Concetti Chiave
- Alla Conferenza di pace di Parigi, l'Italia non ottenne tutte le terre promesse, alimentando il mito della "vittoria mutilata" e contribuendo alla delusione sociale post-bellica.
- L'economia italiana post-guerra fu segnata da inflazione, alto debito pubblico e difficoltà nella conversione delle industrie belliche, portando a disoccupazione e tentativi di ripristinare il protezionismo.
- Benito Mussolini fondò i Fasci di Combattimento nel 1919, proponendo un programma politico che includeva l'opposizione all'imperialismo e riforme interne come suffragio esteso e autonomie regionali.
- Il Partito Popolare Italiano, di ispirazione cattolica e guidato da don Luigi Sturzo, emerse come nuova forza politica, affrontando il dilemma di allearsi con socialisti o liberali.
- Il Partito Socialista era diviso tra Massimalisti e Riformisti, con una nuova corrente ispirata al leninismo, creando frammentazione e indebolendo la loro azione politica.
Indice
Conferenza di pace e "vittoria mutilata"
Nella Conferenza di pace a Parigi tenutasi dopo la Prima Guerra Mondiale tra i vincitori, vi era anche anche Vittorio Emanuele Orlando, che cercò di far valere le proprie posizioni, ma l’Italia non era una grande potenza e quindi le sue richieste non venivano accolte integralmente.
L'Italia si vide riconoscere dai trattati di pace il Trentino, Sud Tirolo, Trieste ma vide contestata (soprattutto da Wilson) la sua pretesa di ottenere l'Istria, la Dalmazia, e la città di Fiume. Da qui nasce il mito della “vittoria mutilata” (espressione di D'Annunzio), secondo la quale gli italiani non ottennero tutto ciò per cui avevano combattuto a causa anche dell’incapacità della classe politica di far valere gli interessi italiani.Crisi economica post-bellica
Europa e l’Italia in particolare visse:
• Grave inflazione
• Alto debito pubblico a causa della guerra
• Banche avevano difficoltà per elaborare un buon sistema creditizio
• Economia era crollata poiché durante la guerra le industrie belliche erano state aiutate dai prestiti stranieri, ma con la fine di essa il flusso di denaro proveniente dagli alleati si era fermato; questo rendeva molto ardua la conversione delle industrie da belliche a civili, poiché senza aiuti esterni furono costrette a molti licenziamenti, aumentando la disoccupazione. Si cercò di ripristinare il protezionismo per sollecitare una, pur debole, ripresa interna.
Problemi sociali e nuovi equilibri
Un nuovo problema fu quello dei reduci che si aspettavano una ricompensa e il reinserimento nelle maglie produttive, ma non fu così poiché molti posti di lavoro erano stati occupati dalle donne che avevano acquistato un’indipendenza economica.
Dunque la fine della guerra aveva portato ad una nuova povertà, non ad una ricchezza e tutto ciò portò ad una delusione sociale.
Ci fu anche un cambiamento nelle gerarchie sociali:
1. Nuovi ricchi durante guerra avevano tratto vantaggio dal commerci interno illegale, il mercato nero
2. Nuovi poveri vecchia piccola borghesia e ceti medi soffocati da industriali e proletariato
C’era anche il problema di controllare le masse che dal 1917 vedevano la Russia come un esempio militare. Questo fu chiamato Pericolo rosso (comunismo) che fu visto dal governo come il nemico da combattere e da isolare.
Ascesa di Mussolini e i Fasci
Fu in questo contesto che nel 1919, a Milano, Benito Mussolini fondò i Fasci di combattimento. Egli era di tendenze socialiste ma inserite in un contesto contadino.
Temperamento forte ed inquieto e nel 1902 fugge in Svizzera per sottrarsi agli obblighi militari. Era influenzato dalle versioni più esterne del socialismo.
1904 cambia orientamento e fa servizio militare e poi comincia a militare attivamente nelle file socialiste. M. si dimostra un buon agitatore politico e con la sua retorica sapeva enfatizzare gli animi.
Entrò nel Partito socialista e divenne segretario della camera del lavoro a Trento.
1912 eletto presidente del giornale socialista “Avanti”
All’inizio della guerra, in quanto socialista, assume posizioni neutraliste ma nel 1914 cambia radicalmente posizione, divenendo interventista. Cacciato dal partito fonda il “Popolo d’Italia” ( con finanziamenti francesi e italiani)
15 – 17 chiamato alle armi e torna ferito, congedandosi con il grado di caporale.
Nel dopo guerra (1919) fonda i Fasci di Combattimento.
