultano escluse, infatti, le leggi tributarie, per evitare la facile diminuzione delle imposte da parte di partiti interessati alla sola popolarità e che ignorano il bene collettivo. Inoltre, i referendum prevedono esclusivamente azioni abrogative, nel senso che i cittadini possono cancellare una legge, ma non ne possono approvare una nuova. L'esito del suffragio risulta valido se ha votato almeno la metà degli aventi diritto. Ad esempio, possiamo citare il referendum costituzionale del 2016, che ebbe luogo il 4 dicembre. Esso, specificatamente, proponeva: l'attribuzione al Senato di una funzione principalmente rappresentativa e il passaggio di gran parte del suo potere legislativo alla Camera; la riduzione del numero dei senatori da 315 a 100; la modifica di alcuni articoli costituzionali che si pronunciano sulle elezioni del Presidente della Repubblica, sulla nomina dei giudici della Corte Costituzionale e sui referendum popolari; la soppressione del Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro. Allo spoglio dei voti vinse il No, con il 59% delle preferenze espresse.
Per ulteriori approfondimenti sul diritto di voto vedi anche qua
Domande da interrogazione
- Qual è stato il percorso storico del suffragio universale maschile in Europa?
- Come si è sviluppata la lotta per il suffragio universale femminile?
- Qual è l'importanza del diritto di voto secondo la Costituzione italiana?
- Quali sono le caratteristiche e le limitazioni del referendum in Italia?
- Qual è stato l'esito del referendum costituzionale del 2016 in Italia?
Il suffragio universale maschile è stato raggiunto in Europa alla fine del XIX secolo, estendendo il diritto di voto a tutti i maschi maggiorenni senza limitazioni di reddito o istruzione, inizialmente in Germania, Svizzera e Francia, e successivamente in altri paesi come Spagna, Paesi Scandinavi, Austria e Italia.
La lotta per il suffragio universale femminile è stata più drammatica, con le donne che hanno fondato associazioni e lottato per il diritto di voto. Negli Stati Uniti, le donne ottennero il diritto di voto nel 1920, mentre in Inghilterra le suffragette lottarono duramente fino a ottenere il voto politico nel 1918. In Italia, le donne poterono votare solo dal 1946.
Il diritto di voto è fondamentale per la partecipazione politica dei cittadini e lo sviluppo dello Stato. È sancito dall'articolo 48 della Costituzione italiana, che afferma che il voto è personale, eguale, libero e segreto, e rappresenta un dovere civico.
In Italia, il referendum permette ai cittadini di decidere su questioni specifiche, ma è limitato a azioni abrogative, escludendo leggi tributarie. L'esito è valido solo se vota almeno la metà degli aventi diritto.
Il referendum costituzionale del 2016 in Italia, che proponeva modifiche significative al Senato e alla Costituzione, ha visto prevalere il No con il 59% delle preferenze espresse.