Concetti Chiave
- La Grande Guerra fu un conflitto totale che coinvolse valori, sistemi politici e visioni del mondo, lasciando un segno indelebile nella coscienza europea e portando a una lunga guerra civile europea fino al 1945.
- Le cause principali del conflitto includevano la competizione economica e politica, la corsa agli armamenti, le alleanze contrapposte e il nazionalismo aggressivo, culminando nell'assassinio di Francesco Ferdinando nel 1914.
- La guerra di movimento si trasformò presto in una guerra di trincea, con nuove tecnologie belliche che resero il conflitto più distruttivo e prolungato, mentre l'economia sostenne la produzione bellica.
- L'Italia, inizialmente neutrale, entrò in guerra nel 1915 dopo il Patto di Londra, spinta da motivi strategici e territoriali, nonostante il dibattito interno tra neutralisti e interventisti.
- Nel 1918, la situazione si capovolse con la controffensiva alleata e il crollo degli imperi centrali, portando alla fine della guerra con l'armistizio dell'11 novembre e segnando la dissoluzione di imperi come quello austro-ungarico.
Indice
- La grande guerra: un conflitto di valori
- Le cause del conflitto
- L'attentato di Sarajevo e le sue conseguenze
- La mobilitazione delle potenze europee
- Il piano Schlieffen e l'invasione del Belgio
- Il patriottismo e la visione della guerra
- La guerra di trincea e la neutralità italiana
- Il dibattito sull'intervento italiano
- Le correnti di opinione in Italia
- Il patto di Londra e l'intervento italiano
- La guerra di trincea e il ruolo del Giappone
- La guerra sottomarina e l'ingresso degli Stati Uniti
- Il 1917: un anno di crisi e cambiamenti
- La crisi del 1917 e la resistenza interna
- La propaganda e la censura durante la guerra
- La fine della guerra e l'armistizio
La grande guerra: un conflitto di valori
Si parla di Grande Guerra perché non fu solo un conflitto fra stati ma uno scontro irriducibile di valori, sistemi politici, visioni del mondo tra popoli che pure condividevano un patrimonio millenario di storia, civiltà, religione e cultura.
A causa dell’intensità, della durata e della distruttività del conflitto furono superiori a qualsiasi precedente esperienza lasciando un segno indelebile nella coscienza delle persone, nella loro cultura e nella memoria. La Grande Guerra fu una guerra civile europea che avrebbe lacerato il continente fino al 1945.Le cause del conflitto
CAUSE: 1. Grande competitività economica e politica fra le potenze sia in Eu che in colonie;
2. Corsa agli armamenti;
3. Blocchi di alleanze contrapposte;
4. Forte instabilità nei Balcani;
5. Contenziosi territoriale;
6. Nazionalismo aggressivo;
L'attentato di Sarajevo e le sue conseguenze
Questi fattori portarono ad uno scontro armato generalizzato, esploso a causa dell’assassinio di Francesco Ferdinando a Sarajevo il 28 giugno 1914 per mano di un bosniaco. L’attentato mise in azione una “rappola delle alleanze” che risucchiò i governi europei in un gioco incontrollabile.
Se questa trappola è scattata è perché chi aveva il potere e la responsabilità di decidere agì in modo da arrivare alla guerra. Anche se nessuno riuscì a prevedere quello che stava per succedere. Il periodo tra l’assassinio di Sarajevo e lo scoppio della guerra furono denominati I giorni dell'azzardo(1 mese).
Nell’attentato di Sarajevo non c’erano prove che il governo serbo fosse coinvolto, ma agli austriaci parve un’occasione per regolare i conti con i serbi. Sul piano Militare l’Austria non temeva la Serbia, ma aveva paura dell’intervento in aiuto della Russia. Pertanto occorreva ottenere l’aiuto della Germania. L’imperatore tedesco, pensando che la Russia non sarebbe intervenuta, diede l’appoggio all’Austria. L’Austria inviò alla Serbia un duro ultimatum con la speranza che lo rifiutasse, ma suo malgrado, i serbi l’accettarono a parte una clausola la quale prevedeva che dei funzionari serbi partecipassero alle indagini sull’attentato.