Programma dei Fasci di combattimento
Nel programma del movimento si evidenziavano progetti sia per la politica estera che interna
• In politica estera prendevano posizione contro ogni tipo di imperialismo e veniva sostenuta l’importanza delle Società delle Nazioni.
• In politica interna si sperava nell’istituzion di una repubblica con autonomie regionali, estensione suffragio alle donne, eliminazione del senato, referendum popolare.
Inoltre lo stato doveva garantire i dirtitti fondamentali e fare riforme fiscali contro i nuovi ricchi.
Nascita del Partito Popolare Italiano
Dopo la caduta del ministero Orlando per la sua condotta inefficace nella conferenza a Parigi, il governo fu preso da Francesco Saverio Nitti, il quale indisse nuove elezioni politiche che videro la totale sconfitta dei fasci di combattimento e la vittoria del Partito Socialista con a fianco il neonato Partito Popolare Italiano di ispirazione cattolica; nei primi decenni del Regno d’Italia il non expedit, ovvero il divieto per i cattolici di partecipare alle elezioni dello Stato Italiano, aveva impedito la creazione di un movimento politico di ispirazione cattolica.
Ora che l’opposizione del Vaticano allo stato era diminuita e quindi era nato questo nuovo partito capeggiato dal sacertote don Luigi Sturzo. I punti più urgenti del programma erano:
• Riforma agraria
• Estensione del voto alle donne
• Decentramento, quindi istituzione di autonomie locali e regionali
C’è da precisare che questo partito non era strettamente connesso con il Vaticano; anzi, esso dava solo l’ispirazione a questo movimento autonomo. In ogni caso, il sentimento cattolico riunì sotto di esso un grande numero di persone con pensieri e scelte politiche diverse.
Don Sturzo mostrava di puntare alla concorrenza con il partito socialista, soprattutto nel mondo contadino; ma questo implicava l’accettazione di forme di lotta sociale come gli scioperi. Altri erano favorevoli ad un’applicazione radicale dei principi della Rerum Novarum, mentre altri puntavano ad un ruolo confessionale.
Dilemma politico del Partito Popolare
Il problema del Partito Popolare era se allearsi con i socialisti (avviando una stagione di centro-sinistra) o con i liberali (isolando i socialisti). Non si riuscì a decidere e il Paese risultò ingovernabile, quindi l’opinione pubblica divenne negativa verso l’istituzione parlamentare.
La responsabilità dell’azione politica ricadde dunque sui socialisti, ma il loro partito era frazionato, rendendo sterile la loro forza. Essi erano divisi in Massimalisti (guidati da Giacinto Menotti, che sosteneva la necessità di preparare il proletariato ad una rivoluzione attraverso sciopero) e in Riformisti (che parlavano di una progressiva trasformazione sociale). Inoltre stava nascendo anche una terza linea di pensiero, che si ispirava alla condotta Leninista, l’Ordine Nuovo (capeggiato da Gramsci, Bordiga e Togliatti e che aspirava alla formazione di un partito rivoluzionario che avesse come ideale la dittatura del proletariato)
Domande da interrogazione
- Quali furono le conseguenze economiche per l'Italia dopo la Prima Guerra Mondiale?
- Cosa rappresenta il mito della "vittoria mutilata" per l'Italia?
- Quali furono le principali sfide sociali in Italia nel primo dopoguerra?
- Quali erano gli obiettivi del Partito Popolare Italiano fondato da don Luigi Sturzo?
- Come era diviso il Partito Socialista italiano nel dopoguerra?
L'Italia affrontò grave inflazione, alto debito pubblico, difficoltà bancarie e un'economia crollata, con industrie belliche che faticavano a convertirsi a civili senza aiuti esterni, portando a licenziamenti e disoccupazione.
Il mito della "vittoria mutilata" esprime la delusione italiana per non aver ottenuto tutti i territori desiderati dopo la guerra, attribuendo la colpa all'incapacità della classe politica di difendere gli interessi nazionali.
L'Italia affrontò nuove povertà, cambiamenti nelle gerarchie sociali, e il problema del reinserimento dei reduci, mentre le donne avevano acquisito indipendenza economica occupando molti posti di lavoro.
Il Partito Popolare Italiano mirava a riforme agrarie, estensione del voto alle donne, decentramento con autonomie locali e regionali, e non era strettamente connesso con il Vaticano.
Il Partito Socialista era diviso tra Massimalisti, che sostenevano la rivoluzione proletaria, Riformisti, che proponevano una trasformazione sociale progressiva, e una nuova corrente ispirata al Leninismo, l'Ordine Nuovo.