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Concetti Chiave

  • Alla morte di Lenin nel 1924, il potere era già concentrato nelle mani del Partito comunista, ma la successione creò disaccordi sul futuro del comunismo tra Trotzkij e Stalin.
  • Stalin propose la dottrina del "socialismo in un solo paese", in contrasto con l'idea di Trotzkij di una rivoluzione permanente e internazionale.
  • Con l'emarginazione di Trotzkij e l'eliminazione di oppositori come Kamenev, Zinoviev e Bucharin, Stalin instaurò una dittatura personale entro il 1929.
  • La politica staliniana si concentrò sulla collettivizzazione forzata e l'industrializzazione dell'URSS, portando a gravi carestie e repressioni violente contro i kulaki e altri gruppi.
  • Durante il regime staliniano, l'URSS adottò una politica estera attiva, entrando nella Società delle Nazioni e formando alleanze per contrastare la minaccia nazista.

Indice

  1. La successione di Lenin
  2. Il socialismo in un solo paese
  3. La dittatura personale di Stalin
  4. La collettivizzazione forzata
  5. Le purghe staliniane
  6. L'URSS nelle relazioni internazionali

La successione di Lenin

Quando Lenin morì, nel gennaio 1924, emerse il problema della sua successione, ma in realtà si era già realizzata una concentrazione di potere nelle mani del Partito comunista. I successori di Lenin dovevano tradurre il comunismo nella sfera sociale ed economica, ma essi si trovarono in disaccordo sui modi e i contenuti di tale trasformazione.

Questo spiega la lunga lotta svoltasi al vertice del Partito comunista dell'URSS. La figura più importante tra i collaboratori di Lenin fu Trotzkij. Nel testamento politico, Lenin aveva manifestato un giudizio poco positivo su Stalin, il quale nel frattempo era diventato segretario generale del comitato centrale del partito.

Il socialismo in un solo paese

La tesi del socialismo in un solo paese fu enunciata da Stalin. Essa si opponeva alla visione di Trotzkij, il quale sosteneva che il destino della rivoluzione dipendeva dalla sua capacità di non arrestarsi, manifestandosi come rivoluzione permanente. Egli negava la possibilità di costruire una società socialista autosufficiente. Stalin, al contrario, sosteneva la costruzione di una società socialista integrale nell'Unione Sovietica come obiettivo primario. Il socialismo in un solo paese costituiva un'applicazione realistica delle dottrine leniniste. La base di quella dottrina era il primato dell'URSS nel comunismo internazionale e la presa di una politica di grande potenza mondiale.

La dittatura di Stalin → Dopo l'emarginazione di Trotzkij, espulso dal Partito e costretto all'esilio in Turchia e in Messico, dove fu assassinato, Stalin si liberò di tutti gli avversari e competitori. Liquidò l'opposizione, detta di sinistra, di Kamenev e Zinoviev, che avevano attaccato la segreteria del partito. Successivamente Stalin si liberò dell'opposizione di un altro esponente del partito e del Comintern: Bucharin, accusato di deviazionismo di destra per aver sostenuto l'opportunità di un'alleanza dei partiti comunisti occidentali con le socialdemocrazie europee.

La dittatura personale di Stalin

Nel 1929 la dittatura di Stalin poteva dirsi un fatto compiuto: stava diventando una dittatura di tipo personale. Il predominio di Stalin coincise con una svolta nella costruzione della società comunista nell'URSS. Si trattò dell'avvio di un processo di industrializzazione forzata del sistema economico e sociale sovietico, imposta dallo stato mediante uno spostamento di risorse dall'agricoltura all'attività industriale. I motivi di questa strategia di trasformazione nell'età staliniana furono diversi:

1) l'abbandono della NEP, la Nuova Politica Economica;

2) l'applicazione di piani quinquennali di sviluppo, elaborati da un apposito ufficio centrale;

3) la collettivizzazione forzata delle campagne;

4) l'eliminazione, attraverso lo sterminio o la deportazione, di gruppi sociali ritenuti un ostacolo al raggiungimento degli obiettivi;

5) l'introduzione del lavoro coatto, per far fronte alle necessità di mano d'opera nella costruzione di infrastrutture;

6) l'attivazione di un sistema pubblico di previdenza, di assistenza sanitaria e di scolarizzazione.

In questo senso, nel percorso intrapreso da Stalin si intrecciarono tre elementi:

1) la trasformazione accelerata dell'URSS nel primo grande stato industriale a struttura comunista;

2) l'attivazione di un sistema statale centralizzato di previdenza, assistenza e scolarizzazione;

3) applicazione di un sistema totalitario di governo.