La mobilitazione delle potenze europee
Ora toccava alla Russia se intervenire o no, dopo vari tentennamenti e telegrammi tra il Zar e il Kaiser, il 29 luglio lo Zar ordinò la mobilitazione generale, esortato dall’opinione pubblica e dagli stati maggiori.
Pertanto la Germania a sua volta, ordinò la mobilitazione generale e il 1 agosto dichiarò guerra alla Russia, sapendo che facendo ciò sarebbe intervenuta anche la Francia.
Il piano Schlieffen e l'invasione del Belgio
Con il piano Schlieffen la Germania aveva previsto l’invasione del Belgio neutrale da occidente, senza l’intervento della Russia perché troppo distante. Per non apparire degli aggressori, la Germania propose al Belgio un indennizzo, il quale fu rifiutato. Il 3 agosto la Germania dichiarò guerra alla Francia ed invase il Belgio. Di seguito la Gran Bretagna si sentì chiamata in causa in quanto non poteva abbandonare la Francia al suo destino ed accettare la prospettiva di una Germania dominatrice. Pertanto il 4 agosto entrò in guerra contro la Germania.
Il patriottismo e la visione della guerra
Tutti questi fatti portarono ad un enorme senso di patriottismo in tutti i paesi coinvolti nel conflitto.
Questa guerra era vista come una guerra difensiva dove ogni paese è intervenuto per difendere gli alleati. Tutte le delegazioni socialiste europee si riunirono con un intento pacifista ma il patriottismo era talmente radicato in ogni persona, che ogni delegazione supportava il proprio paese, arrivando ad una clamorosa smentita.
La guerra di trincea e la neutralità italiana
Tutti entrarono in guerra pensando che sarebbe stata breve, in quanto avevano una visione ottocentesca della guerra. Ma al contrario, con i nuovi armamenti, la guerra fu resa più distruttiva anche se in modo equilibrato impossibile da risolvere con le normali strategie di offensiva. L’economia resse a lungo la produzione lo stesso. La guerra mobilitò energie produttive impensate che resero possibili il suo prolungamento.
Fronte occidentale: la Germania vinse la resistenza dei belgi e puntò Parigi; nel frattempo i francesi lanciavano in Lorena l’offensiva senza successo, in quanto i tedeschi a nord sembravano inarrestabili. Infatti il 2 settembre il governo si trasferì da Parigi a Bordeaux. Anche i tedeschi persero un pò di slancio, in quanto avevano difficoltà a collegare il fronte con le retrovie a causa del sollecito intervento dei russi. Ci fu una grande battaglia sul fiume MARNA: i francesi aiutati dagli inglesi riuscirono a respingere i nemici.
Fronte orientale: i russi attaccarono i tedeschi a nord della Prussia e gli austriaci a sud, i quali vennero bloccati con l’offensiva tedesca nelle battaglie di Tannenberge dei Laghi Masuri. Nei Balcani l’Austria e l’Ungheria, dopo aver occupato Belgrado furono respinte dai serbi.
La convinzione dei francesi era che fosse possibile ancora uno sfondamento delle linee nemiche, ma la guerra di movimento era finita perchè nessuno dei contendenti aveva la superiorità numerica per prevalere sul nemico. Divenne una guerra di trincea e rimase tale fino alla fine del conflitto.
Il dibattito sull'intervento italiano
Allo scoppio del conflitto il capo del governo italiano dichiarò la neutralità per varie ragioni: 1. la triplice alleanza era un patto difensivo;
2. il patto prevedeva che qualsiasi intervento nei Balcani dovesse essere comunicato preventivamente agli alleati, cosa che l’Austria non fece;
3. il governo italiano era consapevole dell’impreparazione delle forze armate.
Le correnti di opinione in Italia
Insomma l’Italia non era tenuta ad intervenire ne tantomeno pronta a farlo. I componenti della triplice alleanza (Italia, Austro-Ungheria, Germania) erano disposti a concessioni territoriali, purchè l’Italia rimanesse neutrale. Contemporaneamente l’Italia avviò i contatti con i componenti della triplice intesa (Francia, Inghilterra, Russia) per un eventuale intervento al loro fianco.
Una parte del governo era contrario all’intervento dell’Italia come Giolitti, che riteneva la guerra una sciagura e si sarebbe potuto ottenere di più restando neutrali. Però l’ipotesi di un intervento guadagnò terreno perchè presentava diversi vantaggi: 1. affermare il prestigio dell’Italia partecipando ad un grande conflitto europeo;
2. in caso di vittoria si puntava all’unità nazionale;
3. rinsaldare l’autorevolezza del governo in una situazione di aspro conflitto;
4. dare impulso all’economia, in quanto non era solo una guerra di soldati ma anche di industrie. Se l’Italia avesse partecipato assieme alla triplice alleanza, non poteva puntare a concessioni di terre irredenti (movimento politico e ideologico che rivendicava l’unione allo stato italiano del Trentino e della Venezia-Giulia -> impero Austro-Ungarico).
Nel frattempo non ci fu quel consenso diffuso che aveva accompagnato l’entrata in guerra delle altre potenze, visto che nessuno minacciava il paese. Con il passare dei mesi si vennero a formare due correnti di opinione:
Neutralisti: liberali giolittiani convinti che un eventuale intervento nel conflitto fosse non solo inutile, ma anche dannoso per il paese in quanto impreparato alla nuova guerra di massa. Anche i socialisti ne facevano parte.
Interventisti: socialisti rivoluzionari e sindacalisti rivoluzionari perchè nella guerra vedevano l’anticamera della rivoluzione. Anche Benito Mussolini, gli irredentisti, gli interventisti democratici e nazionalisti ne facevano parte.
Molti erano d’accordo che la guerra sarebbe stato un momento di rigenerazione, in quanto attraverso essa sarebbe nata un’Italia più forte e potente (nazionalisti), più democratica per gli interventisti di sinistra, ma comunque molto diversa dal paese corrotto che aveva costruito Giolitti. L’antigiolittismo era il grande collante di movimenti e uomini assai diversi e persino contrapposti tra loro.
Il patto di Londra e l'intervento italiano
Il 26 aprile 1915 all’insaputa del parlamento, Salandra e Sonnino (ministri italiani) firmarono con triplice intesa il Patto di Londra -> entrare in guerra nel giro di un mese in cambio di concessioni territoriali (Trentino, Alto Adige, Trieste, Gorizia, Istria tranne Fiume, parti della Dalmazia). Occorreva però la ratifica del parlamento, in maggioranza neutralista. Il 9 maggio 320 parlamentari diedero l’appoggio a Giolitti, ma Salandra disse che si sarebbe dimesso se ci fosse stata una bocciatura parlamentare. A questo punto nelle piazze gli interventisti si scatenarono incitando le folle per intervenire nella guerra e denigrare Giolitti. Oramai chi era giolittiano era un traditore. Dal 10 al 16 maggio ci fu il Maggio radioso dove le posizioni neutraliste non avevano diritto di parola.
Giolitti abbandonò il parlamento e si ritirò in Piemonte preoccupato del clima di violenza. Il 20 maggio la camera approvò l’intervento dell’Italia con 407 voti favorevoli. Il 24 maggio l’Italia entrò in guerra contro l’Austria e l’Ungheria.
La guerra di trincea e il ruolo del Giappone
Dopo un anno di guerra l’unico paese ad aver ottenuto un risultato è il Giappone, entrato in guerra contro la Germania il 23 agosto 1914. In breve tempo si era impadronito dei possedimenti tedeschi nel Pacifico, isole Marianne, Caroline, Marshall e la penisola dello Shandong. La guerra in Europa diventa di trincea, logoramento e di materiali. Chi dominava era l’artiglieria e gli eserciti si fronteggiavano dalle rispettive trincee. Le mitragliatrici falciavano migliaia di uomini nelle offensive e nell’aprile 1915 la Germania utilizzò gas asfissiante nella battaglia di Ypres.