La collettivizzazione forzata

Mentre la Nuova Politica Economica aveva dato spazio alla proprietà privata terriera, consentendo la crescita di una classe di agricoltori, detti kulaki, Stalin puntò ad una collettivizzazione delle campagne: la proprietà di terre agricole e di pascoli fu attribuita o a fattorie collettive sotto forma di kolchoz, oppure direttamente allo stato, che affidava la coltivazione ad azienze, chiamate sovchoz. Il governo sovietico procedette poi all'eliminazione dei kulaki, indicati come antagonisti di classe del proletariato e il principale ostacolo alla socializzazione della terra. Gli effetti della collettivizzazione furono negativi, perché si tradussero in una caduta della produzione agraria, aggravata dalla requisizione dei prodotti e da salari agricoli molto bassi.

Inoltre la collettivizzazione provocò fenomeni diffusi di resistenza soprattutto nelle Repubbliche sovietiche abitate da popolazioni non russe. Particolarmente ostili alla collettivizzazione erano le popolazioni asiatiche dedite alla pastorizia e i contadini dell'Ucraina, grande produttrice di grano. Questi territori furono colpiti da spaventose carestie, che provocarono milioni di morti per fame. La spinta alla modernizzazione forzata dell'economia sovietica fu collegata all'applicazione di sistemi di governo che non ammettevano limiti. Si trattava di un regime dispotico fondato su tre fattori:

1) l'ideologia comunista rielaborata da Stalin, che fece dell'opera Materialismo dialettico e materialismo storico l'unica dottrina dello stato sovietico;

2) il dispotismo di Stalin si basava sul nazionalismo russo, ovvero sul primato della nazionalità russa rispetto agli altri popoli inglobati nell'URSS;

3) la subordinazione degli apparati del Partito comunista al potere di Stalin.

Le purghe staliniane

Dal 1934 Stalin iniziò un processo di eliminazione fisica del gruppo dirigente bolscevico. Iniziò l'epoca delle grandi purghe, tra il 1935 e il 1939: essa fu contrassegnata dalla denuncia di presunti complotti sostenuti dall'esterno contro il regime sovietico, da processi condotti senza alcun rispetto verso i diritti degli imputati, da confessioni di reati inesistenti da parte dei colpevoli e da condanne a morte, al carcere duro o alla deportazione nel GULag.

L'URSS nelle relazioni internazionali

Durante la dittatura di Stalin l'Unione Sovietica tornò a svolgere un ruolo di primo piano nelle relazioni internazionali, uscendo dall'isolamento. Entrata nella Società delle Nazioni, l'URSS avviò una politica di accordi bilaterali con diversi stati, volti a contrastare la minacciosa spinta espansionistica della Germania dopo la presa di potere di Hitler. Nel frattempo il Comintern promosse, negli stati democratici occidentali, una politica di alleanze dei comunisti con i socialisti e altri movimenti di sinistra.

Domande da interrogazione

  1. Qual era il problema principale emerso dopo la morte di Lenin nel 1924?
  2. Dopo la morte di Lenin, il problema principale era la sua successione e la traduzione del comunismo nella sfera sociale ed economica, con disaccordi tra i successori sui modi e i contenuti di tale trasformazione.

  3. Quali erano le visioni contrastanti di Stalin e Trotzkij riguardo al socialismo?
  4. Stalin sosteneva il "socialismo in un solo paese", mentre Trotzkij credeva nella "rivoluzione permanente" e negava la possibilità di una società socialista autosufficiente.

  5. Come Stalin consolidò il suo potere all'interno del Partito Comunista?
  6. Stalin consolidò il suo potere emarginando e eliminando i suoi avversari, come Trotzkij, Kamenev, Zinoviev e Bucharin, e instaurando una dittatura personale.

  7. Quali furono le principali strategie di trasformazione economica durante l'era staliniana?
  8. Le strategie includevano l'abbandono della NEP, l'applicazione di piani quinquennali, la collettivizzazione forzata delle campagne, l'eliminazione di gruppi sociali ostili, il lavoro coatto e l'attivazione di un sistema pubblico di previdenza e scolarizzazione.

  9. Quali furono le conseguenze della collettivizzazione forzata delle campagne?
  10. La collettivizzazione forzata portò a una caduta della produzione agraria, resistenza nelle Repubbliche sovietiche, carestie devastanti e milioni di morti per fame, specialmente in Ucraina.

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