Affianco dell’intesa si schierarono anche il Montenegro, la Grecia, la Romania e il Portogallo, mentre la Bulgaria con la triplice alleanza. Rimasero neutrali: la Spagna, Paesi Bassi, Svizzera, Norvegia, Svezia, Finlandia e l’Albania. Vi furono diverse offensive (Tedeschi, Anglo-Francesi), ma l’unica cosa che portarono furono carneficine di uomini. Nell’agosto del 1916 al comando del generale Cadorna gli italiani riuscirono a prendere Gorizia. Nel maggio 1916 fu bloccato un attacco austriaco in Trentino -> Strafexpedition -> spedizione punitiva contro l’ex alleata Italia.
La guerra sottomarina e l'ingresso degli Stati Uniti
Nei mari venne combattuta poi una guerra sottomarinaq dominata dai tedeschi come risposta al blocco navale della Gran Bretagna nel mare del Nord, per impedire i rifornimenti al nemico. Dal febbraio 1917 la guerra divenne totale e illimitata: i sommergibili tedeschi attaccarono tutte le navi da e per la Gran Bretagna. Questa scelta però avrebbe potuto far entrare in guerra gli Stati Uniti. Ma pensarono comunque che fosse una risposta legittima al blocco inglese. Fu un DISASTRO: nonostante i tanti navigli affondati, l’economia inglese resse. Gli Stati Uniti, alla fine decisero di combattere a fianco della Triplice Intesa.
Il 1917: un anno di crisi e cambiamenti
Nel 1917 dal punto di vista militare fu un anno favorevole agli imperi centrali. Sul fronte orientale il tracollo politico della Russia, in seguito alla rivoluzione, permise alle potenze centrali di concentrare le proprie forze sul fronte occidentale e su quello italiano. Infatti il 24 ottobre 1917 i tedeschi e gli austriaci riuscirono a sfondare a Caporetto, costringendo gli italiani ad una ritirata precipitosa fino al Piave, nuova linea del fronte. Ma fortunatamente l’America intervenne con aiuti economici ai paesi della Triplice Intesa, passando poi con un intervento diretto che ebbe motivazioni ideali e politiche. l’America voleva salvaguardare la libertà di commercio sui mari e la preoccupazione per la sorte degli ingenti prestiti concessi a Francia e Gran Bretagna.
La crisi del 1917 e la resistenza interna
Purtroppo il 1917 fu anche un anno di crisi per tutti i belligeranti, infatti si moltiplicarono i comportamenti individuali di rifiuto (diserzione, fuga, automutilazione), a causa del rifiuto di combattere e delle situazioni non del tutti igieniche nelle trincee -> fango, escrementi, pidocchi, topi, carneficine inutili compiute e subite, paura di morire. Vi furono episodi di sbandamento di interi reparti, soprattutto in quello francese e italiano. Infatti dopo una sanguinosa offensiva lancia da Nivelle nel maggio 1917, diversi reparti francesi si ammutinarono. Stessa cosa successe in Italia a causa della disfatta di Caporetto, dove le truppe, a causa della disfatta vissero una crisi.
Anche fra la popolazione dopo 3 anni di lutti e di fame, gli entusiasmi si erano calmati. Ci fu un razionamento dei generi alimentari, si diffusero epidemie che in Germania, Francia e Italia, che provocarono scioperi e sommosse contro la guerra. Crescevano forze che chiedevano la fine della guerra (socialisti) e anche il Papa Benedetto XV invitò i governi che erano in guerra a porgere fine all’inutile strage. Il 19 luglio, il parlamento tedesco votò una mozione che chiedeva una pace senza annessioni ne indennità, ma gli alti comandi e l’imperatore lo rifiutarono.
Ci furono molti tentativi di negoziazione di pace, ma senza aver nessun successo. Infatti gli italiani non volevano sentir parlare di pace senza la parola irredente, che gli austriaci non erano disposti a concedere. Perciò la guerra si stava trasformando in una vera catastrofe, e nessuno voleva accettare di chiuderla senza risultati, infatti tutti voleva la resa del nemico.
La propaganda e la censura durante la guerra
Nell’insieme, comunque tutte le nazioni in guerra avevano superato la crisi del 1917. Un ruolo importante lo ebbe la Censura che cercava di nascondere la verità, la Propaganda che trasformava ogni critica in disfattismo, la Repressione di qualsiasi tentativo di opposizione. Il problema era che si era cementato un sentimento nazionale molto forte. Infatti si era convinti di combattere una guerra giusta e difensiva, una guerra in qualche modo sacra. Si potrebbe parlare di crociata, dove la solidarietà dei compatrioti si mischiava ad un odio verso il nemico.
La fine della guerra e l'armistizio
Nella primavera del 1918 la situazione era favorevole alla Germania, che dopo la pace di Russia -> Brestlitovsk 3 marzo, potevano concentrare le forze sul fronte occidentale. A partire dal marzo, i tedeschi lanciarono una serie di attacchi per piegare l’intesa prima che gli americani diventassero inarrestabili. L’offensiva li portò a 60 km da Parigi, dove si esaurì. Scattò così la controffensiva degli alleati, che sfondarono le linee tedesche ad AMIENS l’8 agosto 1918. Inoltre la Bulgaria e il governo ottomano chiedevano l’armistizio.
L’Austria-Ungheria, intanto, si disgregava. Dopo il crollo della Bulgaria, le forze alleate cacciarono gli austriaci nei Balcani. Una dopo l’atra le nazionalità che avevano mostrato lealtà alla Corona, si ribellarono. Il 31 ottobre chiesero l’indipendenza: la duplice monarchia era finita. Il colpo di grazia si ebbe dal fronte italiano: il 24 ottobre l’esercito, guidato da Diaz, passò al contraccolpo, sbaragliando gli austriaci a Vittorio Veneto. Con ciò, Carlo I d’Austria chiese l’armistizio -> 4 novembre 1918, Padova.
Ormai senza alleati la Germania si arrese per sfinimento ed esaurimento. Lo stato si stava disgregando ed era sull’orlo della guerra civile. Il 9 novembre l’imperatore Guglielmo II fuggì in Olanda: Philipp Scheidemann proclamò la Repubblica. L’11 novembre si firmava a Rethondes l’armistizio che faceva finire la guerra.
Domande da interrogazione
- Quali furono le cause principali che portarono allo scoppio della Grande Guerra?
- Come reagirono i vari paesi europei all'assassinio di Francesco Ferdinando?
- Qual era la posizione dell'Italia all'inizio del conflitto e come cambiò?
- Quali furono le conseguenze della guerra di trincea sul fronte occidentale?
- Come si concluse la Grande Guerra e quali furono gli eventi chiave nel 1918?
Le cause principali furono la grande competitività economica e politica tra le potenze, la corsa agli armamenti, i blocchi di alleanze contrapposte, l'instabilità nei Balcani, i contenziosi territoriali e il nazionalismo aggressivo.
L'assassinio innescò una "trappola delle alleanze" che portò i governi europei a un conflitto incontrollabile. L'Austria inviò un ultimatum alla Serbia, la Russia mobilitò le truppe, e la Germania dichiarò guerra alla Russia e alla Francia, invadendo il Belgio.
L'Italia inizialmente dichiarò la neutralità a causa di vari motivi, tra cui l'impreparazione delle forze armate. Tuttavia, successivamente firmò il Patto di Londra con la Triplice Intesa, entrando in guerra contro l'Austria e l'Ungheria nel maggio 1915.
La guerra di trincea portò a un conflitto di logoramento e materiali, con l'artiglieria che dominava e le mitragliatrici che causavano enormi perdite. La guerra divenne statica e prolungata, con difficoltà a ottenere una vittoria decisiva.
La guerra si concluse con l'armistizio firmato l'11 novembre 1918. Eventi chiave furono la controffensiva degli alleati, la disgregazione dell'Austria-Ungheria, e la resa della Germania dopo il crollo delle sue alleanze e l'esaurimento delle sue risorse.